sabato, dicembre 31, 2016
Singloids dei Persichetti Bros
venerdì, dicembre 30, 2016
Le Crociate di Enzo Scarton
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domenica, dicembre 25, 2016
35mq di Stefano Frassetto
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sabato, dicembre 24, 2016
Singloids dei Persichetti Bros
venerdì, dicembre 23, 2016
Le Crociate di Enzo Scarton
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mercoledì, dicembre 21, 2016
Dieci anni di Balloons - Il tempo di Stefano Tartarotti
I fumetti un poco contribuiscono. Va anche detto che, fondamentalmente per pigrizia imprenditoriale, io non sono uno che si sbatte molto a cercare di pubblicarli anche da altre parte. Magari potrebbero contribuire maggiormente. Campo per un insieme di cose differenti tra loro: illustrazione, fumetti e royalties varie per illustrazioni, modelli 3d e libri per bambini fatti per l’estero. Poi non ho una famiglia da mantenere e quindi campo con poco.
In ogni caso credo che sia presto per il canto del cigno del fumetto umoristico professionale. Zerocalcare ha un successo senza precedenti, A Lucca Il padiglione della Shockdom era letteralmente preso d’assalto dai lettori, con code che uscivano fin in piazza. Mi pare che diversi autori riscuotano un certo successo. In testa a tutti Sio, poi Ortolani, Labbadessa, Cuello, Maicol & Mirco, Natangelo, Makkox, Tuono Pettinato e questi sono solo quelli che vengono in mente così, su due piedi. Credo che negli anni sia cambiato il formato di divulgazione. Ormai il cartaceo arriva soprattutto dopo l’affermazione sui social.
Questo per quanto riguarda il disegno. Il testo è più variabile.
A volte lo scrivo di getto tutto in una mezz'ora. Altre volte invece medito e annoto, in tempi diversi, le gag su uno specifico argomento, poi, anche dopo mesi, compongo il tutto e riempio eventuali vuoti.
Faccio tutto in digitale: matita, china e colore (o monocolore). Ormai raramente disegno su carta e, quelle poche volte, con risultati parecchio discutibili.
Come nasce una striscia di Singloids
Parliamo di "Caro Diario" pubblicato da Comicout come raccolta con titolo "L'Italia spiegata agli alieni". Sono un fan sfegatato della serie dalle prime uscite sul Post. Innanzitutto, come stanno andando distribuzione e vendite? Io sono rimasto ai tempi della ultima crisi del fumetto quando a duemila o tremila copie già si aprivano le bottiglie di spumante, del discount ovviamente.
Per quanto riguarda le vendite del libro, da quello che mi dicono serve del tempo per avere dati certi, per via dei resi, ritorni che arrivano dopo parecchio tempo… robe così. Mi sembrava complicato e ho smesso subito d'ascoltare, iniziando a giocare col cavo del microonde mentre emettevo falsi mugugni di comprensione. Mi hanno detto che alcune librerie hanno fatto dei riordini, quindi lascia sperare che ci siano state delle vendite. Ma parliamo comunque di una tiratura molto modesta. Come dicevo prima, le vendite grosse, secondo me, le fai se hai un minimo di diverse decine di migliaia di follower sui social, qualche centinaio di migliaia magari. Come appunto Zerocalcare, Ortolani o Sio. Mi par d'aver capito che Zerocalcare venda diverse centinaia di migliaia di copie.
Io sono praticamente uno sconosciuto. Va bene così. Ho il primo libro completamente mio (scritto e disegnato), a colori, 190 pagine, venuto bene e vari lettori che mi seguono lo stanno prendendo. Son contento così.
Ci sono delle analogie incredibili. O meglio: per come la vedo sei la sua nemesi milanese. Le analogie della struttura narrativa sono notevoli: stesso mix esilarante di spunti autobiografici e ironia feroce contro se stessi fino all'autodistruzione, fustigazione e macerazione. Forse tu qualche spruzzata in più di politica e lui di sociale. Stesso gusto disinvolto per le digressioni e divagazioni a ogni piè sospinto e stessi tempi e ritmi narrativi.
Intendiamoci, il protagonista sfigato è un topos che non avete inventato né tu né Zero, è un filone con nobili ascendenti da Paperino a Charlie Brown per arrivare al gran successo editoriale del Diario della Schiappa di Jeff Kinney (se vogliamo un esempio recente in TV, PIF con la serie La mafia uccide solo d'estate). Ognuno ha capito la formula empatica: l'antieroe è un sollievo e uno spasso per il lettore in un mondo dove tutti se la tirano per sembrare di più. Poi arriva anche l'antitesi: la contrapposizione tra il suo tratto un po' sporco e disordinato, con quadretti spesso storti, stile caciarone e poetico e invece il tuo disegno pulito, lineare, chiaro e ordinato (che a me fa ridere tantissimo proprio perché abbinato alle cazzatone che racconti). Lo so, rischio di cadere nel trito cliché geografico, ma anche questa differenza di stile grafico è rivelatrice dell'imprinting ambientale. Io la vedo così, salto allegramente da uno all'altro e siete tra i fumetti più divertenti che ora leggo sui libri e sul web (anche se in realtà spesso Zero è tragico e cupo per pagine e pagine). Però ora vorrei che mi raccontassi tu la vena narrativa di Caro Diario, com'è nata, quali fonti di ispirazione. L'idea che mi son fatto è che tu ti diverta tantissimo a scriverla e disegnarla.
Ti dirò, mi sorprende quello che mi dici sul tratto. Pensavo che rispetto al tratto più marcato ma preciso di Zerocalcare, il mio fosse molto più trasandato: piatto, il segno incerto e ondulante, mai una riga dritta, anatomia vaga e personaggi gommosi che cambiano aspetto tra una vignetta e l'altra.
Sullo stile non saprei. Mi sono sempre piaciute le storie con vignette mescolate a testi fitti. Fin da quando lessi Disegni e Caviglia e il tono scanzonato e un po' dissacrante di Bloom County. Credo mi abbiano influenzato parecchio. Era il genere di cose che mi piaceva disegnare per il giornale della Fiom. Parlo di eoni fa, quando avevo vent'anni.
Poi due anni fa, disegnandole come storielle autobiografiche, un po' documentario alla Quark, un po' cazzeggio, solo per il mio blog personale, ho ripreso automaticamente la vecchia formula di racconto illustrato con vignette.
Però capisco che la formula narrativa sia simile a quella di Zerocalcare.
Ma temo che, purtroppo per me, la differenza d'età si senta parecchio. Ho letto la sua storia sui Cavalieri dello Zodiaco e mi sono divertito molto. Ma io non li ho mai visti, li conoscevo solo per averne sentito parlare da amici più giovani. Quando ero bambino/ ragazzino trasmettevano altri cartoni animati giapponesi.
Trovo che l'autoironia aiuti. Se racconti qualcosa prendendo allo stesso tempo in giro te stesso è più semplice non risultare troppo arrogante (e non sempre ci riesco).
Spesso, soprattutto nel caso di satira politica e sociale, non sempre traspare il tono e può capitare che alcuni lettori la interpretino come eccessivamente aspra o caustica, quando magari le mie intenzioni erano molto più scanzonate. Mi sembra che usare il proprio personaggio perculandolo di continuo, aiuti un poco a smussare l'irritante effetto "ora salgo su una cassetta della frutta e vi racconto la Verità". Quando, almeno il più delle volte, non c'è nessuna verità assoluta. Semplicemente ciascuno racconta la sua percezione della realtà.
Ma magari, invece, buttarla pesantemente sull'autobiografico non funziona affatto e trapela di più lo stronzo che è in me. Non saprei.
Ok, questa è la parte della conversazione in cui posso attaccare con una meticolosa descrizione della mia funzionalità gastrointestinale. Come quando incroci qualcuno che conosci a malapena e per aver commesso l'errore di salutarlo con un "come sta?" al posto del solito "buongiorno", quello t'inchioda con 45 minuti di storia clinica della sua vescica anale (foto comprese). Interessante, eh. Ma tu stavi per andare a mangiare sushi con gli amici.
Non so. Non ho ricordi nitidi di quest'ultimo decennio. Faccio più fumetti di prima. Ci si guadagna poco, ma perlomeno mi diverto e ho la vaga (e probabilmente falsa) sensazione di lasciare un piccolo e insulso segno del mio passaggio, e tutto questo è, per certi versi, piacevole.
Seguo qualcosa sui social. Leggo sempre molto volentieri i post di Frassetto e Deco. Ogni tanto vado a dare un'occhiata a cosa ha postato Natangelo: l'ho scoperto da poco e mi piace. Anche se è da considerare più un autore satirico che uno stripparolo.
Di non-strip ultimamente ho letto un paio di libri di Zerocalcare, tra cui l'ultimo "Kobane calling", "Il buio in sala" di Ortolani, l'ultimo di Gipi (che mi è piaciuto molto). Belli anche i due libri di Scapigliati sul bradipo. Ho preso anche "Jones e altri sogni" di Matticchio, ma è in coda da leggere appena dopo un paio di libri a fumetti di Hugault.
Cinque anni fa in occasione di un'intervista per presentare la serie Wacowsky ti chiesi che fare di una comic strip. La tua risposta fu "Tappezzeria". Intervistare un pessimista cronico dotato di umorismo e feroce autoironia è dura. Ti prego: non darmi la stessa risposta.
Sinceramente, non lo so. Mi rendo conto che sto dando questa risposta a due domande su tre, ma considera che ho ben tre magliette con sopra scritto “non saprei” (e non sto scherzando) che metto nei duecento giorni dubitativi dell’anno.
Per mia tara mentale faccio fatica a concepire una comicstrip che non mantenga una certa regolarità. Nel mio mondo ideale ogni giorno feriale dovrebbe uscire una strip di Singloids e Wacosky. Due volte alla settimana era ancora accettabile. Una volta sola: riprovevole. Un paio di strip al mese come è accaduto a Singloids nel 2015/2016 lo trovavo molto, molto, molto triste. Una brutta agonia per una strip.
Così, per il momento, sono congelate, ma con l’archivio disponibile alla lettura (e sono migliaia). È la parte bella di internet. Le strip poco famose ora non muoiono più in un cassetto dello studio avvolte in uno di quegli elasticoni a tagliatella. Sono online nell’archivio del blog e ogni tanto qualcuno va a leggersene un centinaio.
Io spero prima o poi di poter riprendere a postarne di nuove e regolarmente. Mi mancano entrambe.
Che fare di una comic strip? La si mette online. Qualcuno te vuole pubblicare su carta? La si pubblica. Tu sei stancato o hai poco tempo? Ti pigli una pausa. Ti torna la voglia di disegnarne un altro centinaio? Le disegni facendo finta di non avere mai smesso. Le strip si fanno per divertirsi, ringraziare chi ti segue e, a volte, per rincuorare se stessi. Si fottano le mode e le tendenze.
Ok, ma ora c’è troppo incurante ottimismo nell’aria. Permettimi di spegnerlo citando ciò che spesso mi ripeteva la mia gatta: “L’entusiasmo è l’oppio dei popoli".
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domenica, dicembre 18, 2016
35mq di Stefano Frassetto
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sabato, dicembre 17, 2016
Singloids dei Persichetti Bros
venerdì, dicembre 16, 2016
Kosmo di Enzo Scarton
Etichette: Kosmo
lunedì, dicembre 12, 2016
10 anni di Balloons - Il tempo di Andrea Grillenzoni
Il pregiudizio di cui parli c'è e forse, giusto per buttarla impropriamente in linguistica, quel significato pregiudizievole si stringe pure a un significante macchiettistico, "fumetto", con quel suffisso diminutivo da Club dei Perdenti Ma Bravi Lo Stesso.
Cinema!, senti come è più aulico; probabilmente se dicessi che sono un esperto di "cinemetto" mi guadagnerei qualche occhiata di compassione e un paio di schiaffi indignati. Vedo nell'irrompere del termine "graphic novel", contro cui non ho niente ma che più che indicare un sottogenere di fumetto pare quasi voglia usurparne l'intera onomastica, un tentativo di ripulirsi e di presentarsi più adulti con nomi nuovi (ricordo che Gipi, in un'intervista a riguardo, rivendicò invece con orgoglio il fatto di realizzare "fumetti"). Ma penso che, per tornare alla tua domanda, questo tipo di fumetto stia riuscendo a presentarsi (giustamente) come qualcosa di altro da gioviale intrattenimento per gli infanti, forse anche perché alcuni di quegli infanti stanno crescendo senza smettere di leggere fumetti. Per le comic strip il discorso vale meno, in Italia hanno sempre avuto difficoltosa collocazione, scontrandosi con la tradizione peraltro nobilissima della vignetta satirica sui quotidiani, al contrario degli Stati Uniti. Tranne isolate eccezioni, scarsa presenza, quindi scarsa dimestichezza, quindi scarsa reputazione. Dubito che Doonesbury avrebbe mai potuto vincere l'equivalente di un Pulitzer da noi.
Dopo la laurea ho fatto un po' di lavori tra cui il ninja, il cravattaro e la diagonale. Al momento lavoro per un'agenzia di concerti per la quale seguo i social network, faccio un po' di grafica e comunicazione e ogni tanto riesco a infilarci dentro un pizzico di fumetto (tipo nel 2015 nel Lucca Summer Festival ). E mi vedo un casino di concerti. AGGRATIS perché sono un POTERE FORTE, LA CASTA DI ME STESSO.
Ogni tanto disegno ancora, sempre malissimo, per coerenza. Sulla pagina che citi ho pubblicato roba d'archivio, materiale dell'Università, del liceo, delle medie, poi restavano le fototessera, due lastre e l'ecografia quindi ho dovuto riprendere a fare qualcosa di nuovo, di tanto in tanto, sempre guidato dalla forza che più di tutte ha contraddistinto la mia esistenza, la pigrizia. Sono riuscito a sviluppare questa formula: disegno minimo e una scritta, basta. Ma questo una volta alla settimana. Gli altri giorni solo la scritta.
Dovevo scegliere, o imparavo a disegnare o diventavo il più grande domatore al mondo di dodo. E chi lo sapeva che quegli uccellacci fossero intolleranti all'estinzione, al momento era parsa la scelta più intelligente. Ogni tanto provo a disegnare per migliorarmi, ma faccio schifo, quindi mi arrabbio, quindi smetto di disegnare, quindi non miglioro. La volta dopo stesso circolo vizioso, una frustrazione che non ti dico e neanche un dodo su cui sfogarmi. Onestamente penso di non essere portato per il disegno, anzi, non credo di essere portato proprio per il fumetto ma continuo saltuariamente a farlo perché siamo animali irrazionali stupidi e compiamo scelte incomprensibili, siamo peggio dei dodo.
Però è soprattutto un’altra la riflessione che volevo proporti, da osservatore del mondo dei fumetti. In questi dieci anni l’aspetto più rilevante è stata la trasformazione del modo di comunicare, monopolizzato dalla bacheca di Facebook. Per un disegnatore di strisce, vignette, ecc, non è la morte civile vedere affogare le sue proposte nel marasma di idiozie delle bacheche, senza nessuna gerarchia (se non quella dei mi piace), alla pari degli sfoghi di qualunque cazzone?
Riguardo la seconda domanda, il social network di Zuckerberg è straniante perché può metterti in fila il video del gattino che si scaccola, la testimonianza strappalacrime di un amico che ha appena perso un parente e un post complottista sui poteri forti dell'enigmistica. Registri diversi, gradi emotivi disparati, profondità totalmente dissimili, tutto frullato nello stesso bicchiere. "Anything goes", è la quintessenza del postmodernismo. Senza fare lo snob, non posso dire di essere un appassionato fruitore di Faceboook ma comprendo l'importanza imprescindibile dei social network. Io lo uso come canale (ho anche un blog a fumetti e uno misto testi/fumetti, giustamente ignorati) e se la mia chincaglieria si perde tra pappagallini che ruttano e cure omeopatiche per l'ambidestrismo, beh, le regole sono quelle.
Ma io che cacchio ne so (qui risponde l'osservatore). Non ci capisco nulla (qui risponde lo "studioso"). In dieci anni credo sia cambiato principalmente il mezzo, o meglio, quel cambiamento già in corso da tempo ha preso maggiormente corpo: ci sono molti webcomic che si esprimono in formato striscia. Online non c'è quel filtro che la carta (l'editore) opera, quindi quantità non significa necessariamente qualità ma ci sono fumetti davvero validi (e spesso, comunque, neanche la carta è una garanzia di eccellenza). Da amante dell'umorismo cattivo, apprezzo molto Cyanide & Happiness o Joan Cornellà (gli amici pedanti a casa faranno notare che, tecnicamente, si tratta spesso di tavole più che di strisce). Seguo da tempo anche Sinfest che negli anni ha cambiato atmosfere e registro, diventando più narrativa e meno scoppiettante, talvolta non convincendomi appieno, ma è disegnata benissimo e sempre meglio. Da lettore di Linus continuo a seguire, in particolare, l'insuperabile Dilbert, Doonesbury, Monty e Pearls Before Swine / Perle ai Porci che avevo scoperto sul sito del relativo Syndicate prima che sbarcasse in Italia (abitudine di consultazione e ricerca che ho un po' perso). Ogni tanto torno sui classici (Peanuts, B.C., Calvin & Hobbes...). Ci sono anche alcuni italiani che mi piacciono ma siccome sono un vigliacco che teme di dimenticarsi qualcuno non faccio nomi.
La striscia sparirà? È da quando ti conosco che ti batti per la sopravvivenza di questo formato ed è ancora qui: la morte più lenta della storia, un trapasso al rallenty, alla Peckinpah. Sicuramente ci sono altre modalità di fumetto che suonano più prestigiose, ne parlavamo più su, ma credo ci sia ancora spazio per le strip, sicuramente su web e un po' meno su carta; tra le riviste di settore è rimasta solo Linus, qualche scampolo si trova su pubblicazioni di altro tipo, come la pagina dedicata di Internazionale, ma penso che questa penuria di rappresentatività abbia più a che fare con una crisi dell'editoria che della striscia (o quantomeno entrambe le cose). Che futuro avrà? Nel duemila ci saranno le strisce VOLANTI, le strisce sulla LUNA e sicuramente strisce robot nate per servirci che impazziranno e ci apriranno in due come un giornalino. Ciao a tutti, stop.
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domenica, dicembre 11, 2016
35mq di Stefano Frassetto
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Singloids dei Persichetti Bros
venerdì, dicembre 09, 2016
Kosmo di Enzo Scarton
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domenica, dicembre 04, 2016
35mq di Stefano Frassetto
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sabato, dicembre 03, 2016
Singloids dei Persichetti Bros
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