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Deep Dark Fears di Fran Krause per i lettori italiani
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Deep Dark Fears di Fran Krause per i lettori italiani
Quando ero piccolo mia mamma mi raccontava
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Alle elementari avevo amici meravigliosi.
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giovedì, novembre 16, 2017
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martedì, novembre 14, 2017
Tinoshi, il filo nipponico che ama le comic strip
Prima o poi doveva capitare su Balloons. Un nerd filo nipponico che ama le strisce e osa pure disegnarle. Tinoshi, alias Giorgio Tino, trentaseienne, piemontese per nascita e studi ma vagabondo per vocazione e per lavoro. Dopo la laurea in ingegneria informatica ha vissuto per diversi anni negli USA campando come programmatore di videogiochi, la professione che tutti i genitori sognano per i propri figli quando li osservano giocare davanti allo schermo nelle loro stanzette sino all’alba. Aggiungeteci che è anche un ex chitarrista metal fallito e avete il quadretto del bravo figliuolo. In realtà Giorgio è un bravo ex ragazzo, lavora di giorno e disegna di notte, gli piace il calcio, sogna il cappuccino perfetto e adora i chinotti. Unica vera fissa quella per il Giappone: idolatra qualsiasi cosa provenga dal paese del Sol Levante, cibo, robot, video, ha persino tentato di imparare la lingua. Una passione antica, tanto che da vent’anni tutti lo chiamano Tinoshi e nessuno si ricorda come è cominciato.
Dopo aver provato a infestare il web con le sue strisce è poi arrivato anche il momento della raccolta su carta. Perché, sì, puoi essere tecnologico - internet e il web son tanto belli - ma quello che ti commuove davvero, che ti fa colare la lacrima e ti scalda il cuore, è l’antico, solido, profumato di inchiostro e cellulosa, libricino che puoi rigirarti tra le mani. “Tinoshi - Andrà tutto bene (e altre bugie)" pubblicato con la Manfont.
Qualcosa sulla sua striscia e sulla passione per le comic strip ce la facciamo però raccontare direttamente dall’autore.
Signor Giorgio Tinoshi, da cosa nasce quel modo disegnare i personaggi così arzigogolato? In genere la maggior parte dei cartoonist da comic strip si tengono più su figure tondeggianti, stile papà Schulz. Tu invece rischi quello tratto particolare che ci ricorda un po’ Ellekappa.
Lo stile dei miei personaggi ha radici nei manga, soprattutto le versioni "super-deformed" dei personaggi principali. Ho cercato di partire da questa base per man mano farla conciliare con il formato strip: non volevo che fosse un manga ridotto a quattro vignette. Fin da subito i miei personaggi non avevano una bocca, e gli occhi da soli han dovuto sobbarcarsi il compito di trasmettere l'emotività. Ho sempre adorato dare ordine e pulizia ad uno stile che apparentemente potesse sembrare più casuale, e in questo gli strumenti digitali mi hanno dato un grosso aiuto. Pennellate sì, ma definite e precise, con spigoli ben fatti e netti contrasti tra bianco e nero. Ellekappa è sempre stata un'artista che mi ha affascinato fin da piccolo: il suo è uno stile surreale e coloratissimo che 'spersonalizza' i personaggi dando molto risalto a quel che hanno da dire. E sono disegni belli da vedere, al di là del testo. Anche una certa ricerca della immobilità nelle vignette mi ha sempre affascinato, perché permette di dare risalto ai movimenti e ai cambi minimi che apporto. Inizialmente disegnavo i personaggi anche di fronte, o di tre quarti, ma ben presto ho optato per il solo profilo, per rendere il tutto meno confuso e focalizzare l'attenzione su ciò che cambia. Sotto questo punto di vista anche il colore gioca un ruolo importante: uso un paio di colori per striscia (ma lo stesso discorso vale quando uso solo il grigio), e il cambio di tonalità serve spesso per indicare un momento cruciale della battuta. Mi piace poi riempire le vignette di piccoli elementi assurdi, che si notano solo ad una seconda lettura e che contribuiscono a rendere il tutto un po' più surreale.
Spunti per la tua striscia?
La strip si intitola "Tinoshi" - come il mio soprannome. È vagamente autobiografica, nel senso che lo spunto iniziale per i vari personaggi deriva da alcuni miei amici d'infanzia, ma la striscia ha rapidamente preso vita propria e le situazioni sono un po' più surreali e ormai completamente slegate dalle persone che l'hanno ispirata.
Parliamo della tecnica di disegno. Mi sembra di capire che non disegni su carta e realizzi tutto con la tavoletta grafica al computer.
Inizialmente facevo tutto su carta e ancora adesso, se non sono di fretta, realizzo le matite e poi le scansisco. Per motivi di tempistiche, di spazio, di trasferte e di quant'altro ho trovato che realizzare tutto al computer mi rende la vita più semplice senza contare che, come dicevo, ho trovato uno stile che difficilmente riuscirei a riprodurre in maniera totalmente analogica. Ho un grosso problema con il digitale: di fronte ad uno schermo bianco non riesco a capire le esatte proporzioni di quel che voglio fare, mentre su carta tutto è immediato. Da qui il discorso delle matite fatte in analogico. Quando però sono proprio di fretta o devo realizzare un sacco di strisce in poco tempo (o non sono a casa) il digitale è la mia unica salvezza. Inchiostrare su carta ha un fascino incredibile e spesso lo faccio per divertimento personale (e per tenermi in allenamento!) ma il prodotto finito comporterebbe comunque un sacco di passaggi in digitale (colorazione, lettering etc...) e ciò rende abbastanza fumosa l'idea stessa di "originale". Mi piacerebbe poter creare tutto su carta e poi semplicemente scansire ma non sarebbe così, quindi tanto vale...
Sei un grande divoratore di comic strip, quali sono gli autori e le strisce che più ti appassionano? Facciamo un breve giretto prima tra quelle internazionali e poi dalle nostre parti.
Le strisce che mi appassionano e che seguo sono moltissime, ma per brevità cercherò di nominare solo quelle che credo mi abbiano fatto venire voglia di cimentarmi nel disegno in prima persona. Parlando di quelle internazionali è impossibile non nominare le 'solite' pietre miliari del genere: i miei preferiti tra quelle "tradizionali" sono senza dubbio i Peanuts di Schulz, Calvin & Hobbes di Watterson, B.C. di Johnny Hart, The Wizard Of Iz di Parker e dello stesso Hart, Hagar The Horrible di Dik Browne, Mutts di Patrick McDonnel. Tra le più recenti sicuramente Stephan Pastis e il suo Pearls Before Swine, Dilbert di Scott Adams, Rehabilitating Mr. Wiggles di Neil Swaab, Harley di Dan Thompson... Adoro Quino per tutto, davvero, ma tra tutte le cose meravigliose che ha fatto, Mafalda non è tra le mie preferite, lo ammetto. E nemmeno Garfield di Jim Davis, a dirla tutta. In campo italiano sicuramente Sturmtruppen e Cattivik di Bonvi, e poi Lupo Alberto di Silver e Nirvana di Totaro. E poi Enzo Scarton, Sauro Ciantini, Stefano Frassetto, tutti artisti che leggevo da più piccolo o più giovane e che mi han fatto venire voglia di cominciare (e continuare) a disegnare strisce. E mi rendo conto di dimenticarne moltissimi per strada già mentre scrivo...
Beh, se arrivi ad apprezzare una striscia brutta, sporca e cattiva come Mr. Wiggles lo stucchevole Garfield ti sarà indigesto.
Un’ultima domanda, mentre ti diamo il benvenuto qui su Balloons. Sei consapevole di esserti buttato su un genere di fumetto bellissimo, il più antico di tutti, quello che ha dato origine a tutto ma oggi un po’ abbandonato, trascurato e forse anche bistrattato?
Certamente, ma è sempre stato il mio genere preferito. La forza della strip è il saper raccontare una storia, anzi mille piccole storie in brevissimo tempo. Puoi leggerne una, dieci, cento, andare a ritroso, aprire un fumetto ad una pagina a caso e trovare tutto quello che ti serve per apprezzare la striscia e il suo autore. Mi sembra incredibile che, in un mondo 2.0 dove tutte queste caratteristiche la fanno da padrona, sia proprio la striscia ad essere un po' bistrattata e trascurata. Esistono alcune notevoli eccezioni, ma isolate o comunque poco presenti poi su "carta" e comunque nessuno di questi autori si riconosce come autore di strisce come genere a sé. Il fumetto sta cercando di elevarsi e proporsi come genere 'letterario' avvicinandosi, come complessità di temi e lunghezza, al libro. Non ho nulla contro questo fenomeno, ma tutto quello che non è graphic novel viene ridotto al rango di meme, da leggere una volta e poi buttare. Credo personalmente che sarebbe bello riscoprire invece la striscia come genere: nel frattempo continuo a leggerle e rileggerle con lo stesso piacere di quando, da bambino, coloravo di giallo la maglietta di Chalie Brown e pensavo che sarebbe stato bellissimo un giorno, se non fossi diventato un calciatore famoso o un pilota di robot atomici, fare anche io questo mestiere.
Accidenti, queste parole suonano proprio armoniche con la filosofia di Balloons. Bene, arruolato alla causa, ogni martedì Tinoshi su questo blog. Ben arrivato.
Ah, già, ma oggi è martedì, ecco la prima tavola:
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Deep Dark Fears di Fran Krause per i lettori italiani
Nel primo cassetto della mia scrivania ho lasciato le mie ultime volontà,
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