venerdì, gennaio 11, 2008

 

L'amico immaginario

Piccola ripresa dell'argomentare sulla strip Barnaby. Ne abbiamo parlato in alcuni post precedenti. Poi mi è capitato un incrocio singolare.
Sono riuscito a trovare in quella grande soffitta web delle cose antiche che è Ebay il secondo Oscar dal titolo "Barnaby e Mr. O'Malley". Vale la pena, se siete appassionati del fumetto di Crockett Johnson scoverete prima o poi qualcuno che lo offre svuotando cassapanche e librerie. Qualche tempo dopo mi capita sotto gli occhi un articolo de La Repubblica (sezione R2 La Scienza, 19/12/2007) dal titolo "
Che gioco da grandi avere un amico immaginario". Uno studio scientifico ci ricorda qualcosa che già sapevamo: due terzi dei bambini hanno un compagno proveniente dal mondo delle fantasie. A volte invisibile, altre incarnato in un peluche. Ne avrò avuto, ne avrete avuto anche voi, due o tre almeno nel corso degli anni. Un'ombra con cui confidarsi, o prendersela o sognare l'impossibile.
Gli psicologi tranquillizzano, spiega l'articolista, tutto normale. Il merito di queste ricerche non è tanto la scoperta dell'acqua bollente (leggendo pensavo: anche gli adulti, a osservare bene, hanno un'amica o un amico immaginario, spesso un amore, una fidanzata, il guaio magari è che proiettano male o con conseguenze nefaste questa visione nelle loro relazioni terrestri). Il punto fondamentale è che davvero fa parte della nostra evoluzione e del nostro modo di essere convivere con un universo fantastico.
Lo avevamo sottolineato nel caso di Barnaby: non è un mondo a parte, è realtà anche quella e si interseca con ciò che definiamo o delimitiamo come mondo vero. L'articolo di Repubblica non ricorda il fato padrino O'Malley ma cita giustamente Calvin & Hobbes, striscia più popolare e apprezzata più dai grandi, e le fantasie di Snoopy (questo per rimanere nel mondo delle strip, ma i riferimenti si estendono ai cartoon con Winnie the Pooh e vari personaggi Disney).
Il bello delle comic strip è ricreare per gli adulti (oltre che ovviamente per i piccoli) questo mondo parallelo, ricordarcelo ogni giorno senza ricerche scientifiche, attivare la nostra sospensione della incredulità con ironia, filosofeggiando sugli aspetti della vita. Quando un autore è bravo nell'innescare questi meccanismi i suoi personaggi prendono vita, con pochi tratti. Di più, entrano nelle nostre vite: ci suggeriscono modi di interpretare, di vedere, di ridere. E se hanno questo peso di amici, se arrivano a condizionarci così tanto, alla fine non sono un pezzo di realtà anche loro?

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