martedì, luglio 21, 2009
JEREMYVILLE
Jeremyville e basta. È un artista, un marchio, una serie infinita di prodotti, dagli art toys alle scarpe, dai disegni su magliette, borse, copertine di libri e dischi ai murales. Un nome, un sito web, un luogo virtuale, un punto di riferimento per una rete enorme di collaborazioni. In questo caso si può ammettere che il nome dell'umano che ha dato via a tutto questo diventi irrilevante.
Di lui qualcosa però si sa, le sue apparizioni in Italia (una mostra lo scorso aprile) cominciano a intensificarsi, XL de La Repubblica gli ha dedicato un servizio nel numero di agosto 2008. Australiano di Sidney, ha studiato architettura ma ha cominciato a sfogare la creatività senza aver frequentato alcuna scuola, inventandosi un villaggio virtuale popolato di buffi e teneri mostriciattoli.
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Ha girato il mondo - nessuna voglia di legarsi ad un ufficio o di lavorare per altri - facendo poi della collaborazione una ragione di vita. La lista lunghissima inizia (anche per ragioni alfabetiche) con un musicista geniale come Beck. La sua storia è un esempio di vita per chi ancora crede all'artista individualista, magari maledetto e con un pessimo carattere già dalla mattina presto. Grazie a questa attitudine mentale e al tempo instancabile passato a scrivere mail si è infilato dappertutto, pubblicità, animazioni, rapporti con grandi marchi internazionali.
Qualcuno vi dirà che tutto questo è conseguenza di internet. In realtà anche nel medioevo se non appartenevi a una corporazione, confraternita, magari anche un misero villaggio, se un principe illuminato non ti proteggeva eri un uomo morto. Isolato. Il web ha solo dato un'accelerata enorme e fenomeni come Jeremyville non fanno che sfruttare il profondo significato di internet. Una rete di interconnessione tra intelligenze con interessi simili come mai l'avremmo immaginata.
Per chi ha voglia di approfondire su Jeremyville c'è il sito e su carta due corposi e supercolorati volumi con dvd, poster e adesivi inclusi. Qui ci interessano le sue curiose comic strip.
C'è del miele nelle sue tavole, anche tanto, ma è cristallizzato in sogni e incubi affascinanti, in forme incantevoli e imprevedibili. Atmosfere di felicità, speranza, talvolta ira, miraggi. Hanno natura di comic strip per la ricercata sintesi. Essenziali nel disegno e nella colorazione, bizzarre nelle idee, quasi sempre silenti. Volutamente. L'autore vorrebbe fossero aperte ai significati che i lettori vogliono trovarvi o aggiungervi. E racconta che gli piacerebbe fossero lette come poesie, passando con calma da un quadro all'altro, cercando chiavi di riflessione e interpretazione. Lui stesso ne propone alcune ma specifica: sono solo i pensieri di una persona. Anche nelle strip conferma l'indole da artista socievole.
(L'interpretazione di Jeremyville per questa tavola The End: "La fine è talvolta l'inizio di un lungo viaggio, sulla strada per chi sa dove. Il viaggio più lungo inizia proprio con un passo. Devi solo seguire i tuoi uccelli")
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Il segreto del suo successo commerciale: lui viaggia, disegna e inventa e una moglie cazzutissima gli gestisce tutto il resto...
L'autore è l'essere meno adatto a vendere le proprie cose.
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