lunedì, maggio 31, 2010
Arriva Julius di Bruno Olivieri
Arriva Bruno Olivieri con una serie di strisce dal titolo Julius. Raccontano prodezze e nefandezze di un piccione alquanto a suo agio nella vita cittadina e nella nostra era informatica.
Nel suo curriculum si definisce come sceneggiatore, disegnatore e colorista, attività che ormai svolge a livello professionale. Ma Olivieri è molto di più, è un universale dell'umorismo e del disegno. Ha collaborato all'inchiostrazione con Silvio Camboni di storie per Disney Italia, ha colorato per la Panini Comics (Ratman e Cronache del Mondo Emerso) e per diversi editori francesi del fumetto, illustrato articoli sul mensile Linus. La lista comincia a diventare molto lunga, lo trovate un po' dappertutto (ora è sbarcato anche su Il Giornalino) grazie anche alla tenacia pari al senso innato e naturale dell'umorismo. È un ottimo vignettista di satira politica. Su Facebook è una delle (poche) presenze davvero divertenti per il talento da fancazzista sciorinato a tutte le ore e tutti i giorni. Il gusto per la battuta lo porta fino a trovare il tempo per curare una trasmissione radiofonica locale dove si commenta - stile Gialappa's - sport (soprattutto calcio e l'amatissimo Cagliari) e cronaca.
Tutto questo per giungere al punto che ci interessa davvero: il vero Bruno Olivieri lo trovate non quando lavora su commissione al servizio di altri ma quando realizza fumetti in libertà unendo quella buona matita allo sciamannato talento umoristico. In genere o si sa disegnare oppure si sa far ridere. Tanto si diverte da aver in passato persino autoprodotto e distribuito a proprie spese un album di storie a fumetti. Le sue sono le doti del buon artigiano di comic strip. Ma anche quelle che il disgraziato mercato editoriale italiano tiene meno in conto.
Julius è uno dei suoi lavori in libertà (tempo fa su Balloons vi avevamo presentato un'altra serie, realizzata occasionalmente per le elezioni regionali in Sardegna). Proprio per questo non sappiamo quanto Bruno rimarrà con noi, pur avendo tutto per essere uno splendido "strisciaiolo". Le strisce non pagano il lesso per pranzo (posto che un buon forchettone come lui si accontenti del lesso). Il soggetto del piccione è appena abbozzato, esistono ancora poche tavole e altre sono in realizzazione per un progetto in queste settimane, ma per un cavallo di razza come Olivieri si fa un'eccezione. E ora con i lettori di Balloons iniziamo a godercele per un po' di settimane il lunedì. Benvenuto Bruno.
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lunedì, maggio 24, 2010
Come nasce una striscia (18) Singloids dei Persichetti Bros
Questa volta è il turno di Singloids dei Persichetti Bros. Confesso la predilezione per questa striscia, sa raccontare una generazione come poche altre e soprattutto sa farla ridere di se stessa. È nata nel posto e nel tempo sbagliato. Ma di loro abbiamo già parlato bene nella presentazione, quando furono arruolati alla causa di Balloons. Aggiungo solo che, contro la corrente di pensiero che vuole più minimalismo nelle tavole di questo genere, vado matto per la cura, i dettagli e le minuzie con cui è costruita. Da un bel pezzo corteggiavamo Stefano Tartarotti, il disegnatore del trio Persichetti, per fargli raccontare come veniva cesellata una Singloids. Lui ama descriversi pigro ma, come spesso succede, è un vezzo dei perfezionisti dotati di talento che non si perdonano niente. Giudicate voi dalla sua dettagliata esposizione. Aggiungo solo un particolare, magari confortante per chi avesse incertezze o tremori nella propria passione. Tartarotti è un professionista del disegno, ovvero campa dall'illustrazione. Ma da Singloids, una delle strisce con la produzione più regolare e continua di questi ultimi anni, distribuita gratuitamente con licenza Creative Common, non ricava mezzo euro. Eppure guardate il tempo e l'attenzione con cui ogni singola striscia è creata.
Gli cediamo la parola.
L'idea
I testi di Singloids sono scritti a 6 mani. Visto che non siamo i fratelli Cohen che pensano e parlano quasi in sincrono e che non ci vediamo tutti i giorni, abbiamo deciso di scrivere ciascuno le proprie strisce con una certa indipendenza. Certo, a volte alcune strip nascono da una chiacchierata a tavola, oppure uno di noi abbozza un'idea di soggetto per una o più strip ed un altro la sviluppa. Ma il più delle volte ciascuno scrive autonomamente la sceneggiatura delle proprie strisce.
Quando abbiamo un'idea? Dipende. Per quanto mi riguarda quando sono lontano dalla tastiera, mentre faccio il criceto sul tapis roulant o sono in giro in bicicletta, ma soprattutto mentre faccio la doccia. Lo so è scomodo e bizzarro, ma non posso farci nulla. Sotto la doccia la mia mente galoppa felice, le idee si affollano e i dialoghi prendono forma con estrema rapidità. Poi siccome ho pochissima memoria a breve termine, devo correre ancora gocciolante a scrivere l'idea sulla tastiera nel mio mac o registrarla a voce sul cellulare.
Bob invece ha il panico da pagina vuota e di solito si limita a sceneggiare le sciocchezze che dice nella vita di tutti i giorni parlando con amici e parenti. Ted invece pare abbia un suo quadernino segreto dove annota con la maniacalità di un serial killer tutte le strisce che gli vengono in mente.
Nonostante talvolta noi stessi non riusciamo a ricordarci chi ha scritto cosa, capita spesso che i lettori che ci conoscono di persona riescano a capire chi ha scritto la strip del giorno sul nostro blog. Ted infatti è molto bravo e portato per le strip più caustiche e per le battute brevi e fulminanti da humour britannico. Bob ama sviscerare le contraddizioni e i non-sense della vita di coppia o più in generale del balletto comunicativo tra i due sessi. Da bravo fanatico razionalista, adora anche accanirsi contro le religioni (è possibile che prima o poi lo venga a cercare un gruppo di picchiatori ciellini). Io invece amo le strip a tema in piccoli gruppi concatenati. In genere sono quelle dai dialoghi più surreali e chiassosi.
La sceneggiatura
Ciascuno trascrive i testi delle proprie strip in un documento on line accessibile e modificabile da tutti tre. Se ci sono commenti, perplessità o suggerimenti da parte di qualcuno, vengono annotati sopra il testo della strip.
Inizialmente serviva qualche animata discussione per fare in modo che le idee e i dialoghi delle strisce proposte fossero più o meno in linea con lo stile generale di Singloids. Ora invece ciascuno ha quasi involontariamente assorbito i caratteri dei personaggi e l'atmosfera generale del fumetto, quindi non succede più molto spesso di dover discutere sulla singola battuta.
Quasi tutte le strip sono concepite singolarmente, capita però che ci siano serie concatenate in sequenza. Queste serie a volte sono di un unico autore, ma più di frequente uno dei tre scrive un certo numero di strisce e gli altri fanno delle aggiunte. Io, per amor di logica, dovrei disegnare una serie completa alla volta, mentre invece, come un insetto dispettoso, scelgo a caso le strip tirando freccette contro il monitor. In questo modo, il più delle volte, tra le strisce già pronte ci sono numerosi gruppi incompleti. Il caos è voluto per amplificare l'ansia congenita di Bob.
Il disegno
Per quanto riguarda la realizzazione pratica delle strisce sono alquanto pigro: da diversi anni disegno e coloro direttamente sul mio Mac. Piedi sul tavolo, gatta che dorme in grembo, tazza di tè in una mano e penna Wacom nell'altra. Questa è la mia scrivania in studio.
Per certi versi Singloids si può definire un fumetto completamente digitale. Scritto alla tastiera, disegnato, inchiostrato e colorato con Photoshop e pubblicato sul web. Raramente vede la carta, diciamo solo nei casi in cui dialoghi o idee vengono prima annotati su un foglietto.
Le fasi del disegno sono basilarmente quattro.
Prima schizzo velocemente su un livello trasparente di photoshop una prima traccia della striscia.
Poi su un livello superiore schizzo in maniera più definita i personaggi, e altri elementi.
Poi su un nuovo livello metto i testi e inchiostro. Come ho già scritto, sono molto pigro ed alcuni elementi (soprattutto gli ambienti) li disegno solo una volta poi li copio e incollo nelle altre vignette.
Infine coloro.
E ora un video registrato della fase di inchiostrazione e colorazione di una striscia di Singloids. Il video è chiaramente accelerato. Per disegnare una strip impiego un paio di ore circa, non 4 minuti.
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lunedì, maggio 10, 2010
Madam & Eve di Stephen Francis & Rico - Il Sud Africa che non immaginavate
Con i mondiali di calcio vi faranno due palle così sul Sudafrica. Articoli, inchieste, film (quello di Eastwood su Mandela però è buono). Alzata la coppa finirà l'attenzione. Siamo lieti di dare il nostro contributo per quanto ci compete.
Madam & Eve di Stephen Francis & Rico è la comic strip più popolare nella nazione dell'arcobaleno. A dire il vero, da tempo ne volevamo parlare perché è un ottimo esempio di striscia giornaliera che racconta il dietro le quinte di una società.
Riassunto delle puntate precedenti, ovvero l'idea di quel paese che ci siamo fatti nel tempo noi occidentali evoluti e egocentrati dell'emisfero nord. Era la nazione africana dell'apartheid, ricca e dominata da una comunità di bianchi, inglesi e boeri, dopo una colonizzazione feroce. Boicottata e sanzionata dalla comunità internazionale anche se per molti da tutto il mondo era un eldorado da raggiungere oltre che un prezioso alleato commerciale per gli USA. Odiata dal resto dell'Africa, con cui aveva poco a che fare, tanto da dover far volare gli aerei aggirando il continente (li avrebbero tirati giù). Poi il clima cambiò, arrivò a metà degli anni '90 Mandela leader politico del African National Congress, una figura che per noi occidentali sta nell'olimpo con gente come Ghandi. Dopo anni di repressione un governo più illuminato decise di tirarlo fuori dalla galera e di avviare con lui un processo di smantellamento della segregazione.
In realtà la storia è molto più complessa e il Sudafrica è un paese di forti contrasti multirazziali. Convivono, spesso con difficoltà e pazzeschi conflitti interni, etnie bianche, nere, asiatiche e miste, risultato di un'immigrazione plurisecolare.
La premessa ha un senso e tra poco si capirà.
I protagonisti di Madam & Eve vivono il post apartheid. Gwen Anderson, la signora (la "Madam"), è una tipica benestante bianca. Non ha ancora preso piena consapevolezza dei cambiamenti. Eve Sisulu è la domestica di colore, ora libera con pieni poteri contrattuali. E in effetti manifesta decisi segnali di emancipazione per lo stupore della sua ex padrona, adesso diventata datore di lavoro. Terza principale protagonista è Mother Anderson, la mamma di Gwen, arrivata dall'Inghilterra. In teoria ospite ma non se andrà mai. È il punto di vista del più bieco conservatorismo inglese, una vecchia squinternata. Vive di TV, Gin & Tonic e litigi con Eve.
Si ride tantissimo per i contrasti dati dallo scenario sullo sfondo. Ma è anche una strip di tipica scuola USA basata su gag a raffica, molto semplici e vivaci. E non potrebbe essere diversamente dato che Stephen Francis è uno statunitense arrivato in Sud Africa a 39 anni. Tutto rivela la sua formazione sulle pagine yankee di comic strip e ascendenti come Bloom County e Doonesbury. Gli altri coautori sono Rico Schacherl (ottimo illustratore, è lui il disegnatore dei testi ideati da Francis) di origini austriache e Harry Dugmore, l'unico nativo. Quest'ultimo ha lasciato nel 2001. Si sono conosciuti lavorando ad un giornale di satira, Laughing Stock, di Johannesburg e hanno lanciato la strip nel 1992 raggiungendo presto un gran successo su tutti i quotidiani sudafricani.
Aspetto decisamente curioso: tre maschietti hanno ideato una serie con protagoniste tre donne. Ovviamente è stata chiesta ragione e la risposta è "We're all in touch with our feminine side" (siamo tutti in contatto con il nostro lato femminile). Può anche essere, le tre figure sono modellate bene, ma da mestieranti furbacchioni hanno intuito che la strip poteva girare bene con le beghe casalinghe e aggiungere anche la questione dell'emancipazione femminile avrebbe mischiato ancora meglio le carte.
Ma torniamo al Sud Africa e a Mandela che ogni tanto appare nelle strisce. O meglio, lo sentiamo parlare dal palazzo governativo, in pieno stile Doonesbury. Non è come lo immaginavamo. È incasinato con il divorzio, un po' megalomane e presuntuoso. Si discute - sbeffeggiando il mito - su chi ne interpreterà la parte in un film celebrativo delle gesta.
Anche l'immersione nella vita quotidiana raccontata dalla strip rivela aspetti per noi inediti. Ad esempio l'ossessione spesso ipocrita del mostrarsi ora politicamente corretti, non razzisti, guai. La diffidenza congenita e le paure dei bianchi. La violenza della società e le furberie. La lettura è rivelatrice di vizi e costumi, molto meglio delle vignette di satira politica. Ridendo delle buffe vicende familiari è un buon percorso per conoscere dall'interno il vero Sud Africa, quello che non riusciranno mai a raccontarvi.
Difficilmente arriverà mai in Italia. Esistono diverse raccolte ma con un buon inglese potete leggerle in rete sia nel sito ufficiale che in un browser degli archivi.
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