giovedì, febbraio 15, 2007

 

Comic strip versus Bonelli style

Non abbiamo nulla contro i fumetti Bonelli. Sono un pezzo importante di storia, Tex per tutti. Per Bonelli style intendiamo quello realistico. Uomini sempre bellocci, ben muscolosi e ben piantati. Donne con gambe ben tornite, alte e soprattutto provviste di vistosi e rigogliosi apparati mammellari.
A parte lo stile di disegno, sul realismo dei personaggi ci sarebbe da discutere. Tutte quelle donne così tettone (con qualche eccezione, ad esempio
Julia palese sosia di Audrey Hepburn) e quegli eroi così virili hanno pochi riscontri per strada. Che poi si combatta al meglio con una quinta di reggiseno da portarsi appresso sarebbe tutto da dimostrare ma, tant'è, quello è l'ideale femminino.
La ovvia verità è che il confronto tra questa colossale fuga dalla realtà e le comic strip che invece ci giocano sopra con ironia non è neppure proponibile. Sono due mondi alieni.
Sceneggiature western clonate all'infinito, oppure fantasy, horror, mistery. Continuità a tutti i costi perché quello aspetta il lettore in edicola, ritrovare il suo eroe ogni mese (ma non si cambiano mai d'abito?).
Nei fumetti seriali scrittura e disegno vengono visti come discipline separate (
Scott McCloud, "Il fumetto arte invisibile"). E allora frotte di disegnatori che lavorano a catena su commissione per lunghi racconti su sceneggiature abbastanza schematiche. Centinaia di migliaia di copie vendute ogni mese. Collezioni e serie infinite. Qualcuno parla di fumetto industriale. E forse ha ragione. Ma tutta la nostra simpatia va all'artigiano cartoonist, autore di comic strip, che realizza il suo fumetto da solo, dall'ideazione sino all'inchiostrazione, pescando ogni giorno un tema diverso, ispirandosi alla realtà ma interpretandola a modo suo nel disegno, per riderci su. Il falegname della botteguccia contro l'Ikea.
Eppure se volesse potrebbe piegarsi al sistema, diventare un impiegato al servizio dei sceneggiatori di avventure mensili. Prendiamo una cartoonist a caso (vabbè, avete capito, sta qua). Deco. Potrebbe ben trasformare la sua Inkspinster in un eroina popputa pronta all'azione.




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Commenti:
Non sono del tutto d'accordo con la vostra definizione di fumetto bonelliano (soprattutto per quanto riguarda la storia recente), ma le interpretazioni di Deco sono fantastiche! ;-DDD
 
Che tristezza quest'ultima serie di post "Strip versus qualchecosa"... più che post cialtroni rivelano una discreta ignoranza di cosa si va descrivere e un certo senso di inferiorità nei confronti dei fumetti mal mascherato.

Il che fa tenerezza considerando i "successi" del media fumetto.

Deco (che per altro adoro) ha lacune anatomiche nel disegno a dimostrazione che l'assunto "il cartoonist potrebbe fare di tutto" è sbagliato (quest'ultimo pseudo-realistico poi è un pugno nell'occhio -_____- neanche il peggior Bonelli è disegnato così... riguardati il bacino delle persone, Deco, e anche le mani, non nasconderle appena puoi) ma già l'idea che tutto si esaurisca nella caratterizzazione dei personaggi rivela una conoscenza del linguaggio del fumetto elementare.

Rigurgiti di razzismo quando si descrive come un genere la produzione di un'intera nazione (il manga). Come dire che Bonelli è il fumetto italiano (e maestri disney - Cavazzano, Scarpa, Carpi -Pratt, Battaglia, Crepax, Pazienza, Micheluzzi, Bonvi, Magnus, Silver ecc. fanno Bonelli ovviamente)
Basta un minimo di buon senso, se proprio non si ha voglia di leggere i manga e informarsi di cosa sono, per capire che accumunarli tutti a quattro luoghi comuni è ridicolo.

Pare che i personaggi Bonelli vestano sempre uguali, l'avranno ereditato dalle oramai stracitate strip progenitrici del fumetto dove, appunto, i personaggi sono vestiti sempre uguali? La greca sul magione ricorda niente?

E si potrebbe continuare per ore a elencare le sciocchezze contenute...
Ovviamente Max Olla ci dirà che il tono è volutamente scherzoso e provocatorio (post cialtroni) ...ma in realtà è che finiti libri e saggi da cui rielaborare e riproporre analisi delle strip (il contenuto di questo blog è tutto qui, non c'è un solo pensiero originale)emergono un sequela di pregiudizi e ignoranza - ripeto malcelati dall'ironia - su cosa sia il fumetto che mette imbarazzo.

Non ci resta che consolarci con le strip di Gab e Deco,quelle sì nuove e piacevoli.
 
bah, sono del parere che quella pinup sia troppo poco bonelliana :)
simili personaggi alla bonelli potrebbero perturbare l'ordine dell'universo..
Il problema della bonelli è l'immobilità: non cambiano mai, il modello è quello, statico fermo e inossidabile da decine di anni, le serie vanno avanti senza fine e si realizza un paradosso per cui dei personaggi realistici non muoiono mai, non invecchiano e restano uguali nonostante lo scorrere del tempo(come i personaggi delle strisce!).
perchè sfruttare un'idea decente finchè non diventa logora e brutta? non è meglio pianificare storie più definite? è vero che ora ci sono anche le serie brevi come Brad Barron o Demian... però c'è sempre il problema del contenitore bonelliano, troppo rigido e che rovina idee di scrittori anche bravini come Faraci, che secondo me ne è uscito massacrato da quello schifo di BB :)
E tutto questo ovviamente è riferito a quella che è la maggiore realtà fumettistica italiana... andiamo bene!
 
Ciao, Pensiero Originale!
Questi post hanno una caratteristica, l'ironia, che evidentemente non fa parte del tuo vocabolario. E' VERO che il cartoonist non può fare di tutto senza una buona preparazione, che io NON POSSIEDO ASSOLUTAMENTE. Sbaglio le proporzioni, i volumi, le luci, le ombre. Ma il mio intervento disegnato non ha alcuna pretesa di valore artistico, perché è scherzoso, appunto.
Adesso fa' due cose per cortesia: va' a cercare sul vocabolario la parola ironia, studiati il significato e usala per leggere questo post e quelli precedenti. Poi va' a cercare i tuoi attributi maschili, e quando li avrai ritrovati usali per firmare un eventuale prossimo intervento. Grazie.
 
Bello, finalmente un commento negativo e incazzatino. Ci voleva.
Peccato la tristezza dell’anonimato. (che poi, anonimato per tanti, ma in realtà certa bile travestita da saggezza è conosciuta nel giro, e c’è solo uno, purtroppo privo di ironia, che ha questa presunzione sempre seriosa di insegnare fumetto in rete. Che dire, piacere di averti tra i lettori).
A prendere le cose sul serio hai ragione e la discussione potrebbe finire qua.
Sui manga sta per uscire un post che racconta le cose in modo diverso. Temo che libri e saggi non siano finiti e sulle comic strip abbiamo appena iniziato a parlare. Sono tantissime quelle che meritano di essere raccontate ma non abbiamo voglia di essere metodici. E ora che ci penso nemmeno voglia di giustificarci.
Certo che Charlie Brown è vestito sempre uguale ma il suo personaggio non fa certo parte del realismo descrittivo.
Felice di essere diverso da te, di pensarla diversamente e di averti fatto incazzare ancora una volta.
 
Da appassionata di fumetti,ma di certo non "esperta",devo dire che apprezzo anche i fumetti bonelliani (come alcuni -pochi- manga),tuttavia non mi sento affatto offesa da questi post,proprio perché ironici (e quando si fa dell'ironia niente è sacro,giusto?è questo il bello!),anzi mostrano degli aspetti su cui non mi ero mai soffermata.
Apprezzo fumetti realistici (come "Dago",di Robin Wood..a proposito,aspetto con ansia un post "comic strip versus fumetti latinoamericani") così come apprezzo le comic strip.Sono generi diversi,e mentre dai primi mi aspetto appunto il "realismo" nel disegno e la continuità nella sceneggiatura,anche con la finzione dei personaggi immutabili (a questo proposito,e riprendendo il tema dei fumetti latioamericani,che dire di "Amanda",sempre di Wood,in cui la protagonista da ragazzina diventa donna,cambiando sia il modo di vivere che l'aspetto fisico?),dai secondi mi aspetto un disegno certamente meno rispettoso delle proporzioni,luci,ecc.,ma forse più originale e delle striscie ironiche e con battute ad effetto.
Sono generi diversi,così come nella letteratura i romanzi non seguono tutti gli stessi canoni,ma non per questo migliori o peggiori.
 
No no fermi tutti!!
Qui ci siamo dimenticati del fumetto supereroistico alla Marvel o alla DC.
Perchè io son qua che aspetto CatSpinster!!!
Parliamone.

(tutina tutina tutina)
 
Lui, detto anche il feticista delle tute in lattice! ;-DDDD
 
ma claro!
Fetish fidelis.
 
Gentile anonimo, vai a leggere le etichette sui barattoli al supermercato. Ti si addicono di più.

Voto pure io per la supereroica!

Tutina!
Tutina!
Tutina!
 
Mmmmh... non so, non sento vibrazioni, non mi convincono. Le tette intendo. ;)

Se gli facevi un revolver invece della beretta... somiglia 'na cifra a Dylan Dog!

evidentemente,
Cthulhu

P.S. Pero' c'e' "Gea", che non e' malaccio, dai. Magari la va per le lunghe mo che arriva la fine, pero' dai, se po' fa... cioe', mica io, l'amico mio li compra e io scrocco, eh.
 
supereroi... perchè rientrano nei fumetti?
 
Sbonk! Bellissima! :-D
 
Baaa, non ci siete andati giù pesante xD

Io leggo fumetti Bonelli di due tipi: quelli che ritengo buoni e quelli che mi divertono. Ritengo buoni ad esempio Magico Vento e Dampyr, perché frutto di una coscienziosa ricerca storica, folkloristica e culturale in genere, e di un buon talento nel mischiarla con storie ben costruite (non pretendo l'originalità) e saghe più o meno avvincenti. Poi leggo anche Nathan Never, che mi diverte ma che ormai è un colabrodo di coerenza, e sinceramente mi annoia quando sfocia nel moralismo che ha avvelenato per anni Dylan Dog (ora non so se ne sia ancora avvelenato, non lo leggo più).

Perdiana, ecco un altro parallelo che mi viene da fare col mondo dei videogiochi: i fumetti Bonelli e i Manga infiniti come i MMORPG, giochi di ruolo online di massa, che stanno sottraendo giocatori al mercato dei giochi "offline", single player, con trame che iniziano, si sviluppano e fortunatamente finiscono. Poco spazio a creatività e artigianato, e "industrializzazione", automazione dei processi di produzione di emozioni.

Anche se va detto che l'"industria" non è scema e di creativi con gli attributi ne impiega...

(vabbe', le mie solite pensierate a "voce" alta, lasciate come per sbaglio in un posto e riprese poi a distanza di mesi altrove)
 
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