venerdì, agosto 24, 2018
Il nuovo Linus di Igort, un bambino complicato
L’abbiamo presa con calma e vi diciamo la nostra sul nuovo Linus ora che siamo arrivati al quarto numero. Del resto un’uscita non bastava per capire, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.
CAPITOLO PRIMO: LUOGHI COMUNI
Vediamo se ci riesce di uscire dai soliti cliché. Quello del linusiano che torna a casa, si toglie le Clarks, appende l’eskimo (no, l’eskimo ancora oggi forse è troppo), pesca dallo scaffale uno Schulz d’annata e si butta sul divano mentre in un angolo del salotto sfrigola un vinile dei Led Zeppelin (Genesis, Simon & Garfunkel, Hendricks, fate voi). Quello di Igort che sul suo tatami di casa, con il kimono e i sandali zori (no, le infradito forse è troppo) sorseggia un sakè sfogliando un album di un mangaka maledetto, perduto e negletto (ah, triste ma bellissimo ,comunque).
CAPITOLO SECONDO: DELLA STRAGE E DEL REPULISTI
Il nuovo Linus prende una strambata notevole, il cambio di timone si sente tutto. Hai voglia a dire “Linus torna bambino”. Andate a spiegarlo alle altre centinaia di numeri del mensile ordinati sugli scaffali ai quali andrà a far compagnia. Non assomiglia a uno di loro, di nessuna epoca. Dalla grafica ai contenuti, persino lo spessore o la consistenza della carta, ma forse quest’ultima è suggestione. Davvero nulla o quasi.
Proviamo una sfogliata veloce della prima uscita. Subito una nota positiva: tra le tante sparizioni svanisce anche molto cazzeggio, tanto cazzeggio che aveva afflitto le pagine della rivista, tra un fumetto e l’altro, nell’ultimo decennio. Articoli pseudo umoristici o di satira cialtrona che affogavano i pochi buoni testi di politica, cultura varia, sociologia, tutta roba che in passato faceva il fiorellino sull’occhiello. Linus era un bel punto di osservazione della società contemporanea. Era. Rimane qualcosa, le rubriche di recensioni, musica, letteratura, tra cui una nuova, quella dedicata alle serie TV. Bella pensata, se la gente con quelle si rincoglionisce almeno diamo qualche dritta. Scompaiono anche molti fumetti orribili, spesso disegnati con un piede, di incomprensibile ragione di esistenza, introdotti negli ultimi due anni. E fin qui ci sentiamo molto giacobini e finalmente abbiamo trovato il Robespierre.
Con l’acqua sporca finiscono però gettate via alcune strisce molto amate dai lettori. Nel primo numero una strage. Perle ai Porci la striscia dei quotidiani yankee più divertente degli ultimi anni, la sempiterna Doonesbury, Wumo (l’erede di Gary Larson e della comicità a vignetta unica), Monty, Dilbert (queste ultime due in effetti un po’ cadute in stanchezza negli ultimi anni). Perle ai Porci ritorna con il secondo numero, Doonesbury pure ma nella terza uscita non c’è più. Sparisce ma poi torna a furor di popolo “I quaderni di Esther”, fumetto curioso arrivato negli ultimi anni e capace di conquistare a sorpresa l’affetto dei lettori. Scompaiono, e con rimpianti, anche Jousha Held e Andrea Bozzo, i migliori talenti indigeni portati dalla precedente direzione.
Per quel che si è capito dai primi quattro numeri, le serie di fumetti vanno e vengono. Non affezionatevi troppo, basta con questi sentimentalismi da vecchi lettori del novecento. Qui nessuno vi dirà che questa casa non è un albergo e se volete gnocchi sempre il giovedì andate dalla mamma.
Sui social se ne son dette subito di tutti i colori, ma si sa, quelli sono posti da guelfi e ghibellini, dove in tanti si sentono in dovere di tirar fuori il mal di pancia. Giudizi sommari, dove anche oggi Gesù Cristo avrebbe problemi con Barabba.
CAPITOLO TERZO: LINUS BAMBINO?
Torniamo allo slogan di lancio della nuova era: Linus torna bambino. Bene, prendiamo in mano un Linus davvero bambino, numero 12, marzo 1966, un anno dal primo vagito, e leggiamo il menù. Fumetti: Peanuts (con una retrospettiva anni ‘50), Krazy Kat, Li’l Abner, B.C., Wizard of Id, Pogo, Ghirighiz dell’italiano Lunari e. a chiudere, Neutron, una storia lunga a puntate di un Crepax ancora acerbo. Più in aggiunta un paio di pagine per una striscia italiana sconosciuta e che tale resterà. Inframmezzati da un articolo del mitico Franco Cavallone, il Piero Angela del fumetto di allora, un altro articolo di Eco sulla scomparsa di Vittorini, un altro sulla figura storica di Nerbini. Rubrica fissa la Posta dei lettori: allora bisognava prendere carta e penna per farsi filare almeno due minuti, mica come ora che la spari subito su Facebook. Qualche altro fumettino sparso. Impressione generale: leggerezza, divertimento, intelligenza, il meglio dalle strisce contemporanee ed emergenti ma anche approfondimenti e tuffi nel passato.
Ritroviamo la stessa leggerezza, o chiamiamola infanzia, per stare allo slogan di lancio, nel Linus della nuova era? Sì e no. Prendiamo il primo articolo, un abbecedario, formula giornalistica ormai ritenuta abusata persino nei giornali femminili, compilato da Houellebecq, un intellettuale francese che dalle sue parti con le provocazioni su Islam e femminismo fa girare le palle anche ai pali della luce. Una roba solipsistica con cazzeggio pesante sul tutto e sul nulla.
I FUMETTI
Andiamo ai fumetti. Due strisce, pietre miliari recuperate dal passato profondo, Schulz degli anni ‘50 e il primissimo Watterson. Nulla da dire su due mostri sacri di tale portata ma si possono con calma saltare e rivedere dopo, con nostalgia: sono pagine già presenti negli scaffali di gran parte del popolo linusiano. Volendo tirare un filo con la leggenda di Linus si poteva, ad esempio, far ritornare Bloom County di Berkeley Breathed, striscia intelligente, disegnata in modo magistrale,terribilmente scorretta, e capace di vincere un Pulitzer alla fine degli ‘80 ma soprattutto ancora viva e attiva oggi dopo varie traversie. Perché cito Bloom County? Perché è il perfetto esempio di striscia linusiana dell’epoca d’oro.
Sfogliando troviamo un altro tuffo nel passato, questo sorprendente. The Kin-der-Kids di Feininger. Sarebbe da applausi in piedi, quell’epoca di tavole di comics nei quotidiani USA è tanto splendida quanto sconosciuta da noi lettori italiani, ma c’è un serio problema di riproducibilità. Le pagine domenicali del Chicago Sunday Tribune, come degli altri quotidiani dell’epoca, erano tovaglie immense. Per riportarle sul piccolo Linus occorrerebbe offrire come gadget una lente d’ingrandimento. L’effetto è quello di tentare di suonare la quinta di Beethoven nel Cavern Club dei Beatles. Ci sono forse altre pagine più riproducibili di quel primo novecento, il McCay di Dream of the rarebit fiend la prima che ci salta in testa, o molto Krazy Kat di Herriman, sul quale rispetto alle prime uscite del Linus anni ‘60 sono stati fatti grandi progressi filologici. Più o meno lo stesso problema si ripropone poi con Little Nemo, offerto con un’introduzione del defunto Del Buono. I balloon di McCay sono un po’ più leggibili ma vederlo miniaturizzato così è una pena.
Passiamo agli altri fumetti introdotti. Sui quali in realtà non vorremmo pronunciarci più di tanto perché il grande rischio è quello di cadere in una querelle capziosa e anche un po’ ideologica circa la superiorità di un genere su un altro. Il fumetto è tutt’altro che una realtà omogenea se guardiamo a gusti e interessi dei lettori, spesso divisi e separati in tribù che non comunicano tra loro. Fumetto è anche Diabolik, Topolino, Tex, Superman e Tiramolla. La serialità degli eroi di Bonelli o dei supereroi della Marvel e le graphic novel della Coconino. Pazienza e Altan. Makkox e Zerocalcare. E così via. Un fatto semplice è certo. Linus come rivista madre ha sempre ospitato comic strip partendo nel 1965 dai Peanuts. E da un personaggio di questi ha preso il nome. Quella era la sua identità editoriale. C’erano poi i supplementi, gli almanacchi e c’era AlterLinus, diventato poi AlterAlter. In questi ultimi trovarono spazio grandi firme del fumetto internazionale e storie più lunghe di avventura fuori dalla linea editoriale base della rivista madre. Su Alter arrivò l’attuale direttore con un inserto curato dal gruppo Valvoline, molto orientato alla sperimentazione e innovazione del linguaggio del fumetto. Il Linus attuale sotto molti versi ricorda il vecchio Alter.
DEL PERCHÉ E DEL PERCOME I VECCHI LINUSIANI NON AMANO LA NUOVA DIREZIONE DI LINUS
Apriamo una parentesi. Quel che bisognerebbe ricordare, ancora una volta, è il rapporto particolare tra il lettore e le strisce. Un rapporto che spiega le proteste, spesso furibonde, degli antichi lettori di Linus. Le comic strip non hanno un inizio e non hanno una fine, se non forse con la morte dell’autore. Non c’è una trama, un qualcosa che segui, che cresce, che ha un climax. Forse l’analogia migliore è quella con le situation comedy della TV. Ti affacci, conosci, perché hai familiarizzato con il tempo, i personaggi (che non crescono o invecchiano, tranne il caso di Doonesbury), puoi perderne una o cento, le riprendi quando vuoi, negli anni o nei mesi. Non c’è mai il momento che poggi il libro e dici finito. Nello stesso tempo quando hai cominciato ad amarle sono dei microcosmi che creano un rapporto viscerale con il lettore. Meccanismo ben noto agli imprenditori della carta stampata USA dove il fumetto è nato in quella forma primordiale: la comic strip che riappariva ogni giorno, una al giorno, legava i lettori al quotidiano. Servivano per venderne le copie, si svilupparono come piccola arte del fumetto di sintesi e intrattenimento. In Italia al loro arrivo furono strozzate nella culla dal Corriere dei Piccoli che le relegò in spazi infantili non senza averle prima ripulite dalla pericolosa contaminazione tra testo e disegno dei balloon. Le cose rimasero così per molto tempo finché, passato il dopoguerra, alcune belle teste pensanti come Vittorini (prima) e Eco (dopo) scoprirono lo spessore artistico, la poesia, il valore letterario di Schulz e non solo. Il dibattito sul primo Linus del 1965 condotto da Eco con Vittorini e Del Buono è la chiave per capire tutto. Non solo la restituzione di dignità al fumetto ma anche l’essenza di Linus. Con altra cadenza temporale, mischiandole in un periodico fatto anche di testi, il primo direttore Gandini riportò le strisce in Italia, questa volta in modo filologicamente corretto.
Per alcuni dei fumetti proposti basterebbe riportare il parere garbato di Giuseppe Scapigliati, forse il più grande collezionista di tavole originali in Italia, un personaggio naif e spontaneo che ha amoreggiato tutta la vita con le strisce: <accento toscano perplesso> Gran bel disegno ma non li hapisco miha <fine accento toscano >.
E probabilmente anche quando li capisci quel che conta dev’essere altro, il come si racconta. Come ad esempio, il bellissimo disegno onirico della novella di Reviati nel numero di luglio. Ma quel topos letterario dell’amor perduto e impossibile, ragazzi, l’abbiamo visto in tutte le salse e forme.
LUCI E OMBRE
Insomma, come si dice, luci e ombre. Il numero di agosto sembra finanziato da un ente nipponico per la difesa della cultura fumettistica con il contributo del consolato giapponese (33 pagine dalla 19 alla 51 hanno a che vedere e fare con il Sol Levante, dopodiché se ti chiama un amico per del sushi la prendi male). Ma anche luci, tante. È un piacere grandissimo aver rivisto Spiegelman, il lustro dato a Pazienza nel numero di giugno, la rivisitazione di Barnaby (oddio, poteva essere l’occasione per qualche parola su Vittorini, il primo a portare la striscia di Crockett Johnson nel dopoguerra). Ancora: le aperture ad autrici italiane come Carratello e Deco (ignorata sin a ieri nonostante l’incredibile talento linusiano per le comic strip).
SIAMO TUTTI ALLENATORI DELLA NAZIONALE (E DIRETTORI DI LINUS)
Si può mettere su un Linus più linusiano e che davvero diverta ed emozioni quel pubblico di lettori? C’è tanto da cui si può pescare:la carta stampata che ospitava strisce e vignette è in crisi ma non certo la scena creativa. Basti pensare che ancora viene ignorata la striscia più bella di questi ultimi dieci anni, l’argentina Macanudo di Liniers. Ma dalle parti di Buenos Aires c’è poi tantissimo altro da scoprire, Tute e Maitena ad esempio. Se proprio si deve ricicciare Schulz, anziché quelle tavole dei ’50 molto viste sì può sorprendere di più con quello ancora più antico, quello dei Li’l Folks, i Peanuts prima che i syndicate decidessero di chiamarli così. O ancora: Pogo, tra le strisce più amate nell’epoca d’oro di Linus.
Dal web spuntano tavole naif come Incidental Comix di Grant Sniders o The Norm di Michael Jantze. In Italia? Dal passato si potrebbe tirare un ponte sull’epopea Comix: Cavezzali, Ciantini, Totaro e tanti altri. Tra le generazioni successive disegnano tavole, strisce e vignette deliziose con dialoghi esilaranti Tartarotti, Frassetto, Lele Corvi, Makkox, Olivieri, Dario Campagna, Mario Natangelo .
Tutta roba molto linusiana. Ce ne sarebbe anche altra ma questi sono discorsi da bar del fumetto in fondo.
Comunque Linus continueremo ad andare a prenderlo in edicola. Magari si salta qualche pagina ma è un po’ una fede e un po’ siamo curiosi del viaggio che la nuova direzione proporrà.
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lunedì, ottobre 26, 2009
La bancarella di Balloons a Lucca Comics (2): Ciucciati una striscia

Sin dall'inizio l'abbiamo chiamato il "coso". Qualunque definizione precoce avrebbe inficiato la sua nascita, in un clima di feroce democrazia. Nato da infinite discussioni, idee iniziali diverse, su tutto, grafica, colori, testi, impaginazione, virgole. Manifesto per una nuova epoca delle strisce italiane, giornalino per i visitatori Lucca Comics, prototipo di un possibile futuro periodico delle strisce, strumento di promozione per editori e redazioni giornalistiche (contiene anche un modello di pagina di comic strip). Qualunque cosa sia, lo troverete nello stand Balloons, distribuito con il contributo di un euro. Se vorrete, con le dediche e i gli schizzi personalizzati degli autori presenti.
Il formato è grande, simile a quello di un quotidiano. Contiene strip e disegni di tutti i cartoonist di Ballons accompagnati da brevi presentazioni. Con esordi e ritorni, come Squilibrì, la nuova striscia di Ditó, o Ubulandia, la vignastrip di Contemori, la prima uscita di Big Bang di Cavezzali fuori dal web, le tavole di Scarton dopo tanti anni di nuovo su carta o le nuove strip del rinato Palmiro di Ciantini. (sopra la reinterpretazione collettiva di tutti i personaggi degli autori ad opera della manina di Deco).

Qui sopra in anteprima vi mostriamo la prima pagina, con l'editoriale accompagnato da uno spassoso disegno di Cavezzali. C'è una colossale citazione, ironica, voluta e forse persino pretenziosa. Gli esperti e gli appassionati più antichi la riconosceranno al volo, per i più giovani forse è meglio indicare il bersaglio. Ancora sotto trovate la prima copertina di Linus, aprile 1965, trecento lire, direttore Gandini, al suo interno il celebre dibattito sulle strisce e sul loro arrivo in Italia, nato da un'intervista di Eco a Vittorini e Del Buono.

Immaginiamo che il giornalino possa essere oggetto del desiderio anche da chi non potrà visitare Lucca. Mandate una richiesta a info@lastriscia.net, cercheremo di inviarvi una copia al costo di spedizione via paypal.
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lunedì, settembre 07, 2009
Sfogliando il Los Angeles Time
Il mito delle origini. Ogni tanto gli umani hanno voglia di rispondere alla domanda "da dove veniamo". Se gli autori italiani di comic strip dovessero cercare il loro uovo cosmico primordiale, l'arca sopravvissuta al diluvio, l'astronave che ha portato i semi, dove, in quale caverna dovrebbero cercare i graffiti? Dove portarli per mano e spiegare loro: ecco, tu disegni e scrivi così perché altri, i tuoi avi, l'hanno fatto prima di te? Già, perché è passato molto tempo e se chiedete loro cos'è una striscia non saprebbero darne una definizione. Non sanno perché disegnano tre o quattro quadretti in quel ristretto spazio rettangolare. Perché in quella forma e non un'altra. Lo fanno e basta.
Le loro navi spaziali girano ancora, in altri mondi e con altre lingue. Sono le pagine di comic strip. Non ne abbiamo memoria perché con qualche eccezione (vedi ad esempio quelle di Paese Sera di tanti anni fa) non sono mai sbarcate dalle nostre parti, sulla carta dei nostri giornali.
E allora vi proponiamo un piccolo viaggio durante queste settimane , su alcuni giornali capitati per caso. Talvolta rimediati dal cestino della carta, non fate caso all'aria stracciona e vissuta dei fogli. Quello è il destino effimero e iniziale delle strip. Il gusto è solo di vedere i nostri disegnatori e i loro lettori spalancare le bocche e fare ohhh.
Prima tappa: una pagina di giornaliere del Los Angeles Times, serio e diffuso quotidiano della west coast americana, fondato nel 1881, quarto negli USA per quantità della distribuzione.

[Istruzioni per l'uso: riprodurre su un blog un'intera tipica pagina di strip è, oltre che una faticaccia (sgrunt), quasi impossibile dati gli spazi ristretti. Facendo clic sulle immagini si apre un'altra finestra del vostro browser che riproduce i fogli in modo leggibile. Allargatela al massimo, alcune versioni di Internet Explorer e altri programmi di navigazione tendono comunque ad adattarla alla finestra, specie se avete schermi piccoli o a bassa risoluzione. Facendo ancora clic con il mouse potete ingrandirla ancora oppure, ancora meglio, salvarla e gustarvela a parte]
VEDI LE STRISCE GIORNALIERE NELLE PAGINE DEL L. A. TIMES...
La sezione di comic strip del L. A. Times è impaginata all'interno dell'inserto chiamato Calendar. Cultura, spettacoli, recensioni, sociale.
Come da tradizione classica le strisce appaiono in bianco e nero, tutti i giorni feriali (la domenica arriva la spettacolare sezione a colori, con le strip in altro formato, la vedremo in un prossimo post). Proprio per questo vengono chiamate daily strip, strisce giornaliere. Ci sarà anche la crisi, nel 2008 il L. A. Times ha perso il 5,2% delle copie rispetto all'anno precedente, però le due pagine sono fitte, grandiose, ben 24 serie di strip per tutti i gusti e 7 vignette. Accatastate, niente cura particolare per il layout. Quello che interessa alle redazioni dei grossi quotidiani è la sostanza, tenere agganciati più lettori possibili, abituati a questa tradizione di intrattenimento giornalistico. Diversificando. Quelli più conservativi ameranno ritrovarsi strip familiari come Blondie e Baby Blues, i più politicizzati non possono fare a meno di Doonesbury, gli amanti delle saghe seguono con fede roba come Rex Morgan (continuity strip, senza gag conclusiva, confessiamo di non aver mai capito bene il gusto), i più innovativi si buttano su Lio e la velenifera Pearls Before Swine. Non mancano le strip eterne e popolarissime (e riciclate) come i Peanuts.
Siamo al 28 luglio di quest'anno. Qualche autore è in vacanza e non ha provveduto a fornire abbastanza scorta al syndicate. Gli spazi sono prefissati. Curioso: osservate che fanno ad esempio nella striscia Cathy. La Guisewhite "is on vacation", "this is a reprint", avvisano, questa è una ristampa. Molto corretto, del resto i lettori non glielo perdonerebbero, è usanza metterci poco a scrivere per protestare.
Dimensioni. Molto anomalo per i lettori italiani il formato dei fogli del L.A. Times, lunghi e stretti, 30 cm per 58 cm. Le strisce stanno tutte (devono) in un rettangolo di 13,7 cm di largehezza. Corrispondono allo spazio di tre colonne. Eppure, malgrado il frequente lamentarsi, sono perfettamente leggibili e nitide, nonostante la carta da giornale. E il grande talento sta nell'agire in quel piccolo spazio, raccontare molto con poco. Ma questo, lo sapevamo già, è l'artigianato eccellente delle strip. Lo sguardo alle pagine ci dà anche un'idea delle strip che attualmente hanno più successo.
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lunedì, luglio 27, 2009
Big Funny

"L'industria dei quotidiani sta tossendo sangue e si affanna nel
suo letto di morte. I giornali hanno perso rilevanza molto tempo fa e non
possono competere con il fiorire degli internet media. Lettori e inserzionisti
si sono spostati. Sfortunatamente i quotidiani trascinano con loro il meraviglioso
figlio bastardo: la newspaper comic strip" ….Della strip da giornale
di oggi si parla molto male e se lo merita. Le piccole strisce di oggi, con
i loro temi sicuri e prevedibili, sono una pallida ombra di quello che i newspaper
comic furono nella loro selvaggia e colorata gioventù."
Inizia così, tra la nostalgia per i bei tempi andati e la solita tregenda ipertecnologica per il nostro futuro, la presentazione di Big Funny. È un prodotto curioso: una sezione di newspaper comics sovradimensionata di 48 pagine, con circa 50 autori pescati da vari quotidiani americani, coloratissima e enorme come quelle di una volta.
Tralasciando la zuppa di malinconia (vero che molte strisce contemporanee sono banali e troppo politically correct ma anche una volta non mancavano quelle abbastanza sempliciotte) e il disprezzo per l'era attuale (infondato, esistono molte strip divertenti e creative) l'idea è affascinante.
Il mega giornale è realizzato in occasione di una mostra da "The International Cartooonist Conspiracy" (bel nome, accidenti), un'organizzazione internazionale di fumettari aperta sia ai professionisti che agli amatori, in collaborazione con Big Time Attic e Altered Esthetics. Purtroppo è distribuito solo negli USA e solo su ordinazione diretta via mail si può tentare di ottenerne una copia. Però è un modello interessante per tentare di rilanciare il genere. Ci ritorneremo non appena riusciremo a farci sommergere dai quei foglioni.
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martedì, giugno 09, 2009
Pagine di comic strip: Il Caffè di Monza e Brianza

Abbiamo scovato un bel giornalino mensile gratuito, di quelli che trovate nei bar e nei negozi, ricco di fumetti che convivono tranquilli tra recensioni e segnalazioni di spettacoli ed eventi cittadini. Si chiama Il Caffè di Monza e Brianza.
La free press italiana ha avuto un'espansione notevole negli anni scorsi ma non ha mai brillato per creatività e coraggio. Spesso i giornalini che rimediamo nei sottosuoli e nei bar delle città sono brutte copie della stampa a pagamento. Ovvio che debbano vivere di pubblicità ma da qui a trasformarsi in meri contenitori di inserzioni con le informazioni che svolgono il ruolo di patate e verdura ce ne passa. Per le comic strip, le vignette e il disegno, intese come forme di classico intrattenimento giornalistico, sono poi un'occasione perduta. Tra i più diffusi, solo Metro, proprio perché derivante da un modello non italiano, continua a ospitarne con successo. Non poteva essere diversamente: spesso le redazioni dei free press nascono dagli scarti della stampa nazionale per fare grossi profitti ottimizzando al massimo sui costi. Dalla serie B del nostro giornalismo non ci si poteva attendere di più.
Leggi il resto dell'articolo e vedi alcune strip….

Il caso del piccolo mensile di Monza è diverso. Il direttore responsabile è un personaggio che ha amato i fumetti per tutta la sua vita: Paolo Telloli.
Punto da chiarire subito: Il Caffè di Monza e Brianza non è un periodico di fumetti, non trovate in prima pagina la solita guerriera sexy che rompe il culo a tutti. È un pacifico mensile di informazione. E proprio per questo ci piace. Le strisce stanno tra tipici contenuti di un free press. Un editoriale, un articolo su qualche tema cittadino, delle sezioni per libri, cinema, teatro, musica, segnalazioni di spettacoli, diritti dei cittadini, scadenze, ricette. Ben scritti e impaginati in un piccolo formato A4 dalla grafica curata. Manca l'oroscopo e solo per questo meriterebbe 100 punti di bonus. E poi i fumetti, a puntate o nella forma comic strip, messi qui e là, a svolgere il ruolo di intrattenimento. La vita civile dei fumetti, quella non emarginata, come è sempre stato nella tradizione originale e popolare della pagina delle comic strip nei quotidiani. "La normalità", ci verrebbe da dire, constatando con amarezza che della normalità non si parla se non nelle situazioni anomale.

Ovvio che la mano di Telloli si sente. Ad esempio nella scelta di richiamare e offrire al mercato le inserzioni pubblicitarie accompagnandole spesso con illustrazioni, come nell'esempio sopra dove la reclame di uno studio dentistico è supportata da una tavola di Fulber (non a caso, storicamente Telloli è uno dei suoi mentori).
[Sui rapporti tra pubblicità e comic strip vedi i numerosi esempi mostrati su Balloons].

In una pagina sono raccolte alcune comic strip, non molto conosciute. Con una scelta condivisibile vengono pescate dai cassetti di Tiberio Colantuoni due serie. L'autore è scomparso improvvisamente il primo gennaio del 2007 e avrebbe meritato maggiore notorietà. La prima Prato e Asfalto è dedicata ai problemi ecologici.

La seconda, Nero su Bianco, è un esperimento, una striscia silente realizzata sul contrasto dei due colori. Come raccontava Colantuoni in un'intervista rilasciata ad Ink (periodico di fumetti curato da Telloli), "quando si lavora da tanto tempo in questo settore le idee nascono continuamente, si sviluppano e se non ci sono editori per proporle si lasciano nel cassetto in attesa di cambiamenti".

La terza striscia, Diabolic, come si ricava dal titolo, è una parodia casereccia del celebre personaggio delle sorelle Giussani. Anche questa ben disegnata e costruita su un umorismo semplice. Sino ad ora era apparsa sui fogli de "La Gazzetta di Clerville" del Diabolik Club, roba ovviamente per addetti al culto del "re del terrore". Gli autori sono Fogo e Ratti, alias il disegnatore Dimitri Fogolin e lo sceneggiatore Stefano Ratti.


Di questa serie esistono già due raccolte praticamente autoprodotte da Fogo inventandosi una casa editrice con un vivace gruppo di amici, la Fame Comics.
Diabolic non è l'unico misfatto nel genere comic strip della simpatica copia Fogo e Ratti. Fame nera è una striscia ambientata nel terzo mondo dove mischiando le carte e parlando di negretti e stereotipi vari nel genere negritudine i due autori cercano schiaffoni dai paladini del politically correct. I protagonisti si chiamano Tarek, Babù, Imana, Amebu, tutti nomi tratti da vere novelle Nubiane e Nigeriane.

Altri esempi della serie in questa pagina di Kronolab. Il sito è il laboratorio creativo di Dimitri Fogolin. Ci piace il suo modo di disegnare, il tratto è sicuro e professionale, ha una buona varietà di registri e stili, l'inventiva non manca.
Tornando al Caffè di Monza e Brianza, c'è un'altra pagina che volevamo mostrarvi. Si chiama Il Caffèlatte e rifà il verso a quelle introduttive del leggendario Corriere dei piccoli, a volte con tavole e didascalie in rime baciate, altre con storielle silenti come nell'esempio sotto.

Nei due riquadri vicino alla testata c'è lo spazio per inserzioni pubblicitarie, secondo un tradizionale stile giornalistico. In attesa di venderlo Telloli ci ha inserito la reclame di Ink. È un trimestrale che pubblica dal 1994 con pazienza e costanza, tratta di critica fumettistica affrontando di volta in volta un genere specifico. Con tenacia e orgoglio per la buona qualità, lo vende sotto un'altra sua etichetta, la Lapis Lapsus Edizioni, nelle fiere e nelle varie manifestazioni del fumetto, oppure per corrispondenza.
Paolo Telloli è un piccolo elfo del sottobosco editoriale fumettistico, senza grandi numeri e senza molta pecunia, ma dotato di tanta passione, cultura e conoscenza di questo ambiente (non dimentica nessuno e una volta entrati in contatto con lui vi manderà gli auguri di Buon Natale per sempre). Ha iniziato l'attività di fumettista nei primi anni '70, esordendo sulle pagine de L'Intrepido. Tra i suoi lavori originali merita la segnalazione la serie dell'antiquario H.W. Grungle. È autore di un buon abbecedario per l'apprendista dei fumetti. Negli ultimi vent'anni (va ormai per i 61) ha spostato la sua attività nel campo della pubblicità.
Ora è arrivata la scommessa del free press. I nostri migliori auguri. Ad averne come lui.
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venerdì, dicembre 12, 2008
La pagina delle comic strip dell'International Herald Tribune

Abbiamo parlato nei giorni scorsi di Comics Kingdom, pagina web di comic strip. Ritorniamo ora su una tradizionale (mezza) pagina di comics. Il quotidiano è atipico questa volta, uno di quelli senza bandiera e senza patria che girano per alberghi e varie comunità anglofone.
L'International Herald Tribune è l'edizione globale del New York Times, diffusa in tutto il mondo. È un esempio micidiale di sintesi giornalistica, l'equivalente su carta della satellitare CNN. Notizie universali ma anche molta attenzione all'Europa, tecnologia, economia, costume. Anche editoriali, accompagnati da ottime vignette e illustrazioni. Ha un formato lungo e grande di antica tradizione.
Pur stampato in una grafica degna delle migliori miniature per la finezza e la perfezione del dettaglio, è anche un ottimo test per la presbiopia. Dovendo ficcarci un po' di tutto si ottimizza al massimo gli spazi con caratteri piccoli e stampa nitidissima. Alla fine, penultima pagina, la sezione leggera, sport e metà foglio dedicato all'intrattenimento.

Tutto in questa sezione umoristica punta a far ritornare il lettore il giorno dopo. Le soluzioni alle "scrambled words", al sudoku, alle parole incrociate, saranno pubblicate il giorno successivo. Anche le strip svolgono questo ruolo. È interessante osservare le scelte, più classiche di così non si può, come a cercare un minimo comun denominatore al lettore internazionale. Due strisce zombie, Peanuts e Calvin and Hobbes, mai chiuse nel cuore dei lettori. Garfield, Wizard of Id (la continuazione è stata trasmessa in via ereditaria al figlio di Parker) e Doonesbury viaggiano sulla mezza età. Dilbert e Non Sequitur sono un po' più giovanette ma si tratta di due regine popolari nelle pagine di comic strip. La seconda, non molto conosciuta in Italia (è apparsa anni fa su Comix e La Settimana Enigmistica), è diffusa su oltre 700 giornali.
La pagina dell'IHT è interessante per la questione della critica compressione delle strip. Per capirci: le strisce stanno in un spazio orizzontale di undici centimetri e mezzo. Le lamentele di autori e lettori sono frequenti. Disegno e leggibilità ne soffrono in molti casi. E non a caso le scelte redazionali premiano spesso strip molto lineari e semplici. La qualità dell'inchiostro e dei fogli dell'IHT, come detto, è alta ma spesso, quando parliamo di distribuzioni in centinaia di giornali, gli autori non hanno la minima idea di come apparirà il loro lavoro.

Particolarmente pressata, in appena 5 cm. di larghezza, è Non Sequitur. È una strip dal formato particolare (le domenicali sono un rotolone) e dal tratto raffinato, con contenuti e personaggi atipici, curiosi, surreali e molto originali. Da tempo pensiamo di dedicarle una presentazione.

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venerdì, luglio 18, 2008
Vamos con le strip

Lo spagnolo è una parlata divertente. O almeno suona così per le nostre orecchie. Sarà la sorellanza linguistica, saranno i troppi cartoni animati di Speedy Gonzales da piccoli, sarà Zorro o i troppi film di Almodovar da grandi, sarà la facilità con cui sembra di poterci giocare: leggere Calvin & Hobbes con quei toni ispanici aggiunge spasso.
Questa è una pagina di intrattenimento di una delle più popolari testate iberiche, La Vanguardia. "Pasatiempos", certo, e come vorreste chiamarla. Oltre alla striscia di Watterson, davvero immortale nei gusti dei lettori di tutto il globo considerato il tempo passato dalla sua chiusura, vi troviamo un'altra classica comic strip: Fred Bassett di Alex Graham, già vista girare in altre pagine per l'Europa qui su Balloons (in Italia di tanto in tanto con il nome Lillo appare sulla Settimana Enigmistica, e sulle “strip” del mensile che vanta più tentativi di imitazione stiamo per aprire un capitolo).


Meno conosciuta è "Lio" di Mark Tatulli, sindacata dalla Universal Press e già con alcune belle raccolte alle spalle.

Una "pantomime strip" secondo le parole dello stesso autore, senza dialoghi, disegnata in uno stile d'altri tempi ma pensata per i lettori attuali. Il protagonista è un ragazzino curioso, con un'immaginazione senza limiti, capace di manipolare la realtà, spesso innescata da rumori notturni e strane creature che vivono sotto il letto.

È un umorismo dalle tonalità dark, quasi un'escursione nei lati oscuri della nostra esistenza, perfetto sia per gli adulti sia per i bambini che amano esorcizzare con allegria le paure. Per l'abilità e lo sforzo creativo dell'autore nel tessere silenziosamente le trame sintetiche (è davvero difficile) è una delle strisce più interessanti sulla scena contemporanea. Ci ripromettiamo di tornarci presto. Il nostro attentissimo Cius aveva però, guarda il caso, scoperto e mostrato poche settimane fa sul suo blog una tavola crossover: proprio Calvin riappariva con una metamorfosi in Lio.
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mercoledì, gennaio 23, 2008
Le strisce dell'Internazionale
Frugando nelle pubblicazioni in edicola abbiamo scovato una pagina di comic strip su una rivista italiana. Il periodico si chiama Internazionale e come spiega nel sottotitolo offre "ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo". Non lo conoscevamo: si fa leggere davvero bene. Ci aspettavamo qualcosa di palloso su temi di politica internazionale, o una sorta di Readers Digest cosmopolita impastato alla buona. Invece gli articoli sono interessanti. Costume, fatti, società, scienza, ecologia, inchieste. Ottime firme.
L'atmosfera è quella dei cittadini del mondo. L'apertura mentale che impregna la redazione regala riflessi inattesi anche sulla selezione della pagina di comic strip. La trovate nelle ultime pagine del giornale. Sorpresa: niente di banale o di già conosciuto, nessuna scelta facile. Quattro strip una più bella dell'altra, due autori brasiliani e due statunitensi scovati tra i migliori talenti emergenti. Coloratissime quelle latine, minimaliste e in bianco e nero quelle anglosassoni, hanno come punto in comune il gusto per la cattiveria. Sono ben costruite, taglienti, intelligenti, del genere attacco frontale ai luoghi comuni, satira sociale e sarcasmo sparati ad alzo zero. Spesso in passato abbiamo contestato le scelte della stampa italiana (quante volte ci viene da dire: "ma non c'era di meglio dalle nostre parti?"). Su queste selezioni anche i difensori della produzione autoctona non possono che presentare i complimenti. Ci tocca ad alzare il berretto, niente storie, davvero bravo il redattore, ottime le traduzioni, inedite in Italia.
Sono quasi tutte strip pubblicate a cadenza settimanale in internet: Internazionale le porta sulla carta in diretta, nella nostra lingua, dopo pochi giorni dalla loro uscita nei siti degli autori. 
Queste strisce sono anche coccolate dal punto di vista editoriale, come giustamente accade quando si scopre qualche talento sorprendente. Di "Mr. Wiggles", ad esempio, curano anche la pubblicazione in edicola di una raccolta.
Disegnata e scritta da Neil Swaab, ha come deus ex machina un orsetto di peluche pessimo. Fuori dal ruolo classico del tenerone, affronta con ironia e malvagità qualsiasi tema sforando spesso sulla depravazione, sesso impudico, temi religiosi, in un ambientazione oscura, maniacale, malata. Divertente proprio perché così libera, distruttiva, senza censure, "Mr. Wiggles" farebbe tremare i responsabili dei syndicate americani (impubblicabile stando ai loro canoni, mai gli daranno spazio nella grande diffusione). Per farsi un'idea suggeriamo un giro al nutrito archivio del sito ufficiale. Potrà sembrare discutibile la simpatia per una striscia che talvolta sguazza con disinvoltura nel pervertimento e nell'oscenità. Ma attenzione ad alcuni punti di prospettiva, come sempre avviene con le strisce: non si mostra alcunché di pornografico o depravato se non in forma molto iconica e beffarda. Se ne parla molto, ma questa è un'altra storia. Fare umorismo sulle guerre non significa essere militaristi. Scusate, ma i comics con le donne potenti eroine in mutande e reggiseno senza un filo di autoironia, quelli sì che sono devianti. Altro punto: attenzione perché sovente dietro questo genere di satira sociale feroce si nasconde un moralista laico. Di più: la strip, per quanto paradossale possa sembrare, può risultare irritante proprio per la puntigliosa morale.

"La vie en rose" del brasiliano Adão Iturrusgarai è una striscia (quadrinhos le chiamano) dall'anima latina. Nello stile, temi e disegni ricorda molto certe produzioni italiane (ad esempio, ma se ne potrebbero fare cento altri, Bruno Olivieri o Davide Calì in particolare nelle strisce su Linus). Si segue bene anche in portoghese, una lingua divertente. Maliziosa e scostumata "La vie en rose", ama - in senso metaforico - mostrare le dita nel naso e anche le caccole alternando stupidaggini ed eccessi a riflessioni di vita comune. Vi rinviamo al blog dell'autore per un giro più approfondito.

"Read meat" (carne rossa) di Max Cannon è una strip dal disegno e dall'umore cupi e neri. Alcuni personaggi nel tratto realistico sembrano ripresi dai vecchi album di comics USA, solo più ingessati (da un quadretto all'altro non si muovono). Ma l'autore non esita a mischiare elementi surreali, con una predilezione per quelli tetri. Le tribù dei dark italiani conoscendolo ne farebbero un mito. I personaggi hanno tutti personalità anormali: padri rivestiti di latex, lattai sadici, clown in decomposizione, strani esseri interdimensionali e incontinenti, robot vomitanti. Come le altre della pagina dell'internazionale la strip spesso gioca pesante sulla provocazione, la voglia di scandalizzare e, ovvia conseguenza, a parte il web viaggia solo sulla carta di riviste alternative, giornaletti dei college e distribuzioni indipendenti. Il sito ufficiale ha un'estetica da macelleria tra il macabro e l'allegro e contiene un vastissimo archivio. Sin ora sono state pubblicate tre raccolte su carta, reperibili su amazon.

"Vidabesta" di Galvão è la più surreale del gruppo sia per il disegno che per i temi. Lo stile di questo autore brasiliano è una fuga netta dal realismo come si può notare anche nel portfolio di illustrazioni. Per vedere altre strisce niente di meglio che un giro sul sito di Vidabesta. L'autore cura anche un altro blog dedicato alla sola scrittura dove ama giocare con la lirica delle parole.

L'italiano Gipi, autore di graphic novel pubblicate dalla Coconino, trova spazio con una striscia anomala, tutta in verticale (vedi a sinistra), una finestrella cattivissima - poteva essere diversamente? - di satira sociale. Sono tavole che hanno origine dal suo filone di storie disegnate "male", come Gipi racconta in una intervista su Neurocomix, risalgono e sono proprio un ritorno alla sua prima fase di fumettista (secondo una bella e spassosa favola le prime bozze furono ripescate appallottolate da un cestino della redazione). A suo tempo furono infatti pubblicate su Cuore con un ancora più scarno bianco e nero (ma date un occhio anche questi esempi tratti dal blog Baci dalla provincia). Che dire? Inchino, tanto di cappello e complimenti a questo modo di intendere il giornalismo. Siamo felici quando vediamo strisce, vignette e illustrazioni uscire dall'emarginazione e convivere con l'informazione di qualità. 
Internazionale da sempre regala ampio spazio all'illustrazione e alle vignette politiche oltre che al fumetto sotto forma di striscia. Spesso gli articoli sono accompagnati da disegni di autori dal grande talento come Anna Keen, Lorenzo Mattotti e tanti altri. Sono state pubblicate intere serie di fumetti come nel caso del diario a strisce del viaggio in America di Marjane Satrapi, la nota autrice di Persepolis.
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giovedì, agosto 16, 2007
La pagina di comic strip de Il Giorno
Il quotidiano Il Giorno fu uno dei più aperti e innovativi nel pubblicare fumetti. Ne abbiamo parlato in un post precedente mostrando una copertina del supplemento "Il giorno dei ragazzi".
All'interno delle pagine del giornale, come su Paese Sera, era però presente una vera pagina di comic strip secondo il modello classico. Con alcune varianti e adattamenti, derivanti da scelte editoriali ben precise, come racconta il curatore Giorgio Ciattoni in un'intervista su Eureka dell'aprile 1971. Nella scelta dei fumetti si decise di dare più spazio a quelli di avventura: nella pagina mostrata sotto I Segugi di J. M. Burns e Mary Atkins di Leonard Starr. Sono "continuity strip", racconti a puntate che andavano avanti un giorno dopo l'altro, tanto da richiedere un testo con un breve riassunto per il lettore che avesse saltato qualche uscita in edicola. Di norma nelle pagine classiche americane questo aiuto non compare e in generale le strip a puntate sono assolutamente minoritarie rispetto alle umoristiche autoconclusive. L'altra peculiarità della pagina, in comune anche con i fumetti per il supplemento a colori, stava proprio negli autori scelti. La redazione decise di attingere maggiormente dalla produzione inglese per liberarsi un po' dal "racket" dei syndicate USA.
I lettori si affezionavano ai personaggi e si facevano sentire quando una strip veniva sostituita da un'altra. Queste divertenti diatribe con letteracce alle redazioni avvengono anche in tutte le altre pagine di comic strip del mondo. Racconta il curatore ad esempio che tentarono di abbandonare Ferdinando, ritenuta una strip ormai matusa ma le proteste furono tali e tante che dovettero recedere. Trovarono un po' di fatica per introdurre Andy Capp (diventerà Carlo e Alice in diverse edizioni italiane), al tempo ritenuto molto innovativo come specchio sociale, al posto di Arcibaldo. I reclami per quest'ultimo però arrivarono da persone un po' anziane, plebe lettrice di scarso interesse in un'ottica di cinico marketing editoriale. Come cambiano i tempi: oggi è Andy Capp, pur rimanendo un gran bel classico, ad apparire un po' datato.

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giovedì, luglio 19, 2007
In giro con Metro (8) - Helsinki

I finlandesi. Gente simpatica, moderna, evoluta. Guarda caso sulla versione del free press Metro di Helsinki troviamo quasi una mini pagina di comic strip. Tre serie, scelte e rimestate nella combinazione giusta, il classico mix tra continuity strip e strisce con gag giornaliera. Modesty Blaise appartiene al primo genere. Avventura di lungo corso (nata nel 1962, trasposta anche in diversi adattamenti per il cinema e la radio, ha chiuso nel 2001 ma i giornali la ripubblicano), va avanti spezzettata giorno per giorno tenendo il lettore affezionato incollato a quell'angolo del giornale.
Hermannin Laguuni è "Sherman's Lagoon" di Jim Toomey, ne abbiamo parlato da poco in un post precedente dato che l'abbiamo trovata anche nella versione portoghese di Metro. Il finlandese non è uno dei nostri punti forti ma sin li ci arriviamo. Non riusciamo invece a individuare Annes, la terza strip, probabilmente indigena anche se appare di scuola americana classica.

Saltiamo alcune tappe del giro: niente strip nella versione russa e in quella ellenica (parziale sollievo: con cirillico e alfabeto greco sarebbe stato duro leggere e individuare le strip). Evidentemente non c'è uno straccio di tradizione ad est. Niente infatti anche nelle varie versioni croate. La nostra escursione ci racconta anche qualcosa sulla geografia delle comic strip.
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giovedì, luglio 12, 2007
In giro con Metro (6) - Århus

Nell'edizione danese di Århus troviamo Anders And, ovvero una vecchia conoscenza Disney, l'immortale Donald Duck in formato strip. Nella copia rintracciata la gag è classica, senza parole, per non sfidare le nostre intuizioni sulla lingua danese.

Sfogliando, qualche pagina dopo, incastrata tra cruciverba e sudoku, compare anche un'altra tavola che dimora spesso nelle pagine di comic strip americane: Bizarro di Dan Piraro, un vignettone dai temi astrusi, satirici e soprattutto surrealisti, distribuito dalla King Features su oltre 250 quotidiani e riviste. L'impaginazione dei comics nel free press danese è tipicamente quella del riempitivo.

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giovedì, giugno 07, 2007
Mutazioni: quando la strip restringe
Abbiamo parlato nei post precedenti dei tagli e delle manipolazioni che le strip, specie quelle domenicali, subiscono in fase di pubblicazione.
Quanto ad adattamenti e sacrifici non si scherza pure in Italia. Prendiamo una cartoonist a caso. Deco. Da diversi mesi una striscia di Inkspinster esce regolarmente ogni sabato nel paginone centrale di fumetti e vignette del quotidiano L'Unione Sarda (di questa sorta di foglio di comic strip vi abbiamo parlato in questo post precedente). La redazione che cura la pagina ha posto una condizione: per ragioni di spazio ed equilibrio del layout della pagina, la striscia sarebbe stata pubblicata solo nel formato classico delle giornaliere, il tipico rettangolo.
Deco di norma disegna con tempi e cadenze particolari la sua Inkspinster (ama ad esempio far interloquire i suoi personaggi e inserire commenti), su otto o ( più raramente) sei quadri.

Che si deve fare per pubblicare. La nostra autrice ripensa tutto il ritmo della striscia. Trangugia un litrozzo di pazienza, lega con un fazzoletto il collo dello stomaco e quindi ricuce e ridisegna il tutto in versione ridotta. Le sue sono tavole quasi in formato sunday, quindi via il pannello del titolo, il primo a cadere. Il resto dell'operazione, condotta con buona maestria, potete vederla confrontando sotto. Rispetto ad altre forme di manipolazioni che le strip subiscono l'unico vantaggio è che in questo caso la segatura avviene a cura dell'autore.

In altri casi si estrapola una parte della strip. Vai su 60.000 copie e passa, con relativi lettori che non sapranno mai quello che hanno perso. È la vita delle comic strip, baby.


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