mercoledì, settembre 03, 2008
Comic strip e filosofia: I Peanuts e l’esistenzialismo
Ci scrive la rivista "Diogene - Filosofare oggi": parliamo anche di fumetti in alcuni articoli, speriamo che vi interessi. Come no?
Diogene appartiene a quella categoria di periodici che cercano di creare un ponte tra la cultura accademica (è un'associazione senza scopo di lucro, composta in prevalenza da studenti e professori universitari) e gli appassionati generici. Progetto non facile perché i grandi divulgatori, tipo Piero Angela e figlio, sono pochi, rari se non unici, e difficilmente si riesce ad adottare un linguaggio e dei metodi adeguati. Spesso si finisce più facilmente con il tradurre qualche testo degli americani, alquanto disinibiti nel filosofeggiare a 360 gradi.
Sfogliando la rivista si trovano titoli bizzarri come "I puffi, la società degli ultimi comunisti" e "I Simpson e l'etica kantiana". Anche brani divertenti perché la filosofia tende a cacciare il naso in qualunque tema o presunto problema. A volte usando per spiegare tutto ossessivamente alcuni vecchi ferri freudiani come quello della ritenzione anale. Ad esempio: siete collezionisti? Questa tendenza nell'adulto è letta come "un sintomo legato all'erotismo anale a cui si collega il bisogno di controllo e di conservazione". Vorremmo tanto dire che è un po' macchinosa e irritante questa abitudine del vecchio Sigmund di interpretare ogni attività compulsiva con la storia del sederino dalle passioni svogliate. Rischiamo di andare fuori tema.
La nostra attenzione è caduta su un articolo dedicato alla più classica delle comic strip: "Charlie Brown esistenzialista - L'assenza del Grande Cocomero". Interessante perché nell'opinione comune Schulz e i suoi Peanuts appaiono molto filosofici. In realtà, come ammette con onestà lo stesso autore dell'articolo, Schulz non aveva un grande preparazione filosofica, nessuna consapevolezza del suo esistenzialismo. Tanto meno passione religiosa, per quanto l'uso dei riferimenti biblici nelle sue tavole siano mumerosi, specie con Linus. Tutto nasce da una divertente analisi successiva. L'esistenzialismo a cui si fa riferimento è soprattutto quello laico di Sartre.
Una delle relazioni più stimolanti riguarda lo stato di libertà e abbandono. Sappiamo tutti che nel mondo dei Peanuts gli adulti non compaiono mai, sono solo citati ma davvero in modo sporadico. Regola ferrea e strettissima, l'inquadratura è totalmente incentrata sui bambini. "Come gli esistenzialisti in un mondo di divinità silenziose e assenti, i personaggi di Schulz sono immersi in un mondo in cui l'autorità degli adulti è silenziosa e assente".
Punto ben centrato: i bambini di Schulz sono soli, responsabili delle loro azioni. Da un punto di vista esistenzialista non hanno giustificazioni esterne al proprio agire. Sono eroi o vigliacchi per propria scelta senza che un adulto, un'autorità, una divinità creatrice li abbia condizionati. I loro malesseri, le disperazioni, le tristezze derivano da questa responsabilità e solitudine. La libertà è un'arma a doppio taglio.
Lasciamo a chi ne avrà voglia l'approfondimento della lettura dell'articolo. La nota per noi piacevole è l'iscrizione d' autorità di Schulz tra gli esponenti esistenzialisti del XX secolo, non essendoci, secondo l'opinione di Nathan Radke, alcuna giustificazione valida per escluderlo "solo perché i suoi lavori si pubblicano nelle pagine dei quotidiani dedicate allo svago. I semplici disegni di Schulz e i suoi dialoghi contengono tante considerazioni sulla condizione umana quante interi scaffali di libri".
L'articolo è una traduzione di uno studio pubblicato sulla rivista "Philosophy Now". Difficilmente la sdegnosa cultura accademica italiana, nonostante i precedenti di Umberto Eco ed Elio Vittorini, ardirebbe spingersi con tale audacia.
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