mercoledì, gennaio 31, 2018
Deep Dark Fears di Fran Krause per i lettori italiani
La nostra altalena stava al confine del giardino sul retro.
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martedì, gennaio 30, 2018
Tinoshi di Giorgio Tino
domenica, gennaio 28, 2018
35MQ di Stefano Frassetto
sabato, gennaio 27, 2018
Singloids dei Persichetti Bros
giovedì, gennaio 25, 2018
Inkspinster di Deco
mercoledì, gennaio 24, 2018
Deep Dark Fears di Fran Krause per i lettori italiani
Mi piacciono i bastoncini caramellati,
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martedì, gennaio 23, 2018
Tinoshi di Giorgio Tino
domenica, gennaio 21, 2018
35MQ di Stefano Frassetto
sabato, gennaio 20, 2018
Singloids dei Persichetti Bros
venerdì, gennaio 19, 2018
Inkspinster di Deco
mercoledì, gennaio 17, 2018
Deep Dark Fears di Fran Krause per i lettori italiani
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martedì, gennaio 16, 2018
Tinoshi di Giorgio Tino
domenica, gennaio 14, 2018
35MQ di Stefano Frassetto
sabato, gennaio 13, 2018
Singloids dei Persichetti Bros
mercoledì, gennaio 10, 2018
Deep Dark Fears di Fran Krause per i lettori italiani
Ogni volta che tocco un nuovo interruttore della luce,
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martedì, gennaio 09, 2018
Tinoshi di Giorgio Tino
domenica, gennaio 07, 2018
35MQ di Stefano Frassetto
giovedì, gennaio 04, 2018
Il ritorno della zitella che parlava alle papere
A distanza di ormai nove anni dalla precedente raccolta, arriva un nuovo libro con le strisce di Inkspinster, pubblicato da Comma 22. Molto atteso dagli appassionati cultori della zitella d’inchiostro. E di inchiostro nero ce n’è ancora tanto per disegnare e raccontare scemenze, cattiverie, papere e volpi ma quel che colpisce di più, a un primo impatto, è l’esplosione di colori. Un technicolor da arcobaleno pastellato che potrebbe essere uno choc per chi confrontasse questa con la precedente raccolta pubblicata dalla Grrrzetic nel 2008. Esaurita nel giro di pochi mesi e mai ristampata: così si fa con gli autori di culto, li si lascia a sventolare in campagna, che in questo modo non si montano la testa e rimangono più creativi, e peggio per chi non si è procurato il libro. Ma dicevamo del colore. L’evoluzione è stata progressiva, in realtà diventata familiare a chi ha seguito in questi anni Inkspinster sul web. Deco ha preso sempre più confidenza con la tavolozza. Ora si diverte ad usarla per narrare così come aveva sempre fatto manipolando il lettering per dare tutte le intonazioni immaginabili ai dialoghi e al racconto della voce fuori campo . In questa piccola arte delle comic strip, dove te la giochi in pochi quadretti, tutto serve, specie se hai molta voglia di dire.
Agli appassionati Inkspinsterologi , interessati all’evoluzione dei quadretti infiocchettati da Deco, abbiamo riservato una chicca in fondo alla presentazione. Una striscia storica della primissima raccolta di Inkspinster del 2003 (diffusa con riti esoterici da una casa editrice che si chiamava Lilliput e stampava “on demand”, su richiesta, ovviamente introvabile e rarissima, ma vogliamo tornare ancora sull’argomento? Facciamo da bravi). La striscia ritorna in una versione radicalmente rivista nella raccolta appena uscita. Il confronto dice tutto, più di mille parole, su un autrice che aveva uno stile inconfondibile sin dall’inizio e pure continua a evolversi.
Ora però dobbiamo raccontare un poco Inkspinster per quei milioni di sciagurati lettori di fumetti che ancora non sanno niente della striscia (e del talento) numero uno nelle comic strip italiane.
Visionaria, ironica, fuori moda, poetica, naïf, cattivissima e tenera. Inkspinster è tutta questa roba assieme, lascia un assortimento di retrogusti. La piccola alter ego di Deco è fondamentalmente una disadattata in un mondo tanto più grande, complesso, incasinato e in apparenza molto cazzuto. O almeno, molto più di lei. Per questo Deco la disegna sempre piccolina, com’era piccolo il Paperino di Al Taliaferro di fronte a un universo incombente e sovrastante. Leggete la storiellina iniziale dove si racconta il suo viaggio a Lucca Comics per ritirare un premio nella categoria “ Disegni che li potevate fare anche meglio ma per questa volta passi”. C’è dentro tutta la filosofia carica di autoironia della striscia.
Inkspinster è adorata dagli addetti al culto perché è un’eroina sfigata capace di far ridere di se stessa, discendente degli altri campioni storici della goffaggine nel mondo dei comics, da Donald Duck a Charlie Brown. Lei, come racconta in un’altra tavola Madame Inkcasinologa (una presunta esperta, sosia del personaggio, che spiega le cose del mondo) è un opossum nell’affrontare i problemi della vita. Gli altri sono leoni, lupi, aquile, lei si finge morta.
Dentro Inkspinster c’è anche l’amore per la campagna dove vive l’autrice che regala voce e scena a papere dispettose, inopportune e pettegole, volpi attonite, gatti sardonici, galline dai facili innamoramenti, coniglietti, uccellini e altro bestiario. C’è il resto del mondo, quello dei vip e delle mode, da questa prospettiva raccontato e sbeffeggiato. Senza pudore: si sprecano le telefonate con domande squinternate a George Clooney o Brad Pitt. Che a Inkspinster rispondono subito ma se ci provate voi manco il numero trovate.
Ci sono gli uomini, che, ça va sans dire, sono un’ossessione per le zitelle. O meglio, l’uomo, l’unico amore, irraggiungibile soprattutto perché non vuole farsi raggiungere da una sciamannata come Inkspinster , un hard rocker terrificante ispirato a Marilyn Manson. Di giorno lavora in una falegnameria che si chiama, ma guarda il caso, Marilyn Mensola. Da un decennio ha preso il ruolo di insano oggetto del desiderio al posto di Pasticcino, un ingessato poliziotto narcisista con un cappello da nazista (e anche questo vi dice molto). Ma temiamo anche il dottor Muffa sarà destinato a sparire, perché la donna è mobile e la zitella ancor più. Tutto questo chiarisce molto a voi single dilettanti e lagnose. La vera zitella doc aspira a un uomo marcissimo, lontano mille miglia da sé, perché tale vuol rimanere e perché altrimenti non c’è gusto a piangere. Fine della lezione di psicologia, andiamo avanti.
Ci sono gli amici, in realtà poco più che delle spalle umoristiche, sponde talvolta necessarie per l’esuberante protagonismo di Inkspinster. Che recita cento parti, fa la voce narrante o interpreta esilaranti ruoli da esperta. Non è una striscia di personaggi, né la zitella è molto socievole. Le sue amiche, come racconta, sono solo quelle che riesce ad ascoltare per più di cinque minuti senza desiderare di colpirle forte in fronte con un badile. Vi abbiamo detto che è un tipetto difficile? Beh, ve lo diciamo adesso.
C’è infine il disegno dal tratto personalissimo e inconfondibile, non assomiglia davvero a nient’altro di conosciuto. Negli anni qualcosa è arrivato anche dalla esperienza dell’autrice nelle illustrazioni sognanti e ironiche: lo si può notare, ad esempio, nel rimodellamento surreale delle figure dei personaggi (se per disgraziata ipotesi ignorate l’attività di illustratrice della Decontardi, guardate il portfolio sul suo sito e rifatevi gli occhi). C’è la passione per certi disegnatori della vecchia scuola inglese, per il Tim Burton fiabesco e gotico, per i cartoni russi e cecoslovacchi. Tutta roba di cui Deco si è nutrita e che ritorna qua e la nelle vignette. C’è la predilezione per un mondo di cose antiche ed eleganti , merletti e legno, pennini e calligrafie, carte e parati, che non è scomparso del tutto. Le tavole sono stracariche di particolari, Inkspinster non è certo una striscia minimalista, ci si sofferma tanto a osservare e ridere sui dettagli. Eppure, ed è una bella impresa, il risultato è oggi una nitidezza leggibile anche con le miniaturizzazioni richieste dalla diffusione sul web o su supporti come i cellulari.
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Bene, siamo arrivati alle istruzioni per l’uso.
Se volete sapere di più su Deco consigliamo un solo link su tutti: l’intervista realizzata da Sauro Ciantini su Balloons qualche anno fa ma del tutto attuale. Il papà del piccolo papero Palmiro ( anche lui gran talento dopo l’epopea di Comix lasciato a sventolare sulle colline del Mugello, tanto per rimanere in tema di disegnatori negletti) le pone le domande giuste e un po’ riesce a tirare fuori l’anima e la storia di Deco. Non ci troverete riferimenti agli spunti reali di vita dai quali nascono le strisce, brutti figli di portinai curiosi, ma davvero molto sull’autrice. Clic sul link, non vi deluderà.
Se volete procurarvi il libro appena pubblicato dalla Comma 22 dovete darvi un po’ da fare perché al momento la distribuzione, dopo la presentazione a Lucca Comics, ha incontrato qualche difficoltà e insomma non lo trovate proprio sotto casa. Ma siamo certi che appena partirà il passaparola la situazione migliorerà. Una buona strada è ordinarlo su Amazon . Spesso le copie sono date per esaurite ma il riassortimento è veloce, potete fare l’ordine anche se non viene dato come disponibile . Oppure su questa pagina di Comma 22 su Fumetto Online
Altrimenti lo potete chiedere o prenotare in qualunque libreria o fumetteria dando i riferimenti che trovate qua sotto. Non urlate il sotto titolo “confessioni di una zitella” per non turbare gli altri clienti che potrebbero scambiarvi per frequentatori della letteratura da mezze centinaia di sfumature. Bella sfida quel sottotitolo :-)
Editore: Comma 22 ISBN-10: 8865031204 ISBN-13: 978-8865031209
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E ora le due tavole promesse agli inkspinsterologi. È una striscina intrisa di malinconica ironia rivisitata dopo 14 anni. Niente parole in più come detto, le due tavole raccontano tutto. Vi dico solo che anche la prima antica è ancora molto bella.
E adesso, se potete, scatenate il passaparola, che non abbiamo voglia di aspettare altri dieci anni per rivedere su carta la zitella che parlava alle papere.
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mercoledì, gennaio 03, 2018
Deep Dark Fears di Fran Krause per i lettori italiani
Sin da quando ero piccolo non mi sono mai piaciuti i costumi delle mascotte.
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martedì, gennaio 02, 2018
Tinoshi di Giorgio Tino
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