giovedì, ottobre 11, 2007
Il lato oscuro dei Peanuts
Nella nuova sezione R2, sotto la classificazione "Fumetti e veleni", La Repubblica del 9 ottobre scorso segnala l'uscita di una nuova biografia dedicata a Charles M. Schulz.
Qual è il pugno negli occhi dei lettori che non fa passare la notizia inosservata? Schulz viene descritto come cupo, ansioso, preda di depressioni feroci e attacchi di panico. Dopo centinaia di interviste, scavi ulteriori negli archivi e un meticoloso esame delle 17.897 disegnate David Michaelis tira giù un libro di ben 655 pagine per raccontarci un'immagine diversa del papà dei Peanuts.
Non del tutto inedita. Che Schulz fosse di indole melanconica era noto, già raccontato in interviste e biografie precedenti. E non serviva un corso di psicologia per capire che da qualche parte doveva pure venire quella caratterizzazione dei suoi bambini, con le loro solitudini, tristezze, amarezze, velate sotto un umorismo poetico e delicato.
Il mercato editoriale americano è sempre molto affamato di biografie. Se poi affondano il coltello tanto meglio. Michaelis e il suo lettore modello ficcanaso scoprono un po' l'acqua calda. Come sempre dietro il talento non c'è una divinità creatrice perfetta, anzi spesso troviamo personalità sofferte, talvolta gentaglia che ha ricevuto una dote da qualche musa. Schulz aveva i suoi bravi cocci, un matrimonio fallito, frustrazioni editoriali che fama e soldi non guarirono mai. Certo ci piace immaginarlo al suo tavolo da disegno, sorridente e in pace con il mondo, creatore di una saga bellissima, adorato e coccolato da amici, famiglia e lettori. Ma stendere le sue strisce sul lettino dello psicanalista (quasi 250 sono state scelte e inserite nella biografia a questo scopo) per scovare tutti i collegamenti con i suoi problemi di vita è un po' troppo. Da alcune analisi arriverà la scoperta di una tendenza da donnaiolo. Da altre la conferma dei suoi risvegli con sensazioni di terrore nella vita (ma va? Chissà come mai tutte quelle nottate di Charlie Brown con quei pensieri persi). Sarà tutto anche vero ma di un autore ci interessa il discorso universale, non rintracciare morbosamente tutti i fili reali su quanto abbia riversato della propria vita nelle tavole.
Che un cartoonist riveli molto di se stesso e della sua vita interiore nelle strisce, quasi un diario interposto, è un po' ovvio, sta sottotraccia (deve stare) e va bene così. Smontare il giocattolo non ci interessa e non saremo tra gli ansiosi acquirenti della nuova biografia anche se Schulz sta nel nostro olimpo delle comic strip.
La famiglia di Schulz gioca naturalmente la sua parte e ha contestato nel merito le parti della biografia che descrivono i lati più oscuri e tenebrosi. Quello che a noi non va è invece proprio il modo di guardare il lavoro
dell'autore. Charlie Brown non riusciva a calciare mai la palla perché come disse Schulz "La felicità non è divertente". Da quale angolo remoto della sua vita arrivasse la riflessione non ci interessa. Ci basta la strip.
Etichette: articoli, novità editoriali, segnalazioni
"Come sempre dietro il talento non c'è una divinità creatrice perfetta, anzi spesso troviamo personalità sofferte, talvolta gentaglia che ha ricevuto una dote da qualche musa" che mi mette un po' di tristezza se accorpata anche a questa
"Schulz aveva i suoi bravi cocci, un matrimonio fallito, frustrazioni editoriali che fama e soldi non guarirono mai. Certo ci piace immaginarlo al suo tavolo da disegno, sorridente e in pace con il mondo, creatore di una saga bellissima, adorato e coccolato da amici, famiglia e lettori" :)
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