venerdì, marzo 13, 2009

 

Kika di Cavezzali e Camerini


Dei due gatti ci siamo innamorati subito dalla copertina. Così semplici nel disegno, così "palmiriani", furbetti, disinvolti ma anche candidi e pusillanimi. Raccontano enciclopedie con gli occhi. Si chiamano Kit il nero e Kat il bianco ma anche se invertite i nomi non cambia gran che. Sono duali, una terza dimensione personale tra singolare e plurale (chi ha studiato greco al classico afferrerà in pieno). In genere sono piantati al suolo ma possono fare casino e ogni tanto tirano fuori delle zampine. Gli innamoramenti accecano, tenete conto per le righe che seguiranno.


Kika è nata a un tavolino di un bar, come racconta uno degli autori. Una discussione affollata, sicuramente di quelle sane e creative che solo l'ozio puro sa alimentare. E quando il cervello vaga liberamente nascono belle invenzioni. È una delle poche strisce a firma multipla e variabile. A volte la paternità è Utoman. In altre tavole compare il nome dei due autori: Massimo Cavezzali e Andrea Camerini. Qualche volta, così, ad abundantiam, anche con Utoman, che in realtà altro non è che lo pseudonimo (duale) adottato dalla coppia.


Appare regolarmente su Lupo Alberto, periodico di fumetti popolare come il personaggio, rivolto soprattutto ad un pubblico di giovanissimi (sotto una pagina).

E qui si pone un primo problema. Come definire Kika? È davvero mirata a dei piccoli lettori, a ragazzini? A un primo sguardo avrebbe tutto per deliziarli. Le giuste tenerezze, un disegno semplice e una colorazione vivace. Personaggi nei quali identificarsi e animali buffi. Certe tavole ricordano vagamente lo stile di un altro fumetto per l'infanzia, la Pimpa surreale e atipica di Altan. Solo che qui facilmente e volentieri la comicità sbanda sul nonsense dissacrante, molto lontano da qualsiasi tentazione pedagogica o protettiva verso gli infanti. Pimpa al confronto, pur nella sua palese diversità, è un prodotto terribilmente più coerente. La verità è che Kika funziona come piacevole lettura anche per un pubblico adulto e smaliziato. Gli autori non si arrendono a costruire solo tavole per adolescenti, o meglio, non resistono alla tentazione di far passare altri canoni di umorismo. Davvero riconoscibile, ad esempio, è la mano o meglio il modo di pensare bislacco e lunare di Cavezzali per chi in passato ha avuto possibilità di apprezzare le sue strisce. In uno dei meccanismi più frequenti intreccia due fili logici del tutto alieni tra loro e fa esplodere nel giro di due quadretti una situazione che si rivela insensata.


La riflessione ci porterebbe lontano, anche perché seria. È deludente che gran parte di quello che si vende ai ragazzini sia sempre la stessa sbobba, che li si reputi e tratti come dei cretini. Raramente si vede chi riesca a sviluppare temi, disegni e contenuti non stucchevoli e originali uscendo dal solito birignao.
Sotto questo aspetto Kika è un bel ibrido,
spesso incompreso, tant'è che non manca chi la definisce insulsa. Nasce, ad esempio, come presa per i fondelli di certo fumetto giapponese: la protagonista che dà il nome alla serie (preso da un film di Almodovar) si concia i capelli e veste come una squinzia nipponica.

Kika è fidanzata con T-Boy, il loro rapporto è nichilista, stanno insieme ma non si sa perché. Tutti i luoghi comuni dell'amore sono allegramente sconsacrati. Divertente per i grandi, chissà che effetto ha su un lettore che ancora cerca di capire se l'altro sesso è venuto da un altro pianeta.





Gli altri personaggi. Dei gatti abbiamo già detto, resta da aggiungere che sono trattati come bambini dalla loro padrona Kika e che hanno molto da ridire sulla sua spilorceria. Bubba è il cane di T-Boy. Indolente fino all'inverosimile, non parla, divora tutto quello che gli passa vicino. Questo è uno dei tormentoni più stirati con mestiere dagli autori, in mille varianti. Come un pitone, vedremo tutte le forme delle cose inghiottite dal corpaccio della bestia. Ogni tanto appare un cane servente, a volte pizzaiolo, altre cameriere.


La striscia vive in effetti per la gran parte su dei tormentoni. Alla porta della casa di Kika bussano sempre e ogni volta personaggi e richieste sono pazzeschi. Gli incubi sono mostri concreti.


Poi c'è la serie "mamma (o papà) cosa sono io" con stupende prese di consapevolezza del mondo animale.


Ogni tanto le varianti infinite hanno delle pause e sono un po' ripetitive (Kika ha sorpassato il migliaio di strisce), altre volte fanno davvero ridere e stupiscono proprio per la capacità di raschiamento del barile. Accidenti, non è possibile, ne hanno inventata ancora un'altra, pensa il lettore familiarizzato. Le strisce più belle e ingegnose sono quelle dove i personaggi principali si fanno da parte e vari esponenti della fauna terrestre scambiano riflessioni micidiali.

Per quel che abbiamo inteso il metodo di lavoro dei due autori parte da un bozzetto tirato giù da Cavezzali, poi rivisto e messo in bella da Camerini. Qualche volta si ha l'impressione che l'umorismo stralunato del primo sia un po' frenato. Del resto è una striscia che deve correre in certi binari.


Kika è una strip molto professionale, forse anche troppo, ben delineata. Quando gli autori non si lasciano trascinare da fretta e iperproduttività è davvero divertente e sorprende il lettore. La raccolta pubblicata come supplemento di Lupo Alberto non è facilmente reperibile ma vale l'acquisto. Contiene le prime strisce e un'introduzione ben scritta.


Massimo Cavezzali ha un curriculum eterogeneo. Ha pubblicato, strisce, vignette e raccontini su un'infinità di periodici degli anni '80 e '90, Il Mago, Il Grifo, Dolly, Comix, i quotidiani L'Unità e Paese Sera, l'inserto "Tuttolibri" de La Stampa. Ha disegnato con una certa predilezione per il pentagramma rock, su Ciao 2001 e il supplemento Musica de La Repubblica, giusto per citarne alcuni, fino a una biografia comica a fumetti sul celebre Vasco Rossi. Diverse le collaborazioni con il compare e complice Sauro Ciantini, la più divertente da ricordare è la sexy papera Ava di "M'ama non m'ama - guida al petting per fidanzati" (fuori catalogo, ora i due si dilettano con il genere giallo e con la sola scrittura, braccia rubate ai tavoli da disegno).



Il più giovane Andrea Camerini è ugualmente eclettico. È stato un collaboratore storico del giornale satirico "Il Vernacoliere", ora firma spot pubblicitari, cartoni animati e ha collaborato sia con testi comici che con disegni a una serie notevole di programmi televisivi (Crozza Italia, Striscia la Notizia, Blob, Mai dire martedì, trovate la lista completa nella prefazione a Kika, si fa quasi prima a dire dove non ha messo parole e matite)

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