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martedì, maggio 17, 2011
Le strisce sul telefonino: la nuova frontiera dei fumetti?
"Ma davvero vuoi scrivere un pezzo sulle apps a fumetti? Ma sei matto? Non ne sai niente, rischi di prendere cantonate"
Un momento. Per parlare delle strisce diffuse con le apps devo sapere per forza come funzionano, come sono costruite? Chi redige recensioni su programmi televisivi deve sapere tutto di antenne e tubi catodici? Ah, già, il tubo catodico non esiste più, deve sapere di schermi al plasma o LCD? Se mi sono occupato nella vita di comic strip in tutte le forme e modi non va bene?
Ma andiamo con ordine nei ragionamenti: potremmo iniziare chiedendoci cos'è una app. Scoprendo subito che nel caso delle strisce diffuse sui telefonini dobbiamo azzerare la nozione classica di applicazione. Cioè di programma informatico che serve a qualcosa, a una funzione, scrivere, navigare, giocare, disegnare, correggere, vedere ecc., insomma una qualche utilità, fosse anche svago. Girano da sole senza un programma, questo è vero. In questo senso, molto ma molto ampio, sono applicazioni.
Che cos'hanno di innovativo le apps con i fumetti? È difficile dare una risposta. La gran parte niente. Smorzare gli entusiasmi suona un po' antipatico ma guardiamo la realtà. Hanno un sistema di navigazione, dei segnalibri, un indice, spesso resi con grafica simpatica legata al tema della striscia. Ma in sostanza tutta roba che in un qualsiasi file pdf o power point esiste da decenni informatici. Ah sì, le sposti toccando con le dita sullo schermo, il touch screen, ma sotto la Mela di Jobs da tempo traffichiamo con le dita sui nuovi giocattolini. E poi, talvolta, vengono aggiunti dei suoni. Oooh. Stupore.
Tutto è miniaturizzato per andare su un telefonino, pardon, uno smart phone. Ma sotto questo aspetto, niente di specifico rispetto al medium. Sullo schermo di un cinema puoi sparare al posto di un film una striscia umoristica. Come su quello di un computer o una TV: che differenza c'è con il rilasciare un bel power point da far girare su un pc? La portabilità su un cellulare, anzi su un tipo di telefonino specifico e ora molto di tendenza, l'iPhone, non proprio alla portata di tutti. Diciamola tutta: un mondo abbastanza a parte e chiuso, come spesso con la Apple, tanto che le apps per l'iphone ovviamente non possono girare su altri telefonini intelligenti (smartphone, fatelo pronunciare a Totti). C'è meno comunicabilità di contenuti, in pratica nulla, tra un iPhone e gli altri sistemi operativi dei cellulari (in prevalenza Android) che tra un PC e un Mac.
Insomma sotto questo aspetto c'è già una grande contraddizione di fondo con la natura del fumetto, che nasce popolare su quotidiani e giornalini dal costo basso e accessibile a tutti. Ci viene da sorridere all'idea di folle di precari, casalinghe, studenti, pensionati, impiegati e operai che camminano felici per strada verso il sol dell'avvenir guardando le strisce su un iPhone (costa circa la metà di uno stipendio standard minimo).
Poi c'è la questione della moralità bigotta con vertici sublimi di ridicolo nella distribuzione. Recitano le disposizioni di Applestore: "le applicazioni non devono contenere alcun materiale osceno, pornografico, offensivo o diffamatorio di alcun genere (testo, grafiche, immagini, fotografie, ecc.) o altri contenuti o materiali che il giudizio di Apple potrebbe ritenere inopportuni per gli utenti di iPhone o iPod Touch." Mmm, bene, un po' di limiti a questo andazzo scostumato del popolo e degli artisti ci stanno. Ma come si "applica" questo rigore?
Non lo sapevate ma la ridente e tranquilla Sturmtruppen è roba da quasi depravati. L'incauto compratore viene avvisato sul sito con questa classificazione nelle caratteristiche: Vietato ai minori di 17 anni, Frequente o Intenso Contenuto sessuale o nudità, Dissacrazione e humour nero, Raro o Moderato uso o riferimenti ad alcol, tabacco o stupefacenti, Temi suggestivi e adatti ad un pubblico adulto. Violenza realistica.
Davvero? Sturmtruppen? O si parlava del mitico fumetto Il Tromba? "Violenza realistica" la sguaiata parodia di Bonvi?
Altro esempio, questo tratto da theapplelounge.com. La prima immagine è quella rifiutata dai severi censori della Apple, la seconda mostra come l'autore è stato costretto a ritoccare. Immaginiamo madri di famiglia onorate e bambini vestiti alla marinara, naturalmente tutta gente con l'iphone sempre in mano (privi di TV e mai portati su quei luoghi di perdizione delle spiagge), turbati dalla visione degli slip di questa indecente donzella.
C'è da chiedersi se questa è la agognata nuova frontiera del fumetto, dove i quaccheri puritani vigilano sulle carovane di strisce. Il clima però è davvero western, con banditi, sceriffi, indiani, predicatori, iene e vari cani sciolti. Sulle apps si è buttato un assortimento di personaggi a forte interesse sociologico e gli autori di strisce (o di fumetti in genere) sono assaltati da offerte per trasportare le loro tavole sul nuovo medium. Magari immaginate serie aziende software ma a quanto sembra qualsiasi nerd brufoloso con un po' di familiarità con la programmazione può provare a realizzarne. Forse basta meno e ci si può inventare apprendisti stregoni visto che in edicola trovate esposti, ne abbiamo contato già tre, manuali e dispense di corsi "fai da te" con tanto di dvd allegato dai titoli rutilanti tipo "Programma e realizza anche tu un app di successo".
Come mai? È un editoria a costi infimi, non hai investimenti e rischi, tipografie, magazzino, corrieri, negozi, a tutta la distribuzione pensa il monopolista. Il quale, basta che non si vedano mutande e nemmeno se ne parli, ospita qualunque cosa. Boiata o meno, trattiene comunque il 30% tanto qualcosa ne verrà senza che debba sbattersi. Risultato: montagne di apps nello "store" tra cui non sai come districarti. Alcune realizzate in bricolage informatico che si bloccano con tanto di lamentele nei commenti sul sito. Ma giusto qualche lagna sporadica perché poi per pochi centesimi non ti sbatti certo a rimandarla indietro al negozio. Butti via e dimentichi. Tiriamo fuori la parola giusta allora. Non c'è un editore con cui confrontarsi, da conquistare, che crede in te e investe, il tuo limite sul mercato. Questa dalle nostre parti si chiama autoproduzione. Non molto diversa da quella che puoi realizzare oggi su carta con pochi clic su siti come ilmiolibro.it e altri del genere selfpublisher, ce n'è un'infinità. Luoghi che colmano la smania collettiva di creatività dove il rapporto tra opere (moltissime) e lettori utenti viaggia sulla media di uno a quattro. È questo il sogno di un autore con un po' di talento e ambizione?
Visto che siamo passati alla questione pecunia: costano in genere intorno agli 80 centesimi per chi scarica, del 30% abbiamo già detto, il rimanente 70% viene in genere diviso più o meno a metà, a seconda delle contrattazioni, tra programmatore e autore. Quest'ultimo insomma avrà l'emozione di incassare una ventina di euro ogni volta che arriva, se ci arriva, a cento lettori e uscire a prendersi una pizza e birra.
In questo Far West stanno anche per arrivare le giubbe blu, guidate dal Garante per la protezione dei dati personali, per riportare un po' d'ordine. Il presidente dell'Authority Francesco Pizzetti (intervista su La Repubblica del 10 maggio scorso) si dichiara preoccupato sul mondo delle app e annuncia l'avvio di istruttorie: "La piattaforma…iPhone o…Android, non è un problema. Nel senso che sono prodotte da aziende grosse, individuabili. Sono le decine di migliaia di servizi offerti da terzi il punto dolente. Di alcuni si sa poco o nulla di cosa facciano esattamente con le informazioni in loro possesso."
Sotto l'aspetto dei contenuti, ancora molto c'è da studiare per essere davvero innovati e creativi con il nuovo strumento. Alcuni programmatori più attenti hanno cominciato a riflettere e osservare che "i vari autori di comics che hanno pubblicato applicazioni su App Store, si sono limitati a riportare su schermo le singole vignette, senza sfruttare appieno le caratteristiche dei dispositivi da tasca della Mela". Giusto, questo è il punto, e non è aggiungendo qualche suono e musichetta che prendi la patente di multimediale. Qualche tentativo timido si sta affacciando, solo che per arrivarci bisognerebbe unire i ruoli dell'autore e del programmatore. Ovvero l'artista deve conoscere le potenzialità del programma e usarle in modo espressivo. Una parola. Mica facile. In passato è avvenuto qualcosa di analogo con programmi tipo Flash sul web, decollati quando sono stati usati in modo creativo (e qui su Balloons abbiamo una striscia realizzata con Illustrator, addirittura senza disegno, ma il fumettista in questo caso conosce il programma come le sue tasche).
La partita si giocherà - pensiamo - molto sui contenuti ulteriori, diversi e aggiuntivi rispetto al corrispondente prodotto editoriale su carta. Sotto un buon esempio di come su può andare su App Store: la campagna della Mondadori, apparsa sui quotidiani in questi giorni, per "What's Apps?". Certo, stiamo parlando di una casa editoriale grande e famosa ma questo è il percorso giusto. Innanzitutto un marchio, delle collane che identificano in modo coerente il prodotto e danno un segnale editoriale. Una garanzia di qualità. Poteva essere anche una piccola casa editrice come Coconino o altre del fumetto, ma il lettore acquirente sa su che sta buttandosi. E poi, i contenuti: interviste agli autori, animazioni, video inediti, schede aggiuntive, mappe, illustrazioni e immagini esclusive. Un di più e un diverso che da ragion d'essere alle apps in rapporto a quel che già l'autore pubblica. Si tratta in prevalenza di prodotti per l'iPad, d'accordo, ma la stessa strada può essere seguita anche per l'iPhone. Siamo ben lontani dal riprodurre, da cani sciolti con il programmista, pedissequamente un prodotto su carta con un sistema di navigazione.
A questo punto può passare la scritta di coda al film: "nessun euro è stato sacrificato dalla Apple e nessun vero nerd maltrattato per realizzare questo articolo". Ma non è così, non c'è odio o preconcetti. Essere abbastanza critici non significa guardare con antipatia al fenomeno delle apps. Anzi. È un nuovo percorso per diffondere le strisce, per far conoscere i propri lavori anche su un'altra piattaforma. Non lo sconsiglieremo ad un autore, emergente o già noto. I media si aggiungono e sovrappongono nel tempo, non c'è bisogno di ricordarvelo. Non si sostituiscono, al massimo si rubano un po' di spazio, perché d'accordo la modernità ma gli occhi sono sempre due e le giornate sempre di 24 ore. I fumetti su carta si continueranno a leggere e, facciamocene una ragione, sono sempre più belli e comodi di quelli su uno schermo, specie di pochi pollici come nell'iPhone. Va bene anche le apps, basta che non si pompi il fenomeno e non lo si spacci per quello che non è: la nuova frontiera del fumetto.
[Credits: Grazie a Deco per la vignetta introduttiva e a Paolo Di Tonno per le foto dei fumetti su iPhone]
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Big Bang di Massimo Cavezzali (extra - seconda versione)
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