martedì, gennaio 03, 2017

 

Dieci anni di Balloons - Il tempo di Pino Creanza

È il tempo di Pino Creanza, autore multitasking in grado di passare con leggerezza dalle comic strip alla narrativa per ragazzi o ancora al reportage di viaggio illustrato. Ha iniziato a collaborare con Balloons dopo l'esperienza con il mensile XL di Repubblica dove avevamo stanato alcune strisce deliziosamente minimaliste e bizzarre. Il suo Prof Knox ci racconta il senso del tempo per il decennale di Balloons ma l'occasione è buona per scambiare due chiacchiere. 


Prof Knox per 10 anni di Balloons - Pino Creanza



Ho quasi timore a chiederti cosa hai combinato in questi ultimi anni. Conoscendo la tua natura di creativo dai mille percorsi, sono certo che non sei riuscito a stare molto fermo e ci farai sentire tutti molto inadeguati nella gestione del nostro tempo. Proviamo a fare una sintesi? 


In realtà la mia “produttività” non è molto alta, tutt’altro… Diciamo che seguo un po’ l’ispirazione del momento, per cui mi capita di entrare e uscire dai miei progetti senza spesso riuscire a mantenere quella costanza di impegno che forse mi consentirebbe di portarli a conclusione in tempi più ragionevoli.
 Detto questo, dopo la parentesi di Cairo Blues, che ha avuto una coda nella mia collaborazione con il bimestrale di geopolitica EAST, oggi conclusa, ho scritto un lungo racconto, quasi un romanzo, ambientato alla fine degli anni ’60, il cui titolo risuonerà piuttosto famigliare ai maturi lettori di fumetti: “Fuga dal pianeta Mongo”. Si tratta di un progetto che mi abitava da un bel po’ di tempo, le cui radici affondano in qualche modo nel tempo della mia infanzia, e che sono molto contento di aver portato a termine.
Adesso sto lavorando, con la mia consueta lentezza, alle avventure di Lama Loco, una specie di lama tibetano blu con una sola gamba, un solo occhio e neanche un naso; spero di riuscire a farne un libro e a trovare un improvvido editore disposto a pubblicarlo. Sullo stesso tema mi sto dilettando a realizzare dei quadri/illustrazioni con i colori acrilici, una cosa che mi diverte molto.
In tutto questo, proprio le strisce sono rimaste un po’ penalizzate.


Eppure c’è stato un ritorno recente sulla carta stampata che avrebbe potuto motivarti. Mi riferisco alla appena pubblicata mega raccolta XL Comics, un volume bello grande dove si può trovare il meglio dei fumetti pubblicati nei suoi anni d’oro dal defunto mensile XL di Repubblica, con nomi come Zerocalcare e Leo Ortolani a farti compagnia. Ci vuoi raccontare qualcosa di quella esperienza? Credo fosse stato il tuo esordio ufficiale su carta come stripparolo, ma forse ricordo male. 


No, il mio esordio su carta, con Prof Knox, è stato su Frigidaire agli inizi degli anni ’90. Gli stessi Tom e Ponsi sono nati nel 1995 su Dinamite, per poi transitare sul Manifesto. Dopodiché le mie strip sono apparse quasi soltanto sul web. XL ha avuto il merito indiscusso di dare uno spazio per certi versi di eccezione agli autori di strisce, un ambito del fumetto tra i più sfigati in Italia, oggi. Devo per questo ripescaggio dire un grazie soprattutto ad AlePop e all’infaticabile Diavù. XL è stato veramente una bella avventura!
Adesso mi capita di disegnare qualche striscia ogni tanto, quando me le chiedono, ad esempio per l’appuntamento annuale della Smemoranda o per altre piccole iniziative, ma quando viene a mancare la possibilità di pubblicare su un periodico è chiaro che passa un po’ la voglia, o perlomeno acquistano priorità altri progetti, e il tempo non basta mai.




Una striscia non è come un racconto, un romanzo, una graphic novel, non ha un inizio e non ha una fine. I personaggi stanno li, non invecchiano (tranne poche eccezioni come Doonesbury). Hanno una sorta di vita propria, no? Ti chiamano ogni tanto? E che succede quando il loro mondo riprende a muoversi? 
  

È davvero strano il rapporto che si riesce a creare con quelle piccole creature di carta. Puoi non disegnarle per mesi, ma appena ti ci metti a lavorare su ecco che pian piano tornano in vita, come se niente fosse, e soprattutto senza recriminazioni per essere state trascurate a lungo. Non so se succede agli altri disegnatori di strip, ma io quando disegno uno dei miei personaggi mi ritrovo a mimare la sua espressione, a strizzare gli occhi e a fare boccacce.Prolisso some sono, ne ho creati diversi di personaggi e purtroppo, alla fine, mi sono ritrovato a dover scegliere di dare una qualche continuità solo al Prof Knox e a Tom e Ponsi. Mi dispiace un po’ per i topini Gino e Sberla


Due domande per chiudere con un punto. Sulla scena del fumetto in generale e poi in particolare sulle amate comic strip, quali autori ti hanno sorpreso, fatto sorridere o commosso o anche solo regalato la voglia di continuare a leggere? 


Meno facile di quello che sembra, questa domanda. Per rispondere ho provato a guardare tra gli scaffali della mia libreria e non ci ho trovato moltissimo, segno forse che compro e leggo meno fumetti, o anche che sono diventato un lettore esigente.  In ogni caso, un libro a fumetti che nel 2016 mi ha emozionato è Morire in Piedi di Adrian Tomine, uno che mi ha divertito è Polpette spaziali di Craig Thomson (di tutt’altro tenore rispetto a quella sua palla di Habibi…) e uno che mi ha colpito e sorpreso è La mia vita in barca di Tadao Tsuge
Per le strisce, non mi è capitato tra le mani nulla di nuovo, ma, approfittando della ristampa delle vecchie annate di Linus, ho riletto degli assoluti, intramontabili capolavori. Con i Peanuts e Krazy Kat siamo nell’ovvio, ma aggiungerei Bristow di Frank Dickens e The Wizard of Id di Brant Parker e Jonny Hart. Sono fumetti di una freschezza senza tempo, geniali. Altre strisce di quegli anni le ho trovate invece datate, quasi illeggibili, ma si tratta ovviamente di gusti personali. 
Accidenti, non ho citato neanche un italiano!




Lo chiedo soprattutto a te che hai attraversato diverse epoche, anche se su percorsi editoriali spesso molto antagonisti e alternativi. Che futuro può avere l’artigianato delle strisce umoristiche? 


In un mondo per certi versi sempre più tetro e incattivito, e non parlo solo del terrorismo e delle guerre ma anche e soprattutto di ciò che ci è assolutamente contiguo, a cominciare dall’uso malato dei social media, scrivere e disegnare strisce umoristiche è un atto non solo eroico ma più che mai necessario. C'è troppa gente che si prende esageratamente sul serio, senza un minimo di senso dell'umorismo, anche nel mondo dei fumettari...



Hai chiuso con tre puntini :-) 

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