lunedì, settembre 09, 2013

 

Krazy Kat di di George Herriman


Coconino - Krazy Kat


Krazy KatIl gatto matto della contea di Coconino è stato molto amato ma ha avuto scarso successo commerciale. Presso molti intellettuali contemporanei e poi per tutto il ‘900 la reputazione crebbe sino a trascendere le umili origini nella pagina dei comics. L’opera di George Herriman è fondamentale perché con lui, per la prima volta e ad un culmine che non sarà più raggiunto in seguito, il fumetto guadagna dignità artistica. Si afferma un nuovo medium, non più solo combinazione di parole e figure, sottogenere ibrido di scrittura e arti figurative. Il gatto poetico non era per bambini e non era il prodotto facile che strizzava l’occhio al popolo. Da Krazy Kat in poi, alla faccia di tutti quelli che manterranno i pregiudizi, fu chiaro che il cartoon non è solo disegnare o rappresentare in modo caricaturale la realtà, ma anche un modo di vedere.

L’umore stravagante e il fascino esoterico, le qualità raffinate che hanno catturato l’immaginazione degli artisti sono proprio le stesse che hanno reso Krazy Kat inaccessibile al grande pubblico. La leggenda dice che Picasso ne andasse matto e che Kerouac vi abbia visto i primi semi della Beat Generation. L’elenco degli appassionati nell’intellighenzia è notevole: il regista Frank Capra, J. Joyce, E. Hemingway, W. Disney, U. Eco in Italia e molti altri ancora. Il gatto con la sciarpa rossa ha tracciato per sempre la storia delle comic strip. Tutti i cartoonist hanno qualcosa di Herriman nelle loro matite, anche se tanti non ne sono consapevoli. Dai trentuno anni di vita della strip arriveranno infinite trovate, spezzoni di idee, soluzioni che sparpagliate verranno riprese e sviluppate da più generazioni di disegnatori e sceneggiatori.

Storia
George HerrimanLa striscia ha modestissime origini, nasce in una specie di sottoscala delle tavole, per riempire lo spazio sprecato di un’altra comic strip di Herriman che si chiamava The Dingbat Family (muterà il nome in The Family Upstairs). Prima in un angolo vuoto della scena appaiono minuscoli il gatto e il topo che lancia subito qualcosa. Poi in dei rettangolini, una striscia che scorreva ristretta in parallelo, ricavata sotto quella principale nello spazio avanzato della pagina. L’idea piacque e suggerirono a Herriman di far crescere il soggetto in uno spazio autonomo.

Hearst il magnate dell’editoria fu ostinato e devoto nel proteggere Herriman e Krazy Kat. Una stranezza agli occhi dell’opinione pubblica visto che viene ricordato come affarista spietato, sbeffeggiato dalla caricatura di Orson Wells in Citizen Kane. Ma è a lui che si deve la sopravvivenza della striscia. L’indifferenza del pubblico di fronte alla complessità delle tavole spingeva i suoi editori locali a lamentarsi e chiedere il taglio della strip. La risposta sarà sempre la stessa: “keep running it”. La leggenda racconta che lo stesso Herriman chiese un taglio dei suoi compensi. Hearst respinse l’offerta e anzi garantì una sorta di vitalizio all’autore cercando sempre nuovi spazi per la pubblicazione. Con la morte di George Herriman, a differenza di quello che accadeva con altre strip dell’epoca, nessuno proseguì.

Disegno e linguaggio della striscia spiazzano e strapazzano l’attenzione del lettore. Due elementi soprattutto, fascinosi e originali ma probabilmente tra quelli da incriminare per il mancato successo commerciale. Il primo è lo scenario: gli sfondi cambiano continuamente in ogni quadro, come scatti di un caleidoscopio impazzito. Nella prima vita della strip come in un miraggio appaiono e si sostituiscono, senza un apparente logica, casette di campagna, alberi sistemati in vasi da fiori e plasmati dal vento o da giardinieri vezzosi, rocce fuse da bizzarre ere geologiche, steccati, architetture e muri messicani, funghi anormali, strane forme geometriche. Dal giorno si svolta ad una notte color pece dove galleggia una mezza luna, con luminosità impensabili. Oggetti spuntano dal nulla infinito. Con il passare degli anni, nella fase più matura, lo sfondo mutante cambia tema: il paesaggio agreste yankee viene rimpiazzato dai magnificenti e imperiosi fondali ispirati al deserto Navajo e alla Monument Valley. È l’Arizona amata con devozione da Herriman, riprodotta spesso realisticamente tanto da consentire l’identificazione precisa di luoghi molto famosi, anche se Umberto Eco parlerà di paesaggi stralunati e lunari. Il reame, surreale nella sua spaziosità, si chiama contea di Coconino. I personaggi, ignari dello scenario mutevole, sono sempre disegnati a piena figura ma piccoli e si stagliano come miniature per far risaltare le prospettive degli sfondi imponenti.
Coconino County

Krazy KatIl secondo elemento spiazzante è il linguaggio. Una sangria sonora, talvolta musicata, di inglese sgrammaticato (specie con Krazy) o arcaico, corrotto e epico, inflessioni dialettali, allitterazioni, contrapposizioni onomatopeiche, spelling improbabile e inventato, slang dei quartieri bassi di Brooklin e New Orleans, spagnolo, francese, persino Navajo, e altre lingue ancora. Herriman ne parlava diverse e aveva un gusto poetico per il suono delle parole e il ritmo delle frasi, tanto da trasformare alcuni discorsi in nenie psicotiche e cantilene liriche. Tutto questo va perso nelle acrobazie per rendere in italiano i testi (a Krazy è stata data una cadenza francese simil snob con V al posto delle R). Anche per i lettori con buona familiarità con l’inglese e persino per i madrelingua anglosassoni - devono far suonare ad alta voce le parole per capire - si tratta di una allegra, sorprendente e spossante fatica. Ma in fondo basta abbandonarsi al musicalità delle frasi e al disegno per arrivare alle suggestioni volute dall’autore. Nelle tavole domenicali un testo, con capilettera disegnati e caratteri con sfiziosità grafiche, spesso introduce e accompagna le vicende, come la voce di un narratore, con una prosa carica di toni aulici ed eroici, ironia e giochi di parole. La forma comic strip era il mezzo espressivo perfetto per uno come Herriman portato sia alla manipolazione verbale che a quella pittorica.

Lo stile


i fantasmi di Krazy KatQuasi impossibile menzionare tutte le novità e gli esperimenti grafici introdotti con Krazy Kat. Ancora più difficile raccontare i vari temi della striscia, appoggiati sul telaio ossessivo dell’improbabile triangolo amoroso tra gatto, topo e cane. Herriman ha realizzato anche altre strip nel suo percorso di cartoonist, alcune ambientate nello scenario della famiglia, un canone tipico del mondo delle comic strip da giornale, altre folli. Ma nella contea di Coconino tutto era davvero diverso, mai visto prima e stupefacente ancora a distanza di anni. Si stravolgeva tutto: un gatto si accendeva d'amore per un topo aggressivo, cattivello e dotato di famiglia. Un cane, rappresentante la legge, si innamorava del gatto e lo proteggeva con passione. Il tratto è spesso graffiato, carico di effetti, ombreggiature, trompe l’oeil talvolta, con molto virtuosismo cinematico (perfetto il lancio del mattone), un uso del chiaroscuro drammatizzante e giochi di luminosità torchiati dal bianco e nero. Altre volte più lineare, specie nelle strisce giornaliere. Stravaganti animali come comprimari, paesaggi mai descritti o immaginati, orologi che camminano, simboli esoterici e altre amenità, richiami filosofici, trame surreali, allucinate, oniriche soprattutto, messe su con quella pasta creata da sceneggiatori notturni che mai riusciamo a spiegare. Se non fosse che il riferimento è completamente fuori epoca e che le biografie non riportano traccia di assunzione di funghi, si potrebbe parlare di psichedelia. L’immersione, specie nelle tavole domenicali, territorio di fantasia delirante, è totale, facile perdere il contatto con l’esistenza fuori dal foglio.

Trama


La promenade di Krazy KatKrazy Kat aspetta Ignatz il topo, seduto su un tronco suona un banjo spropositato, vaga per gli aridi e selvaggi altopiani, a volte balla, altre dialoga. Il gatto ama il topo, da sempre con un desiderio incondizionato.
Ignatz detesta il gatto e tutto quello che il felino fa e dice lo porta a cercare il mattone e a colpirlo sul cranio con un lancio da baseball.
Un atto diventato compulsivo tanto da prendere l’iniziativa con agguati macchinosi anche quando il gatto è inerte (era il 1910 quando tutto questo iniziò: chiudete gli occhi e pensate a tutta la storia dei cartoon che è venuta dopo). Il cane Officer Pupp ama segretamente il gatto, desidera proteggerlo. Dopo ogni lancio, e spesso ancor prima, al tentativo o alla ideazione, il cerchio, l'improbabile triangolo amoroso, si chiude con Pupp che mette in una prigione Ignatz.
L'ossessione è un classico arnese dell'autore di comic strip che deve affrontare giornalmente i
il lancio del mattonelettori ma questo canovaccio melodrammatico e burlesco avrà mille varianti sorprendenti nelle decadi di vita della strip (spesso il topo la passerà liscia). E sarà la trama di sfondo di dialoghi esilaranti, gag, scoperte, vicende astruse e piccole visioni del mondo.


Krazy Kat


il desiderio di Krazy Kat per un mattoneSul sesso di Krazy Kat si è ipotizzato giusto un po’ meno che su quello degli angeli. Molti i riferimenti sia come “he” che come “she”. In linea di principio doveva essere una micia, visto anche che Ignatz è di certo maschio e ha una famiglia, prole e moglie. Herriman intraprese anche qualche tentativo di forgiarlo come gatta, abbandonando subito perché, come spiegò in qualche occasione, il “Gatto Matto” per lui è uno spiritello dalle fattezze feline. Neppure si può parlare di genere indeterminato. Qualche idiota arriverà a vietare la strip sospettando un tema omosessuale ma il rapporto d’amore con il topo non ha in realtà rilevanza sessista perché, e questa è una delle chiavi di lettura, nelle tavole si intersecano e sovrappongono diversi piani narrativi e livelli di lettura, diverse prospettive. Krazy gira per gli aridi scenari e sta in questo mondo ma lo vede con occhi suoi, come uno Charlot delle comic strip (ma ha anche qualcosa della comicità svampita e dell’esilarante logica rigida di Stan Laurel). Per lui Ignatz e Officer Pupp sono bambini innocenti che giocano insieme. Il mattone che arriva duro sulla nuca è un segnale d’amore, una conferma, un missile d’affetto atteso e sperato quando è sperduto in spazi immensi nella sua solitudine e in pensieri inestricabili. Malgrado l’inglese goda fama di facilità nelle coniugazioni lo sgrammaticato Krazy non ne indovina una. La sua però è un’ignoranza angelica, sembra manifestarsi da un universo parallelo, vede e commenta tutto in modo assurdo, come se fosse la prima volta.

Ignatz


Ignatz MouseIl topo ha casa e famiglia, anche se appare errante nel deserto come il gatto. Matilda la moglie di Ignatz Mouse , molto temuta, è l’unica davvero capace di metterlo in riga. I due hanno tre figli: Irving, Marshall and Milton. Il topo vede le cose come sono, sta su un altro pianeta rispetto a Krazy, è realista, logico, pratico, non ha tempo per le smancerie, le divagazioni e non sopporta gli eccessi romantici e i controsensi del gatto. È la concretezza in aperto contrasto con l’aliena, ingenua e scombinata fantasia del micio. Conosce il mondo, sarà lui ad introdurre tutte le novità tecnologiche, corrente elettrica, radio, della prima metà del secolo. Luciferino nel combinare gli agguati e nel distrarre Officer Pupp che lo marca stretto, non avrà mai consapevolezza di quello che il mattone significa per il gatto. A Ignatz il lancio serve per colpire una diversità che non comprende.

Ignatz Mouse

Officer Pupp


la prigioneDue bottoni, una stella e un manganello danno ad Officer Pupp un aspetto da “cop” cittadino che stride nella selvaggia ambientazione di Coconino. Lui è la legge, come adora ripetersi addosso, anche se le sue funzioni sembrano solo di vigilare e prevenire il lancio del mattone. Romantico nell’amore protettivo per il gatto con il fiocco, odia il topo Officer Pupped è convinto di essere più intelligente e sveglio. Dei suoi sentimenti tutti però sembrano essere inconsapevoli, immersi nel piacevole clima di svagatezza della striscia. Così come il gatto non apprezza i suoi sforzi e anzi è spesso complice di Ignatz nell’eludere Pupp. Per questo, malgrado la sua prosopopea, un personaggio terribilmente malinconico e perdente.

Comprimari


Joe StorkJoe Stork, una specie di cicognona che vive sopra Enchanted Mesa, montagna dalla sommitàMock Duck piatta dalla quale parte per “approvvigionare con progenie proletariato e principi”, abile narratore delle origini fantastiche di tutti. Mock Duck, papero cinese con tanto di codino, titolare di lavanderia Deluxe, dispensatore di saggezza orientale. Kolin Kelly, commerciante in mattoni, principale fornitore di Ignatz. Don Kyoti, coyote cantore di salmi del deserto, investigatore e gentleman con il fedele seguace maialeMr. Bum Bill Bee Sancho Pansy, riconoscibili citazioni dal capolavoro di Cervantes al quale Krazy Kat è stato accostato per alcuni temi. Mr. Bum Bill Bee, un’ape pellegrina in perenne pellegrinaggio nei percorsi dei sogni. Gooseberry Sprigg, sigaro sempre fumante all’angolo del becco, volatile di nobile lignaggio. Walter Cephus Austridge, uno struzzo enorme e ingombrante. Terry P. Turtle, tartaruga intermediario nel campo diamanti. Miss Kwakk Wakk (fate risuonare le parole) e Pauline Parrot che svolgono il ruolo sociale di origlianti pettegole . Una serie di cugini Krazy Katfish e Krazy Katbird, pesci gatto o pesci uccello che assomigliano al protagonista e vivono vicende i cittadini di Coconino Countysimili in paralleli mondi dell’acqua e dell’aria. Un nutrito clan di “Kat”, zii, nonni e bande analoghe di topi. La lista dei cittadini della contea di Coconino e delle comparse sbucate in 31 anni è molto lunga.

Le origini


Lo stupore elargito da molte tavole ha lasciato perplessi i lettori e provocato diversi tentativi di interpretazione. Un’analisi molto diffusa sostiene che Herriman abbia riproposto in chiave surrealista i temi dell’immigrazione e che le figure di Krazy Kat e del topo alludessero alla condizione del negro e dell’ebreo mentre quella del cane poliziotto all’ordine costituito. Qualche aggancio storico c’è: molte sono le congetture sull’influenza delle incerte origini etniche dell’autore, i genitori sembra fossero creoli, ed esisteva il precedente di Musical Mose una strip che aveva per protagonista un negretto che si mascherava sotto diverse nazionalità. In realtà non c’è bisogno di acrobazie analitiche: il tema è molto più universale. Krazy è l’alieno, lo spirito folle che vive tra di noi, che parla talvolta dentro di noi, Krazy Katquell’angolo di pazzia che nascondiamo davanti allo specchio con una maschera un momento prima di uscire e immergerci nelle convenzioni sociali.

Herriman sta fuori dal realismo descrittivo. Tutta l’evoluzione artistica dell’autore – ha disegnato diverse altre comic strip, prima e in contemporanea di Krazy – indica la volontà di esplorare i confini del medium comic strip e l’immersione in una certa cultura visionaria e umoristica dell’epoca. La commedia grossolana e allo stesso tempo surreale e assurda dei primi fratelli Marx, di Chaplin, B. Keaton, la fantasiosa follia dei primi cartoon Disney. Quella epoca creativa finì presto, per dare spazio poi ad una comicità più realistica, commerciale e di facile presa, costruita con situation comedy. Krazy Kat non fu solo nell’insuccesso popolare, l’ultimo respiro che segnò la fine della tendenza fu il fallimento del film Fantasia. Quando Herriman nel 1944 morì la striscia era diffusa in meno di 40 giornali, una cifra modestissima al confronto del migliaio raggiunto dalla stella del periodo, la comic strip Blondie, tipica soap opera appoggiata su gag lineari e ambientata appunto in una famiglia.

Carta e web


Krazy Kat: The Comic Art of George HerrimanKrazy Kat è la strip sulla quale più si è scritto: recensioni su riviste celebri come Vanity Fair e The Village Voice o su quotidiani come The New York Times, saggi e trattati persino. Il libro fondamentale, il più completo è oggi “Krazy Kat – The comic art of George Herriman”, curato da Patrick McDonnell l’autore di Mutts. Moltissime le raccolte, tutte reperibili su Amazon in lingua originale, suddivise per annate, alcune in corso di edizione e completamento perché non tutte le strisce originali sono reperibili e ancora sono in corso ricerche per trovare riproduzioni accettabili. Gran parte degli originali (quelli rimasti in giro raggiungono quotazioni da mutuo bancario su eBay) a causa di un allagamento andarono infatti distrutti, spesso si attinge da versioni fotostatiche in possesso dei quotidiani o addirittura da ristampe cartacee usurate dal tempo. Le vecchie raccolte sono ugualmente oggetto di collezionismo accanito. Nel web potete trovare numerosi siti dedicati, ma il più bello è quello realizzato nella sezione classic di coconino-world.com (visto che ci siete, esplorate il Krazy Kat francobolloresto del sito, una zona sterminata e strepitosa della grande rete dedicata al mondo del fumetto e dell’illustrazione realizzata con la grande passione dei francesi). Su carta vi consigliamo le raccolte perfette sul piano storico filologico della Fantagraphics e le loro corrispondenti versioni in lingua italina della FreeBooks. Piuttosto frequenti negli anni recenti le mostre di originali, trattati nelle gallerie come opere d’arte. Esistono dagli albori di Krazy diverse trasposizioni del soggetto in cartoni animati, balletti, musiche.

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venerdì, gennaio 25, 2008

 

Krazy Kat: le strisce panoramiche degli anni 20


"Krazy Kat is an imaginary vision of a perfectly happy and harmonious place…"

Krazy Kat è una visione immaginaria di un luogo perfettamente felice e in armonia…
Esordisce con questa citazione una nuova raccolta della
Fantagraphics dedicata alle strisce giornaliere del gatto matto di Herrimann. È un altro capolavoro editoriale con un taglio particolare, uno di quei libri che mangi con gli occhi mentre lo sfogli, che odorano davvero di carta, un'immersione nelle sfumature e anche nelle sbavature dei disegni. Persino nelle ingiurie che il tempo ha arrecato alle riproduzioni. Gran parte degli originali, come è noto, furono distrutti, in parte per volontà dei syndicate, in parte per incuria o incidenti. Solo la devozione dei collezionisti, sia di giornali che di comic strip, sparsi per il mondo, ha consentito che le tavole uscissero dal cestino della storia. Ancora oggi - sembrerà incredibile ma stiamo parlando delle tracce di un'arte del secolo scorso appartenente all'era della riproducibilità, non di scavi nell'antico Egitto - non è possibile avere un quadro davvero preciso della produzione di Herrimann.

Dieci anni dopo la creazione del soggetto e quattro dopo la pubblicazione regolare delle spettacolari pagine domenicali, Geo Herriman apparentemente cominciò a godere di un'assenza di restrizioni editoriali. In realtà le redazioni della catena di Hearst, il suo magnate editore, tentavano e spesso riuscivano a rifiutare la strip, bollandola come totalmente insensata. Sotto la protezione del potente Hearst, Herrimann cominciò a dilatare anche le "dailies", le strisce giornaliere. Non solo più grandi come dimensioni di stampa, ma anche innovative, più lunghe, più cariche di particolari, duplicate e triplicate in layout più articolati e creativi. Tanto che il principale storico e archivista di Krazy Kat, Bill Blackbeard, definì le tavole di quel periodo come "mini-sundays".
Tutte le strisce giornaliere di questo strepitoso periodo sono ora raccolte nel formato originale di stampa in questo volume di taglio gigantesco, un'edizione raffinata dal titolo "
The kat who walked in beauty". Questo spiega anche il sottotitolo dell'opera: "The panoramic dailies of 1920".


La fase non durò a lungo. A parte i contrasti con gli editori locali, Herriman non avrebbe potuto reggere per molto una tale esplosione creativa. Negli anni seguenti le giornaliere ritornarono al loro più comune, modesto e minimalista formato su quattro quadretti. Il punto di eccellenza rimasero le sempre più fantasiose tavole domenicali.
Oltre alle dailies del periodo d'oro, troverete nella prima parte alcuni capitoli dedicati all'inizio dell'epopea di Krazy Kat. Sono le strisce che segnano l'invasione del gatto e del topo nei "Dingbats". Sotto uno spazio vuoto di questa serie -
come vi abbiamo raccontato - all'inizio i due correvano e giocavano in una ministriscia.

Il librone chiude con una deliziosa rarità del 1922: una "
Jazz Pantomime", illustrata in una sequenza di quindici grandi tavole con tanto di spartito, composta e arrangiata per pianoforte da John Alden Carpenter.





[Krazy & Ignatz: The Kat Who Walked in Beauty, Pagine 114, bianco e nero cm. 39x27, cartonato, $29.95, Fantagraphics, reperibile anche su Amazon]

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giovedì, novembre 22, 2007

 

Krazy Kat: una strip nata in un sottoscala

Krazy Kat ebbe origini molto umili. Si potrebbe quasi dire che non fu mai pianificata, uno di quei rari casi dove la creazione, i personaggi, la scena ebbero una evoluzione da soli, con un potere pari a quello del loro demiurgo.

Herriman nel 1910 disegnava una striscia con ambientazione famigliare dal titolo "The Dingbat Family". La tematica casalinga è sempre stata tipica e molto richiesta come soggetto nelle comic strip.
Naturalmente un talento anomalo ed estroso come Herriman non poteva accontentarsi di un tradizionale e classico scenario e presto spinse la sua famiglia sui binari amati della fantasia e soprattutto dell'ossessione. Soprattutto quest'ultima fu sempre uno degli strumenti peculiari del modo di narrare di Herriman, un demone nel trovare infinite varianti giornaliere, una volta delineato il telaio del tormento continuo. Nel caso della Dingbat Family il problema erano i vicini del piano di sopra, misteriosi, invisibili (mai li incontreranno) ma rompiballe, rumorosi, noiosi. Nel corso degli anni si sviluppò una battaglia, la stessa strip mutò il nome in "The Family Upstairs" (la famiglia del piano di sopra) e assunse caratteristiche fantastiche. Mr. Dingbat, il capofamiglia, incavolato nero per le turbolenze dei vicini, con monomaniacale demenza provò in tutti i modi a stanarli arruolando detective, cowboys, ipnotizzatori, suonatori scozzesi di cornamusa, lottatori turchi, l'esercito messicano, pugili e tanti altri personaggi tratti da un esilarante, imprevedibile e infinito campionario sociale per tentare, senza esito, di metter loro paura e vendicarsi.

Bene. Al fondo di una striscia del 26 luglio 1910 fece capolino un topo che molestava un gatto.


(clic sull'immagine e allargate la finestra per poter vedere la striscia più grande e leggibile)

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I due piccoli personaggi trovarono poi collocazione compressi in una minuscola serie di vignette - quasi non c'era spazio per muoversi - che correva in uno spazio residuo sotto la striscia principale. Un vero e proprio riempimento nelle intenzioni originali, non si lasciava buttato via un centimetro di carta a quei tempi. Ci piace immaginarlo e descriverlo come sottoscala delle comic strip.


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Da questa improvvisazione, senza alcunché di progettato, giusto un gioco nelle mani del disegnatore, nacque, ma forse dovremmo dire crebbe, una delle strip più leggendarie. Herriman fu incoraggiato dagli stessi editori e direttori dei giornali a sviluppare la striscia con uno spazio autonomo. In alcune occasioni la striscina in basso rimpiazzò del tutto The Family upstairs, prendendo il nome a quel tempo di "Krazy Kat and Ignatz".

I personaggi apparivano un po' differenti in quelle prime antiche tavole. Il primo Krazy Kat era più alto e magro, con un naso schiacciato tipo bottone. Ignatz il topo era tutto braccia e gambe, con un corpicino più tozzo e una testa a forma di goccia.


(clic sull'immagine e allargate la finestra per poter vedere la striscia più grande e leggibile)

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Krazy Kat debuttò poi come striscia indipendente il 28 ottobre 1913 con uno sviluppo su uno spazio verticale che correva su un lato della pagina di comic strip. La prima pagina domenicale è invece del 23 aprile 1916.

L'aspetto curioso di tutta questa vicenda è che quella specie di piccola striscia che abbiamo definito come sottoscala rimarrà nello strumentario delle comic strip. Così come lo spazio di scarto delle tavole domenicali (ve ne abbiamo parlato in questi post precedenti), ad esso ricorreranno anche altri autori pur quando la sua funzione originale di riempimento non ha più senso.
Il caso più eccentrico e contemporaneo è
Maakies di Tony Millionaire, conosciuta dai lettori italiani perché pubblicata da alcuni anni su Linus.


Della folle e squinternata strip di Millionaire parleremo più avanti (per ora suggeriamo di dare uno sguardo al ricco archivio presente nel sito ufficiale appena linkato). Dobbiamo ancora procurarci alcune raccolte in lingua originale per studiarla meglio. Merita attenzione perché è disegnata in modo magistrale e campa con un'intelligenza demenziale e spiazzante. Comunque, anche in queste tavole corrono in parallelo due strip, una sopra disegnata alla grande come un assolo di talento alla Jimi Hendrix e caratterizzata da un umorismo malato, truce e malvagio, l'altra sotto miniaturizzata ma, come quella di Herriman, tutt'altro che minimalista, dato che Millionaire come nel primo Krazy Kat, incredibilmente ama infarcirla di paesaggi a grande angolazione con curiosi dettagli. Dato che spesso la seconda strip è più sensata e divertente della principale che sta sopra qualcuno, come il coautore di questo blog Scapigliati, insinua che la vera striscia sia quella.
Ci ritorneremo.

[Intanto senza accorgerci un anno di Balloons è passato, niente celebrazioni, più che altro ci chiediamo ogni tanto se andare avanti così, se qualcuno si diverte ancora con questa formula che racconta il mondo delle comic strip tra passato e attualità abbinando qualche striscia. Dateci un segnale di vita]

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mercoledì, novembre 15, 2006

 

Dove iniziare con Krazy Kat


Le vecchie raccolte di Krazy Kat in italiano sono fuori catalogo da tempo, diventate reliquie da collezionisti, così come i primissimi numeri di Linus nei quali la strip è apparsa.

Come del resto un po' tutto quello che riguarda il gatto matto. Per acquistare le tavole residue originali, oggetto di un mercato feroce, occorre accendere un mutuo. L'altissima quotazione è dovuta anche al fatto che ne esistono poche. Gran parte degli originali andarono distrutti nell'allagamento di un garage.

Questo ha creato problemi quando negli ultimi anni si è cercato di ricostruire correttamente tutto il lavoro di Herriman. Molte delle strisce giornaliere e soprattutto delle grandi tavole domenicali si conoscono infatti solo nelle versioni riprodotte dai quotidiani, spesso alterate rispetto ai layout originali disegnati dall'autore, recuperando i microfilm oppure solo le copie cartacee.

La Fantagraphics, una delle più rinomate etichette nel mondo del fumetto, si è dedicata ad uno splendido lavoro di recupero che sta proseguendo proprio nel corso di questi anni. Ogni semestre circa pubblica un volume che raccoglie un biennio di tavole domenicali. Partendo dal 1925 sono arrivati già al 1938 in uscita nel prossimo maggio 2007. Si tratta di riedizioni splendide alle quali hanno dato un contributo archeologico tanti collezionisti rendendo disponibili le versioni originali delle tavole. Oltre che sul
sito della Fantagraphics si possono ordinare facilmente anche su amazon.com

Questo per il lettore coraggioso che voglia affrontare l'inglese colorito, scombinato e bizzarro adoperato da Herriman, una lettura da leccarsi i baffi.

Per il lettore italiano, invece, segnaliamo l'ardita operazione di portare in una versione italiana il primo volume della nuova serie Fantagraphics, quello degli anni 1925-1926. La coraggiosa casa editrice è la
FreeBooks. Krazy Kat per storia e caratteristiche non vende mai e dubitiamo seriamente che senza un minimo di successo proseguiranno la serie riproducendo le annate successive. Eppure è un'occasione davvero unica per cominciare ad avvicinarsi al capolavoro di Herriman. Possediamo entrambe le versioni, in inglese e in italiano, e possiamo garantire che la traduzione, davvero difficile, è straordinariamente vicina all'originale, restituisce il linguaggio vivace della strip molto meglio di quanto fatto in passato. Merito anche dei due curatori Luca Boschi e Francesco Spreafico che hanno aggiunto alla versione americana alcuni testi esplicativi dedicati al lettore italiano.

L'unico punto che contestiamo è la riproduzione del linguaggio del gatto. Confermando la scelta delle precedenti traduzioni italiane si fa parlare Krazy con una specie di cadenza francese che sostituisce alle R delle V. Questo semanticamente suona molto snob alle nostre orecchie e niente è più lontano dal personaggio. Nell'originale, come vi mostreremo in uno dei prossimi post, il gatto parla un inglese sgrammaticato, infantile, ingenuo, dialettale, senza mai rispettare lo spelling delle parole, come se non conoscesse il linguaggio scritto. Molto, molto simile a quello di un bambino di 5 anni che inciampa continuamente nelle regole e nelle irregolarità della lingua.

A parte questo piccolo peccatuccio, consigliamo quest'opera come prima tappa, facilmente percorribile nelle fumetterie, verso il mondo di Krazy Kat. (reperibile anche sul sito
Free Books)

Krazy & Ignatz vol. 1 - The Komplete Krazy Kat Komics (1925-1926) di George Herriman
Free Books, gen. 2006 - 128 pagg. b/n bros. - 11,90€

[da domani inizia una serie di post particolari dedicati al tema "Come nasce una striscia". Saranno i cartoonist a raccontarlo. State sintonizzati]

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mercoledì, novembre 26, 2008

 

The Komplete Krazy Kat Komics

KRAZY & IGNATZ vol. 3 - THE KOMPLETE KRAZY KAT KOMICS (1929-1930)


La Free Books in collaborazione con la Fantagraphics continua a pubblicare per il pubblico italiano, a distanza di qualche anno dall'edizione americana, i volumi della serie dedicata al recupero delle tavole domenicali del gatto matto di Herriman. Krazy & Ignatz Vol. 3 - The Komplete Krazy Kat Komics (1929-1930) riproduce esattamente l'edizione originale (sulla qualità della versione italiana vedi la recensione del secondo volume), ricca di articoli d'epoca, prefazioni, memorabilia, note esplicative sulle strisce più enigmatiche, disegni aggiunti e persino uno spartito di un ragtime per piano dall'oscura connessione con il gatto. In più contiene un'introduzione di Luca Boschi. Per gennaio 2009 è ora annunciata l'uscita del quarto volume dedicata agli anni 1931-1932.


KRAZY & IGNATZ vol. 4 - THE KOMPLETE KRAZY KAT KOMICS (1931-1932)


Per chi con coraggio vuole farsi un bel regalo e affrontare le pagine nel "grammelot" musicale di Herriman la Fantagraphics ha finalmente completato la serie con il volume degli anni 1943/44, reperibile anche su amazon.
Il lavoro non è però finito. Non tutte le tavole sono state scovate in riproduzioni decenti, sulla pubblicazione di alcune esistono dei buchi neri. Incredibile ma esiste anche un'archeologia editoriale del novecento e gli scavi vanno avanti. Il terzo volume conteneva un curioso foglietto, un appello ai collezionisti, "Kalling all Kat collectors", una lista di pagine domenicali ricercate. Ogni riedizione sarà quindi migliore.


'Krazy

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mercoledì, marzo 21, 2007

 

The Komplete Krazy Kat Komics (1927-1928)


Annunciazione: la casa editrice Free Books prosegue la meritoria opera di portare in versione italiana le tavole domenicali di Krazy Kat. Buon segno: significa che c'è stato un favore dei lettori. Non ci speravamo, Herriman, adorato dalla critica, non è mai stato un autore di facile presa. Avevamo raccontato in un precedente post di Balloons l'uscita del primo volume, Krazy & Ignatz 1925-1926. Arriva ora il secondo, la serie completa degli anni 1927-1928, con il sotto titolo "lettere d'amore in mattone antico" ("Love letters in ancient brick").
Come è noto si tratta della riproduzione, attenta e filologicamente corretta, di
una serie di pubblicazioni in corso durante questi anni a cura della rinomata etichetta Fantagraphics. La collana originale è arrivata al 1939-1940, il volume è appena uscito in questi giorni.
Le tavole domenicali del periodo 1927-28 (ma anche alcune precedenti e successive) hanno un particolare layout. In genere Herriman amava usare tutto il foglio liberamente, senza rigidi schemi e ripartizione in quadretti sequenziali. Anzi, è tra le sue peculiarità la ricerca di fantasiosi e creativi layout. Per adattarle ai vari quotidiani sui quali sarebbero state pubblicate vennero però ripartite in otto quadretti, in modo da poterli impilare o disporre anche come tradizionali strisce orizzontali. Quando venivano riportate sui consueti grandi fogli a piena pagina rimaneva un buco bianco in mezzo. Troverete in quello spazio un piccolo disegno, inspiegabile perché non ha a che fare con la storia raccontata nella pagina, inserito da Herriman come "intermezzo" (intermission, lo chiama talvolta), un'aggiunta per riempire il vuoto. Un giorno parleremo della tecnica delle Sunday Comics. È una storia divertente: in pratica ogni autore le realizza con delle parti che sono tagliabili, quasi inutili, senza che la tavola ne risenta e soprattutto il lettore se ne accorga.



L'acquisto del volume Free Books è caldamente raccomandato. Innanzitutto il prezzo italiano è onesto. Per 11,90 euro, la versione originale costa $ 14,25, vi portate a casa un classico senza tempo, di una bellezza infinita e inedito dalle nostre parti. La traduzione di Francesco Spreafico è ottima così come l'adattamento curato da Luca Boschi. Persino il particolare lettering di Herriman con una tecnica particolare è stato perfettamente riprodotto in italiano.
Oltre alla notevole quantità di pagine domenicali sul libro trovate poi tutto il materiale aggiunto da Bill Blackbeard, il curatore della serie originale Fantagraphics: note esplicative, alcuni estratti da altri fumetti di Herriman, versioni diverse delle tavole, riproduzioni di memorabilia. Alla fine c'è persino una piccola serie di "dailies", strisce giornaliere, riprodotte perché si trattava di un caso di continuity (piuttosto insolito per Herriman), una storiella che proseguiva da un giorno all'altro passando per una tavola domenicale.

[ KRAZY & IGNATZ VOL. 2 - THE KOMPLETE KRAZY KAT KOMICS (1927-1928), Pagine: 128, € 11,90, FREE BOOKS © FANTAGRAPHICS]

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domenica, novembre 12, 2006

 

KRAZY KAT

Nei prossimi post vi parleremo molto di Krazy Kat, una strip che ha fatto storia. Molti ne avranno sentito parlare, in genere molto bene. Pochi la conoscono davvero. Considerata "difficile", non ha mai avuto successo commerciale. (a chi vuole cominciare ad approfondire propongo la scheda scritta sui Ragnacci del Web)

Qui sotto trovate una piccola anteprima, tratta da una delle prime raccolte, curata da E. E. Cummings, uno dei più appassionati cultori del gatto, un vecchio volume del 1946 tradotto e pubblicato in italiano nel 1974 (Milano Libri, collana I Nostri Immortali vol.4, in possesso di Giuseppe). È una striscia giornaliera molto atipica per Herriman. Non ci sono parole (mentre il linguaggio era una delle caratteristiche di Krazy Kat), non ci sono mattoni che volano, contrasti, fughe, stranezze. La dedichiamo a chi pensa che una comic strip debba per forza far stramazzare dalle risate (sarà l'aggettivo "comic" che inganna?). Questa è poesia pura.

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venerdì, marzo 30, 2007

 

Sam's strip - metacomics


Sam's Strip fu il frutto dell'ingegno di Jerry Dumas, un cartoonist che lavorava nello studio di Mort Walker (dovete sapere che tutte le grandi strip come Beetle Bailey o B.C. avevano dietro una squadra di creativi). Il personaggio principale Sam, in uno spassoso meccanismo di alias, alter ego e specchi ("potrei disegnarmi meglio di così" dice nel primo quadretto della strip che vedete sopra), è il consapevole autore della striscia dove recita chiamando protagonisti di altri comics.
La striscia di Walker e Dumas viene definita come “metacomics”, una strip che parla del mondo del fumetto e si burla degli elementi base dei cartoon. Per ovvie ragioni era amatissima nel giro dei cartoonist, dei cultori e degli appassionati del genere. Del resto Walker era un giocoso osservatore delle convenzioni e degli stilemi del mondo delle comic strip (il figlio Brian, come vi abbiamo raccontato in questo post precedente, lo seguirà su questa strada). Al grande pubblico però Sam's Strip risultava ostica. Era una striscia che conteneva quello che nel gergo dei cartoonist sul web viene chiamato "crossover", scherzava con personaggi di altre strisce. Il gioco grandioso di citazioni, splendido e realizzato in maniera divertente e intelligente, non poteva essere apprezzato dal lettore comune, dal quale non poteva essere pretesa una familiarità con gli abitanti di strisce del passato come Yellow Kid o Krazy Kat (giusto per citare quelle più note, ma spesso i riferimenti erano a strip classiche molto più oscure). Le battute non venivano afferrate, il gioco era troppo autoreferenziale. La striscia fu venduta ai syndicate grazie alla autorevolezza di Walker ma la diffusione fu molto modesta, qualche decina di quotidiani, e durò poco. Nella ripresa del 1977, con il nuovo nome "Sam e Silo", vedremo una striscia di stampo classico priva della buffonesca parodia caratteristica della precedente serie.
Questa storia racconta molto, gli inglesi direbbero "speaks volumes", su vizi e virtù della comicità autoreferenziale.

Per quelli innamorati del mondo delle comic strip, come noi di Balloons, Sam’s strip è una gioia per gli occhi, davvero uno spasso. Vi mostriamo giusto un assaggio del gioco di citazioni, partendo da questa strip dove Sam incontra Krazy Kat e Ignatz. A parte la battuta, la ricostruzione del procedimento stilistico di Herriman è perfetta: i fondali mutevoli e semi astratti, i chiaroscuri, il deserto dove vagano i personaggi, le loro movenze.



I rimandi e le trovate sono diversi. Lasciamo a voi trovarle in queste altre strisce.




Quest'ultima striscia merita la traduzione per cogliere lo spirito che aleggia in Sam's strip. Sam risponde al telefono: "È per te Dagoberto". "Okay Blondie, vengo subito a casa". Sam gli chiede "Come sapeva che eri qua?". Risposta: "Ha chiamato per due ore tutte le altre strip".



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giovedì, luglio 26, 2007

 

Segnalazioni blog: Luca Boschi - Baking the baker

Anche se la vera passione è per le comic strip servite su carta, vecchia o nuova, si gira per il web ogni tanto, come tutti. Guardando quello che gli altri combinano. E talvolta si scoprono blog che danno un gran senso di fratellanza.

IL BLOG DI LUCA BOSCHI

Un bel blog, fresco, nato da poco più di un mese, ancora con tutto l’entusiasmo e le prime voglie dell’autore, è quello di Luca Boschi. Ancora non controlla bene il mezzo, con le immagini pasticcia parecchio, ma c’è dietro una gran voglia di raccontare e si vede. Per noi è come entrare in una antica taverna - potremmo chiamarla “The drunken cartoonist” - e sentire un vecchio pirata del fumetto narrare storie di strisce lontane e antiche, disegni smarriti, aneddoti inaspettati.


Il pirata in questione ha girato parecchio in questo mondo, ne ha visto molte. Ti regala episodi di serendipity. E così, per caso, scopri che Jacovitti in un vecchio diario Vitt aveva dedicato un tributo spassoso all’amatissimo Krazy Kat, accompagnato da un testo di Sergio Zavoli. Un paio di post dopo salta fuori un bizzarro e dimenticato fumetto degli anni ’60, Ullaò, palesemente ispirato al capolavoro di Herriman. Una sorta di “Krazy Kat de noantri”, proferisce il bucaniere Luca facendoci sgranare gli occhi per lo stupore. Non servono solo comic strip nella sua osteria ma torneremo spesso a farci affascinare.

http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/



BAKING THE BAKER

Altro blog con cui sentire fraternità è Baking the Baker, aperto anche questo lo scorso giugno, tenuto da un non ancora diciottenne aspirante cartoonist. Charlie Brubaker è nato in Giappone, ha respirato fumetti dal primo giorno di vita. Trasferitosi negli USA si è appassionato ai comic americani. Mostra naturalmente i propri esperimenti ma spesso dedica appassionati post ad autori di talento e sommersi (o semplicemente meno conosciuti da noi) tratti dalla scena contemporanea delle strip americane. Perché se quella italiana ed europea è vivace, potete solo immaginare quante “college strip” esistano dietro le grandi stelle USA affermate e consolidate, quanti studenti sognino, in una nazione che ha una tradizione immensa in questo genere di fumetto, di diventare un giorno dei nuovi Schulz o Hart. E non sempre il talento basta per farsi distribuire dai grandi syndicate. Brubaker è una guida giovanissima ma incredibilmente esperta di questo sconfinato territorio.

http://bakertoons.blogspot.com/



[grazie ad Umberto Randoli, bravo scavatore del web, per le segnalazioni]


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giovedì, dicembre 06, 2007

 

Un piccolo album scaricabile della Fantagraphics


È un assaggio di comic strip dal bancone, come quelli stuzzichini che i salumieri mettono in offerta gratuita davanti agli occhi per invogliare. "Comic Strip Masterpieces" è un piccolo album scaricabile offerto dalla leggendaria casa editrice Fantagraphics con alcune delle strisce più belle di tutti i tempi: The Yellow Kid, Little Nemo, Krazy Kat, Popeye, Gasoline Alley, Little Orphan Annie, Dick Tracy, Flash Gordon, Terry & the pirates, Steve Canyon, Our Gang (la striscia che Walt Kelly disegnava prima di Pogo), Peanuts, Dennis e B.C.

Ha ovviamente uno scopo promozionale: sono tutte strisce storiche che la Fantagraphics con il tempo sta riproducendo in splendidi album (vi abbiamo ad esempio già parlato delle sunday comics di Krazy Kat, Gasoline Alley) ma è davvero una bella carrellata sulle pagine di comic strip del '900.

La buona notizia da aggiungere è che la pubblicazione sembra avere una periodicità.



Per scaricare gratis le 16 pagine:

www.fantagraphics.com/downloads/COMICSTRIPMASTERPIECES.pdf

(Sono 4 mega e mezzo, neanche tanto per le attuali connessioni internet. Vorremmo consigliarvi una stampa per goderselo poi con calma su carta in qualsiasi angolo di tempo della giornata, ci abbiamo provato, ma la resa migliore viene dal pdf direttamente sullo schermo. Grazie all'amico Lido Contemori per l'imbeccata. Buon divertimento)

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venerdì, agosto 24, 2018

 

Il nuovo Linus di Igort, un bambino complicato


L’abbiamo presa con calma e vi diciamo la nostra sul nuovo Linus ora che siamo arrivati al quarto numero. Del resto un’uscita non bastava per capire, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.



CAPITOLO PRIMO: LUOGHI COMUNI
Vediamo se ci riesce di uscire dai soliti cliché. Quello del linusiano che torna a casa, si toglie le Clarks, appende l’eskimo (no, l’eskimo ancora oggi  forse è troppo), pesca dallo scaffale uno Schulz d’annata e si butta sul divano mentre in un angolo del salotto sfrigola un vinile dei Led Zeppelin (Genesis, Simon & Garfunkel, Hendricks, fate voi). Quello di Igort che sul suo tatami di casa, con il kimono e i sandali zori (no, le infradito forse è troppo) sorseggia un sakè sfogliando un album di un mangaka maledetto, perduto e negletto (ah, triste ma bellissimo ,comunque).



CAPITOLO SECONDO: DELLA STRAGE E DEL REPULISTI
Il nuovo Linus prende una strambata notevole, il cambio di timone si sente tutto. Hai voglia a dire “Linus torna bambino”. Andate a spiegarlo alle altre centinaia di numeri del mensile ordinati sugli scaffali ai quali andrà a far compagnia. Non assomiglia a uno di loro, di nessuna epoca. Dalla grafica ai contenuti, persino lo spessore o la consistenza della carta, ma forse quest’ultima è suggestione. Davvero nulla o quasi.
Proviamo una  sfogliata veloce della prima uscita. Subito una nota positiva: tra le tante sparizioni svanisce anche molto cazzeggio, tanto cazzeggio che aveva afflitto le pagine della rivista, tra un fumetto e l’altro, nell’ultimo decennio. Articoli pseudo umoristici o di satira cialtrona che affogavano i pochi buoni testi di politica, cultura varia, sociologia,  tutta roba che in passato faceva il fiorellino sull’occhiello. Linus era un bel punto di osservazione della società contemporanea. Era. Rimane qualcosa, le rubriche di recensioni, musica, letteratura, tra cui una nuova, quella dedicata alle serie TV. Bella pensata, se la gente con quelle si rincoglionisce  almeno diamo qualche dritta. Scompaiono anche molti fumetti orribili, spesso disegnati con un piede, di incomprensibile ragione di esistenza, introdotti negli ultimi due anni. E fin qui ci sentiamo molto giacobini e finalmente abbiamo trovato il Robespierre.
Con l’acqua sporca finiscono però  gettate via alcune strisce molto amate dai lettori. Nel primo numero una strage. Perle ai Porci la striscia dei quotidiani yankee più divertente degli ultimi anni, la sempiterna Doonesbury, Wumo (l’erede di Gary Larson e della comicità a vignetta unica), Monty, Dilbert (queste ultime due in  effetti un po’ cadute in stanchezza negli ultimi anni). Perle ai Porci  ritorna con il secondo numero, Doonesbury pure ma nella terza uscita non c’è più. Sparisce ma poi torna a furor di popolo “I quaderni di Esther”, fumetto curioso arrivato negli ultimi anni e capace di conquistare a sorpresa l’affetto dei lettori. Scompaiono, e con rimpianti, anche Jousha Held e Andrea Bozzo, i migliori talenti indigeni portati dalla precedente direzione.
Per quel che si è capito dai primi quattro numeri, le serie di fumetti vanno e vengono. Non affezionatevi troppo, basta con questi sentimentalismi da vecchi lettori del novecento. Qui nessuno vi dirà che questa casa non è un albergo e se volete gnocchi sempre il giovedì andate dalla mamma.
Sui social se ne son dette subito di tutti i colori, ma si sa, quelli sono posti da guelfi e ghibellini, dove in tanti si sentono in dovere di tirar fuori il mal di pancia. Giudizi sommari, dove anche oggi  Gesù Cristo avrebbe problemi con Barabba.



CAPITOLO TERZO:  LINUS BAMBINO?
Torniamo allo slogan di lancio della nuova era: Linus torna bambino. Bene, prendiamo in mano un Linus davvero bambino, numero 12, marzo 1966, un anno dal primo vagito, e leggiamo il  menù. Fumetti:  Peanuts (con una retrospettiva anni ‘50), Krazy Kat,  Li’l Abner, B.C., Wizard of Id, Pogo, Ghirighiz dell’italiano Lunari e. a chiudere, Neutron, una storia lunga a puntate di un Crepax ancora acerbo. Più in aggiunta un paio di pagine per una striscia italiana sconosciuta e che tale resterà. Inframmezzati da un articolo del mitico Franco Cavallone, il Piero Angela del fumetto di allora, un altro articolo di Eco sulla scomparsa di Vittorini, un altro sulla figura storica di Nerbini. Rubrica fissa la Posta dei lettori: allora bisognava prendere carta e penna per farsi filare almeno due minuti, mica come ora che la spari subito su Facebook. Qualche altro fumettino sparso. Impressione generale: leggerezza, divertimento, intelligenza, il meglio dalle strisce contemporanee ed emergenti ma anche approfondimenti e tuffi nel passato.
Ritroviamo la stessa leggerezza, o chiamiamola infanzia, per stare allo slogan di lancio, nel Linus della nuova era? Sì e no. Prendiamo il primo articolo, un abbecedario, formula giornalistica ormai ritenuta abusata persino nei giornali femminili, compilato da Houellebecq, un intellettuale francese  che dalle sue parti  con le  provocazioni su Islam e femminismo fa girare le palle anche ai pali della luce. Una roba solipsistica con cazzeggio pesante sul tutto e sul nulla.




I FUMETTI
Andiamo ai fumetti. Due strisce, pietre miliari recuperate dal passato profondo, Schulz degli anni ‘50 e il primissimo Watterson. Nulla da dire su due mostri sacri di tale portata ma si possono con calma saltare e rivedere dopo, con nostalgia: sono pagine  già presenti negli scaffali di gran parte del popolo linusiano.  Volendo tirare un filo con la leggenda di Linus si poteva, ad esempio, far ritornare Bloom County di Berkeley Breathed, striscia intelligente, disegnata in modo magistrale,terribilmente scorretta, e capace di vincere un Pulitzer  alla fine degli  ‘80 ma soprattutto ancora viva e attiva oggi dopo varie traversie. Perché cito Bloom County? Perché è il perfetto esempio di striscia linusiana dell’epoca d’oro.
Sfogliando troviamo un altro tuffo nel passato, questo sorprendente. The Kin-der-Kids di Feininger. Sarebbe da applausi in piedi, quell’epoca di tavole di comics nei quotidiani USA è tanto splendida quanto sconosciuta da noi lettori italiani, ma c’è un serio problema di riproducibilità. Le pagine domenicali del Chicago Sunday Tribune, come degli altri quotidiani dell’epoca, erano tovaglie immense. Per riportarle sul piccolo Linus occorrerebbe  offrire come gadget una lente d’ingrandimento. L’effetto è quello di tentare di suonare la quinta di Beethoven nel Cavern Club dei Beatles. Ci sono forse altre pagine più riproducibili di quel primo novecento, il McCay di Dream of the rarebit fiend la prima che ci salta in testa, o molto Krazy Kat di Herriman, sul quale rispetto alle prime uscite del Linus anni ‘60 sono stati fatti grandi progressi filologici. Più o meno lo stesso problema si ripropone poi con Little Nemo, offerto con un’introduzione del defunto Del Buono. I balloon di McCay sono un po’ più leggibili ma vederlo miniaturizzato così è una pena.
Passiamo agli altri fumetti introdotti. Sui quali in realtà non vorremmo pronunciarci più di tanto perché il grande rischio è quello di cadere in una querelle capziosa e anche un po’ ideologica circa la superiorità di un genere su un altro. Il fumetto è tutt’altro che una realtà omogenea se guardiamo a gusti e interessi dei lettori, spesso divisi e separati in tribù che non comunicano tra loro. Fumetto è anche Diabolik, Topolino, Tex, Superman e Tiramolla. La serialità degli eroi di Bonelli o dei supereroi della Marvel e le graphic novel della Coconino. Pazienza e Altan. Makkox e Zerocalcare. E così via. Un fatto semplice è certo. Linus come rivista madre ha sempre ospitato comic strip partendo nel 1965 dai Peanuts. E da un personaggio di questi ha preso il nome. Quella era la sua identità editoriale. C’erano poi i supplementi, gli almanacchi e c’era AlterLinus, diventato poi AlterAlter. In questi ultimi trovarono spazio grandi firme del fumetto internazionale e storie più lunghe di avventura fuori dalla linea editoriale base della rivista madre. Su Alter arrivò l’attuale direttore con un inserto curato dal gruppo Valvoline, molto orientato alla sperimentazione e innovazione del linguaggio del fumetto. Il Linus attuale sotto molti versi ricorda il vecchio Alter.




DEL PERCHÉ  E DEL PERCOME I VECCHI LINUSIANI NON AMANO LA NUOVA DIREZIONE DI LINUS
Apriamo una parentesi. Quel che bisognerebbe ricordare, ancora una volta, è il rapporto particolare tra il lettore e le strisce. Un rapporto che spiega le proteste, spesso furibonde, degli antichi lettori di Linus. Le comic strip non hanno un inizio e non hanno una fine, se non forse con la morte dell’autore. Non c’è una trama, un qualcosa che segui, che cresce, che ha un climax. Forse l’analogia migliore è quella con le situation comedy della TV. Ti affacci, conosci, perché hai familiarizzato con il tempo, i personaggi (che non crescono o invecchiano, tranne il caso di Doonesbury), puoi perderne una o cento, le riprendi quando vuoi, negli anni o nei mesi. Non c’è mai il momento che poggi il libro e dici finito. Nello stesso tempo quando hai cominciato ad amarle sono dei microcosmi che creano un rapporto viscerale con il lettore. Meccanismo ben noto agli imprenditori della carta stampata USA dove il fumetto è nato in quella forma primordiale: la comic strip che riappariva ogni giorno, una al giorno, legava i lettori al quotidiano.  Servivano per venderne le copie, si svilupparono come piccola arte del fumetto di sintesi e intrattenimento. In Italia al loro arrivo furono strozzate nella culla dal Corriere dei Piccoli che le relegò in spazi infantili non senza averle prima ripulite dalla pericolosa contaminazione tra testo e disegno dei balloon. Le cose rimasero così per molto tempo finché, passato il dopoguerra, alcune belle teste pensanti come Vittorini (prima) e Eco (dopo) scoprirono lo spessore artistico, la poesia, il valore letterario di Schulz e non solo. Il dibattito sul primo Linus del 1965 condotto da Eco con Vittorini e Del Buono è la chiave per capire tutto. Non solo la restituzione di dignità al fumetto ma anche l’essenza di Linus. Con altra cadenza temporale, mischiandole in un periodico fatto anche di testi, il primo direttore Gandini  riportò le strisce in Italia, questa volta in modo filologicamente corretto.
Per alcuni dei fumetti proposti basterebbe riportare il parere garbato di Giuseppe Scapigliati, forse il più grande collezionista di tavole originali in Italia, un personaggio naif e spontaneo che ha amoreggiato tutta la vita con le strisce: <accento toscano perplesso> Gran bel disegno ma non li hapisco miha <fine accento toscano >.
E probabilmente anche quando li capisci quel che conta dev’essere altro, il come si racconta. Come ad esempio, il bellissimo disegno onirico della novella di Reviati nel numero di luglio. Ma quel topos letterario dell’amor perduto e impossibile, ragazzi, l’abbiamo visto in tutte le salse e forme.




LUCI E OMBRE
Insomma, come si dice, luci e ombre. Il numero di agosto sembra finanziato da un ente nipponico per la difesa della cultura fumettistica con il contributo del consolato giapponese (33 pagine dalla 19 alla 51 hanno a che vedere e fare con il Sol Levante, dopodiché se ti chiama un amico per del sushi la prendi male). Ma anche luci, tante. È un piacere grandissimo aver rivisto Spiegelman, il lustro dato a Pazienza nel numero di giugno, la rivisitazione di Barnaby (oddio, poteva essere l’occasione per qualche parola su Vittorini, il primo a portare la striscia di Crockett Johnson nel dopoguerra).  Ancora: le aperture ad autrici italiane come Carratello e Deco (ignorata sin a ieri nonostante l’incredibile  talento linusiano per le comic strip).


SIAMO TUTTI ALLENATORI DELLA NAZIONALE (E DIRETTORI DI LINUS)
Si può mettere su un Linus più linusiano e che davvero diverta ed emozioni quel pubblico di lettori? C’è tanto da cui si può pescare:la carta stampata che ospitava strisce e vignette è in crisi ma non certo  la scena creativa. Basti pensare che ancora viene ignorata la striscia più bella di questi ultimi dieci anni, l’argentina Macanudo di Liniers. Ma dalle parti di Buenos Aires  c’è poi tantissimo altro da scoprire, Tute e Maitena ad esempio. Se proprio si deve ricicciare Schulz, anziché quelle tavole dei ’50 molto viste sì può sorprendere di più con quello ancora più antico, quello dei Li’l Folks, i Peanuts prima che i syndicate decidessero di chiamarli così. O ancora: Pogo, tra le strisce più amate nell’epoca d’oro di Linus.
Dal web spuntano tavole naif come Incidental Comix di Grant Sniders o The Norm di  Michael Jantze. In Italia? Dal passato si potrebbe tirare un ponte sull’epopea Comix: Cavezzali, Ciantini, Totaro e tanti altri. Tra le generazioni successive disegnano tavole, strisce e vignette deliziose con dialoghi esilaranti Tartarotti, Frassetto, Lele Corvi, Makkox, Olivieri, Dario Campagna, Mario Natangelo .
Tutta roba molto linusiana. Ce ne sarebbe anche altra ma  questi sono discorsi da bar del fumetto in fondo.
Comunque Linus continueremo ad andare a prenderlo in edicola. Magari si salta qualche pagina ma è un po’ una  fede e un po’ siamo curiosi del viaggio che la nuova direzione proporrà.

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mercoledì, gennaio 10, 2007

 

Balloon senza parole

Nel numero di Linus di dicembre 2006 è apparsa una storiella a fumetti, Ben Qutuz Brothers in Frustration Land! di Émile Bravo. Divertente ma anche tragica, narra una vicenda di tribolazioni di due ragazzini palestinesi tra arroganti soldati israeliani, intifada e odio antisemita delle proprie famiglie. È un racconto in dieci pagine, non è una comic strip. Ne accenniamo qui perché presenta una tecnica espressiva molto peculiare: Bravo usa i balloon ma non ci sono parole. Sono sostituite da disegni, all'interno, che descrivono, spesso con una sintesi iconografica stupefacente, quello che i personaggi dicono o pensano. A volte meglio che con forme verbali, di sicuro in modo più divertente. L’effetto è infatti quello di accentuare la comicità (o la tragedia, se volete) e di coinvolgere ancora di più il lettore nella costruzione della scena.
[a sinistra: il soldato israeliano chiede al giovane palestinese chi e dove siano i suoi genitori, la risposta è chiara]
Il disegno, in realtà, racconta, non solo illustra, e spesso raffigura (veicola) anche intere espressioni verbali come abbiamo detto un paio di post sotto.
La novità di Bravo è forse data dall'uso di questa modalità in tutto il racconto, persino nelle didascalie. Ma nel campo delle comic strip non è certo un'invenzione. In questi estratti da una tavola domenicale di Krazy Kat c'è un esempio strepitoso (impossibile e inopportuno mostrarla tutta, come le altre sunday comic è molto grande). Confessiamo di essere un po' fissati con il capolavoro di Herriman ma ha davvero anticipato tutti, dentro le sue strip si trovano spezzoni di idee, soluzioni che sparpagliate verranno riprese e sviluppate da più generazioni di disegnatori e sceneggiatori.

Nel cuore profondo della solitudine senza eco di Shonto (deserto indefinito), l'elite di Coconino (Krazy, Ignatz e Officer Pupp) elegge una postazione flessuosa per abbandonarsi a languore, apatia e pensieri (nell'originale l'introduzione è raccontata come una nenia ondeggiata dall' allitterazione delle parole). Il gatto fantastica che il cane poliziotto vada via lontano, il topo vagheggia un bel lancio del mattone sul gatto, il cane immagina che il topo sia in prigione.



Arriva Mr. Doormouse che picchia su una porta incardinata nel nulla. È introdotto il professor T. Van Wagg Taylor, il medium (the psychic), il veggente (the seer), colui al quale nessun pensiero è nascosto (from whom no thoughts are hidden). E arriva anche la trovata ingegnosa di Herriman per descrivere il lesto occultamento dei pensieri dei tre.
Tra le grandi possibilità espressive proprie dell'arte del fumetto c'è quella di raccontare con metafore visive imprevedibili in una sintesi bruciante.



Da notare anche l'uso di un lettering disegnato, con quella A iniziale che si sdoppia in due stivali che trascinano la frase.

[gli stralci sono tratti dalla tavola domenicale del 6/10/1929, Krazy & Ignatz Vol. 3: 1929-1930, "A Mice, a Brick, a Lovely Night" By George Herriman, edited by Bill Blackbeard, Fantagraphics, reperibile anche su Amazon]

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