domenica, novembre 12, 2006
KRAZY KAT
Nei prossimi post vi parleremo molto di Krazy Kat, una strip che ha fatto storia. Molti ne avranno sentito parlare, in genere molto bene. Pochi la conoscono davvero. Considerata "difficile", non ha mai avuto successo commerciale. (a chi vuole cominciare ad approfondire propongo la scheda scritta sui Ragnacci del Web)
Qui sotto trovate una piccola anteprima, tratta da una delle prime raccolte, curata da E. E. Cummings, uno dei più appassionati cultori del gatto, un vecchio volume del 1946 tradotto e pubblicato in italiano nel 1974 (Milano Libri, collana I Nostri Immortali vol.4, in possesso di Giuseppe). È una striscia giornaliera molto atipica per Herriman. Non ci sono parole (mentre il linguaggio era una delle caratteristiche di Krazy Kat), non ci sono mattoni che volano, contrasti, fughe, stranezze. La dedichiamo a chi pensa che una comic strip debba per forza far stramazzare dalle risate (sarà l'aggettivo "comic" che inganna?). Questa è poesia pura.
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In realtà il tema sessuale è completamente assente dalla strip.
A mio parere si sono compiuti diversi errori filologici nella traduzione italiana. Alcuni rimediati nelle ultime traduzioni.
Per la questione sesso sarebbe bastato leggere quello che Herriman diceva: non intendeva farne una gatta, ci ha anche provato ma su questo lato così realistico si trovava malissimo. Infiniti sono i riferimenti a Krazy sia come “she” che come “he”. Ma il vero punto è che lo schema base della strip, un gatto ama un topo che lo odia, un cane ama il gatto e perciò odia il topo, rovesciava il mondo. Che bisogno c’era di allinearlo determinando il sesso di Krazy?
Niente contro il sesso, che fa bene a sentimenti e salute, per carità, ma la nostra società è abbastanza inflazionata e forse non si arriva a capire che esistano storie d’amore che si astraggono.
Ma anche il modo di parlare di Krazy in italiano non mi convince. Il problema delle traduzioni delle strisce è roba seria. Ne riparleremo.
Si mettono lì e siccome vedono un gatto che ama un topo dicono: è omosessualità. Si, dove? Sul nostro pianeta forse, non di certo su quello dei fumetti. Herriman ha fatto qualcosa di diverso dal solito, forse di difficile comprensione e non semplice da accettare: ha disegnato con la saggezza e la follia creativa di un bambino, senza voler creare scandalo, senza voler dare messaggi particolari o senza voler provocare il lettore.
Se il fumetto lo si legge con gli occhi di un bambino (e quali altri occhi si dovrebbero usare?) non ci si accorge mai della sessualità dei protagonisti, bello e limpido com'è il mondo della fantasia e dell'innocenza che ci portiamo dentro. Siamo noi grandi che roviniamo il gioco, quando, sicuri come siamo di aver capito tutto e oltre, trasciniamo nella realtà con un tonfo, ciò che dovrebbe essere relegato ad altri piani di comprensione. Ci lasciamo tradire dalla mera materialità e ci sfugge la poesia.
Soltanto raramente qualcuno, ancora bambino nell'intimo, riesce a far venire fuori la "VERA POESIA", ma dall'altra parte ci deve essere qualcun altro disposto ad ascoltarla e ad accettarla...
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