lunedì, gennaio 17, 2011
La villetta delle strip (estratto dalla tesi di Steve Frassetto 1)
Iniziamo con questo post a pubblicare alcuni estratti dalle tesi di laurea sui fumetti di Andrea Grillenzoni (Grillo) e Stefano Frassetto. Partendo da quest'ultimo, con una delle parti più divertenti, dedicata all'architettura visibile nelle comic strip. Non seguiremo l'ordine del lavoro originale, quindi è necessaria una piccola premessa per inquadrare l'argomento. Uno dei capitoli è dedicato agli ambienti e luoghi rappresentati in forma iconica nelle strisce, con un'introduzione al concetto di icona nel mondo del fumetto così come delineato soprattutto dal celebre studioso Scott McLoud. Salteremo per ora questa premessa generale contenuta nel lavoro originale e passiamo direttamente a vedere come appare la tipica villetta delle strip.
A proposito di icone. Ci riserviamo qui e là di aggiungere qualche osservazione, aggiunta o annotazione agli estratti dalle tesi. Saranno riconoscibili per la presenza della piccola icona di Balloons qui a sinistra.
Ma ora la parola al dottor Frassetto.
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Scott McLoud definisce l'icona come rappresentazione di persona, ma anche di luogo. Ed i luoghi possono essere rappresentati in maniera più o meno realistica a seconda del tipo di narrazione. In entrambi i casi devono però svolgere un ruolo preciso e cioè definire in maniera inequivocabile l'ambiente in cui si muovono i personaggi. Soprattutto nelle strisce umoristiche, la cui quotidianità deve tradursi in familiarità per il lettore.
Vediamo ora come alcuni di questi ambienti svolgono la loro funzione di icona, caricandosi di significati che vanno ben oltre la loro semplice rappresentazione.
La villetta unifamiliare, assai diffusa nelle strip americane dagli anni '50 agli anni '80, delinea un microcosmo tipico della periferia statunitense: famiglia piccolo borghese composta da padre impiegato nel terziario, madre casalinga, due o più figli, cane e automobile. La vita sociale si regge soprattutto sui rapporti di vicinato e su piccoli svaghi come il cinema o il bowling. Tutte le strisce umoristiche che hanno al centro la famiglia americana sono dunque ambientate in questo luogo tipico, a tal punto da essere sovente disegnato nello stesso modo, come si può notare nei numerosi esempi che seguono: Hi & Lois di Mort Walker e Dik Browne, Miss Peach di Mel Lazarus, Peanuts di Charles Schulz, Blondie di Chic Young, Pearls Before swine di Stephan Pastis, Doonesbury di Gary Trudeau, Zits di Jim Borgman , Winthrop di Dick Cavalli.
Nonostante esse si svolgano in tempi e modalità differenti (Blondie è degli anni '30 mentre la striscia di Pastis è dei giorni nostri, scegliendo per esempio la più vecchia e la più recente) mantengono questa caratterizzazione comune, che nell'immaginario collettivo americano definisce il senso di casa e di famiglia valido in ogni epoca.
Le variazioni sono minime: dal cespuglio al gradino, passando per il lampione all'ingresso. Il vero elemento dominante rimane la parete esterna della casa, vista come in un prospetto laterale.
Hi & Lois di Mort Walker
Miss Peach di Mel Lazarus
Peanuts di Charles Schulz
Blondie di Chic Young
Pearls Before Swine di Stephan Pastis
Doonesbury di Gary Trudeau
Zits di Jim Borgman
Winthrop di Dick Cavalli
È semplicemente la rappresentazione della porzione di una casa tipica dei quartieri residenziali che spesso nelle facciate si rifanno all'ottocentesco Stick Style: "Nelle case costruite in questo stile (…) i muri esterni sono rivestiti da una sorta di imitazione dell'antico sistema costruttivo a travi in vista e riquadri in muratura (…) come del resto avviene anche col rivestimento di tavole in legno sovrapposte (Henry-Russell Hitchcock, L'architettura dell'Ottocento e del Novecento) ".
Le assi che vediamo appaiono chiaramente sovrapposte : "Il sistema a tavole sovrapposte offriva una maggior animazione di luce e d'ombra (…) permetteva anche di rendere sensibile all'esterno il nuovo sistema costruttivo (…). Con i loro muri a tavole sovrapposte, le ampie verande e le finestre a balcone, quelle che tuttora sono chiamate comunemente le case Downing sono sostanzialmente una creazione originale dell'America (…) ".
Stephen Colton's house
La Stephen Colton's house a Longmeadow Green (MA) (immagine sopra) progettata appunto da Andrew Jackson Downing può essere considerata un valido modello di riferimento. Ovviamente le villette suburbane del ventesimo secolo ne sono un'evoluzione, dunque sono meno ornate, hanno un garage in cui parcheggiare l'automobile e spesso non hanno una veranda coperta d'ingresso. Ma un rapido confronto con la prima vignetta di una tavola domenicale (vedi sotto) di Calvin & Hobbes, mostra quanto questo riferimento sia comunque sempre presente nell'opera dei cartoonist americani.
Al porticato non rinuncia invece Richard Thompson, uno degli autori più apprezzati dell'ultima generazione. Nella sua striscia Cul de Sac disegna la casa mantenendo questo elemento classico (vedi sotto), sebbene curiosamente la sua disposizione (come si evince dalla seconda vignetta) a stretto contatto con edifici identici, richiami più un certo tipo di edilizia inglese dei quartieri operai, se non nel movimento quasi circolare addirittura alcune incisioni del "Viaggio a Londra" di Gustave Doré (figura successiva), che l'agiata suburbia statunitense.
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E gli italiani? Come è "iconizzata" la casa nelle strisce italiane? In teoria anche i nostri autori, che in genere si sono imbevuti parecchio nelle strip USA, potrebbero sfruttare il classico innesco umoristico del visitatore all'uscio di casa (del genere "che cacchio vuoi, ti tratto malissimo"). In pratica vi fanno ricorso raramente. E la casa spesso è un appartamento in un palazzo, come nell'esempio sotto tratto da 35MQ dello stesso Frassetto.
Il tratto grafico "iconizzato" comune sembra la serratura dell'uscio (in Italia le case si chiudono a chiave a differenza degli USA a giudicare da quel che si vede nei film), vedi anche l'esempio di Kika di Cavezzali e Camerini. Questa coppia di autori ricorre spesso all'ambientazione nell'ingresso dell'abitazione. Alla porta della casa di Kika bussano sempre personaggi bizzarri con argomentazioni folli.
Etichette: architettura e fumetti, tesi laurea
Prossimamente ho un'esame di semiotica... Chissà che non riesca ad infilarci di straforo un po' di fumetto!;D
Poi inviterò tutti miei amici bidimensionali a bere birra bidimensionale. Volete venire anche voi nel party bidimensionale più esclusivo dell'anno?! Eh?!
Peccato, non vi invito.
Firmato: il gatto e il bambino della Posta di Patty Cuore.
Questo post è veramente bello, non avevo mai pensato al nesso tra l'architettura e le strisce, nel fumetto tradizionale è più evidente, quante case e palazzi e tetti e prospettive e finestre e infissi e portoni e scale e balaustre e campanelli e stanze ho disegnato...e sono solo agli inizi.
Ho dimenticato di dire e tegole e strade e arredo urbano e lampioni e panchine e giardini all'italiana, e pianerottoli e capitelli e foglie d'acanto e colonne e cariatidi e triglifi e androni e soffitti a volta e a capriate e terrazzi e finte nicchie...
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