mercoledì, febbraio 28, 2007

 

Il Giorno dei ragazzi

In un commento ad un post precedente un lettore menzionava le strisce apparse sul quotidiano Il Giorno. In effetti si trattò di una delle esperienze più belle nella stampa italiana. Questa testata, nata nel 1956, fu una delle più innovative nella storia del giornalismo italiano. Grandi fotografie, un layout originale con molte ardite novità rivoluzionarie rispetto all'ingessata struttura degli altri quotidiani. Tra queste una regolare pagina interna di fumetti. Il lettore vi trovava diverse celebri continuity strip, strisce con eroi di avventura, storie che proseguivano da un giorno all'altro (Superman alias da noi Nembo Kid, Tarzan, L'Uomo Mascherato, Jeff Hawke e tante altre). Ma anche classiche comic strip allora ancora poco conosciute in Italia, come "Wiz il mago" (Wizard of Id), "Il vecchio amico Arcibaldo" (così veniva titolata la serie di Bringing up father, alias Arcibaldo e Petronilla). Ogni tanto compariva anche il grande Jacovitti.

Quest'ultimo, con Cocco Bill, fu però la star assoluta del supplemento introdotto dallo stesso giornale come appuntamento fisso, un rotocalco a colori di ottima qualità chiamato "Il Giorno dei ragazzi". Ne accenniamo appena perché in realtà non conteneva comic strip (Jacovitti è difficilmente classificabile) ma l'arrivo dei fumetti con il giornale fece decollare le vendite fino ad arrivare oltre le 200.000 copie. Il Giorno era un quotidiano nuovo e ambizioso. E fu con supplementi spettacolari come quello che vedete sotto che conquistò i lettori e le famiglie.
Qualcuno chiederà: come fini? Il supplemento era legato ad una rivista inglese, Eagle, che passava al Giorno un affascinante fumetto di fantascienza (
Dan Dare) e il layout grafico del rotocalco. Quando il contratto andò in scadenza, e gli italiani cominciarono a fare di testa loro, tutta l'impostazione del supplemento cominciò a scadere. Contenimento dei costi, solita diffidenza e spregio verso il fumetto e alla fine del 1968 apparve un piccolo articolino di congedo. Annunciava che i fumetti sarebbero stati sostituiti con una sezione dedicata al tempo libero: passatempi, cruciverba, quiz, bridge, filatelia, grafologia.


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martedì, febbraio 27, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì


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lunedì, febbraio 26, 2007

 

Ludwig - La striscia del lunedì


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venerdì, febbraio 23, 2007

 

Comic strip e Manga - Kitazawa

Cercheremo di essere un po' meno cialtroni. Cambia anche il titolo.
Cominciamo leggendo da questo mirabile dizionario di termini manga su
arcadiaclub.com:

manga: termine generico per indicare i fumetti giapponesi, coniato dal pittore Katsuhisa Hokusai (1760-1849) unendo man (buffa) e ga (immagine) per definire i suoi disegni in bianco e nero, dai primi del Novecento il termine verrà applicato ai fumetti (il primo ad utilizzarlo in questo campo fu il disegnatore Rakuten Kitazawa).

Stabilito ancora una volta che manga è un termine assolutamente generico per indicare tutta la fumettistica nazionale, chi era questo Rakuten Kitazawa? È considerato universalmente il pioniere della bande dessinée giapponese. Comic strip nipponiche, perché anche da quelle parti tutto iniziò così.


Jiji Manga, testata del supplemento di fumetti del quotidiano Jiji Shimpo

Giappone, inizio novecento. Un porto, navi occidentali come colossali ferri da stiro con ciminiere fumanti. Corto Maltese sarà pure passato da queste parti prima di venir disegnato. Due culture cominciano a osservarsi e mescolarsi, in mezzo a un gran trafficare di merci, armi, sogni coloniali, intrighi politici, avventurieri.
Dai piroscafi sbarcano anche corrispondenti. E con loro anche giornali. Nascono alcune riviste dall'interazione della stampa angloamericana con quella nipponica. Erano rivolte soprattutto ai residenti inglesi e americani, ma venivano lette con gran interesse anche dai giapponesi, curiosi e con gran voglia di emulare tutto quello che proveniva dall'occidente. Scopriranno così cartoonist come
Outcault (Yellow Kid, Buster Brown), Dirks (Katzenjammer Kids) e Opper ("Happy Hooligan").
I primi fumetti di Kitazawa, ("Togosaku to Mokubê no Tokyo", Il viaggio a Tokyo di Tagasaku e Mokubei ) furono profondamente influenzati da questi autori e dalla scena delle comic strip americane. Venivano alla luce i koma-manga (fumetti disegnati nei riquadri).

Kitazawa (1876 - 1955) fu il primo cartoonist giapponese ad apparire su una rivista in lingua inglese pubblicata a Yokohama, American magazine Box of Curious, e fondò nel 1905 Tokyo Pakku la prima rivista manga interamente realizzata a colori . A lui fu affidata poi la direzione del supplemento domenicale del quotidiano Jiji Shimpo, una sorta di pagina di comic strip (vedi la testata sopra), coloratissima e vivace, con fumetti, caricature, disegni umoristici di ogni tipo. Assieme ai lavori realizzati dalla nuova generazione di mangaka, vi apparvero anche alcune strip americane come Happy Hooligan.
Il bello di tutta questa storia è che manga e comic strip hanno avuto radici e percorsi iniziali comuni.
Le strisce di Kitazawa (e degli altri primi autori di comic strip nipponiche) sono disposte in sei riquadri disposte in due sezioni verticali. Raccontano della passione del suo popolo per le novità che arrivavano da lontano, le nuove abitudini, le mode.
Le tavole che mostriamo sotto sono di un periodo un po' più avanzato. La prima è Tonda Haneko, una piccola giapponese in gonnella senza kimono che smaniava per le tendenze occidentali. La seconda ha come protagonista il monello Doncia, tra i personaggi più popolari della pagina di comic strip nipponica. (incredibilmente con testo in italiano, tratte da un libro rintracciato da Giuseppe Scapigliati, "I primi eroi", Garzanti 1962, che ha dato lo spunto per questo post)



Infine per chi abbia voglia di vedere qualche altra comic strip giapponese in rete vi suggeriamo alcuni link raccolti su Wikipedia da uno dei nostri lettori (Umberto Randoli, grazie):

http://en.wikipedia.org/wiki/Sazae-san

http://en.wikipedia.org/wiki/Yonkoma

http://en.wikipedia.org/wiki/Image:OL_Shinkaron_strip.jpg

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giovedì, febbraio 22, 2007

 

Greg & Lillo

Se dalle nostre parti la pagina delle comic strip è un sogno, qualche striscia però fa capolino ogni tanto tra i fogli ordinari dei grandi quotidiani. Specie d'estate, come se solo questa fosse una stagione per ridere, come un rettangolino riempi spazio tra cruciverba, bridge e vari giochi, in un area che è un bignamino della classica "Settimana Enigmistica. Del resto questa popolarissima rivista di enigmistica da tempo immemorabile con il titolo "Carlo e Alice" ha ospitato una striscia di Andy Capp rendendola molto familiare ai lettori italiani di tutte le età.
Nell'estate del 2005 Nilus dei fratelli Origine esce con regolarità su Il Secolo XIX. Qualche stagione calda prima in una sezione giochi su La Repubblica vengono pubblicate le prime vecchie strisce di Calvin & Hobbes. Il Corriere della Sera, che mai e poi mai può fare a meno di ribattere quello che avviene nel suo principale concorrente, nell'estate del 2004, ancora una volta nella sezione giochi, pubblica una striscia italiana. È quella che vedete nel ritaglino sotto. Piuttosto curiosa, anche perché gli autori sono
Greg & Lillo, un'accoppiata più conosciuta al grande pubblico, anche televisivo, come commedianti e musicisti teatrali.



In realtà sono anche cartoonist. Greg aveva già disegnato per "Lupo Alberto" , "Cattivik" , "Zio Tibia" , "Cioè" e altre riviste umoristiche. Ma la striscia è un anche un mezzo popolare di comunicazione e, come avremo occasione di raccontarvi, tra i tantissimi autori si celano anche alcuni insospettabili.

Di Lillo vi mostriamo una tavola, una riproduzione di uno degli originali che fanno già parte del futuro piccolo museo delle strip Balloons curato da Giuseppe Scapigliati.


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mercoledì, febbraio 21, 2007

 

Agilulfo di Milko Dalla Battista


Grazie ad una segnalazione dell'amico Lido Contemori abbiamo scoperto Agilulfo di Milko Dalla Battista. Il momento per presentarvi questa striscia e il suo autore è quello giusto. Per le Edizioni Il Pennino, proprio negli ultimi giorni del 2006, è uscita una raccolta curata da Dino Aloi.
Bisogna riconoscere che la scena italiana delle comic strip è molto più vivace e sorprendente di quello che di norma si immagina. Cenere sul capo e penitenze varie, pure a noi appassionati del genere era sfuggita questa deliziosa strip italiana. Agilulfo appartiene a quel sottogenere con strampalata ambientazione storica che ha diversi famosi ascendenti: B.C. di Hart, Wizard of Id di Parker, Hagar the Horrible di Browne. E qualche precedente anche in Italia: Nilus degli Origone, Ulisse di Gioma. Il meccanismo di base della comicità è comune: un ambientazione epica, mitologica o leggendaria, personaggi in costume e comicità scombinata allentando la sincronia storica. La parodia viene giocata introducendo elementi di attualità. Scenari e personaggi che hanno fatto parte del nostro immaginario ereditato da scuola e cinema vengono immersi in un brodo di gag, boiate terrificanti, satira, ilari citazioni e altre cialtronate. Il minestrone storico funziona se è girato da un cartoonist arguto e di talento. Dalla Battista è uno di quelli.
Confessiamo che appena vista la striscia abbiamo avuto timore di trovarci davanti a un clone, o che, per quanto bella e ben disegnata, facesse parte di un filone forse esaurito o troppo sfruttato. E invece il fondale storico, assieme a tutto l'armamentario parodistico, è solo una scusa per avere un teatrino e tirare fuori della comicità pura. Chapeau, la striscia funziona e fa ridere.



Il cast è davvero variegato e assai folto, all'altezza di quelli di Hart e Parker. Agilulfo, il personaggio che da il nome alla striscia, è il re dei longobardi. Tanto per farvi entrare un po' nello squinternato clima della strip, dovete sapere che ha un diploma in ragioneria, va matto per la bagna caôda accompagnata da un buon barolo, ogni tanto dovrebbe fare qualche guerra ma è iscritto agli obbiettori di coscienza. Baldo è il capo degli armigeri diventato tale grazie ad un concorso andato deserto, specialista in ritirate strategiche. Abacus è il dotto di corte, ha un eloquio forbito e lo si capisce dal lettering dei suoi balloon. Lo slavo Balalajka è il capo dei pirati e parla con accento veneto. Altri nemici: Rotula dei vandali, detto anche La tendinite di Dio, e Krjick di Sandwick, vichingo sbevazzone . Non cominciate a fare i difficili sostenendo che Vandali e Longobardi non dovrebbero aver mai incontrato i Vichinghi. Fa tutto parte del pastrocchio medievale buffonesco della strip. Troverete poi Grog il giullare, uno gnomo, la spada e la roccia, l'unicorno, il drago, un cane Wolf, Teodolinda la moglie di Agilulfo. Più vari altri comprimari. Sembra ci sia un po' di casino e in effetti ne trovate tanto.



Milko Dalla Battista lavora nel settore della comunicazione visiva. È cresciuto e ingrassato con chili di cartoon e fumetti tenendo sempre una matita in mano. Come racconta divertito nella propria presentazione sul sito humourcomix.com, per anni ha garantito i livelli occupazionali nelle poste italiane inviando plichi alle redazioni e ottenendo, udite, gentili rifiuti. Non è poco, spesso non si degnano di rispondere. Insomma la solita vitaccia dei cartoonist sommersi, quasi tutti in Italia. Qualcosa è cambiato quando ha incontrato il maestro Dino Aloi, suo mentore e amico. Dalla Battista pubblica anche come illustratore e vignettista su numerose piccole riviste.
Per un elenco delle librerie e fumetterie dove trovare Agilulfo, e per altre notizie sull'autore, vi indirizziamo al sito
www.humourcomix.com

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martedì, febbraio 20, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì


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lunedì, febbraio 19, 2007

 

LUDWIG - La striscia del lunedì


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domenica, febbraio 18, 2007

 

La scomparsa della carta stampata?

Piccolo intermezzo domenicale prendendo spunto da una deliziosa tavola pubblicata sul blog di Quiff gentilmente concessaci da Cius.
La strip è ispirata da un tema dibattuto su qualche forum e blog. Al leggendario New York Times, quasi un sinonimo internazionale del quotidiano su carta, prevedono in futuro di passare solo ad un edizione web su schermo. Stando alle versioni di prova (vedi
l'articolo su Kataweb) paradossalmente con un formato che simula proprio i fogli del giornale sul monitor.
A parte tutte le altre questioni, l'argomento è interessante per i cartoonist e per chi ama le comic strip perché, come abbiamo detto tante volte, quello dei quotidiani è il territorio di carta ambito e naturale delle strisce.
La notizia non ci allarma. Si potrebbe tagliar corto dicendo che, va bene, allora le strip andranno nel giornale digitale. Ma la questione non ci sembra così apocalittica. I quotidiani da tempo vanno incontro ad una crisi per un normale sovrapporsi di altri media. Venderanno di meno ma non spariranno. La carta è troppo comoda, più pratica e più bella. Per quanto si possano amare le nuove tecnologie, non ci vediamo in un futuro prossimo al parco o in un bar con un laptop per leggere le notizie. E che palle gente, se questo dovesse essere il futuro meglio morire giovani.
Ci sembra una storia già vista. E anche un errore di prospettiva. I media si sovrappongono, si stratificano, s'intersecano per contenuti e pubblico. Si disse ai tempi dell'avvento della TV che radio e cinema erano destinati a estinguersi. Qualche tempo fa il cosiddetto e-book avrebbe dovuto soppiantare il libro. Stiamo ancora aspettando. I libri forse si leggono di meno ma si vendono persino di più. Cinema e radio hanno molto meno pubblico ma non sono meno vitali come creatività. E infine, dalle nostre parti Internet rimane un medium di nicchia nonostante il passare degli anni. Qualcosa dove si ricerca e ci si ritrova per il particolare.

Vent'anni fa immaginavano un futuro con le automobili che volavano tra i palazzi. Puzzano ancora - magari un po' meno - per terra. Ancora per anni avremmo i nostri amati odiati quotidiani per involgere pesci e fiori il giorno dopo. E le strip su giornali e raccolte saranno sempre più belle da leggere che sul web.
(tra parentesi, a proposito della discussione, ma il New York Times, se la memoria non ci inganna, è uno dei pochissimi quotidiani USA che non pubblica comic strip, da sempre).
Complimenti a Cius per la delicata ironia con la quale ha affrontato il tema.



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venerdì, febbraio 16, 2007

 

Nuove eroine

A gentile richiesta (e al grido di "tutina, tutina"), posto un disegnino raffigurante Catspinster, la vostra nuova supereroa preferita (non dite di no).
Catspinster difende i deboli, rompe il grugno ai cattivi, usa la lettiera e si accapiglia per i crocchini al salmone con tutti i gatti del vicinato!
Dai, tirate giù quel vecchio poster di Catwoman che avete in cameretta... lo sapete che al suo posto volete appenderci lei, la nana in costume di latex rosso-fragola con mutande coordinate.
Ragazzi, voi sì che avete gusto.
Deco

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giovedì, febbraio 15, 2007

 

Comic strip versus Bonelli style

Non abbiamo nulla contro i fumetti Bonelli. Sono un pezzo importante di storia, Tex per tutti. Per Bonelli style intendiamo quello realistico. Uomini sempre bellocci, ben muscolosi e ben piantati. Donne con gambe ben tornite, alte e soprattutto provviste di vistosi e rigogliosi apparati mammellari.
A parte lo stile di disegno, sul realismo dei personaggi ci sarebbe da discutere. Tutte quelle donne così tettone (con qualche eccezione, ad esempio
Julia palese sosia di Audrey Hepburn) e quegli eroi così virili hanno pochi riscontri per strada. Che poi si combatta al meglio con una quinta di reggiseno da portarsi appresso sarebbe tutto da dimostrare ma, tant'è, quello è l'ideale femminino.
La ovvia verità è che il confronto tra questa colossale fuga dalla realtà e le comic strip che invece ci giocano sopra con ironia non è neppure proponibile. Sono due mondi alieni.
Sceneggiature western clonate all'infinito, oppure fantasy, horror, mistery. Continuità a tutti i costi perché quello aspetta il lettore in edicola, ritrovare il suo eroe ogni mese (ma non si cambiano mai d'abito?).
Nei fumetti seriali scrittura e disegno vengono visti come discipline separate (
Scott McCloud, "Il fumetto arte invisibile"). E allora frotte di disegnatori che lavorano a catena su commissione per lunghi racconti su sceneggiature abbastanza schematiche. Centinaia di migliaia di copie vendute ogni mese. Collezioni e serie infinite. Qualcuno parla di fumetto industriale. E forse ha ragione. Ma tutta la nostra simpatia va all'artigiano cartoonist, autore di comic strip, che realizza il suo fumetto da solo, dall'ideazione sino all'inchiostrazione, pescando ogni giorno un tema diverso, ispirandosi alla realtà ma interpretandola a modo suo nel disegno, per riderci su. Il falegname della botteguccia contro l'Ikea.
Eppure se volesse potrebbe piegarsi al sistema, diventare un impiegato al servizio dei sceneggiatori di avventure mensili. Prendiamo una cartoonist a caso (vabbè, avete capito, sta qua). Deco. Potrebbe ben trasformare la sua Inkspinster in un eroina popputa pronta all'azione.




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mercoledì, febbraio 14, 2007

 

INKSPINSTER - solo per oggi di mercoledì


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martedì, febbraio 13, 2007

 

13 febbraio 2000 - la scomparsa di Schulz

Sette anni fa: 13 febbraio 2000. Alcuni giornali avevano già preparato degli inserti dedicati alla fine dei Peanuts, preannunciata da Schulz, malato e stanco. Nessuno, aveva chiarito, a nessun titolo avrebbe potuto proseguire. In realtà, per una di quelle strane combinazioni del destino, il termine della saga coincise con la scomparsa dell’autore. Schulz era l’emblema dei cartoonist, per tutti. Il 14 febbraio a tutte colonne nella prima pagina i quotidiani lo salutarono come un grande artista del secolo.



[questa settimana la striscia di Inkspinster arriva domani, giorno di S. Valentino]

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lunedì, febbraio 12, 2007

 

LUDWIG - La striscia del lunedì


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venerdì, febbraio 09, 2007

 

Comic strip versus Disney style

Detto che non sopportiamo che, con tutti i buoni fumetti che si fanno dalle nostre parti, i ragazzini, veri e cresciuti, comprino manga come il pane, passiamo ad un’altra contrapposizione mascalzona e faziosa. I fumetti stile Disney per ragazzine.
Witch, Winx e compagnia. Fantasy, magie, streghette, fatine, incantesimi, capigliature colorate al vento e ombelichi pure, occhioni, tutte belle superlongilinee, grintose, all’ultima moda, fidanzati carini messi in riga. Va riconosciuto un punto a loro favore. Hanno avvicinato al fumetto un pubblico che storicamente ne stava lontano, quello delle femminucce. Ed è stata una bella scoperta per i salvadanai degli editori: le tirature sono stellari, per non parlare del merchandising derivato. Però, che roba, non si poteva propinare qualcosa di diverso?

Per “mostra e dimostra” anche oggi vi proveremo scientificamente che gli autori di comic strip scelgono per propria volontà di fare la fame. Se solo volessero potrebbero gettarsi in questo ricco mercato. Prendiamo una cartoonist a caso. Deco (lo sappiamo, state cominciando ad avere dubbi sul nostro concetto di casualità). Voilà una versione di Inkspinster pronta per magiche avventure.




[prossima puntata Comic strip versus Bonelli style, suggeriamo di non mancare]

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giovedì, febbraio 08, 2007

 

Comic strip versus Manga

Ah, i manga. Ci dicono che in realtà è un universo immenso, esistono sottogeneri, una produzione di massa ma anche opere di qualità. Ma quelle sterminate pareti di giornaletti nelle fumetterie fanno paura, possibile che se ne vendano in quantità così industriali? Che abbiano così sovrastato la vendita di fumetti europea? Sarà che come gli orientali ci sembrano tutti uguali (ma pare che anche per loro sia così nei nostri confronti) anche quei stilemi grafici e narrativi appaiono terribilmente ripetitivi e monotoni. Occhi grandi, nasini piccoli all'insù, ragazzine carine da salvare, personaggi che urlano il nome della mossa, cattiverie inaudite, supermegamaxi eroi, petali, lacrime . Li detestiamo con una ignoranza cialtrona e un vile pregiudizio.
Signore e signori, vi dimostreremo oggi che un buon autore di comic strip, se solo vuole, può trasformarsi in un bestiale mangaka macinasoldi di successo. Prendiamo una cartoonist a caso. Deco (con gravi precedenti, vedi questa striscia sui manga). Ecco Inkspinster in tradizionale versione da battaglia con a destra la trasmutazione manga.


[la serie prosegue in un prossimo post con Comic strip versus Disney]

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mercoledì, febbraio 07, 2007

 

Comic strip versus Graphic novel

Inauguriamo una serie di post cialtroni.
In questo paese di Guelfi e Ghibellini non c'è niente di meglio che una diatriba insignificante tra sostenitori di generi diversi di fumetti.
Per me il fumetto è quello, le strisce, ci siamo detti Giuseppe e io in uno dei primi scambi di idee al telefono. Ovviamente leggiamo anche altri generi. Ci sono autori molto creativi (grazie, dirà qualcuno). Quello però che è insopportabile è un certo inarcamento di sopraciglia verso il mondo delle comic strip. Se avete letto un po' dei post precedenti sarà ormai chiaro che le cose non stanno affatto così. Molte serie di strisce hanno spessore, contengono eleganti citazioni e intelligenza compressa, sono capolavori di sintesi e umorismo, hanno un disegno di alto livello e delle trovate stupefacenti. È molto più difficile mettere su una striscia che funzioni rispetto al disegnare certe paginate di fumetti. Eppure non manca qualche tontolone che considera il genere minore o povero. Minore, povero?
In questa serie di post anziché buttar giù elogi alle strisce partiamo alla guerra. A colpi di ironia, come è nello stile delle comic strip.
E partiamo da una striscia di Rocky di Martin Kellerman. Abbiamo parlato
in uno dei primi post di questo cartoonist svedese e della sua prima raccolta pubblicata in Italia. Apriamo una piccola parentesi. La raccolta pubblicata dalla BD italiana merita. Acquistata con qualche perplessità dopo la segnalazione di Giuseppe Scapigliati si è rivelata una di quelle strip che crea dipendenza. Dopo un po' hai proprio voglia di leggere che mai succederà ancora a quel gruppo di sfigati. Si ride di gusto, ci si appassiona, scattano meccanismi di identificazione, specie per chi ha conosciuto giri di amici incasinati e vivaci. Incazzi e scazzi, storie di amore e di sesso squallido, nottate alcoliche, discussioni a vuoto nei pub la sera, fame nera di tutto, ormoni, scherzi atroci, sincerità di pensieri e parole da tagliare a fette, c'è un po' di tutto. Presto gli dedicheremo una recensione completa. Quanto poi alla discendenza da Fritz il Gatto di Crumb, come leggete qua sotto, ci ride su con ironia lo stesso autore.
Ma questa strip è bella anche per un altro motivo. Contiene una grandiosa presa in giro delle graphic novel tanto in auge oggi. Da notare che Rocky è una striscia molto autobiografica. Il protagonista disegna strip, come l'autore nella realtà, ed è arrivato quasi per caso nel popolarissimo Free Press Metro, raggiungendo un po' di successo.



Gente, è vero. Ci sono graphic novel pallosissime in giro. Tavole e tavole dove non accade una mazza. Inquadrature che fanno il verso al cinema, primi piani di gente pensosa e silente, così sembra tutto più intelligente, e poi dettagli e poi di nuovo il nulla. E poi cinesi, africani tosti, orientali che come al solito sono saggi o criptici, esotismo gratuito, storie d'epoca, sesso patinato, tutto un paraphernalia che dovrebbe fare figo e invece cade nei soliti cliché. Alquanto penoso, segno di un certo complesso d'inferiorità, è l'aspirazione a parificarsi ad una letteratura accademica, il tentativo di spacciarsi per genere letterario, destinato a un pubblico colto. Detto questo va riconosciuto che ci sono anche molte buone graphic novel, che Eisner è stato davvero il grande innovatore in questo campo, che Corto Maltese di Pratt era stupendo decine di anni fa prima ancora che si inventassero la categoria "graphic novel", che è piacevole leggere "5 è il numero perfetto" di Igort, la saga di "Persepolis" della Satrapi o "V for Vendetta" di Moore. Ma l'appartenenza a un genere, come sempre, non equivale ad una patente di alta cultura o buon livello. E tutta questa voglia del mercato di disperazione e storie misteriose, tragiche, funeste e soprattutto diluite sino all'inverosimile trova difficile spiegazione, così come lo sbracamento degli editori (ah, il libro, il libro, la nuova frontiera della letteratura disegnata).
Vogliamo parlare dello stile di disegno? Siamo certi che un buon cartoonist di comic strip se solo volesse potrebbe tranquillamente riconvertire i suoi personaggi per propinarveli in una graphic novel e diventare così ricco e famoso (avere una storia, come detto sopra, non è requisito essenziale). Prendiamo un autore a caso. Deco. Conoscete quello stile minimalista mutuato da certi disegnatori francesi che fanno tutti i personaggi con gli occhietti piccoli da anguilla? Tira moltissimo oggi, ne trovate a pacchi e se fate un giro per i blog lo scoprirete scopiazzato come niente. E allora ecco qua Inkspinster tramutata in "La Vieille Fille d'Encre", pronta per una graphic novel di tragedia, depressione, sconforto, silenzi.



[la serie prosegue in un prossimo post con "Comic strip versus Manga"]

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martedì, febbraio 06, 2007

 

INKSPINSTER - una striscina ogni martedì



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lunedì, febbraio 05, 2007

 

LUDWIG - La striscia del lunedì




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venerdì, febbraio 02, 2007

 

Ludwig su Balloons


Dal prossimo 5 febbraio, il lunedì ogni settimana, ci sarà un'altra striscia su Balloons. Arriva Ludwig di Gabriele Montingelli, per la prima volta commentabile su un blog. I nostri lettori così troveranno qualcosa di fumettoso quasi ogni giorno. Balloons diventa un leggero giornale web che parla di comic strip con la piacevole compagnia delle strisce di Deco e ora di Montingelli.
Ci togliamo anche un peso dal cuore. Gab è un amicone e ci guardava un po' storto (via web) perché dall'inizio avrebbe avuto piacere di stare qui. Scherziamo, naturalmente. Siamo davvero molto orgogliosi di averlo con
noi. Se proviamo con le dita di una mano a indicare le strip attuali più belle in Italia Ludwig c'è sicuramente. Non è ancora popolarissima nel web - l'autore saggiamente ha più di mira la stampa - ma ha già un curriculum di prestigio sulla carta: per circa tre anni è uscita sul Sole24ore, ora è pubblicata regolarmente sul mensile Cosmopolitan, sulla rivista Computer Week, sul periodico di tecnologia Jack e sulla tovaglietta
"L'ammazzacaffè" distribuita in tutta Italia in bar, pub e ristoranti.

[In futuro contiamo di far arrivare qualche altra striscia, stiamo corteggiando un maestro del disegno. In ogni caso si tratterà di strisce che non hanno un blog]

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giovedì, febbraio 01, 2007

 

La pagina delle comic strip (2)

Dopo aver parlato dei volumi di fumetti allegati ai giornali concludiamo il ragionamento sulla pagina delle comic strip.
In realtà le comic strip non sono qualcosa di alieno, di altro, un’aggiunta rispetto al quotidiano. Il punto fondamentale da comprendere è che sono un tipico prodotto giornalistico, rientrano nella normale offerta delle pagine del giornale, immerse tra articoli e pubblicità. Sono secondo la tradizione integrate e in questo sta la differenza con la cultura anglosassone. Sono nate nei giornali, non ci sono arrivate dopo. La strip è così perché vive e pascola nella stampa. La loro stessa struttura “a strisce”, a quadretti, deriva dalle colonne dove sono state impaginate all’inizio della loro storia. I loro tempi, con una gag al giorno, sono segnati dalla cadenza di uscita del giornale. Così come la loro capacità di galleggiare nella pagina da sole (quello che noi definiamo striscia autoconclusiva) deriva dal fatto che devono vivere alla giornata, colpire il lettore casuale del quotidiano.
Gli autori italiani di comic strip non hanno una naturale consapevolezza di questo. E tanto meno i lettori e gli appassionati. Abbiamo conosciuto le strisce sui diari, nelle riviste, nelle raccolte, con il passaparola e ora infine le ultime generazioni con il web. Ma il percorso naturale negli USA è inverso: i libri che raccolgono le strip arrivano dopo. Prima c’è la striscia quotidiana sui giornali.


[sotto una ordinaria pagina di un edizione feriale dell’International Herald Tribune]


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