martedì, marzo 31, 2009

 

Quino a Milano - Tutto Mafalda

Vi segnaliamo l'incontro a Milano, mercoledì 1 aprile, con Quino (ore 18.00, FNAC, via Torino). L'evento è organizzato per presentare "Tutto Mafalda", nelle parole dell'editore Magazzini Salani l'edizione più completa sin ora.
Tutte le strisce e tutte le tavole, anche quelle inedite. La biografia completa del papà di Mafalda. La nascita e l'intramontabile successo della più famosa creazione di Quino. Tutto il mondo di Mafalda: i personaggi e i cartoni animati, l'umorismo e l'impegno civile, i fumetti e gli ammiratori. Inoltre alcuni contenuti esclusivi: gli omaggi a questa "enfant terrible" realizzati da illustri disegnatori, come Grazia Nidasio, Alessandro Pennasilico, Mirella Santambrogio, Silver e Andrea Valente. Hanno poi raccontato come vedono Mafalda scrittori e personaggi del mondo dello spettacolo e dell'editoria.



[Quino - Tutto Mafalda -Prezzo: 35,00 -Pagine: 600 -Copertina cartonata -Formato: 21 x 29 cm]

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lunedì, marzo 30, 2009

 

Palmiro di Sauro Ciantini

www.palmiro.it

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domenica, marzo 29, 2009

 

Big Bang di Massimo Cavezzali

Big Bang di Massimo Cavezzali

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sabato, marzo 28, 2009

 

Singloids dei Persichetti Bros

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venerdì, marzo 27, 2009

 

StoryBoard di Lele Corvi

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giovedì, marzo 26, 2009

 

I Bernasconi di Lido Contemori

I Bernasconi di Lido Contemori

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mercoledì, marzo 25, 2009

 

La mostra di Palmiro a Poppi - 11 aprile

Sabato 11 aprile (è il giorno prima di Pasqua) si inaugura a Poppi (Arezzo) la mostra di Palmiro, il paperotto nero disegnato e agitato da Sauro Ciantini. Sarà presente l'autore: potrete ossessionarlo con richieste di disegnini e dediche su quaderni, strisce, pezzi di carta, magari i bordi della vecchia raccolta pubblicata anni fa da Comix. Se vi va anche abbracciarlo, anche se non siamo certi che ami queste espansività. Assieme a lui Giuseppe Scapigliati (un innamoramento antico il suo), organizzatore della esposizione realizzata in collaborazione con il Comune di Poppi a Palazzo Giorgi, e gran parte degli autori presenti su Balloons con alcuni bei nomi della scena del fumetto italiano.
La cerimonia di inaugurazione si terrà il pomeriggio nelle sale del castello medievale. È una giornata di festa e di vacanza, non ci sono alibi, segnatevi sulla agenda la data: il posto è splendido e vale la scampagnata (
ne abbiamo parlato in occasione della mostra di originali lo scorso anno). Sarà anche un'occasione sociale per incontrarsi abbandonando i freddi schermi e chiacchierare sulle amate comic strip.
"C'era una volta... Palmiro" sarà aperta ai visitatori sino al 31 maggio ma è molto probabile un prolungamento per gran parte dell'estate.

Quello che segue, corredato da alcune anticipazioni delle tavole e del materiale in esposizione, è il testo di presentazione del catalogo della mostra.




C'era una volta

C'era una volta un anatroccolo piccolo, brutto e nero. Povero da far schifo. Pure puzzoso di tonno. Inizia come una fiaba una delle più esilaranti strisce italiane. Continua come un incubo di strazianti e farsesche varianti di una malasorte senza fine. Apparsa nella rivista Comix - splendido laboratorio creativo degli scorsi decenni - racconta con un ritmo forsennato le vicende di un minuscolo papero strapazzato da una fidanzata lontana. Ideata e disegnata da Sauro Ciantini, la striscia di Palmiro è un piccolo modello per chi cerca e sa apprezzare sintesi e semplicità narrative nel fumetto. Terapeutica, consolatrice, poetica e tenera per il più sfigato dei lettori, ci raggira un po' facendoci ritrovare la lirica del pulcino nero con il mezzo guscio bianco in testa, il riconosciuto epico antenato Calimero. Ma allo stesso tempo è sadica, goliardica e con un retrogusto di feroce e comica cattiveria

Il disegno

Palmiro è disegnato come un'icona, in modo davvero semplice, sommando con tre tratti alcune forme elementari. Un beccone mezz'ovale, infilato tra un corpicino rettangolare e un mezzo cerchio di cranio, più piccoli arti quanto basta. Quando poi sfarfalla e galleggia nelle vignette Ciantini sa come tiragli fuori una gamma di espressioni che vanno dall'innamorato idiota, all'affranto depresso fino all'incazzato furioso. Diverse passioni dell'autore però finiscono per insinuarsi nell'estroso e surreale melange grafico della striscia, tra retini e sgraffiate di pennarello, trasformandola in un singolare palcoscenico di citazioni. Il Krazy Kat di Herrimann con la sua infinita storia di un amore irragionevole e i paesaggi stralunati, con la differenza che le ambientazioni stranite di Palmiro sono cittadine. E poi, più dietro, sullo sfondo e negli arredi, gli astrattismi di pittori come Wassily Kandinsky e Paul Klee sino allo stile grafico giocoso di Javier Mariscal.



Con il passare del tempo, come tutti i paperi per bene, Palmiro ha avuto un'evoluzione nel disegno. La noterete nelle tavole esposte: un becco enorme in quelle primordiali, poi diventa più garbato ed elegante. In questa seconda versione è meno invasivo, più adatto a ficcarsi dappertutto nel mondo.
Il ruvido bianco e nero e i retini di antico artigianato della prima serie di strisce, grazie al disegno minimalista e lineare, mutano agevolmente in una colorazione vivace realizzata con l'aiuto della grafica digitale



La striscia

Lo schema narrativo è lineare e veloce. Si inizia con un primo quadretto di ottusa speranza: il papero si scuote e agita spargendo cuori e miele perché è arrivata la lettera della fidanzata lontana. Finto climax nel secondo quadretto: la ragazza sembra scrivere qualcosa di interessante per il passionale moroso. Terzo quadretto: l'argomento si rivela un'affilatissima coltellata che trita senza pietà i sentimenti e vediamo Palmiro immergersi in spassosi scenari di depressione e autodistruzione. Una curiosa antitesi: la fidanzata scrive molto e con assiduo gusto sadico, leggiamo le sue parole ma non la vedremo mai. Osserviamo invece sempre esaltarsi e abbattersi il papero che all'opposto in moltissime strisce non parla mai. Ci sono poi infinite varianti di scalogna e quelle con i comprimari, il cactus Bolivar e il cane festaiolo Maciste, tutta gente che collabora all'avvilimento di Palmiro. Nelle mezze pagine stile Sunday Comic e nelle storielle un po' più lunghe l'anatroccolo sbraita parecchio e rivela un caratteraccio terribile e un'indole da perdente.
Palmiro ha anche un'anima latina. Spagna, Cuba e Messico si affacciano dalla radio, dalle etichette dei liquori, nell'intercalare degli attori e nelle loro origini. E lo spagnolo, si sa, aromatizza in modo comico.



Gli antenati

Uno dei tanti epigoni di Donald Duck che hanno affollato a partire dalla metà del secolo scorso il mondo dei cartoon? No, Palmiro è molto diverso, anche se un debito d'amore con i Paperi di Karl Barks è dichiarato dallo stesso Ciantini. Troppo politicamente scorretto, oltremisura sfigato e solitario per essere raffrontato, ad esempio, alla leziosa e ingessata tribù della Paperopoli italiana. Incavolato, fuma come una locomotiva, si consola con rum e ogni sorta di brodaglia alcolica, ha un linguaggio disinvolto riccamente infarcito di imprecazioni da censura. Un tipaccio forse impresentabile ai bambini (ma ha tutto per farsi adorare da loro). Farebbe arrossire il suo vero ascendente, il garbatissimo Calimero.
L'anatroccolo sembra svolgere nella vita l'attività di disegnatore, alle prese con un "matito" (sic), circondato dal solito armamentario di tubetti e pennelli, impantanato in crisi creative senza un'idea "neanche ad abbaiare in cinese". Con perfidia lo vagheggiamo come una proiezione paperesca dell'autore per esorcizzare la sfiga.



I comprimari

Bolivar andrebbe volentieri a lavorare in un'altra strip se non ci fosse questa terribile crisi del fumetto. E se non fosse un cactus strozzerebbe Palmiro che detesta di cuore. Sedicente buon conoscitore della vita, ama la Tequila e gli incombe assistere alle tragicomiche vicende del papero sfogandosi in commenti velenosi. Troppo spinoso e vissuto per quelle melensaggini. Talvolta Ciantini gli regala ruoli più d'azione inconsueti per un vegetale. Maciste è un cane festante dal naso umido. Per la felicità di sciami di moschini dà segni di gran vitalità producendo vigorose feci sulle quali l'autore ama filosofeggiare. Non è un tipo pensante alla Snoopy, ma un vero cane palloso e scervellato. Isa B. , "cubana de Cuba", è una vicina alquanto interessata a Palmiro (ah, l'amore, sempre a inseguire chi già ama un altro). Nelle premesse sarebbe alta, forme giuste e color tabacco, ma poi assomiglia a Palmiro, solo che è più nera e ha dritti in testa dei dreadlocks infiocchettati stile rasta ottenibili solo ficcando due dita in una presa elettrica. Altri personaggi: il sozzo Lompo, l'insaziabile Horpo, Bulbo "il capo", Pinko e Punko i cattivoni degli ultimi banchi della classe e l'ingombrante Mostro Sbavone.




La mostra

Palmiro può stare dappertutto. Dentro quel corpicino ha un'anima, incontenibile, esuberante. L'energia gli arriva dall'essere così sfortunato. E la malasorte, è noto, è simpatica. Oltre che nelle strisce classiche lo troverete in ardite ambientazioni architettoniche, su oggetti di merchandising, carte, penne, tazze, quaderni, diari. Sa recitare negli spot: in una saletta dedicata ai filmati ci sono gli storyboard dei cartoon MTV, il promo presentato a Rai Trade. È il protagonista di ironiche storielle antipaperi, come quella scritta con la collaborazione di Massimo Cavezzali. Vive in un mondo che una mappa vi racconterà.
Palmiro può parlare di tutto. In occasione della "
Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio", lo scorso 10 settembre, è uscito dalle strisce diventando protagonista di uno spot animato sul tema. Lui, che tante volte ha tentato di farsi fuori, afflitto da una sfiga perenne e da un'atroce fidanzata lontana, per poi risorgere mille volte come tutti gli eroi di carta, sa come comunicare al mondo reale con la giusta soavità. Palmiro sarà sfortunato, brutto, e nero, ma sa il fatto suo.



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martedì, marzo 24, 2009

 

Inkspinster



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lunedì, marzo 23, 2009

 

Palmiro di Sauro Ciantini

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domenica, marzo 22, 2009

 

Big Bang di Massimo Cavezzali

Big Bang di Massimo Cavezzali

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sabato, marzo 21, 2009

 

Singloids dei Persichetti Bros

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venerdì, marzo 20, 2009

 

StoryBoard di Lele Corvi




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giovedì, marzo 19, 2009

 

I Bernasconi di Lido Contemori

I Bernasconi di Lido Contemori

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mercoledì, marzo 18, 2009

 

Arruolamento su Balloons

Nuovi arrivi su Balloons. Tre nuove strisce si aggiungeranno questa settimana a Inkspinster, Palmiro e i Bernasconi (quest'ultima terminerà in aprile).
I piccoli progetti editoriali vanno avanti così. Si molla o si rilancia. Per passione. Giusto un veloce pensiero alla prima soluzione e abbiamo scelto la seconda. I lettori a poco a poco sono cresciuti e come si fa?
Tutti i giorni, domenica compresa, ci sarà qualcosa, un articolo o una striscia e qualche volta tutti e due.

Arriva
Massimo Cavezzali, autore storico amato dai tempi dell'epopea di Comix, con una nuova serie: Big Bang. In parte è figlia di quelle su Dio conosciute dai suoi antichi lettori. Il divertimento sta in quel disegno nudo, minimalista ed espressivo - tirato giù con materiali di fortuna, pennarelli rimediati, matite B2, su carta da fotocopiatrice - che osa toccare temi immensi come vita, creazione, religione, con dialoghi scombinati e surreali. Una strip semplice, messa su con poco, è pur sempre Cavezzali: pane, salame e idee. Siamo molto orgogliosi del suo ritorno sulla scena delle comic strip. Ogni domenica, per ora.


Arriva
Lele Corvi con una nuova serie tutta dedicata a Balloons. Il soggetto è il mondo del fumetto e dei disegnatori e per le prime bozze che abbiamo visto vi piacerà moltissimo. Tanti lettori di Balloons si ritroveranno. Lele ha una capacità innata e smisurata di sviluppare qualsiasi soggetto, è il mago prezzemolo delle strip. Gli abbiamo solo chiesto di liberare la sua comicità sul tema del disegno e in fondo non deve far altro che far ridere di quello che meglio conosce. Da tanto pensavamo a lui e siamo felici che faccia parte del gruppo di Balloons, era già la sua famiglia naturale. L'appuntamento con Storyboard è per ogni venerdì.

Infine giungono i Persichetti Bros, esordienti bravi e vivaci, anche se dietro al disegno c'è una mano con lunga esperienza. A loro, come a Cavezzali e Corvi, abbiamo chiesto di sperimentare in libertà. Nuove versioni di Singloids (vedrete nelle prime proposte delle tavole in solo bianco e nero) oppure strisce in anteprima per i lettori di Balloons. I Persichetti Bros sono già una bella realtà. Ogni sabato.

Attendiamo ancora un altro autore, forse due, le "trattative" sono in corso. Dietro questo arruolamento alla causa di Balloons c'è il progetto, appena bisbigliato, di creare una nuova grande squadra di autori solidi per aprire l'assalto ai giornali proponendo una pagina o un inserto variegato.

Rimane sempre la formula base di questo blog, articoli, recensioni e segnalazioni sul mondo delle strisce da giornale accompagnati da tavole di autori italiani. La voglia è quella di rilanciare e mantenere viva la tradizione di questo genere di fumetto, popolare e amato anche dalle nuove generazioni di autori e lettori per la sintesi, le idee fulminanti, la velocità di comunicazione e la semplicità. Se ci darete una mano con il passaparola si crescerà ancora.
Nei prossimi giorni vi lasceremo con le sole strip. Siamo a caccia come sempre di storie e autori, nuovi e antichi. Dopo esserci mossi per un po' nelle acque italiane ci spostiamo nei mari del sud Atlantico e poi nel Baltico e ancora dopo in Australia. Abbiamo bisogno di qualche giorno per navigare.

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martedì, marzo 17, 2009

 

Inkspinster



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lunedì, marzo 16, 2009

 

Palmiro di Sauro Ciantini

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venerdì, marzo 13, 2009

 

Kika di Cavezzali e Camerini


Dei due gatti ci siamo innamorati subito dalla copertina. Così semplici nel disegno, così "palmiriani", furbetti, disinvolti ma anche candidi e pusillanimi. Raccontano enciclopedie con gli occhi. Si chiamano Kit il nero e Kat il bianco ma anche se invertite i nomi non cambia gran che. Sono duali, una terza dimensione personale tra singolare e plurale (chi ha studiato greco al classico afferrerà in pieno). In genere sono piantati al suolo ma possono fare casino e ogni tanto tirano fuori delle zampine. Gli innamoramenti accecano, tenete conto per le righe che seguiranno.


Kika è nata a un tavolino di un bar, come racconta uno degli autori. Una discussione affollata, sicuramente di quelle sane e creative che solo l'ozio puro sa alimentare. E quando il cervello vaga liberamente nascono belle invenzioni. È una delle poche strisce a firma multipla e variabile. A volte la paternità è Utoman. In altre tavole compare il nome dei due autori: Massimo Cavezzali e Andrea Camerini. Qualche volta, così, ad abundantiam, anche con Utoman, che in realtà altro non è che lo pseudonimo (duale) adottato dalla coppia.


Appare regolarmente su Lupo Alberto, periodico di fumetti popolare come il personaggio, rivolto soprattutto ad un pubblico di giovanissimi (sotto una pagina).

E qui si pone un primo problema. Come definire Kika? È davvero mirata a dei piccoli lettori, a ragazzini? A un primo sguardo avrebbe tutto per deliziarli. Le giuste tenerezze, un disegno semplice e una colorazione vivace. Personaggi nei quali identificarsi e animali buffi. Certe tavole ricordano vagamente lo stile di un altro fumetto per l'infanzia, la Pimpa surreale e atipica di Altan. Solo che qui facilmente e volentieri la comicità sbanda sul nonsense dissacrante, molto lontano da qualsiasi tentazione pedagogica o protettiva verso gli infanti. Pimpa al confronto, pur nella sua palese diversità, è un prodotto terribilmente più coerente. La verità è che Kika funziona come piacevole lettura anche per un pubblico adulto e smaliziato. Gli autori non si arrendono a costruire solo tavole per adolescenti, o meglio, non resistono alla tentazione di far passare altri canoni di umorismo. Davvero riconoscibile, ad esempio, è la mano o meglio il modo di pensare bislacco e lunare di Cavezzali per chi in passato ha avuto possibilità di apprezzare le sue strisce. In uno dei meccanismi più frequenti intreccia due fili logici del tutto alieni tra loro e fa esplodere nel giro di due quadretti una situazione che si rivela insensata.


La riflessione ci porterebbe lontano, anche perché seria. È deludente che gran parte di quello che si vende ai ragazzini sia sempre la stessa sbobba, che li si reputi e tratti come dei cretini. Raramente si vede chi riesca a sviluppare temi, disegni e contenuti non stucchevoli e originali uscendo dal solito birignao.
Sotto questo aspetto Kika è un bel ibrido,
spesso incompreso, tant'è che non manca chi la definisce insulsa. Nasce, ad esempio, come presa per i fondelli di certo fumetto giapponese: la protagonista che dà il nome alla serie (preso da un film di Almodovar) si concia i capelli e veste come una squinzia nipponica.

Kika è fidanzata con T-Boy, il loro rapporto è nichilista, stanno insieme ma non si sa perché. Tutti i luoghi comuni dell'amore sono allegramente sconsacrati. Divertente per i grandi, chissà che effetto ha su un lettore che ancora cerca di capire se l'altro sesso è venuto da un altro pianeta.





Gli altri personaggi. Dei gatti abbiamo già detto, resta da aggiungere che sono trattati come bambini dalla loro padrona Kika e che hanno molto da ridire sulla sua spilorceria. Bubba è il cane di T-Boy. Indolente fino all'inverosimile, non parla, divora tutto quello che gli passa vicino. Questo è uno dei tormentoni più stirati con mestiere dagli autori, in mille varianti. Come un pitone, vedremo tutte le forme delle cose inghiottite dal corpaccio della bestia. Ogni tanto appare un cane servente, a volte pizzaiolo, altre cameriere.


La striscia vive in effetti per la gran parte su dei tormentoni. Alla porta della casa di Kika bussano sempre e ogni volta personaggi e richieste sono pazzeschi. Gli incubi sono mostri concreti.


Poi c'è la serie "mamma (o papà) cosa sono io" con stupende prese di consapevolezza del mondo animale.


Ogni tanto le varianti infinite hanno delle pause e sono un po' ripetitive (Kika ha sorpassato il migliaio di strisce), altre volte fanno davvero ridere e stupiscono proprio per la capacità di raschiamento del barile. Accidenti, non è possibile, ne hanno inventata ancora un'altra, pensa il lettore familiarizzato. Le strisce più belle e ingegnose sono quelle dove i personaggi principali si fanno da parte e vari esponenti della fauna terrestre scambiano riflessioni micidiali.

Per quel che abbiamo inteso il metodo di lavoro dei due autori parte da un bozzetto tirato giù da Cavezzali, poi rivisto e messo in bella da Camerini. Qualche volta si ha l'impressione che l'umorismo stralunato del primo sia un po' frenato. Del resto è una striscia che deve correre in certi binari.


Kika è una strip molto professionale, forse anche troppo, ben delineata. Quando gli autori non si lasciano trascinare da fretta e iperproduttività è davvero divertente e sorprende il lettore. La raccolta pubblicata come supplemento di Lupo Alberto non è facilmente reperibile ma vale l'acquisto. Contiene le prime strisce e un'introduzione ben scritta.


Massimo Cavezzali ha un curriculum eterogeneo. Ha pubblicato, strisce, vignette e raccontini su un'infinità di periodici degli anni '80 e '90, Il Mago, Il Grifo, Dolly, Comix, i quotidiani L'Unità e Paese Sera, l'inserto "Tuttolibri" de La Stampa. Ha disegnato con una certa predilezione per il pentagramma rock, su Ciao 2001 e il supplemento Musica de La Repubblica, giusto per citarne alcuni, fino a una biografia comica a fumetti sul celebre Vasco Rossi. Diverse le collaborazioni con il compare e complice Sauro Ciantini, la più divertente da ricordare è la sexy papera Ava di "M'ama non m'ama - guida al petting per fidanzati" (fuori catalogo, ora i due si dilettano con il genere giallo e con la sola scrittura, braccia rubate ai tavoli da disegno).



Il più giovane Andrea Camerini è ugualmente eclettico. È stato un collaboratore storico del giornale satirico "Il Vernacoliere", ora firma spot pubblicitari, cartoni animati e ha collaborato sia con testi comici che con disegni a una serie notevole di programmi televisivi (Crozza Italia, Striscia la Notizia, Blob, Mai dire martedì, trovate la lista completa nella prefazione a Kika, si fa quasi prima a dire dove non ha messo parole e matite)

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giovedì, marzo 12, 2009

 

I Bernasconi di Lido Contemori

I Bernasconi di Lido Contemori

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mercoledì, marzo 11, 2009

 

Hiawata Pete di Francesca Ghermandi

La Coconino Press ha pubblicato lo scorso autunno un volume di comic strip: Hiawata Pete di Francesca Ghermandi. Fermi tutti. La casa editrice di Igort, il più sofisticato tra i marchi sulla scena del fumetto italiano, loro che del "famolo strano" artistico ne hanno fatto una vocazione, pubblicano una raccolta di strisce? La curiosità è forte e la voglia di vedere le carte altrettanto.


La serie è apparsa tanti anni fa in una rivista del gruppo Valvoline, "La dolce vita". Un periodico di letteratura e immagine a 360 gradi, come si definiva. Saltiamo dritti tutta la parte del tentativo, quasi un passaggio storico, di dare una veste colta fumetto. Abbiamo obbiettivi divulgativi qua ma sarebbe macchinoso spiegare cosa è stato il gruppo Valvoline e il suo valore d'avanguardia.
La dolce vita - siamo nel 1987 - dedica uno spazio alle strisce di giovani fumettisti. Francesca Ghermandi, dopo una prima bocciatura, pensa "a un personaggio che abbia continuità", qualcosa di adatto agli spazi e tempi di una strip. Un protagonista unico e un mondo che gli gira attorno. Ama, come racconta nell'interessante intervista con Igor che introduce il libro, figure come il Paperino di
Carl Barks, il Lupo di Tex Avery, Duffy Duck. Cartoon, interpreti di gomma e indistruttibili, azione, avventura, dissacrazione e fantasia sfrenata. Attenzione perché questi sono i primi elementi per capire Hiawata inseriti assieme ad altri completamente eterogenei in una commistione unica.
Disegna un papero dal becco lungo, in questa versione iniziale più corpulento di quello che vedremo. Da un libro d'immagini su bizzarri posti in America pesca il nome di una tribù indiana, Hiawatha, perdendo poi con allegra noncuranza un'acca nella trascrizione. Nome Pete, il protagonista è nato.


Nella nuova edizione pubblicata dalla Coconino (la prima raccolta uscita per la Granata Press è fuori catalogo da tempo) l'autrice ha restaurato il bianco e nero rovinato dal tempo, rivisto i testi ma soprattutto cambiato completamente la colorazione, operazione all'epoca della prima stesura complicata (aggiungeva il colore all'originale con una pellicola a parte e il risultato era verificabile solo dopo la stampa). Il libro è introdotto da una prefazione firmata niente meno che da Daniele Luttazzi, anche se la sua scrittura, bisogna dire, non è all'altezza delle aspettative. A corredo inoltre ci sono parecchi schizzi, bozzetti e altro materiale preparatorio oltre alla conversazione con Igort intitolata "Poche parole" (in realtà tante e soddisfacenti).



Il papero si muove sorretto da un disegno davvero dinamico con frullate, torsioni in stile cartoon, ma quello che stupisce sono le ambientazioni, aggrovigliate, complesse, sature di oggetti di modernariato. Il caos dello scenario, soprattutto nelle prime tavole, sembra prendersela con una società postmoderna e iperconsumistica. Del tutto inventata, frutto di un talento davvero visionario come quello della Ghermandi. È una dimensione senza tempo, come racconta anche nell'introduzione, e per questo le strisce mantengono una validità e giustificano la riedizione.


Hiawata spiazza. E forse questo era proprio l'effetto voluto. Chi ha l'occhio assuefatto alla classica sincronia semplice di disegno e gag può perdersi o non capire dove si vada a parare. È una delle strisce più "disegnate" ed elaborate che vi capiterà di trovare (qualcosa di così complesso, con uno stile decisamente diverso, lo ricordiamo in Maakies di Tony Millionaire). Ha bisogno di spazi vasti su carta per essere davvero gustata.



Luci e ombre. Anche perché non riusciamo a far la parte di chi fa finta di capire. Spiazza perché gli ambienti sono così intricati, fascinosi e belli che devi fermarti e tornare indietro a riguardarli nei dettagli: appaiono trasparenze, strani fantasmi, acrobazie architettoniche, minuzie inverosimili.
Allo stesso tempo trama e testi sono esili, li bevi in attimo nella loro elementarità. Qualche volta si può finire a chiedersi un banale: "e allora"? Non è affatto necessario attendersi da una strip grasse risate, tutt'altro. Valgono emozioni, scorciatoie e visioni sghembe del mondo. Satira sociale disegnata? Acido adrenalinico puro per le pupille? La Callas che scrive e canta una nuova "Lucy in the sky with diamonds"? Viene da chiedersi se davvero la forma comic strip sia quella più adatta per la maestria immaginifica dell’autrice. Ad esempio, le prime tavole hanno i tempi della gag ma proseguendo, nella seconda metà della raccolta, si sviluppa una storia, diventa una continuity strip, con trame e avventure alla Carl Barks. Appaiono personaggi simil Macchia Nera, le vicende si intersecano e si sviluppano, sparisce qualsiasi battuta che chiuda in forma conclusiva la strip. Le strisce avventurose, con storie lunghe a micropuntate, sono un classico del genere, diffuse sui giornali, un appuntamento per lettori costanti, tenaci e appassionati come più non esistono. Ma poi raccolte nei comic book perdevano il taglio a striscia, anche perché non aveva più senso.


Qualche volta ci è venuto da pensare che Ghermandi si trovi più a suo agio nel racconto attraverso il puro disegno, come nella silente Pastil/Pasticca, un altro suo fumetto apprezzato dove si muove una bambina con la testa a forma di aspirina tra riferimenti lisergici e scenari onirici.


Detto questo, la visione di Hiawata è raccomandata, un 'esperienza davvero straordinaria. Il volume è raffinato, decisamente oltre la solita qualità editoriale dei fumetti in Italia, come sempre accade con la Coconino.
Francesca Ghermandi (Bologna, 1964) ha iniziato a disegnare fumetti nella seconda metà degli anni ottanta esordendo su Frigidaire, ha collaborato con una serie lunghissima di editori, riviste e giornali, è pubblicata in Francia e negli USA con un notevole curriculum presso la prestigiosa Fantagraphics. Tra i suoi lavori più curiosi sono da segnalare la sigla animata della 62esima Biennale cinema di Venezia e "Il libro delle torte", un folle e divertente manuale illustrato di cucina.

[Hiawata Pete, Francesca Ghermandi, Euro: 14,00, Coconino Press, Collana: Coconino Cult, formato 17x24, 96 pag. bicromia, brossurato]

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