mercoledì, febbraio 11, 2009

 

Comics Sherpa

Comics Sherpa è un settore del grosso sito della GoComics, uno dei syndicate più potenti. È un servizio, si paga una piccola tariffa, dieci dollari per un mese, otto e venticinque anticipando un anno (sono appena 6,35 euro). Permette ai cartoonist esordienti, in realtà anche ai professionisti che intendono sperimentare nuove serie, di cominciare ad avere un pubblico, mostrarsi all'editoria, verificare le reazioni, pubblicando le nuove strisce nello stesso sito dove trovano spazio i cartoonist più famosi.

Il nome deriva quello delle guide del Nepal, gli Sherpa, note per accompagnare con esperienza le spedizioni alpine in territori perigliosi. In parallelo evoca un aiuto e una vocazione del syndicate verso le nuove creazioni nel mondo delle comic strip. Come racconta l'introduzione, i distributori hanno fiducia che "il prossimo Larson, Trudeau o Watterson sia da qualche parte e attenda di essere scoperto". E questa non può essere che la finalità del disturbo e della fatica che il syndicate si prende. A differenza di quelle piccole case editrici italiane che vivacchiano sui sogni degli aspiranti poeti e romanzieri facendosi pagare per pubblicare i loro manoscritti, per la GoComics qualche migliaio di euro derivante dalle tariffe chieste agli esordienti è davvero nulla. Il prezzo ha il valore di selezionare un primo impegno.



La gestione del proprio spazio è davvero facile, come in qualsiasi altra pagina di un servizio di blog. Si mette a disposizione dei lettori un archivio, le strisce possono essere pubblicate "fresche" secondo un calendario, i titoli delle serie sono elencati in un indice come quelle dei grossi nomi. Vengono forniti anche altri servizi interattivi con il pubblico, quali i commenti e i voti. Questi ultimi in realtà molto criticati perché in questo mondo di coltelli affilati si è scoperto che molti autori, oltre a organizzarsi proprie claque, cercavano di danneggiare gli altri affibbiando una misera stella.

Per un autore di strip italiano uno sguardo è utile. Un sano bagno di umiltà quando si comincia a credere, dopo quattro complimenti, cinque mail e sei commenti di nuovi fan, di aver realizzato un capolavoro. La sensazione sarà quella di essere uno dei tanti pinguini sulla lastra prima di tuffarsi. Sono in tanti a sgomitare ed è stupefacente trovare tanta buona qualità, maestria nel padroneggiare il genere, eccellenti capacità di disegno, senso dell'umorismo e dei tempi. Certo, quasi sempre non nella stessa striscia ma ci si affaccia lì anche per cominciare a dare un senso a quello che si produce e trovare stimoli per migliorare.
Forse la strada più facile è quella della creazione di una striscia silente, tipo
Lio di Mark Tatulli. Oppure si affronta l'ostica questione di una traduzione che renda tutte le sfumature e non suoni goffa al lettore yankee.



Il gioco vale il candelabro, davvero imponente. Sbarcare negli USA è il sogno anche della FIAT. Un mercato editoriale immenso, 50 stati unificati da una sola lingua, migliaia e migliaia di grandi e piccoli quotidiani, una tradizione nel genere comic strip che risale alle prime rotative a colori.
I manager di GoComics parlano di migliaia di visite e al di là delle dichiarazioni trionfalistiche è molto probabile che gli appassionati possano saltare da Doonesbury, Zits e Bloom County alle strisce novelle più facilmente che andandole a scovare su un remoto e solitario sito autoprodotto.
La storia di Comics Sherpa è anche quella della realizzazione delle ambizioni. Sono numerose le strip che già
nel 2007 sono state promosse tra i grandi del sito. La più popolare oggi è Bob The Squirrel. Il sito educa anche alla disciplina richiesta dal gioco della striscia sindacata, come racconta il suo autore Frank Page, passato dal ritmo settimanale a quello giornaliero.



Non sono sempre dollari, speranze, fiori, lettori e rose. Talvolta s'incappa nell'occhiuta censura del syndicate e gentilmente ti mandano una mail per rimuovere qualche disegno. Niente sangue, i personaggi dei cartoon si possono pestare ma nulla di visibile, alla larga splatter e similia. Il confine del sesso è situato alla menzione di mutande e reggiseno, lì arriva lo stop. Insomma se avete roba peccaminosa che può turbare i quaccheri della distribuzione lasciate perdere e fate da soli.

Sognate di diventare cartoonist professionisti? Vi siete mai chiesti dopo quanta selezione si arriva in serie A? E come mai gli USA continuano a sfornare nuove strisce di alto livello? Brian Walker nel volume "The comics since 1945" ricostruisce così la situazione. Ognuno dei grandi syndicate americani, King Features, United Media ecc, riceve annualmente circa 5.000 candidature. Di queste richieste solo una dozzina più o meno si trasformano in contratti di distribuzione. Segue un periodo che va da sei mesi a un anno prima del lancio in una decina di quotidiani, dopo un duro lavoro promozionale per convincere le redazioni a sottoscrivere la nuova strip. Di queste nuove serie solo il 40% circa riuscirà a superare i due anni di pubblicazione.

Ma è poi così fantastico diventare professionista, come descrive Al Scaduto in questa splendida e angosciata tavola? Oberato dalle scadenze, immerso in un mare di fogli deve subire la parlantina di un tuttofare sfaccendato che gli dice in un tremendo inglese stradaiolo cose come: "che bella occupazione, non fai il pendolare, nessun padrone, dormi fino a tardi quanto vuoi, tutto liscio come l'olio…potrei passarti un zilione di battute, ci faresti una comic strip, ti darei io le idee e non devi nemmeno pagarmi e blabla..." E oltre a tutti questi benefit ti becchi conversazioni effervescenti da qualsiasi spensierato a portata di orecchie.



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Commenti:
Bel pezzo davvero! Uno di quelli che piacerebbe proprio alla zia! ;)
Peccato per le traduzioni delle strip dall'italiano all'inglese, vero scoglio da superare per "finire di là". Se non son fatte da professionisti meglio neanche tentare. Un discorso vecchio come il mondo no?
 
la zia (dell'idraulico) chiamata, subito riponde.
Mi chiedo, mentre giro il ragù, perchè questo blog non aspiri alle stesse finalità (e senza far pagare nulla!). Dovrebbe ospitare una bella e ampia selezione magari fatta da un parterre di Saggi che girano il web italiano in cerca di autori.
Poi, siccome uno avrebbe cercato il meglio, o qualcosa che gli si avvicina, il Saggio più cattivo e muscoloso dovrebbe andare in giro o in certe redazioni a chiedere la verità su quello che si pubblica, oppure tentare con qualche ricco figlio di papà (che non voglia spendere tutto in droga e donnine) un bel finanziamento alla "Conte Caracciolo" per dare il via alla new wave italiana.
Ma ora mi si attacca il ragù e sono certo che saranno parole perdute nel vento ento ento ento...
 
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