mercoledì, marzo 04, 2009

 

Singloids dei Persichetti Bros

SINGLOIDS

Il 2008 delle comic strip italiane è stato segnato da alcuni esordi discreti nel web. Ci sono piaciuti molto l'anomala serie Happy New Year di Pia, distribuita via "spam", il Panda Likes di Bevilacqua. L'altra piacevole sorpresa, il miglior esordio, è stata Singloids.

Cominciamo dalla scelta del nom de plume adottato dal trio di autori:
Persichetti Bros. Notevole. Un po' come quelli ricercati di certi gruppi nell'antica musica progressive - qualcuno ricorderà la Premiata Forneria Marconi - evoca un'archeologia imprenditoriale fascinosa, quelle scritte sui muri delle vecchie fabbriche, con il sovrappiù dell'ironia data dal cognome molto romano e italiano. Considerata la pletora di pseudonimi richiamanti pseudoeroi ed esotismo anglofilo, possiamo sganciare il primo applauso.
Non sarà l'unico. Sono tante le scelte da bravi ragazzi. Tanto che alla fine li immaginerete come una specie di Giallappa's band dall'aria per bene, corretti e intelligenti, con camicie e golfini lindi e ben stirati. Fuori da tutto quel parafernalia finto alternativo, ancora in auge, che, sia detto tra noi, comincia a prendere parecchio alle palle.
Le strisce sono servite in Internet su dei fogli ben ordinati con wordpress, sembrano le pagine del primo della classe. Tutte le cosine al posto giusto. Nessuna pretesa di copyright geloso e possessivo del proprio capolavoro, le tavole vanno sotto licenza
Creative Commons. Come dire: ci va benissimo se le prendete e diffondete, servitevi pure, ci basta che non le modifichiate e riconosciate la paternità dell'opera. Hanno capito tutto, anche prima dei syndicate americani.

Singloids è tanto ben costruita che potrebbe stare benissimo tra le molte diffuse dai syndicate americani. Non ci avrebbe sorpreso come prodotto USA. Solo che nasce sfortunatamente in Italia, in un paese ostile ai fumetti, pensata nella nostra lingua, e deve navigare nel sommerso tra cento altre.
È scritta a tre mani. I Persichetti sono tre amici milanesi. Due tecnici informatici, entrambi di nome Roberto: i loro alter ego nella striscia sono Bob, redattore di una rivista di informatica, quello riccioluto, e Ted, sistemista.



Il terzo è Stefano, il disegnatore, Sid, quello con meno capelli, in Singloids pittore con una certa dipendenza per i biscotti al cioccolato (una passione oseremo dire molto snoopyiana come la strip sotto rivela), nella vita reale illustratore professionista. Altro pregio: il trio ama stare sotto le righe, nessuna biografia sul sito, poche ciance, badano al prodotto, stanno nascosti dietro al marchio. E del resto i loro nomi sarebbero sconosciuti sulla scena.


Sono ambiziosi. Esiste una versione internazionale delle strip, tutte in un buon inglese. Anche se qui, come confessa il Ted del terzetto, traduttore (nonché curatore del blog) il rischio di far danni esiste.



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Apriamo una piccola parentesi, anche perché la questione delle versioni per il pubblico anglosassone è tra i temi cari a questo blog. Un inglese corretto non basta. Con molta consapevolezza il Roberto-Ted traduttore, confessando le sue preoccupazioni, ci ha detto: "Far ridere in un'altra lingua non è semplice e comunque anche se la traduzione è decente, mi manca la conoscenza del gergo quotidiano che userebbero i nostri personaggi se fossero anglofoni". Infatti. Ad esempio, una delle cartine al tornasole che rivela una traduzione non madrelingua è l'uso dei phrasal verb. Non c'è niente da fare, possiamo diventare bravi con l'inglese quanto vogliamo, ma mai riusciremo a ricorrere a quei verbi con preposizione e ad usarli nelle mille sfumature con disinvoltura come loro. E un madrelingua sceglie sempre tra due sinonimi quello con il phrasal verb a differenza dell'italiano che ricorrerà invece a quello con una radice latina perché gli suona più familiare e facile da ricordare. "So che in teoria bisognerebbe sempre tradurre da una lingua straniera nella propria lingua madre e mai il contrario", aggiunge Roberto. Vero, diversamente è quasi impossibile sapere quando una frase può suonare goffa. L'effetto del nostro migliore inglese è spesso, al meglio, quello di una parlata molto ingessata, da regina d'Inghilterra o da riunione d'affare nella City. Proprio quello che non vogliamo in una comic strip, dove invece il ritmare da conversazione e la tonalità popolare dei dialoghi è essenziale per la comicità. La soluzione? Una sola: la collaborazione con un madrelingua che deve proprio ripensare i dialoghi, così come avviene per tutti i grandi autori inglesi. Ognuno ha un collaboratore nei paesi di esportazione: comunicano, s'interrogano nei passaggi più difficili e rispondono con chiarimenti. Il caso più celebre è quello del rapporto di amicizia tra Gary Trudeau, l'autore di Doonesbury, e lo scomparso Enzo Baldoni.

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Le battute hanno ritmi perfetti e un italiano invidiabile. Stefano, quello che disegna, è bravo nel segno e nella colorazione. In realtà, come scoprirete prossimamente su questi schermi, è un signor professionista dell'illustrazione [rispettato il gioco di non far nomi :-)...], partito 15 anni fa dalle strisce e ritornato ora al vecchio amore.



Difficile rintracciare le influenze anche perché non sono molti gli avi dichiarati o riconosciuti dal trio. Tra questi c'è sicuramente Schulz. La scena sotto l'albero con Gea e Ted ci ricorda quella analoga dei Peanuts con gli infiniti dialoghi in cui si perdevano Charlie Brown e Piperita Patty.


In Singloids si salta con piacere e disinvoltura dall'intimismo alla satira sociale. La prospettiva sul mondo femminile è spassosa. Le amiche, Meg, Pam e Gea, sono nervose, stressate, battagliere, depresse, con le loro brave fissazioni periodiche, i sogni facili da smontare, assomigliano a quelle che conosciamo, inquadrate senza tanta compassione e senza ipocrisie. Le trovate umoristiche non mancano, grazie a un'intelligente osservazione della realtà.






Ci sono poi come in tutte le brave strip i tormentoni, classico attrezzo nella cassetta del cartoonist provetto. Una volta agganciato uno si può andare avanti per giorni sviluppandone tutte le varianti. In questo Bob si impadronisce di una rubrica della posta del cuore con effetti letali. Ammettiamolo, sarebbe il sogno di tutti noi.




L'ambientazione è cittadina, potrebbe esser una qualunque metropoli italiana, qualche indizio ci porta alla probabilmente amata e sopportata Milano.



Non mancano i riferimenti al mondo tecnologico. In fondo basta introdurre il poetico punto di vista di un gatto, frequente comparsa nella striscia.


Tra i comprimari c'è iCoso, l’unità 273K3141592OBAFGKMRNS, arrivata da non si sa dove, specie di robot casinista dal nome più lungo nella storia delle comic strip. Ma i tempi sono cambiati e forse non riuscirete a ricordarlo mai ma con il copia e incolla non si sbaglia.


Ci sono anche gli oggetti parlanti. Ma questa è una lunga storia, il disegnatore Stefano li aveva nel repertorio della sua prima striscia.


La striscia perfetta? Il rischio di Singloids a lungo andare è proprio l'eccessiva precisione, a volte la perfezione diventa frigidità. Una vecchia zia, esperta del mondo, frequentatrice molto ascoltata di queste pagine, suggerisce che, invece di mangiare biscotti al cioccolato, dovrebbero lasciarsi un po' andare, fare qualche rutto, ingollare un bel pane e salame, magari girare una canna. Sono bravi, molto, tanto vicini alla perfezione stilistica, hanno una notevole facilità di idee, costanti, produttivi, davvero "professionali" rispetto a tante altre strisce altalenanti sul web. Possono avere un gran futuro sulla carta. Forse è arrivato il momento di togliere, magari di provare con il bianco e nero, di scarrozzare fuori dai binari per vedere l'effetto che fa.

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Commenti:
Spero proprio che in giro ci sia qualcosa di meglio e non capisco per quale motivo esaltiate una striscia del genere. Non ha una propria definizione, non è né comica, né psicologica, né altro, sembra solo l'ennesima rappresentazione sugli sfigati di turno. E' possibile che l'umorismo italiano non proponga niente di meglio?

Massimiliano
 
Gentile Anonimo, è ovvio che questa settimana s'è svegliato con la luna storta. Cosa la preoccupa? Perchè è così attirato dal bicchiere mezzo vuoto? La striscia è così perfettina da rasentare la frigidità, e questo Max l'ha scritto, ma è innegabile che sono bravi. Negli States avrebbero le loro 57 pubblicazioni settimali garantite e potrebbero smettere di aggeggiare quei computer sicuramente la causa di tutta questa loro freddezza (si può calcolare tutto ma non la vita!).
Ma sono preoccupata per te, lettore anonimo, qui non c'è rappresentazione della sfiga, non ci sono personaggi attratti dalla sfiga, ci sono esseri che vivono la vita di tutti i giorni, una vita non sempre dal bicchiere mezzo pieno.
Comunque sono bravi, lo ripeto, bravi come un bravo fidanzatino pedantino. Birra, Cipster e rutto libero la cura.
A te, dei massaggi amorevoli su spalle e collo.

Una zia che ora deve andare a rassettare i letti.
 
Aggiungo una mia personalissima opinione (si può no?) sulla strip di oggi.
La leggo dalla prima striscia pubblicata sul web, scoperta quasi in tempo reale con l'apertura del blog e stravedo per il talento grafico nella realizzazione. La pulizia inoltre è magistrale, come quei cuochi che ti portano un piatto prelibato con tutte le cosine al loro posto. Io queste cose le adoro.
Però tirando fuori il "pane e salame" della Zia, pure io dopo un po' esco stomacato dal ristorante e mi butto nei giorni a venire in pizza e birra e rutto.
Quello che critico (che parolone) è questa storia delle quattro vignette quasi sempre tutte uguali una all'altra. Con i personaggi fissi più o meno nelle solite pose che se (ce) la raccontano.
Anche Schulz - richiamato nella recensione - faceva più o meno così, ma c'era molto più movimento e mai un riquadro è stato la copia pedissequa di quello prima (se non per dare i ritmi giusti alla battuta finale). E' una cosa che da lettore non riesco a sopportare (ma è una opinione del tutto soggettiva), mi sembra come che l'autore in quel momento mi stia dando da mangiare roba precotta. Alcune battute ad esempio potrebbero andare benissimo su tre riquadri, sono di quelle a stile fulmineo che si adatta appunto a quel tipo di formato. Detto questo, dopo essermi attirato le ire da ogni dove, rimango convinto che la strip sia una spanna e mezza sopra a tante altre cose viste sul web ma un po' incastrata nella sua rigidità.
(Però se si smolla quella...!)

Messaggio ai tre autori (minchia stavolta non è uno solo che mi pesta): siete autorizzati a dire tutto il male possibile su di me e sui miei lavori adesso se vi va. Però non rigatemi la macchina ve prego. ;)
 
Queste strisce mi rammentano la scena del film di Spike Lee, quando il nero dal corpo scolpito (uhmmm) prima di mettersi a letto con lei (ugualmente bella e scolpita e ugualmente nera), si mette a piegare maglia maglietta e a far la piega ai pantaloni mentre lei, intanto si ammoscia...
Scusate la citazione alta.
Concordo col pane salame e rutti!

Paolo
 
Dunque innanzitutto, grazie per la lusinghiera recensione.

Per rispondere a Cius sulla ripetitività dello stile: la critica è comprensibile. Va detto che le strisce di Singloids vengono fatte nel nostro tempo libero, che non è molto e non è occupato solo dai fumetti. Stefano/Sid si autoaccusa di essere un disegnatore molto pigro e lentissimo "dato che lavorando più coi colori che con il tratto ho molta meno manualità nel disegno a mano libera".

Per ovviare a questo problema stiamo cercando un bradipo che sappia disegnare.

Ecco, se adesso cortesemente ci dici dove parcheggi la macchina, che veniamo a rigartela. Ma sul pianale, che così non si vede.

P.S: buURRRPPpp!!!
 
Hahaha!
Capisco il discorso sulla sindrome del "tempo libero" perchè ne soffro anch'io! E' uno dei miei vecchi cavalli di battaglia per il quale ho sempre sostenuto che per fare buone strisce gli si deve dedicare tempo, tempo, tempo.
Per rivedere le battute spente, per rifare un disegno che non convince, per colorarle, ecc.
Invece spesso per fretta o "perchè più di così non si riesce ma è sempre meglio di niente" ci si accontenta.

Capisco e quindi ammiro comunque tutta la passione che ci si mette dentro a questi progetti che impegnano tantissimo (ma la gente che legge le strip sul web, si è mai chiesta quanto ci voglia a farle?) e spesso non portano a nulla di concreto (leggesi: pecunia).

Però qui siamo tutti più o meno sulla stessa barca, che è più una zattera di fortuna se volete, e quindi ci si confronta come se questo fosse sul serio un "mestiere" che ci dà da vivere, anche per spronarsi a fare sempre meglio.
L'ho imparato a mie spese ;)

Concludo ringraziandovi per aver scelto il pianale della macchina. Dopo tutti questi commenti che mi lascio dietro era l'unica parte dove c'era ancora spazio per i segni...
 
Cari Ruttoni che spippolate i computer,
mentre la tagliatella fatta in casa cuoce, vorrei dire la mia: se avete poco tempo disegnate meno, via tutti quei colori inutili! Via tutte quelle uova deisegnate dentro il frigo una ad una! Avete paura del vuoto? Nel poco c'è il tutto, il lettore poi mette quello che manca.
Perchè non ne mandate una (di strisce) fatta in b&n e senza tutto quel colore? E passate ai tre riquadri, a cosa serve la quarta vignetta? Solo per darvi tranquillità...
Avanti!

Una povera donna, zia di un benedetto idraulico con la fissa per le strisce (maledetto lui!)
 
Cara Zia (posso chiamarti Zia?),

nel mentre che ragioniamo sui vari appunti che ci fate ti racconto qualcosa. Ci sono scelte precise dietro a come si presenta Singloids. Forse a costo di sembrare... com'era?... fidanzatini pedantini, abbiamo scelto di dare il più possibile un'idea di professionalità, anche perché crediamo sia quello che va fatto se nutri una minima speranza di essere notato in un mare vasto e con tanti pesci come Internet.

Disegnare meno, disegnare meglio? Era un'opzione, ma quando siamo partiti avevamo paura che una uscita alla settimana fosse troppo poco. Nel senso che il nuovo lettore magari domani si ricorda e torna, ma se non trova niente di nuovo dopo una settimana si dimentica.
 
Concordo con Ted-Roberto sul punto della produttività.
Quanto ai tre riquadri o quattro, non ci dovrebbe essere regola, secondo me. Schulz raramente si staccava dai 4, la nuova Pearls before Swine batte il tre tempi come un orologio. Spesso questa autodisciplina è bella da vedere. Ma per il massimo della creatività non ingoiare un metronomo è meglio. Tre o quattro dipende dai tempi della gag. Prossimamente su questi schermi una strip che mostra come nello stesso spazio si possa con disinvoltura passare da uno a otto.
 
qUESTO BLOG è STATO TROVATO E NON CREDO CHE VERRà PERSO


B&N?
Ci rimettiamo al vostro talento di sintesi e di cura dei particolari con poche tracce.
Al max qualche specifica richiesta da sviluppare, da approfondire.
Ma i creativi siete voi.
a noi onore ed onere di raccoglierne i frutti

cordialmente vostra
 
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