Per chiudere la rievocazione dei dieci anni di Balloons arriva Paolo Di Tonno (Ditò), il più surreale e burlone tra gli autori di strisce del gruppo. Lo scoprimmo tanti anni fa in Svizzera dove fa tutt'ora l’emigrato di lusso. La sera, dopo aver finito di litigare con il gatto, tra un film horror e un altro (è un gran cultore del genere) si dedicava a stramberie come piccoli programmi giocherelloni per il computer e a ideare strisce. Ben tre nel tempo: Baudelaire lo struzzo metafisico, squinternata serie che anticipava i tempi con il “fotocopia e incolla”. Poi ‘Round the clock, nell’ambiente di lavoro dei colletti bianchi. E infine la sciamannata Squilibrì, con un orsetto volante dotato di sciarpa come protagonista.
Anche con lui striscia sul tema del tempo che passa e poi due chiacchiere. Ci racconterà alcune cosette interessanti, tra le quali la vicenda delle app con fumetti per cellulare. Il Ludwig citato nella tavola sotto è il protagonista dell’omonima serie realizzata da Gabriele Montingelli, intervistato su Balloons pochi giorni fa. Già, dimenticavamo: una delle occupazioni principali della sua vita è punzecchiarsi con il grande amico Gabriele conosciuto proprio su queste pagine web.
Ditò, che hai combinato in questi anni? A parte lavorare, pendolare tra Svizzera e la tua natia Pescara e, appena possibile, mettere la panza all’aria su una spiaggia. Nel mondo delle strisce sono rimasto fermo al parcheggio della tua serie ‘Round the clock e alla comparsa di Squilibrì.
A parte ciò che hai già detto tu, dopo un po' di Squilibrí mi sono dedicato per circa un paio d'anni alle applicazioni per iPhone, collaborando con alcuni degli autori di Balloons (causa nuove politiche di Apple, proprio in questi ultimi mesi a malincuore ho iniziato a ritirare dallo store tutte le app). Poi mi sono divertito su Twitter con qualche fake celebrity account e alla fine ho pensato fosse il caso di mettersi un po' a riposo, quindi solo scarabocchi, viaggi e amici. Più o meno.
Parliamo un poco delle app con le strisce di fumetti. Qualcosa che è successo appunto in questi dieci anni.
Va bene, mi ricompongo.
Sembrava la nuova frontiera, viste le difficoltà a pubblicare su carta. Una nuova via per raggiungere il grande pubblico considerata la popolarità dei cellulari e la relativa facilità di accesso alle app con costi bassissimi.
E infatti diversi editori, improvvisati e non, si erano tuffati in questa novità.
La tecnologia portatile non solo sembrava ma è tuttora un potente strumento per raggiungere il grande pubblico, e lo sarà sempre di più. Ti basti pensare che alcune delle app che avevo messo sullo store, promosse adeguatamente (sarebbe a dire: offerte gratuitamente e pubblicizzate tramite appositi canali), erano state scaricate da diverse decine di migliaia di utenti italiani in pochi giorni, ricevendo moltissime recensioni positive. Nirvana di Totaro aveva raggiunto i 60000 download in meno di una settimana, seguita a ruota da BB e Dadgad di Beppe Beppetti e Palmiro di Ciantini. Il problema non è come raggiungere il grande pubblico...
Temo sia mancato ciò che, per lo meno in Italia, manca ormai da tanto tempo: l'Italia non è un paese per strisce. Sai meglio di me in che condizioni versa il fumetto italiano e la comic-strip, che ne è un sotto genere, di certo non se la passa meglio.
Inoltre il web, i blog e i social già da alcuni anni avevano cominciato ad insegnare al pubblico (specialmente a quello più giovane) che certi prodotti come le strisce a fumetti si possono avere gratis. Quindi perché pagare per qualcosa che si può leggere sul web senza sganciare un centesimo e di cui, se non ci fosse, comunque non si sentirebbe la mancanza?
In che cosa un fumetto diffuso via applicazione per telefonino differiva ad esempio da un e-book?
In niente. La maggior parte delle app di fumetti si limitava a proporre scansioni delle pagine cartacee. Qualcuno aggiungeva suoni o qualche animazione a contorno, ma fondamentalmente era tutto lì.
L’idea che mi ero fatto è che l’app, per funzionare davvero, in più dovesse avere una sorta di interattività con il lettore e la possibilità di contenuti aggiornati.
Se per e-book intendi la semplice versione digitale di un prodotto editoriale cartaceo, sono d'accordo con te. Ma se dai un'occhiata alla sezione libri dell'app-store, capisci che il concetto di e-book è qualcosa di più ampio che, appunto, comprende anche libri con contenuti interattivi e aggiornati periodicamente. In questi casi, però, si tratta di prodotti concepiti direttamente per il dispositivo elettronico, è difficile rendere interattivo qualcosa che nasce con lo scopo di non esserlo.
Personalmente ho sempre trovato lo schermo dello smartphone un contenitore perfetto per le vignette sequenziali di una striscia ed è da lì che ero partito, assieme alle altre mie passioni e alla voglia di curiosare un po' nel mercato delle app. Se fosse per me, vorrei sul mio telefono tutte le comic-strip che mi piacciono, per potermele sfogliare col pollice ogni volta che ne ho voglia.
Dal tuo folle gusto surreale in questi anni è nato Squilibrì. Ma che roba è questo orsetto volante con una sciarpa, come è venuto fuori?
Una sera stavo buttando giù idee per una serie umoristica che non ha mai visto la luce. Uno dei personaggi secondari doveva essere uno stalker maniaco squilibrato. Ad un tratto mi è venuto in mente quel nome e mi è piaciuto subito, suonava come un incidente mortale tra le parole 'squilibrato' e 'colibri'. Per le avventure di Squilibrí mi sono ispirato a fatti della vita privata del mio grande amico Gabriele Montingelli.
Sì, sappiamo quanto Montingelli abbia amato Squilibrì sin dall’esordio.
Hai progetti sull’orsetto, vuoi mandare avanti la serie? O ti diverti a disegnarlo sulla tavoletta grafica ogni tanto per tuo piacere?
In realtà non disegno più da tempo ma mi piacerebbe riprenderla. Mi divertiva molto.
E le tue vecchie serie? ‘Round the Clock mi piaceva tantissimo, costruita per bene in modo classico, con un cast di personaggi ben delineato.
Grazie. A 'round the clOck sono affezionato per diversi motivi. Primo tra tutti il fatto che con lei ho conosciuto il gruppo La Striscia.
Non ho mai pensato di riprendere la serie ma ammetto che a volte Patoornia mi manca un po'.
E la follia di Baudelaire lo struzzo metafisico, disegnato a mano con effetto seppia antico?
Baudelaire lo struzzo nasce nel 1995 da un'idea di Marco Arnaudo a cui io ho dato forma. Marco ne curava i testi, io i disegni. A quei tempi facevamo fanzines cartacee di racconti fantastici e umoristici che poi distribuivamo per posta.
Essendo una striscia in cui la staticità dei personaggi era da copione, per un pigro come me realizzare Baudelaire lo struzzo metafisico era una goduria. Negli anni '90 ricorrevo al bricolage, fotocopiando, ritagliando e incollando i personaggi con la colla Pritt. Quando poi sono arrivate le tavolette grafiche, le comic-strip hanno cominciato ad impazzare sul web e il copia-incolla da tastiera è diventato una moda, per andare un po' controcorrente alcuni dettagli come i ciuffi della coda di Baudelaire, i fiocchetti di Prévert o i satelliti sulla testa di Mallarmé hanno cominciato a muoversi impercettibilmente. Piccoli accorgimenti di cui la mia pigrizia comunque non ha risentito.
Ho fatto un salto sul tuo sito www.ditoons.com , c’è un decennale da festeggiare anche lì, dieci anni senza aggiornare a giudicare dalle news non freschissime. La resistenza del sito è affetto, nostalgia, attesa di un riconoscimento come sito d’epoca da tutelare, una piccola porticina a un ritorno più attivo come disegnatore di strisce? Insomma, ultima domanda, che programmi hai?
Nessun programma preciso, solo idee e alcuni progetti abbozzati nella mia testa ma, ehm... tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Quello di Pescara, di Cagliari e della Costa Blanca, ad esempio.
Il sito è sempre lì e sono anni che penso di rimetterlo a nuovo. In parte vorrei riprendere con i fumetti umoristici ma soprattutto, come in un album dei ricordi, mi piacerebbe raccoglierci tutti i miei vecchi lavori. Specialmente le strisce di Squilibrì. La gente non deve dimenticare. Come per l'Olocausto.
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# postato da Max @ mercoledì, giugno 07, 2017
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E infine, con calma, arriva il più sperso degli autori smarriti a celebrare il decennale di Balloons. Perché Gabriele Montingelli, a differenza degli altri chiamati all’appello, davvero ha abbandonato la creazione di strisce dopo un esordio molto promettente nei primi anni duemila.
Ludwig, la sua serie, ha un curriculum di prestigio sulla carta: per diversi anni è uscita nell’inserto dedicato a scienza e nuove tecnologie del Sole24ore, sul mensile Cosmopolitan, Computer Week, sul periodico di tecnologia Jack e sulla tovaglietta "L'ammazzacaffè" distribuita in tutta Italia in bar, pub e ristoranti. Per non parlare degli inizi sul web nella newsletter del glorioso portale Kataweb.
Il richiamo nostalgico di Balloons è stato però troppo forte e per l’occasione ha tirato fuori matite e carta per disegnare ben due strisce dedicate al tempo. Con l'omaggio di una chicca tratta dal catalogo di Ludwig alla fine dell’intervista .
Il Tempo. Quello per leggere una comic strip su tre o quattro quadri. Il tempo della comicità, scandito - lo sappiamo bene - da un proprio metronomo. Quello per realizzare una striscia. Quello del momento in cui è stata ideata. Quello trascorso da quando hai abbandonato i tuoi personaggi.
Ma andiamo con ordine: quanto tempo c’è voluto per riordinare le idee, trovare matite e fogli e squadrette? E le emozioni?
Sono rientrato nella modalità “Ludwig” abbastanza rapidamente: tutto il materiale ordinato in un cassetto, un viaggio in treno di un paio d’ore per buttare giù qualche idea e scegliere quella che mi pareva la migliore, qualche difficoltà tecnica nel ritrovare i font dei dialoghi e le astuzie della scansione, sostanzialmente il solito tempo per disegnarla tutta -direi un’oretta- andando a vedere nelle vecchie strisce se non dimenticavo qualche particolare riguardante i personaggi.
Le emozioni non riguardano tanto il rimettersi a disegnare, quanto i ricordi che comporta: sono andato a rivedermi vecchie strisce, vecchi post del blog... ho sentito che sono passati un po’ di anni ma anche provato contentezza ad avere fatto la mia parte in quel periodo nel nostro gruppo.
Ho rivisto una nostra chiacchierata di undici anni fa su “come nasce una striscia” (http://balloonstrips.blogspot.it/2006/12/come-nasce-una-striscia-9.html) e mi sono accorto che la penso più o meno come allora riguardo all’argomento fondamentale della tua domanda: il tempo, che in questo caso intendiamo come “ritmo”. In quelle righe mi riferivo all’”idea” come elemento principale per la buona riuscita della striscia, ed ora rifletto sul fatto che il mestiere che segue per trasformare l’idea in vignette non è altro che la capacità di saper scandire questo ritmo con i testi -prima di tutto- giusti, le immagini giuste, la chiusura giusta.
Saltiamo la parte i cui mi racconteresti che no, non hai fatto come Noodles di “C’era una volta in America”, non sei andato a dormire presto in tutti questi anni. Però come hai potuto addormentarti abbandonando il tuo lato di creatore di comic strip? Sono andato anch’io a rivedere i tuoi antichi siti dove scrivevi parole dolci per esaltare la tua vocazione: “La striscia...è per sua natura dotta di umorismo, la via più immediata per avvicinare un pubblico”. Certo, erano parole rivolte agli editori per vendere le tue tavole ma dietro c’è una vocazione, un amore infinito per questo genere. Tra i giovani cartoonist di quel periodo sei stato uno dei pochi ad arrivare su fogli a larghissima diffusione, come Il Sole 24 ore o Computer Week, giusto per citarne due. Che è successo?
È successo semplicemente che mi sono stufato di vedersi aprire una porta per ogni venti a cui bussavo. Non è mai scattato per le nostre strisce -meglio: per le mie strisce- un reale interesse del mercato… un chiaro sintomo di questo è che l’unico modo di pubblicarle era sempre renderle, in qualche modo, “tematiche”: l’argomento doveva adattarsi al giornale che pubblicava. Virus informatici per Computer Week, rapporti tra i sessi per Cosmopolitan, e così via.
La vera strip quotidiana non è mai arrivata da noi, e probabilmente era quella che mi interessava fare.
Ho sempre visto le mie strisce come un “prodotto”: senza nulla togliere al piacere che per me è sempre stato scriverle e disegnarle - soprattutto perché le sentivo una cosa “mia” come poche altre - erano pur sempre qualcosa che facevo sperando di affermarmi sul mercato, non certo per tenermele nel cassetto. In un certo senso, qualcosa di molto simile al caustico ritrattino che avevi fatto di me sul blog!
Questo è molto vero, specie nel tuo caso: Ludwig forse non ha mai avuto un vero sviluppo perché diventava sempre una striscia tematica, al servizio dell'argomento nell’articolo di quel dato giornale. Ma questo possiamo dirlo in generale per l’illustrazione e le vignette, viste sempre dalle redazioni e dagli editori in funzione della cronaca, subordinate alla pagina e ai testi. Al meglio, alle necessità di satira contingenti. Uno Schulz da noi finirebbe a campare in un ufficio oppure, se proprio gli gira bene, a illustrare qualche libro per l’infanzia.
L’amore per le comic strip penso sia comunque in te rimasto intatto. Quali sono le tue strisce preferite da sempre? Quali oggi? Qualche autore che ti ha colpito sulla scena italiana ormai relegata sul web?
In realtà non sono un lettore di strisce, se non occasionalmente. I fumetti che leggo per divertimento sono i bonelliani Dampyr e Dylan Dog.
Le strisce che mi hanno portato ad amare questo genere sono i grandi classici, non sono molto originale: Calvin & Hobbes e i Peanuts li citerei prima di tutti. Altre di quando ero ragazzino sono B.C. e Mafalda.
Adesso, quando mi capita Linus in mano, vado subito alle pagine di Pearls before swine e Monty.
Anche per quanto riguarda la scena italiana non mi discosto dal mainstream… Zerocalcare e Makkox credo siano riusciti ad imporre il loro, originale, linguaggio, e li leggo sempre con piacere.
Il tuo antico sito www.lud.it è sempre on line. Non aggiornato da oltre un decennio ma guardiamo il lato positivo: è un buon esempio museale su come si costruiva un bel sito prima dell’era Facebook (date un occhio anche alla ancora più antica e deliziosa versione in Flash). Ho messo il link apposta per mostrare ai lettori che cos’era Ludwig. La resilienza di quel sito è una finestrella aperta su un possibile ritorno di Ludwig?
Ah, ah! No, no, non direi… Ma quando mi arriva, ogni anno, l’avviso del provider che mi chiede se voglio rinnovarlo, mi rifiuto di farlo morire. Certo, mi aiuta il fatto che il costo sia di soli 12 euro all’anno, ma mi fa piacere sapere che lud.it sia sempre lì, testimone di quel mio periodo.
Quindi queste due strisce sono l’una tantum (si potrà dire “due tantum”?) davvero straordinaria e affettuosa per il decennale di Balloons. Del resto hai sempre avuto questo senso della socialità tra autori, il progetto e la raccolta Strrrippit (di cui ricorre ora il decennale) ebbero origine grazie al tuo input. Fa quasi tenerezza ripensare alle speranze di quel periodo e all’aria vispa che circolava tra quel gruppo di autori di comic strip, vero? Sai che nella prossima striscia che interverrà per commemorare Balloons c’è una telefonata a Ludwig?
Bè, che siano strisce un po’ “speciali”, dopo tanto tempo, si può dire senz’altro.
La partecipazione al decennale di Balloons era doverosa: a me il gruppo che avevi radunato ha dato davvero molto come spinta nella voglia di continuare e di provarci, e la soddisfazione nel produrre Strrrippit era stata grande. Non siamo diventati ricchi e famosi - perlomeno non tutti e di sicuro non io - ma sono rimaste parecchie buone amicizie, come testimonia la telefonata di cui mi parli!
Grazie Gabriele.
Piccolo omaggio di Montingelli a chi è arrivato sin in fondo all’intervista. Il tempo era anche uno dei temi preferiti di Ludwig e così, in chiusura, vi proponiamo questa striscia di tanti anni fa.
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# postato da Max @ mercoledì, maggio 10, 2017
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Il tempo di Lido Contemori non ha malinconie. Eterno ragazzo ma anche saggio contemporaneo di tutte le epoche che ha attraversato. Un curriculum infinito di collaborazioni ma, come ci racconterà nell’intervista tra poco, si diverte oggi come ieri. E in ogni suo disegno si nota la stessa forza di reinterpretare, lo stesso spirito. Per di più è un “wikipedia” ambulante, basta scegliere il titolo della conversazione. Provate a passeggiare con lui per l’amata Firenze: da ogni pietra nasce una storia.
Qui ci racconterà molto sulla scena dell’illustrazione e del fumetto. Per i dieci anni di Balloons ci ha omaggiato di due tavole. Una spassosa striscia classica dove racconta la ribellione dei suoi personaggi al tempo. E poi, la trovate in coda alla conversazione, un’illustrazione onirica sempre sul tempo.
Caro Lido, tu sei sempre stato un un resistente al realismo descrittivo, è una definizione del tuo disegnare che mi piace molto. La tua vignetta sul tema del giorno, l’illustrazione che accompagnava l’articolo, deve dare qualcosa di più. Far pensare il lettore, fargli scoprire il lato surreale, impressionare, riflettere. Secondo te, e mi riferisco sia ai giornali su carta che a quelli sul web, questo di più del disegno satirico è qualcosa ancora di apprezzato e ricercato nelle redazioni?
È un bel braccio di ferro. I giornalisti tendono a ridurre la satira a commento vignettato sull'attualità e per giunta caricaturale (dev'essere quel tizio lì). Anche l'illustrazione è spesso intesa come puro abbellimento grafico, virtuoso arredamento visivo secondo i globalizzati e iperdigitalizzati canoni americani (uffa questi USA!). Cerco di fuggire da questi lacci e finora non mi è andata malaccio, ho sempre disegnato e disegno illustrazioni (soprattutto) e vignette per chi mi lascia senza briglie e non mi mette in gabbia. "Insalata, poco sale e ben oliata". Lo stesso con l'insalata grafica: l'olio della fantasia ci dev'essere per forza.
Sei passato con disinvoltura dai ciclostili e dazebao* del ’68 al Facebook del post doppio millennio. Come se niente fosse sempre a tuo agio. Ma quanto ti diverti ancora a disegnare con quelle tavole così ricche di minuti dettagli e colori fantasmagorici? I mezzi di comunicazione sono cambiati ma hai mantenuto la tecnica artigianale, tutto realizzato a mano con tinte che sporcano la scrivania, giusto? O qualcosa è cambiato? [*NdR per i lettori più giovani, cercate su google che diavolo è un ciclostile o un dazebao, sarà divertente scoprire su quali calessi viaggiava la contestazione studentesca del ’68]
Negli anni ho imparato il minimo sindacale per colorare con le tecniche digitali se funziona meglio graficamente nella stampa finale. Però il disegno di partenza con la tavoletta proprio non mi viene. Ho una fantasmagorica Wacom bella grossa e direttamente disegnabile sopra, dunque che voglio di più? Voglio che mi diverto di più con il lapis e il pennino per la china, è ormai una forma di dipendenza, loro stanno lì sul tavolo e mi ipnotizzano: "Ehi bello, ricordati di noi, ne abbiamo fatte tante insieme!". Mi piace anche l'idea che il disegno su carta resta come oggetto vivo e vero nel tempo. E allora vai con l'acquarello e vai con le ecoline, strani inchiostri che non si trovano quasi più, forse le usiamo in due o tre in Italia, una minoranza da WWF. A proposito, ho deciso, vendesi tavolettona Wacom quasi mai usata.
Quindi hai un archivio enorme di originali. Hai in programma in futuro una bella mostra? O magari una raccolta? Qualcosa che metta un punto a tutta questa tua storia? Punto s’intende provvisorio perché continuerai per anni. Se prepari per benino due crostini toscani per l’inaugurazione ci si viene volentieri [per i lettori meno al corrente: Lido ha una mano e una cultura in cucina quasi pari a quella che infonde nel disegno].
Sì, il vantaggio degli originali è di poter fare mostre colossali per gratificare l'Ego quando i visitatori si danno di gomito additandoti: "Quello lì è l'autore, accipicchia, ma ne ha fatta di roba!". Come qualche anno fa a Foiano (Arezzo): parecchie centinaia di disegni d'ogni sorta e dimensione e poi gigantografie, stendardi, manifestoni, cartoline, video e addirittura uno spettacolo teatrale dentro la mostra! Una cosa faraonica con- udite!- migliaia di visitatori, in un enorme, splendido palazzo antico del Comune durante il Carnevale che colà è evento assai rinomato e frequentatissimo. Dopo una cosa così si può andare in pensione. Sono i vantaggi della provincia, in città spazi così grandi e belli sono destinati solo a gente defunta da vari secoli. Un'altra personale bella grossa a cui sono affezionato fu curata da Dino Aloi a Moncalieri (Torino), con tanto di maxi catalogo/libro dal modesto titolo "Illustrare il mondo". Dunque la prossima deve chiamarsi "Illustrare l'universo e un po’ più là", ovviamente con una quantità di crostini in proporzione.
Parliamo un po’ di Buduàr, la rivista diffusa via web dove possiamo trovare i contributi tuoi e di altri ottimi autori. La trovo elegante, fascinosa, divertente, intelligente e un pizzico vintage. E ti confesso che mi piacerebbe molto di più rigiramela tra le mani e leggerla su carta, faccio un po’ fatica a seguire tutta una pubblicazione così sullo schermo. Ci racconti qualcosa di questa tua esperienza? Quanti lettori si raggiungono? Come campate per avere un minimo di introiti? Insomma, come la vedi?
Buduàr ormai è grandicella, ha più di 4 anni, è crescita parecchio per quantità e qualità delle collaborazioni, dicono gli amatori che è il meglio del suo genere. Ha avuto anche medaglie al valore, come il Premio Satira a Forte dei Marmi. Ho sentito dire dal triumvirato del direttorio che i lettori sono davvero tanti (non so quanti di preciso) e veri appassionati, non curiosi di passaggio. Credo che si regga col meccanismo dei clic, come tipico prodotto online. Ogni mese esce puntuale con una quantità
impressionante di pagine: il numero di dicembre ne ha 120! Da sempre c'è l'idea di farla di carta, per ora nessun editore ci si è buttato ma chissà? Come dice il buon Shakespeare, "noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni".
Buduar sta diventando quindi una rivista ben consolidata. Certo davvero che 120 pagine su uno schermo sono tante da leggere.
Regalaci ora un po’ del tuo attento sguardo da osservatore del mondo dell’illustrazione e del fumetto. Cominciamo dall’illustrazione. Nell’ultimo decennio quali sono le tendenze e quali autori stanno emergendo o meritano? Ti ho messo l’alternativa perché magari alcuni meritano ma non emergono, o viceversa.
Nel decennio le due grandi stelle che brillano da tanto nell'universo dell'illustrazione, Gipi e Lorenzo Mattotti hanno continuato autorevolmente a splendere. Mentre alcuni astri hanno consolidato la loro luce. Vediamo. Emiliano Ponzi, dal tratto rigoroso e surreale che unisce modernità a fascino vintage, è sbarcato in grandi giornali internazionali, soprattutto negli USA. Così come il più giovane Alessandro Gottardo (alias Shout) stilisticamente simile col suo segno essenziale e la raffinata ironia. La mia
amica Marilena Nardi, gran maestra dell'acquarello con pennellata impetuosa ed espressionista dove la fantasia diventa satira. Infine due autori delle generazioni successive, uno giovane e l'altro giovanissimo che fanno cose assai belle: Roberto La Forgia dalla grafica modernissima stile neo-avanguardie e Federico Appel dal tratto ironico e surreale.
Ecco, a questo punto con tutti questi nomi ho scatenato di sicuro una corsa a Google.
Abbiamo provveduto a inserire qualche link sui nomi per agevolare la vita ai nostri 25 lettori. Nel mondo del fumetto chi ti ha impressionato in questo ultimo decennio? Qualche striscia?
Gipi e Zerocalcare hanno sfornato opere memorabili con un deciso procedimento di maturazione, un po' come i cuochi di talento che prima sono bravi in cucina e poi col tempo diventano grandissimi chef. Guardando fuori d' Italia lo stesso è avvenuto con Lewis Trondheim e Joann Sfar, adoro quel loro tratto un po'cattivello e un po' giocoso.
Nelle strisce per me c'è un solo vero nume nell'Olimpo: Liniers. Fantasia, umorismo intelligente, sorprese spiazzanti. Dalla prima raccolta di Macanudo (2004) a ora ha costruito un universo eccentrico formidabile. Ci trovo gli ingredienti dei grandi classici che preferisco in assoluto: Wizard of Id di Parker e Hart e Little Nemo di McCay. Per restare a Buenos Aires, il giovane ex emergente Tute (Juan Matias Loiseau) nel decennio è emerso del tutto con lavori molto belli e personalissimi. Del resto è figlio d'arte, suo padre era il grande umorista Caloi (Carlos Loiseau), da noi molto meno conosciuto di Quino ma altrettanto bravo. Fra i giovani nostrani mi piace parecchio Hurricane (Ivan Manuppelli) con un sorprendente e stralunato piglio satirico underground, tipico delle sue coloratissime tavole a fumetti ma anche delle strisce che ora pubblica su Linus. Ecco, lo sapevo, dai e dai mi è venuta fuori una conferenza. Tutta colpa di Max che mi fa domande stuzzicanti.
Sono stupefatto dalla tua attenzione come osservatore anche sul fronte fumetti e mi metti nei guai perché non conoscevo Tute il figlio di Caloi. Ho cominciato a vedere un po’ di tavole sul web, mi piace molto e ora non avrò pace finché non mi procuro un paio delle sue raccolte. Ma soprattutto mi conforti molto su Liniers. Pensavo di essere l’unico pazzo dalle nostre parti a vederlo come il più grande della nostra epoca nel mondo delle strisce. Davvero incredibile come in Italia sia quasi ignorato da riviste, critica e di conseguenza dai lettori.
Prendiamo spunto da Liniers e Tute per un’ultima riflessione. Le loro strisce sono popolarissime tra i lettori dell’area latina perché innanzitutto sono pubblicate sul quotidiano La Naciòn, che è come dire La Repubblica o Il Corriere da noi. Gente come te o Frassetto deve invece rifugiarsi nel Canton Ticino per trovare spazio sulla stampa popolare (e qualcuno deve pur spiegarmi bene un giorno o l’altro perché quel piccolo pezzo di terra straniera con lingua italiana sia l’ultimo rifugio rimasto per gli illustratori, i vignettisti e gli autori di strisce nostrani). A parte qualche eccezione su Repubblica con Gipi o Zerocalcare (vedi le bellissime tavole aggiunte a Kobane Calling in un inserto domenicale), sulla nostra stampa appaiono solo vignette di satira, di qualità spesso misera. Eppure oggi il quotidiano proprio perché più lento rispetto al tambureggiare delle notizie sul web dovrebbe aprirsi , in teoria, di più alla riflessione, anche a quella disegnata per far vedere il mondo con occhi diversi. Tu come la vedi? Che speranze abbiamo?
L'epoca d'oro della carta stampata da noi va dagli anni '70 ai '90, quando fumetti e illustrazioni si pubblicavano ovunque, dalle fanzine underground, ai settimanali, ai grandi quotidiani. Altri tempi, altri lettori, altra editoria, tutto durava più a lungo, comprese le idee. Ho avuto la fortuna di starci dentro, anche se forse con troppo entusiasmo, troppa frenetica quantità, oggi starei più attento alla qualità. Il nuovo millennio ci ha portato la crisi economica e internet. Una coppia per paradosso importata, come il fumetto, dall'America e che in tandem briga per affossare la carta. Per il tipico lettore web pagare per leggere è un'eresia, tutto ha da essere gratis, open source. E' il consumo veloce di tanti piccoli snack visivi, disegni compresi. Troppa roba dove è quasi impossibile distinguere i Tute e i Liniers nella massa alluvionale del fast food delle immagini. Però secondo me il bicchiere è mezzo pieno: ovviamente la carta non morirà, si specializzerà. Nella versione online del giornale il veloce flusso delle notizie, nella versione in edicola la riflessione quasi da settimanale con spazi dove il disegno conterà. I settimanali e mensili con cui collaboro già sono così. Dunque niente nostalgia da come eravamo, il lavoro di oggi è diverso ma mi piace come quello di ieri. Fino a che ci saranno ecoline nei negozi di belle arti e male che vada le troverò online.
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# postato da Max @ lunedì, febbraio 13, 2017
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