venerdì, luglio 31, 2009
Arriva Scarton
In realtà Enzo Scarton, grande protagonista dell’epopea del settimanale Comix, era vivo e vegeto anche come disegnatore. Pare non abbia mai smesso, se non giusto per qualche anno. Anche senza un pubblico di lettori perché, come ci ha raccontato, “disegna prima di tutto per sé e poi se le sue cose piacciono anche ad altri, meglio”. Schivo fino all’inverosimile, durante questo tempo non si è curato gran che di tutto questo affannarsi e mostrarsi sul web.
Ci siamo messi ad ascoltarlo affascinati, come si fa la sera nelle bettole del porto con i vecchi lupi di mare che ritornano dopo tanto tempo, ripercorrendo la sua storia. Che inizia in una città di mare, Venezia, dove si diploma all’Istituto Nautico. Comincia a navigare. Per poi realizzare presto che non sempre ti va come a Corto Maltese e cielo e mare, mare e cielo dopo un po’ prendono alle palle.
Ritornato sulla terraferma si mette a disegnare furiosamente cartoni animati con Romano Scarpa e poi fumetti per conto suo. Inizia a guadagnarsi da vivere seriamente in un'agenzia pubblicitaria, proseguendo la professione poi a Trieste come direttore creativo dell’ufficio pubblicità Stock creando per una trentina d’anni campagne pubblicitarie nazionali ed internazionali (Grappa Julia, Vodka Keglevich, Brandy Stock, Whisky, ecc)
I suoi disegni intanto trovano alloggio presso la famiglia Panini. Così lui la ricorda, anche per le riunioni in campagna dove i disegnatori disegnavano e gli editori come dei padrini preparavano le tagliatelle in cambio (aggiungetela alla mitologia del “come i fumettari si fanno fregare”). Era l’era di Comix, con eventi memorabili come i tre giorni a Modena per disegnare una storia a trenta mani assieme a Bonvi, Ziche, Totaro, Ceccon, Disegni, Ciantini, Cavezzali, Alessandri , tutta la formidabile banda di Comix e tanti altri.
Pubblica con la Glénat Italia una raccolta di una delle sue serie, Le Crociate (1991, naturalmente introvabile ora). Partecipa a qualche mostra, appare qua e là come la Madonna, anche in TV e poi come lei scompare. Per anni.
Ora è tornata la grande voglia, anche perché un po’ stufo dei clienti della agenzia pubblicitaria.
Non ha personaggi fissi o un’unica serie. È conosciuto soprattutto per “Le Crociate”, argomento sul quale vuole dire maldestramente la sua. In realtà poi abbiamo scoperto che per prepararsi alle strisce legge tonnellate di libri, nel caso delle Crociate anche testi arabi. Parodia e gag studiate meticolosamente. Soprattutto da quando - dopo aver pubblicato una strip in cui sfotteva i Mormoni (non si divertono, non scopano, ecc...) - gli scrisse una mormone sicula ( e mica solo le casalinghe di Voghera si fanno sentire), facendogli notare che quelli in realtà sono gli Amish.
Le Crociate saranno le prime tavole ad apparire, totalmente inedite per il web, qui su Balloons, con una piccola introduzione esplicativa. Poi, ci ha preannunciato, si sposterà sulle altre serie, Il Corsaro nero, Kosmo, Ombre rosse e magari ancora altri nuovi titoli.
L’appuntamento è tutti i venerdì, a partire dal prossimo, qui su Balloons.
Bene. Inforchiamo di nuovo gli occhiali neri e continuiamo il giro. La missione non è conclusa. Buon divertimento intanto.
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Storyboard di Lele Corvi
giovedì, luglio 30, 2009
Nirvana di Roberto Totaro
mercoledì, luglio 29, 2009
Prof Knox di Pino Creanza
Quiff di Cius
martedì, luglio 28, 2009
Inkspinster
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lunedì, luglio 27, 2009
Big Funny
"L'industria dei quotidiani sta tossendo sangue e si affanna nel
suo letto di morte. I giornali hanno perso rilevanza molto tempo fa e non
possono competere con il fiorire degli internet media. Lettori e inserzionisti
si sono spostati. Sfortunatamente i quotidiani trascinano con loro il meraviglioso
figlio bastardo: la newspaper comic strip" ….Della strip da giornale
di oggi si parla molto male e se lo merita. Le piccole strisce di oggi, con
i loro temi sicuri e prevedibili, sono una pallida ombra di quello che i newspaper
comic furono nella loro selvaggia e colorata gioventù."
Inizia così, tra la nostalgia per i bei tempi andati e la solita tregenda ipertecnologica per il nostro futuro, la presentazione di Big Funny. È un prodotto curioso: una sezione di newspaper comics sovradimensionata di 48 pagine, con circa 50 autori pescati da vari quotidiani americani, coloratissima e enorme come quelle di una volta.
Tralasciando la zuppa di malinconia (vero che molte strisce contemporanee sono banali e troppo politically correct ma anche una volta non mancavano quelle abbastanza sempliciotte) e il disprezzo per l'era attuale (infondato, esistono molte strip divertenti e creative) l'idea è affascinante.
Il mega giornale è realizzato in occasione di una mostra da "The International Cartooonist Conspiracy" (bel nome, accidenti), un'organizzazione internazionale di fumettari aperta sia ai professionisti che agli amatori, in collaborazione con Big Time Attic e Altered Esthetics. Purtroppo è distribuito solo negli USA e solo su ordinazione diretta via mail si può tentare di ottenerne una copia. Però è un modello interessante per tentare di rilanciare il genere. Ci ritorneremo non appena riusciremo a farci sommergere dai quei foglioni.
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Palmiro di Sauro Ciantini
domenica, luglio 26, 2009
Big Bang di Massimo Cavezzali
Etichette: Big Bang
sabato, luglio 25, 2009
Singloids dei Persichetti Bros
venerdì, luglio 24, 2009
Frank and Frank di Chris Appelhans
La semplicità e il minimalismo iniziano dall'intestazione della serie. Stesso nome a tutti e due i protagonisti: Frank and Frank. È una striscia silente, l'unica indicazione verbale arriva dai titoli delle tavole. Il resto è affidato all'espressività del disegno essenziale e agli occhi e alla mente dell'osservatore, atteso a dilatarne i contenuti.
Così lineare e povera. Eppure questa comic strip ha un filo di connessione con il film Coraline, l'opera più complessa e fantastica sugli schermi ora (se ne parlava nel retrobottega dei commenti qui su Balloons).
LEGGI TUTTO L'ARTICOLO DEDICATO A FRANK AND FRANK....
Frank and Frank di Chris Appelhans racconta di sentimenti basilari: amicizia e amore. Un orso goffo e grande, un ragazzino. Appena abbozzati: tutto si gioca su pochi tratti carichi di espressività. Il disegno appare schizzato, con qualche punta di colore brillante ogni tanto. Un divertissement leggero, poetico e giocoso.
In realtà Chris Appelhans è un artista americano con i fiocchi, nato nell'Idaho e trasferitosi poi in quel ombelico del mondo che è Los Angeles. Qualcosa decisamente di più di un illustratore: con termine un po' snob uno come lui viene definito "concept artist" (con qualche escursione persino in campo musicale). Collabora per l'animazione nei Pixar Studios, ha un portfolio di prestigio già ricco e variegatissimo. Dalle sue matite arrivano alcuni personaggi e scenari fantasiosi creati per Monster House, City of Ember, e infine lo strepitoso gioiello Coraline. Passa con disinvoltura da stili e complessi temi ultra dark all'ideazione di reami più naif.
Frank and Frank è il suo angolo di innocenza mai perduta. Parla un linguaggio universale. Sta tutto su una linea.
Ogni tanto passa un'altra bambina oggetto dei sentimenti confusi del ragazzino Frank.
La striscia è proprio tale, quasi irriproducibile sugli schermi perché si sperde pensata lunga lunga in orizzontale (qui per impaginarla l'abbiamo dovuta spezzare su più linee, vedi gli esempi originali nella pagina su froghatstudios.com). Tant'è che la raccolta su libro di Frank and Frank ha la forma sfiziosa di un piccolo scaffale largo più di mezzo metro.
Da gustare con calma la striscia intitolata Seasons: Appelhans mette su il teatrino con una piccola evoluzione multimediale aggiungendo musica e un arcobaleno di colori.
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giovedì, luglio 23, 2009
Nirvana di Roberto Totaro
mercoledì, luglio 22, 2009
Prof Knox di Pino Creanza
Quiff di Cius
martedì, luglio 21, 2009
JEREMYVILLE
Jeremyville e basta. È un artista, un marchio, una serie infinita di prodotti, dagli art toys alle scarpe, dai disegni su magliette, borse, copertine di libri e dischi ai murales. Un nome, un sito web, un luogo virtuale, un punto di riferimento per una rete enorme di collaborazioni. In questo caso si può ammettere che il nome dell'umano che ha dato via a tutto questo diventi irrilevante.
Di lui qualcosa però si sa, le sue apparizioni in Italia (una mostra lo scorso aprile) cominciano a intensificarsi, XL de La Repubblica gli ha dedicato un servizio nel numero di agosto 2008. Australiano di Sidney, ha studiato architettura ma ha cominciato a sfogare la creatività senza aver frequentato alcuna scuola, inventandosi un villaggio virtuale popolato di buffi e teneri mostriciattoli.
CONTINUA A LEGGERE E VEDI LE TAVOLE DI JEREMYVILLE.....
Ha girato il mondo - nessuna voglia di legarsi ad un ufficio o di lavorare per altri - facendo poi della collaborazione una ragione di vita. La lista lunghissima inizia (anche per ragioni alfabetiche) con un musicista geniale come Beck. La sua storia è un esempio di vita per chi ancora crede all'artista individualista, magari maledetto e con un pessimo carattere già dalla mattina presto. Grazie a questa attitudine mentale e al tempo instancabile passato a scrivere mail si è infilato dappertutto, pubblicità, animazioni, rapporti con grandi marchi internazionali.
Qualcuno vi dirà che tutto questo è conseguenza di internet. In realtà anche nel medioevo se non appartenevi a una corporazione, confraternita, magari anche un misero villaggio, se un principe illuminato non ti proteggeva eri un uomo morto. Isolato. Il web ha solo dato un'accelerata enorme e fenomeni come Jeremyville non fanno che sfruttare il profondo significato di internet. Una rete di interconnessione tra intelligenze con interessi simili come mai l'avremmo immaginata.
Per chi ha voglia di approfondire su Jeremyville c'è il sito e su carta due corposi e supercolorati volumi con dvd, poster e adesivi inclusi. Qui ci interessano le sue curiose comic strip.
C'è del miele nelle sue tavole, anche tanto, ma è cristallizzato in sogni e incubi affascinanti, in forme incantevoli e imprevedibili. Atmosfere di felicità, speranza, talvolta ira, miraggi. Hanno natura di comic strip per la ricercata sintesi. Essenziali nel disegno e nella colorazione, bizzarre nelle idee, quasi sempre silenti. Volutamente. L'autore vorrebbe fossero aperte ai significati che i lettori vogliono trovarvi o aggiungervi. E racconta che gli piacerebbe fossero lette come poesie, passando con calma da un quadro all'altro, cercando chiavi di riflessione e interpretazione. Lui stesso ne propone alcune ma specifica: sono solo i pensieri di una persona. Anche nelle strip conferma l'indole da artista socievole.
(L'interpretazione di Jeremyville per questa tavola The End: "La fine è talvolta l'inizio di un lungo viaggio, sulla strada per chi sa dove. Il viaggio più lungo inizia proprio con un passo. Devi solo seguire i tuoi uccelli")
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Inkspinster
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lunedì, luglio 20, 2009
Palmiro di Sauro Ciantini
domenica, luglio 19, 2009
Big Bang di Massimo Cavezzali
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sabato, luglio 18, 2009
Singloids dei Persichetti Bros
venerdì, luglio 17, 2009
StoryBoard di Lele Corvi
giovedì, luglio 16, 2009
Ça pousse - intervista a Lorena Canottiere
L'abbiamo scoperta sul web, l'abbiamo rivista da poco su Animals e a questo punto, incuriositi, abbiamo deciso di fare quattro chiacchere con l'autrice della strip Ça pousse, Lorena Canottiere. Affatto nuova al mondo dei fumetti, Lorena è approdata al formato strip dopo diverse ed interessanti esperienze lavorative. Ora, anche mentre continua a disegnare il fumetto "classico", trova tempo per raccontare le gesta dei bambini in formato striscia. Sì perchè Ça pousse è una strip che parla di bambini. O meglio, i bambini parlano attraverso la striscia.
LEGGI TUTTA L'INTERVISTA A LORENA CANOTTIERE....
Iniziamo parlando un po' di te, di quello che fai o che ti piacerebbe fare. Tanto per capire come si è arrivati a Ça pousse. Perchè il formato striscia? Ci sei arrivata dopo altri lavori oppure è quello che volevi fare da sempre.
Strisce non ne avevo mai realizzate. Ho fatto fumetti (o meglio "cercato di far fumetti") ma ho sempre pensato di essere distantissima dal formato striscia. Poi ho avuto un bimbo e mi sono divertita un sacco nel vedere come interpretava il mondo, lui e i suoi amici piccoletti. Ho cominciato a segnarmi quello che dicevano e poi una sera ne ho disegnate quattro o cinque. E mi sono ri-divertita. Così ho cominciato.
L'idea di metterle in rete è venuta quando gli amici (zii, genitori, maestri degli “autori” in questione) mi hanno chiesto di vedere le strisce, così invece di mandarle in giro via mail ho deciso che quel progetto (a cui mi ero nel frattempo molto affezionata) avesse bisogno di uno spazio tutto suo. Così è nato il blog, che oltre ad essere il mio primo esperimento di striscia è stato anche il primo passo su internet. Quindi è stato tutto quasi frutto del caso. Niente di ricercato o di preparato a tavolino.
Però dietro c'è dell'altro. Non basta sedersi al tavolo da disegno e dire "voglio fare questo" per farlo. Bisogna avere anche delle capacità tecniche e comunicative. Cosa intendi con "cercato di fare fumetti"? Hai studiato? Sei autodidatta? Che genere di fumetti cercavi di fare?
Si, è stato un caso la nascita di Ça pousse ma il disegno non è nato dal caso. Disegno di professione, faccio illustrazioni, anche fumetti.
Con ordine: ho frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, poi subito dopo ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare al Corrierino e sono entrata a far parte del gruppo Struwwelpeter che è stata la mia pietra miliare. Anche adesso anche adesso che il gruppo non esiste più da anni si continua a lavorare insieme e soprattutto a confrontarsi e a scambiarsi pareri: insomma un po' uno studio in condivisione, però tra Roma, Milano, Torino e Venezia... grazie a internet!
Poi ho pubblicato i primi fumetti su Terre di Mezzo, il giornale dei senzatetto di Milano e un primo albo nella collana Schizzo presentata dal Centro Fumetto Andrea Pazienza. Ho partecipato a qualche mostra e poi al Napoli Comicon con la mostra sui giovani autori "Futuro anteriore" spostata poi a Seul. A parte altre piccole pubblicazioni su fanzine - alcune inedite perchè le riviste chiudevano prima di andare in stampa - ho pubblicato l'ultima storia a fumetti su Black n° 9 della Coconino e ora, proprio in questi giorni sto lavorando ad un libro per loro. E di questo ovviamente sono contentissima!
Quindi c'è un bel bagaglio culturale a fare da sfondo. E si vede. Il tratto non è assolutamente banale seppure all'apparenza "schizzato" di getto. Molto, molto adatto a rappresentare le voci e i pensieri dei bambini. Personalmente lo trovo parecchio accattivante. Ma credo sia tutto frutto di cesellamenti di anni, o sbaglio? Forse un'applicazione delle tecniche usate per il fumetto "tradizionale" poi trasportate in comic strip? Da dove salta fuori? Quali sono le influenze, gli autori, le opere che in un modo o nell'altro ti sono state da stimolo? E
anche: cosa usi per disegnare? Carta e inchiostro? Tavolette grafiche? E la colorazione? Parlacene un po'. È curiosa la scelta cromatica per lo più a toni freddi, tendente ai blu e ai viola con rare variazioni.
Per quanto riguarda le influenze, all'inizio sicuramente Munoz e Mattotti ma anche Nidasio e Brandoli. Poi mi son “cibata” di tutto il nuovo fumetto francese, da Throndeim a David b, Delisle, Dupuy e Berberian, Blutch, ecc... Per disegnare uso china pennino e carta, non ho mai provato le tavolette grafiche, ma come succede anche ora, il computer lo userei comunque solo per la colorazione: mi piace troppo disegnare a mano e sentire tutti i rumori del pennino o della matita sulla carta!
La colorazione è stata una scelta piuttosto istintiva. Volevo usare una scala di colori che desse un risultato monocromo. La scelta è caduta sui blu ma non è stata studiata più di tanto. Ogni tanto spezzo con qualche texture o dettaglio con un colore caldo, giusto per movimentare un po' il tutto. Penso che il tratto che ho sia veramente frutto del divertimento nell'inchiostrare e quindi del gioco nell'usare il pennino, sfruttando il segno da sottilissimo a spesso.
Facciamo due passi indietro. Uno: viste le influenze mi racconti un po' meglio di questo gruppo Struwwelpeter? Che facevate di preciso? Due: la strip si diceva è "scritta" dai bambini. Loro vivono e tu raccogli i frammenti delle loro gesta. Fin qua sembra fin troppo facile. Voglio dire: molti cartoonist si sono affidati al mondo infantile per creare le loro strisce (Schulz su tutti e Thompson ai giorni nostri per dirne due) ma hanno rielaborato questo mondo e l'hanno filtrato attraverso di loro, comunicando qualcosa di conosciuto ma al tempo stesso di diverso. Non ti pare che come base di partenza possa essere in fondo un po' restrittiva? Mai pensato di inserire all'interno della serie anche battute cucinate e servite direttamente da te? È caratteristico delle strisce essere la voce dell'anima del loro disegnatore. Espressa nei disegni e nei testi, in una sorta di fusione perfetta. La voce di Lorena, oltre che nell'interpretazione artistica e visiva non potrebbe esserci anche nei testi?
Allora, la Struwwelpeter nasce con la redazione del Corrierino (Laura Scarpa, Giorgio Pelizzari), il loro studio dell’epoca e i collaboratori. Gusti comuni e voglia di far fumetti. Si son fatte alcune autoproduzioni. Giusto per collocarlo: era la metà degli anni 90. Si è andati ad Angouleme, poi abbiamo continuato a fare progetti editoriali per ragazzi, soprattutto illustrazione ma non solo, anche fumetto. Oltre a loro due c'ero io, Lorenzo Sartori, Fabio Visintin, Patrizia Mandanici, Stefano Tognetti e altri che si aggiungevano a seconda dei progetti.
Poi io sono andata a Torino, Laura a Roma e si è sfaldato il gruppo.
Ça pousse è una striscia particolare proprio perchè io faccio la "reporter". Non mi sono mai posta la prerogativa di fare strisce, ma sono curiosa e il mondo e gli umani mi divertono. Trovo che la realtà sia molto sottovalutata in quanto capace di stupire e di far ridere. Penso inoltre che l'ironia sia indispensabile, almeno per me lo è, non riesco a prender troppo sul serio nulla, l'ironia rende sensibili, amplia le vedute , le ribalta... Tutto questo insieme di cose mi ha portato a notare e annotare comportamenti, reazioni, gesti: tutto ciò ritorna nei miei fumetti. Nelle storie tutta la realtà che inserisco viene adattata alle situazioni. Le battute sono quelle che sento: io le sceneggio perchè a volte non si capirebbero, o accentuo i toni, le espressioni... ma penso che la striscia proprio per la sua brevità, sia nella "fabbricazione" che nella fruizione, sia un fantastico mezzo per raccontare la realtà. Leggi una striscia e ti può far ridere o no, può piacerti o no, ma se segui un blog di strisce o ne leggi un tot insieme (come le due pagine di strisce su Animals o la pagina di Internazionale) riesci ad avere un perfetto spaccato della realtà. Non trovo molta differenza alla fin fine tra le strisce di Ça pousse (che riportano frasi vere, ascoltate direttamente dai bambini) e le strisce di invenzione dell'autore.
Non solo tra i bambini, anche tra gli adulti penso ci siano un sacco di autori di strafalcioni e massime geniali che raccontano il mondo. Questo è quel che mi interessa in questo progetto ed è per questo che mi ci sono buttata: vedere il mondo con occhi altrui. È una delizia per i curiosi... Sto anche pensando, un giorno, quando – ahimè - avrò un po' di tempo, di fare la stessa cosa con gli adulti... ci sono delle vere chicche anche lì!
Ultima cosa: il titolo della strip. Che significa esattamente?
Ça pousse è francese e si dice dei germogli che sbucano dalla terra e che vigorosamente e in fretta crescono fino a diventare piante: dà esattamente l'idea di qualcosa che spinge da sottoterra per farsi grande ed è assolutamente adattabile alla crescita dei bambini. È in francese perchè solo in quella lingua ho trovato un modo di dire che calzasse così a pennello.
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Nirvana di Roberto Totaro
mercoledì, luglio 15, 2009
Prof Knox di Pino Creanza
Quiff di Cius
martedì, luglio 14, 2009
Inkspinster
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lunedì, luglio 13, 2009
Le strisce di Animals
Arriva una nuova rivista in edicola, un mensile di fumetti: Animals della Coniglio Editore. Ne parliamo perché alla fine contiene una sezione di strip (sezione è una parola grossa: due paginette, due, con otto strisce, otto, due per autore).
Animals ha raccolto presto molti consensi, qualche critica perché tira aria snob e intellettualoide, ma senza dubbio è ben costruita. Luci e ombre, quasi in quantità uguale. Ottima grafica, format abbastanza originale, anche se lo schema base è quello del tradizionale e irraggiungibile Linus. Non solo fumetti, anche articoli di politica, società, riflessioni, spesso ben collegate alle storie disegnate.
LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SULLE STRISCE DI ANIMALS...
La rivista è figlia del web, come non poteva essere diversamente in quest'epoca. Si possono leggere, ad esempio, alcune parti de Le petit riens, un esperimento web del grande Lewis Throndeim, già visto sul suo blog (le tavole svaniscono lentamente con il tempo). Sbucano su carta alcuni talenti emersi in rete, come Makkox, con qualche problema di riproducibilità (i rotoloni disegnati per Canemucca, pensati per essere srotolati sulla risoluzione minima degli schermi, impaginati, o meglio incollati, nel primo numero facevano un po' pena, come ha riconosciuto lo stesso autore).
La lista di autori è buona, con alcuni nomi di prestigio. Anche se alcuni sembrano disegnare e raccontare con il gomito. Sarà una questione di aspettative ma l'ennesimo racconto di Gipi su una stonata storica di gioventù
e sugli amici strafatti (numero due di Animals) sembra un avanzo di canzone restato fuori dall'album LMVDM, per altro davvero buono. E l'ennesimo racconto solipsistico e autoreferenziale con teste di paperi di Makkox non regge il confronto con tante storie migliori che gli abbiamo visto scrivere e disegnare.
Il pregio di Animals è comunque di non assomigliare a riviste già in edicola o nella storia. Ma qui ci fermiamo, perché quei fumetti non sono la nostra tazza da tè.
Passiamo alla sezione strisce. E qui davvero più ombre cupe.
Collocata alla fine con pochi esemplari di strip, appare come uno spazio persino inferiore a quello che possiamo trovare in certi free press non specializzati nel fumetto o in normali mensili (ad esempio Internazionale). Ma sono soprattutto le scelte che indispongono. C'è dietro l'idea un po' cazzona che " ma sì, facciamo anche uno spazio di strisce, che ci vuole, chiamiamo qualcuno". Ci rassegniamo abbastanza a questa ignoranza, questo è il tempo delle graphic novel e molti editori del mondo del fumetto non sanno alcunché della storia e dei capolavori nelle comic strip, lo considerano un genere minore e ignorano beatamente gli attuali migliori talenti sulla scena. Quel che non si conosce si tiene poco in considerazione. Verrebbe da dire: arridatece Linus, se non fosse che il glorioso e criticatissimo mensile per fortuna esce ancora.
Andiamo ai dettagli. Niente da dire su "La Bambina filosofica" di Vanna Vinci. Ne abbiamo già parlato
molto bene in passato. L'autrice è ormai un pezzo di storia e di orgoglio del fumetto italiano. Magari viene da chiedersi quale impellenza avesse Animals di scoprirla. Magari ignorano che proprio Linus, la rivista da cui forse si vogliono distinguere, ha lanciato la bambina filosofica nel luglio del 2000 in pompa magna (tralasciando le precedenti apparizioni su Mondo Naif che in fondo è il cortile di casa dell'autrice). Niente di male, capita di aprire i rubinetti dell'acqua calda e di stupirsi.
Molto da dire invece sulla serie Suberoi di Tuono Pettinato. Disegno e colorazione insignificanti, balloon riempiti con carattere font a stampa (che roba è? Un Times New Roman?), quasi fossero buttati giù di malavoglia e in fretta, gag e battute nulle. Le strisce non sono proprio la tela da cavalletto per questo autore, gli abbiamo visto mettere giù tavole migliori, genere neopop, su XL e altre riviste. Il buon samaritano suggerirebbe critiche costruttive. Eccone qua una subito e non accusateci di mancata rettitudine: ma davvero non c'è altro di meglio in Italia? Dato che Linus pubblica Pupilla bisognava essere alla pari? Naturalmente rimarrà, come persiste Pupilla da anni, balzello imposto ai lettori per saltare alle pagine successive. "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa" si canta nelle redazioni, le scelte culturali forti si difendono.
Che dire poi di Helpin' Darwin (oddio no, ancora un titolo in inglese, ma farà colpo sulle donne?) di Makkox, alias Marco Dambrosio? Anche questa disegnata e pensata con il gomito, quasi un'attività collaterale (nella pausa caffé?), abbastanza piatta se confrontata ad altre sue strisce migliori apparse sul web e qui nelle pagine di Balloons. La differenza con il caso precedente è che un cavallo di razza come lui se la cava anche quando scarabocchia con gli zoccoli. Sarebbe ormai tempo che Dambrosio riflettesse sugli effetti bulimici dell'iperproduttività, si trovi una zia ricca di consigli per redimersi.
La vera sorpresa arriva da un esordiente, con la deliziosa Ça Pousse di Lorena Canottiere. Tira aria fresca e ruvida. Il segno è davvero bello, quella china e quel monocromatico blu manderanno fuori di testa buongustai come quelli della tribù di Coconino. Molto anomala la scelta narrativa. Il mondo dei bambini è uno dei punti di partenza per tanti autori, si pensi a Schulz o Watterson. Nessuno però ha mai pensato di mettere il microfono all'altezza dei bimbi e registrarne tout court le frasi goffe. Senza alcuna intermediazione e interpretazione, quasi cronaca. Il risultato finale è uno di quei sapori nuovi, crudi e forti che stai a masticare e rimuginare pensoso per capire se ti piaccia o meno. Ça Pousse ci ha incuriosito moltissimo: la cosa migliore in questi casi è fare due chiacchiere con l'autore per capire meglio. Ed è quel che faremo scambiando qualche riflessione in un'intervista a Lorena, con un prossimo post pronto per questo giovedì 16 luglio.
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Palmiro di Sauro Ciantini
domenica, luglio 12, 2009
Big Bang di Massimo Cavezzali
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