giovedì, luglio 16, 2009
Ça pousse - intervista a Lorena Canottiere
L'abbiamo scoperta sul web, l'abbiamo rivista da poco su Animals e a questo punto, incuriositi, abbiamo deciso di fare quattro chiacchere con l'autrice della strip Ça pousse, Lorena Canottiere. Affatto nuova al mondo dei fumetti, Lorena è approdata al formato strip dopo diverse ed interessanti esperienze lavorative. Ora, anche mentre continua a disegnare il fumetto "classico", trova tempo per raccontare le gesta dei bambini in formato striscia. Sì perchè Ça pousse è una strip che parla di bambini. O meglio, i bambini parlano attraverso la striscia.
LEGGI TUTTA L'INTERVISTA A LORENA CANOTTIERE....
Iniziamo parlando un po' di te, di quello che fai o che ti piacerebbe fare. Tanto per capire come si è arrivati a Ça pousse. Perchè il formato striscia? Ci sei arrivata dopo altri lavori oppure è quello che volevi fare da sempre.
Strisce non ne avevo mai realizzate. Ho fatto fumetti (o meglio "cercato di far fumetti") ma ho sempre pensato di essere distantissima dal formato striscia. Poi ho avuto un bimbo e mi sono divertita un sacco nel vedere come interpretava il mondo, lui e i suoi amici piccoletti. Ho cominciato a segnarmi quello che dicevano e poi una sera ne ho disegnate quattro o cinque. E mi sono ri-divertita. Così ho cominciato.
L'idea di metterle in rete è venuta quando gli amici (zii, genitori, maestri degli “autori” in questione) mi hanno chiesto di vedere le strisce, così invece di mandarle in giro via mail ho deciso che quel progetto (a cui mi ero nel frattempo molto affezionata) avesse bisogno di uno spazio tutto suo. Così è nato il blog, che oltre ad essere il mio primo esperimento di striscia è stato anche il primo passo su internet. Quindi è stato tutto quasi frutto del caso. Niente di ricercato o di preparato a tavolino.
Però dietro c'è dell'altro. Non basta sedersi al tavolo da disegno e dire "voglio fare questo" per farlo. Bisogna avere anche delle capacità tecniche e comunicative. Cosa intendi con "cercato di fare fumetti"? Hai studiato? Sei autodidatta? Che genere di fumetti cercavi di fare?
Si, è stato un caso la nascita di Ça pousse ma il disegno non è nato dal caso. Disegno di professione, faccio illustrazioni, anche fumetti.
Con ordine: ho frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, poi subito dopo ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare al Corrierino e sono entrata a far parte del gruppo Struwwelpeter che è stata la mia pietra miliare. Anche adesso anche adesso che il gruppo non esiste più da anni si continua a lavorare insieme e soprattutto a confrontarsi e a scambiarsi pareri: insomma un po' uno studio in condivisione, però tra Roma, Milano, Torino e Venezia... grazie a internet!
Poi ho pubblicato i primi fumetti su Terre di Mezzo, il giornale dei senzatetto di Milano e un primo albo nella collana Schizzo presentata dal Centro Fumetto Andrea Pazienza. Ho partecipato a qualche mostra e poi al Napoli Comicon con la mostra sui giovani autori "Futuro anteriore" spostata poi a Seul. A parte altre piccole pubblicazioni su fanzine - alcune inedite perchè le riviste chiudevano prima di andare in stampa - ho pubblicato l'ultima storia a fumetti su Black n° 9 della Coconino e ora, proprio in questi giorni sto lavorando ad un libro per loro. E di questo ovviamente sono contentissima!
Quindi c'è un bel bagaglio culturale a fare da sfondo. E si vede. Il tratto non è assolutamente banale seppure all'apparenza "schizzato" di getto. Molto, molto adatto a rappresentare le voci e i pensieri dei bambini. Personalmente lo trovo parecchio accattivante. Ma credo sia tutto frutto di cesellamenti di anni, o sbaglio? Forse un'applicazione delle tecniche usate per il fumetto "tradizionale" poi trasportate in comic strip? Da dove salta fuori? Quali sono le influenze, gli autori, le opere che in un modo o nell'altro ti sono state da stimolo? E
anche: cosa usi per disegnare? Carta e inchiostro? Tavolette grafiche? E la colorazione? Parlacene un po'. È curiosa la scelta cromatica per lo più a toni freddi, tendente ai blu e ai viola con rare variazioni.
Per quanto riguarda le influenze, all'inizio sicuramente Munoz e Mattotti ma anche Nidasio e Brandoli. Poi mi son “cibata” di tutto il nuovo fumetto francese, da Throndeim a David b, Delisle, Dupuy e Berberian, Blutch, ecc... Per disegnare uso china pennino e carta, non ho mai provato le tavolette grafiche, ma come succede anche ora, il computer lo userei comunque solo per la colorazione: mi piace troppo disegnare a mano e sentire tutti i rumori del pennino o della matita sulla carta!
La colorazione è stata una scelta piuttosto istintiva. Volevo usare una scala di colori che desse un risultato monocromo. La scelta è caduta sui blu ma non è stata studiata più di tanto. Ogni tanto spezzo con qualche texture o dettaglio con un colore caldo, giusto per movimentare un po' il tutto. Penso che il tratto che ho sia veramente frutto del divertimento nell'inchiostrare e quindi del gioco nell'usare il pennino, sfruttando il segno da sottilissimo a spesso.
Facciamo due passi indietro. Uno: viste le influenze mi racconti un po' meglio di questo gruppo Struwwelpeter? Che facevate di preciso? Due: la strip si diceva è "scritta" dai bambini. Loro vivono e tu raccogli i frammenti delle loro gesta. Fin qua sembra fin troppo facile. Voglio dire: molti cartoonist si sono affidati al mondo infantile per creare le loro strisce (Schulz su tutti e Thompson ai giorni nostri per dirne due) ma hanno rielaborato questo mondo e l'hanno filtrato attraverso di loro, comunicando qualcosa di conosciuto ma al tempo stesso di diverso. Non ti pare che come base di partenza possa essere in fondo un po' restrittiva? Mai pensato di inserire all'interno della serie anche battute cucinate e servite direttamente da te? È caratteristico delle strisce essere la voce dell'anima del loro disegnatore. Espressa nei disegni e nei testi, in una sorta di fusione perfetta. La voce di Lorena, oltre che nell'interpretazione artistica e visiva non potrebbe esserci anche nei testi?
Allora, la Struwwelpeter nasce con la redazione del Corrierino (Laura Scarpa, Giorgio Pelizzari), il loro studio dell’epoca e i collaboratori. Gusti comuni e voglia di far fumetti. Si son fatte alcune autoproduzioni. Giusto per collocarlo: era la metà degli anni 90. Si è andati ad Angouleme, poi abbiamo continuato a fare progetti editoriali per ragazzi, soprattutto illustrazione ma non solo, anche fumetto. Oltre a loro due c'ero io, Lorenzo Sartori, Fabio Visintin, Patrizia Mandanici, Stefano Tognetti e altri che si aggiungevano a seconda dei progetti.
Poi io sono andata a Torino, Laura a Roma e si è sfaldato il gruppo.
Ça pousse è una striscia particolare proprio perchè io faccio la "reporter". Non mi sono mai posta la prerogativa di fare strisce, ma sono curiosa e il mondo e gli umani mi divertono. Trovo che la realtà sia molto sottovalutata in quanto capace di stupire e di far ridere. Penso inoltre che l'ironia sia indispensabile, almeno per me lo è, non riesco a prender troppo sul serio nulla, l'ironia rende sensibili, amplia le vedute , le ribalta... Tutto questo insieme di cose mi ha portato a notare e annotare comportamenti, reazioni, gesti: tutto ciò ritorna nei miei fumetti. Nelle storie tutta la realtà che inserisco viene adattata alle situazioni. Le battute sono quelle che sento: io le sceneggio perchè a volte non si capirebbero, o accentuo i toni, le espressioni... ma penso che la striscia proprio per la sua brevità, sia nella "fabbricazione" che nella fruizione, sia un fantastico mezzo per raccontare la realtà. Leggi una striscia e ti può far ridere o no, può piacerti o no, ma se segui un blog di strisce o ne leggi un tot insieme (come le due pagine di strisce su Animals o la pagina di Internazionale) riesci ad avere un perfetto spaccato della realtà. Non trovo molta differenza alla fin fine tra le strisce di Ça pousse (che riportano frasi vere, ascoltate direttamente dai bambini) e le strisce di invenzione dell'autore.
Non solo tra i bambini, anche tra gli adulti penso ci siano un sacco di autori di strafalcioni e massime geniali che raccontano il mondo. Questo è quel che mi interessa in questo progetto ed è per questo che mi ci sono buttata: vedere il mondo con occhi altrui. È una delizia per i curiosi... Sto anche pensando, un giorno, quando – ahimè - avrò un po' di tempo, di fare la stessa cosa con gli adulti... ci sono delle vere chicche anche lì!
Ultima cosa: il titolo della strip. Che significa esattamente?
Ça pousse è francese e si dice dei germogli che sbucano dalla terra e che vigorosamente e in fretta crescono fino a diventare piante: dà esattamente l'idea di qualcosa che spinge da sottoterra per farsi grande ed è assolutamente adattabile alla crescita dei bambini. È in francese perchè solo in quella lingua ho trovato un modo di dire che calzasse così a pennello.
Etichette: interviste, novità editoriali, strisce e autori, Strisce Italiane
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