giovedì, ottobre 28, 2010

 

Inkspinterogeno di Grillo

“La Qultura ve la imparo io”

Questa settimana, la vostra rubrica culturale preferita si occupa di Franc, Frasn, Tranz Cas, si occupa di Fran Zask, Trask Kans, di Frak Fafka, Ranz Kaska, si occupa del più importante scrittore della sua nazione del suo tempo, che non mi ricordo quali sono. Frank, no, Franz Kaaaaaf, kà.
Questo famoso geometra, no, scrittore, dice abbia scritto tipo dei racconti e dei libri, roba culturale a bestia, che noi ci piace perché siamo dei raffinati snob che noi la cultura la sappiamo.
Questo Franco, no, Franz, sembra che era ceco ma riusciva a scrivere uguale perché loro ci hanno tipo un udito finissimo che sentono i movimenti della penna, come i pipistrelli e i dromedari. Le tematiche della roba che scriveva di cui, no, cioè, sono l’ansia, l’angoscia, il Fernet Branca e Tullio Ostilio. Confina a est con l’Azerbaigiàn, a sud con la Liguria e a sinistra con Bombay. Sette per otto quarantadue.
Questo tizio è nato che era austro-ungarico, che è una cosa del tutto legittima, s’intende, e poi diventa cecoslovacco e poi si Laura in giucasprudenza e poi va in Italia e poi lavora nelle Assicurazioni e poi va a Parigi e poi scrive dei libri e poi va in Svizzera e poi scrive delle lettere e poi piglia la tubercolosi e poi schianta: la sua prosa sopraffina è stata un insegnamento per tutti noi della cultura che la scriviamo in questo giornale.
Quando Franzo sentiva che stava per tirare il calzino radunò tutti i suoi scritti, chiamò la sua ganza Dora Baltea (sposata Riparia), le consegnò un acciarino e le disse, in tono grave: “Quando sarò morto, o mia diletta, voglio che tu prenda tutti i miei manoscritti, le mie note, le mie lettere, tutte le mie carte, voglio che tu le raduni insieme e con questo acciarino… datti fòo, tu portassi merda!” in perfetto livornese, lingua che Franzesco parlava correntemente data la sua assonanza col tedesco (?).

I cosi più importanti che ha scritto sono duepunti

- La metamorfosi: È la storia di un commesso viaggiatore che un giorno si sveglia improvvisamente trasformato in Bruno Vespa e la sua famiglia, schifata, lo rinchiude in un plastico di Cogne nel garage di Avetrana, tra residui di cervella, sghignazzi di sciacalli e schizzi di sangue a punto esclamativo.

- Il processo breve: È la storia del signor B. che in un mondo surreale che prevede che la legge sia uguale per tutti si trova a combattere contro dei grigi e prevenuti magistrati senza avere la minima possibilità di difendersi se non leggi fatte su misura dal suo avvocato personale in parlamento, un Ministro della Giustizia che trasforma in decreto ogni suo capriccio, la delegittimazione quotidiana della magistratura e scudi istituzionali in barba alla Costituzione.

- America: Una guida Lonely Planet del 1927. Non aggiornatissima. Indubbiamente esaustiva la parte sui parcheggi per dirigibili.

- Lettera al padre: Tutti si ricordano della “Lettera al padre” e mai nessuno della “Cartolina alla zia”. Il sintetico ed enigmatico testo, “Baci da Trieste”, lascia forse presagire un attaccamento morboso alla figura della sorella materna ma la pallida scusa con la quale giustificò la mancanza del francobollo (“l’ha portato via la bora”) ci consegna probabilmente un Franz dal braccino corto.

[Bubbolo si trasforma in un razzomissile turbodiesel]

Inkspinterogeno di Grillo

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