venerdì, dicembre 26, 2008

 

L’anniversario del Corriere dei piccoli: cent’anni del fumetto italiano?


Grandi feste per il centenario del primo numero del Corriere dei piccoli. La data storica è il 27 dicembre 1908. Le celebrazioni sono iniziate presto durante il 2008: l'onore di un francobollo, articoli, saggi, libri con riproduzioni delle antiche pagine.




La nascita del "corrierino" viene fatta coincidere con i primi cento anni di vita del fumetto italiano. Quello che stiamo per scrivere ci porterà all'inferno ma pazienza, comunque ci finiremo per tante altre ragioni.
È giustificabile che l'universo del fumetto italiano si guardi un po' indietro e costruisca una propria mitologia. Serve a ricostruirsi una sacralità
il mito: a immaginare un'epopea che glorifichi il presente. Con tanto di date precise. Roma fondata da due ragazzetti allattati da una lupa tracciando i confini con un aratro. Che poi le date siano approssimative, anche quella della nascita di Gesù Cristo, è qualcosa su cui si può glissare. Anche nel mondo del fumetto simbolica e del tutto generica è la figura di Yellow Kid come punto di origine delle comic strip.

Il guaio è che il Corriere nel 1908 ha abortito il fumetto. Per due ragioni.

Primo emarginandolo, da subito, nel mondo dell'infanzia. È vero che nelle sue pagine sono arrivati moltissimi autori americani di strip ma negli USA il fumetto nasce come prodotto popolare, come mezzo per conquistare tutti, adulti o meno, per parlare ai nuovi ceti sociali e alla gran massa degli immigrati. Per far grandi tirature e grana sul mercato editoriale. In Italia ci trasciniamo ancora oggi questo peccato originale, nelle edicole abbiamo la zona porno e quella dei fumetti, abbiamo le fumetterie come i coffee shop. Prima di aprire un libro di fumetti in treno o in metrò ci guardiamo un po' intorno. E la denigrazione ha assunto persino valore semantico nel linguaggio di tutti i giorni (vedi
sul pregiudizio questo articolo su Balloons)

Secondo distorcendolo subito, sottoponendolo a un trattamento e lavaggio anche creativo se volete (ne abbiamo parlato in
uno dei primi articoli qua su Balloons): i balloon, le nuvolette o i testi inseriti nel disegno sono eliminati del tutto, sostituiti dalle celebri strofette. Quella del Corriere, come dirà poi Oreste Del Buono in un articolo su Linus del febbraio 1973 in occasione della recensione di un saggio dedicato all'illustrazione per l'infanzia, è "l'opposizione al fumetto come tramite espressivo nuovo", frutto di una retorica redazionale profondamente ostile. W. McCay (sotto una tavola, siamo già nella seconda era di "In the land of wonderful dreams") e altri autori vennero stravolti a partire dai titoli e dai nomi dei personaggi.



Si fornirono pesanti e pedanti giustificazioni pedagogiche. La nostra letteratura per l'infanzia (dando per scontato il primo assunto sul fumetto come prodotto per bimbi) voleva ridurre al minimo "le possibilità di intrattenimento puro". La lettura doveva essere impegnativa, il contenuto guadagnato con fatica, non con un'occhiata a una pagina dove testo e disegni si confondono.
Del Buono definì baggianate queste teorie, anche a volerle seguire. Non stavano in piedi (eppure hanno condizionato la nostra storia). I piccoli non leggevano i versetti, erano gli adulti a farlo divertendosi anche molto per le acrobazie. E poi faticosa era in realtà la lettura dei fumetti per gli adulti, per mancanza di abitudine, per incapacità: quanti ancora oggi affermano con orgoglio di non riuscire a leggerli. Infine: testo e illustrazioni non si confondono, si fondono (almeno nei buoni fumetti) e c'è una bella differenza.

Con quello schema a quadretti e versi arriveranno molti capolavori italiani, tanti influenzati dalla grande scuola americana, altri originali come Bonaventura. Certo è arte sequenziale, ma lo era anche la colonna traiana. E appare stupefacente il parlare di fumetto
sfogliando il primo numero del Corriere dei piccoli ricco di testi e senza traccia di balloon. Forse le origini della scuola fumettistica italiana sono più recenti e vanno cercate altrove.
Ci sarebbe poco da celebrare a pensarci su. Però il mito ha la sua importanza. E quelle pagine sono una tappa storica. Buon centenario al "corrierino".

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Commenti:
occhio alle baggianate: la rilevanza del balloon è essa stessa un mito. Il "fumetto muto" esiste da ben prima di qualsiasi presunta "invenzione del balloon".

Riordate anche questo: http://fr.wikipedia.org/wiki/Rodolphe_T%C3%B6pffer. Niente balloons, in Topffer, dunque. Eppure è già fumetto. Prima del CdP, certo, e di molto.

ms
 
Del secolo del Corriere dei Piccoli, data la mia età (59), ne ho trascorso insieme 10 o forse 15 anni.... da lì mi è nato l'amore per i fumetti e le strisce...
con nostalgia e gratitudine
sebo
 
Certo che le strisce silenti esistono. Quelle del Corriere non lo erano però.
 
Different people have different life, different people have different interpretations of human life, you may pay more attention small links, so you have style!
 
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