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PAPERI, MUCCHE E MEDITAZIONI VARIE. CONVERSAZIONE CON SAURO CIANTINI
Letta l’ultima raccolta di Palmiro, chiuso e poggiato l’albo, ai “palmiriani” doc soggiunge spontanea una riflessione. Ma Palmiro? Dov’è, anzi dov’era? Le strisce hanno per protagonisti un coniglietto, gran mattatore perché si presta teneramente a tutte le efferatezze, poi lupi, cani dal muso e culo umido e vari altri camei assortiti. Palmiro è emerso da questo bailamme? E perché lui?
In realtà non lo so perché sia emerso proprio lui. Il leprotto sembrava che avesse tutte le caratteristiche per emergere, invece, l'istinto materno e l'amore per i bastonati dall'Amore, ha prevalso nelle lettrici facendole arrivare a scrivermi lettere! Ma tante! Alcune di loro oggi l'ho ritrovate su Facebook. Donne già fatte che un tempo amavano questo cosino nero, innamorate dell’amore!
E quel buffo nome da dove arrivò?
Sono sincero, non lo ricordo bene. Perché avvenne tutto per caso. Mi cominciarono a chiedere che nome avesse il paperello ma io lo ignoravo. Credo che un primo nome orribile che mi venne in mente fu “beccodipapero” ma per fortuna non lo usai… Siccome abitavo vicino a Via Palmiro Togliatti, e il nome Palmiro -a parte i risvolti politici- l'ho sempre trovato buffo e simpatico, misi quello. Poi, una fan palmiriana, mi disse che il nome era adattissimo: Palmiro le suonava affine a "palmato", dai piedi palmati, ed essendo un anatroccolo...
Il destino è Destino.
Quindi, in sostanza, Palmiro è nato quasi per conto proprio! E come diceva Pratt: io sono il suo personaggio.
La serie con il leprotto usciva su Comix? Non aveva un nome?
No. Come c'è scritto all'inizio del libro la serie doveva chiamarsi "Novelle" con strisce varie ma poi, ci fu il successo di Riccardo Cassini con il suo “Nutella Nutellae” e quindi in redazione a Comix, per non creare confusione, io continuai senza un nome preciso...
Qualche scavo archeologico. L’esordio assoluto è stato su Comix? Esistono strisce ancora precedenti a queste?
No. Queste strisce nascono proprio per Comix. Avevo fatto altre strisce per altri mensili e settimanali ma non di quel tipo. Comix non è stato il mio esordio. Ero già uscito in qualche rivista di fumetti e in settimanali e mensili di grande tiratura come Tuttifrutti, dove usciva lo Skrondo di Disegni e Caviglia. Furono loro a mettere una buona parola per Comix.
Era appena uscita una storia di un paio di pagine su Schizzo (n°7, 1994), una cosa che iniziava con "C'era una volta... " (che poi ho compresso in una striscia, la n° 051P presente nel libro). La "P" accanto al numero è l'iniziale del nome di chi scrisse il testo di quella storia: Patrizia Lena.
Allora, se ho compreso bene dovresti aver concluso lo svuotamento dei cassetti, con gran piacere nostro per le strisce riportate alla luce. Come la mettiamo per le prossime uscite, tenuto conto che a suo tempo hai azzardato l’intenzione di tirar fuori ben dieci volumi della collana “À la recherche du temps perdu” e considerato che nel frattempo sei diventato l’editore di te stesso e qualcosa dovrai pubblicare?
In realtà ho materiali per altri tre libri. Ho disegnato tanto, anche se per breve tempo. All'inizio, star dietro a un settimanale è stata molto dura! Per sei strisce che facevo alla settimana ne mettevo due nel cassetto in attesa poi di migliorarle e quattro partivano per Comix. Ma a volte mi toccava una pagina intera e quindi da una parte era una gioia ma dall'altra una tragedia. E poi ho diverse cose fatte con Massimo Cavezzali e un volume intero mi piacerebbe dedicarlo a questi materiali "bischeri" (come li chiamavamo noi) ma molto divertenti soprattutto per noi che ridevamo tanto nel farli. Fino alle lacrime.
Nei piani editoriali futuri della Sauro Ciantini Éditeur, e il francesismo me lo sono concesso per sdrammatizzare, ci sono sicuramente o il fallimento e la conseguente fuga all'estero, oppure due libri o forse tre per il 2013. Ma potrei anche cambiare idea.
Un libro sullo stile del secondo My Name is Palmiro 2, con una storia lunga che odora di graphic novel e quindi molto disegnata. Dove mi sono divertito a fare un mash-up di varie tecniche di disegno. Una storia anche impegnata ma comunque sempre leggera e surreale alla Palmiro. Poi vorrei fare un libro pieno di cuoricini rossi, sapendo di provocare disgusto e orrore in molti che sembrano allergici o forse solo imbarazzati davanti all'amore. Ancora non so bene come sarà, magari un libro romantico e tenerone che vi toccherà leggere di nascosto in bagno!
Il terzo libro sarà un libro "latino". Una storia ambientata tra Perù, Argentina, e Messico. Una via di mezzo tra Alvaro Mutis e Gabriel Garcia Marquez. Un libro epico e tormentato. Pieno di foglie di mango, sigari cubani, e guapas infuocate. Una grande nuotata nelle più classiche telenovelas sudamericana. La storia è già scritta... e molti disegni esistono già. Un’avventura che finirà in Messico, tra polizia corrotta e cartelli della droga.
Credo invece che il libro “pieno di cuoricini rossi” avrà più successo degli altri, a parte le sdolcinatezze mielose che Facebook ci ha rivelato essere popolarissime, anche dietro le scorze dure si cela un cuore passionale. A proposito, da che cosa viene fuori questo tuo mischiare tenerezze con sadismo? Leprotto o anatroccolo, il tema di fondo sembra sempre quello, vita di stenti, delusioni. Ed è vero che Palmiro prende origine come catarsi da una delusione amorosa?
Santi Apostoli Pietro e Paolo! Ma no, nessuna delusione amorosa ha originato tutto questo. Ho avuto anch’io qualche badilata in piena faccia ma in genere, sono sempre stato fortunato anche nelle disgrazie. Il mio concetto base è molto semplice: ogni cosa ha un prezzo. Alto o basso che sia. Che uno deve pagare. Palmiro siccome per tanti i suoi motivi ama questa Fidanzata Lontana, accetta di star lì al proprio posto e pagare quel prezzo. Ovvio che l'argomento è pericoloso: questo non significa che uno deve star lì a prendere botte o peggio, qui siamo in una striscia umoristica! E tutto viene esagerato al fine di provocare un sorriso. Le coltellate della Fidanzata Lontana o le scudisciate sono ideali, come nelle comiche si poteva scivolare su una buccia di banana! E non amo assolutamente le teorie sado-maso. Palmiro ama questa fidanzata sì, un po' stronza, un po' wonderwoman, ma dobbiamo considerare che quando queste prime strisce sono uscite i concetti espressi - giusti o sbagliati - da serie come: Sex and the city, ancora non erano di dominio pubblico. L'idea di una donna libera che amava passare di fiore in fiore senza mettere in discussione un rapporto presente (come invece hanno sempre fatto i maschi) era un concetto quasi rivoluzionario in un paese arretrato come il nostro. Ed è questo che molto probabilmente è piaciuto fin da subito. La vera novità.
Ma anche a questa fidanzata lontana il Palmiro sembra piacere, se no, che lo terrebbe a fare?
Le cose sono complesse... proprio come nella vita vera!
Forse sarà come ha detto una volta Cavezzali che: "Palmiro è alto 23 centimenti... l'altezza giusta per un paperello... per questo piace alla tipa..."
Ma com'è l’amore di Palmiro per la fidanzata? Il tema è in assoluto uno dei preferiti. Uno degli aspetti più stupefacenti rivelati ad esempio da Facebook è quanto la gente ne parli. O meglio quante riflessioni copiate e incollate nelle bacheche, massime, citazioni, pillole di saggezza, banalità e ovvietà generiche comprese. Spesso affermando tutto e subito il contrario di tutto. Tolta la melassa il problema dev’essere serio, diffuso e sentito visto quanto ci si pensa. Sembra mancare a un’infinità di persone, nessuno lo trova o sa bene cosa sia alla fine. A me piace molto come è trattata in modo ironico e leggero la passione sfigata del paperello, l’insoddisfazione perenne. Abbiamo bisogno forse di vedere le cose con questa leggerezza?
L’amore tra Palmiro e la Fidanzata Lontana è complesso. E alle domande complesse occorre dare risposte semplici: non lo so.
Sto chiedendo anche a dei professionisti delucidazioni sulla materia, mi hanno formulato che “Palmiro ha sviluppato una forma di attaccamento insicuro evitante” ma ancora non ho capito bene, anzi, se qualcuno vuole azzardare diagnosi o dire la propria, mi scriva a ciantini@palmiro.it. Sarò ben felice di prendere in esame tutte le ipotesi al fine di realizzare una cartella clinica - o un libro - su questa storia d’amore.
Quello che ho capito di Palmiro dopo tanti anni è che lui ha deciso di restare al proprio posto, anche se con evidente sofferenza e spirito di sacrificio. La curiosità rimane invece per questa fidanzata lontana, come possa uno spirito libero come lei, distratta continuamente da altro (meglio: da altri), essere innamorata di un “coso” alto appena 23 centimetri (misura certificata da Massimo Cavezzali molti anni fa).
I professionisti della materia mi hanno parlato di “disturbo istrionico di personalità” un disturbo un tempo conosciuto come "isteria". Ma gli accertamenti sono ancora in corso.
Tante volte io e Bolivar, davanti a una bottiglia di Mezcal (all’interno della quale Palmiro fa il verme), ne abbiamo parlato e alla fine (della bottiglia) si è sempre deciso di lasciare che questa storia segua il suo corso naturale.
L'amore è un bisogno naturale. Come bere o mangiare. Un meccanismo in fondo molto semplice (Io Tarzan, tu Jane) ma se i due principali interpreti di una storia di amore/sesso sono esseri complessi, cresciuti e immersi in un mondo sempre più multiforme e indecifrabile, è ovvio che all’aumentare delle variabili tutto diventi sempre più un casino! Perché stupirsene?
Parliamo della tua nuova veste di editore. Non si tratta di autoproduzione vera e propria. Autori che pubblicano fumetti mandando in stampa le proprie tavole ce ne sono sempre stati tanti. Anzi il fenomeno per tante ragioni, facile accesso alla pubblicazione e crisi del mercato editoriale specie nel settore fumetti, si sta diffondendo sempre più. Qui mi sembra diverso, hai messo su, se abbiamo capito bene, una vera e propria piccola casa editrice, in teoria puoi pubblicare anche lavori di altri autori (a proposito, lo farai?), con tutte le cose fatte per benino, anche se artigianalmente immagino in questa prima fase. Un sito di e-commerce, merchandising accluso, burocrazia editoriale varia assolta ecc ecc. Non so se è il primo caso in Italia. Ci racconti come è nata e come funziona? Ci sarà una distribuzione vera attraverso canali importanti e classici, tipo le librerie? Aggiungo una domanda cattivella, ma i plichi alle poste vai tu a spedirli? Ma tutto da solo come fai ora a trovare il tempo in quel del Mugello per girare i sughi e coltivare l’orto la mattina, nonché disegnare nuove tavole?
In quanto disegnatore Samurai mi alzo presto la mattina. Prima dell'on line del sito di e-commerce ho avuto tre settimane che mi alzavo alle 5 e 30 e svenivo sul divano di casa alle 9 e 15. Il libro da stampare, il sito da fare, le t-shirt, i piccoli poster... e poi i soliti lavori da grafico o direttore artistico, a seconda dei casi. In più, il giorno che ero davvero in coma e non ce la facevo più, il buon Dio mi ha fatto cadere tra capo e collo la "nomination" per uno spot animato da realizzare su uno storyboard del Mito vivente a nome: Guido De Maria. Non con Palmiro ma con un cugino di Maciste e un gatto. Una gara vinta tra ben 36 proposte europee. Se non ho capito male. Quindi ho deciso di farmi impiantare quattro braccia come la Dea Kali.
Comunque sì, sono un editore, ma sposato unicamente con Palmiro. La casa editrice l'ho messa sù solo per lui, e per alcuni piccoli progetti che sul sito ho intitolato "Pais de deux". L'idea è di fare cose che anch'io comprerei, così sono sicuro di non tradire lo stile del paperello. Se farò una tazza non sarà la solita tazza che si trova sempre in giro con sopra stampato un disegno in digitale. Ambisco alla tragedia finanziaria e quindi sto cercando in giro per il pianeta qualcosa di particolare che odori di papero. Così per le altre cose. Ma senza fretta. Dalla prossima settimana affronterò anche l'argomento "Librerie specializzate di fumetto". Un argomento che tanti mi hanno detto "spinoso" ma ne ignoro ancora il perchè.
In ultimo: sì, vado io a fare le spedizioni. Porto il figliolo a scuola, faccio colazione: una "parigina" e un cappuccino, entro alle poste, tiro fuori un libro da leggere e mi siedo tranquillo in attesa.
Nel tratto a piedi dalla pasticceria alle poste, quasi un chilometro, raccolgo idee presenti nell'aria.
Ho, naturalmente, rallentato l'uso di mestoli e padelle. E quest'anno anche l'orto ha risentito della mia assenza.
Hai ripreso i diritti delle prime due raccolte della collana già pubblicate con la Double Shot, escono ora sotto il tuo marchio editoriale? In realtà volevo farti un’altra domanda che un po’ hai glissato. Perché questa scelta individualista, perché farsi questo mazzo e non un editore di mestiere?
Non ho glissato. Sono meno intelligente di quello che sembra. I diritti dei primi due libri con la Double Shot sono già scaduti. Era un contratto che scadeva dopo un anno. Quindi, secondo l'avvocato cattivo che ora mi segue come un'ombra, siamo a posto. Appena smaltite le copie che ho, le ristamperò per conto mio. La scelta individualista è una scelta che avrei dovuto fare già da molto tempo. Ho commesso un errore e gli errori si pagano. Quindi ho perso un sacco di tempo prezioso in attesa che si formasse un'armata ma come canta un autore di nicchia: "eravamo seduti su un treno che non è partito mai" o roba del genere. Una mattina ho sellato l'asino, anzi: il mulo, e sono partito per questo viaggio che non so dove mi porterà.
Se qualcuno si prende una percentuale del prezzo di copertina, pretendo che sappia fare il suo mestiere. Semplicemente questo. Invece c'è molta autoindulgenza. Molta improvvisazione. Molta gente che cade dal pero.
Allarghiamo un altro po’, perché una striscia originale e divertente come Palmiro, popolare ai tempi di Comix non trova spazio, che so, su Linus o in una raccolta della Comix?
A questa domanda non mi va di rispondere. Dovremmo star qui a parlare per ore e ore, e sinceramente non ne ho voglia. Soprattutto perché la ritengo un’assoluta perdita di tempo. Oggi, soprattutto. E' un lavoro che spetta ai Critici. Se ne rimangono. Ai giornalisti di questo settore, se ne esistono ancora. Magari ci vorrebbe una Milena Gabbanelli del fumetto che faccia dei bei servizi e spieghi che i bambini non nascono sotto i cavoli o grazie allo zumpa zumpa delle api.
Mi sembri molto perplesso sulla realtà editoriale del fumetto in Italia.
In realtà non la conosco a fondo e neanche voglio farlo. Però ascolto le persone e ne raccolgo gli umori e, soprattutto, vedo i risultati. Come nella Politica, tanti sono geni quando si trovano seduti sul divano, o a tavola. Hanno buone idee mentre si aspetta che arrivi la portata successiva ma poi, alla resa dei conti, tra il dire e il fare c’è sempre il mare. E poca voglia di rompersi i coglioni. Come al bar, tutti sono bravi allenatori e Mister con ricette miracolose, ma come nella Politica, i problemi restano gli stessi da anni e anni e anni (e anni).
Io vedo l'Editore come un padre, magari anche un padre stronzo, che grazie alla propria esperienza e fiuto, ti tira scappellotti, ti dice: no, ma t’indica una via chiara dalla quale fuggire o seguire. Arrivando anche a strapparti una tavola disegnata con grande attenzione e perizia che però risulta noiosa come masticare una pantofola!
E poi, una volta stampato il libro, non abbandona questo suo figlio perché ha da fare i cazzi propri, ignorando parole come "ufficio stampa" e "recensioni". Pronunciando la mitica frase: “Tanto se è un libro che piace si vende da solo!”, limitandosi alle tre copie a gratis ai soliti critici o giornalisti rimasti in vita, sperando in due parole buone, che non serviranno quasi a nulla. Ignorando tutti gli altri Media. Come se il fumetto ormai, davvero, non interessasse più a nessuno. Fosse roba da ghetto. Da "ragazzini".
Mettiamo da parte l’indaffaratissimo editore e facciamo parlare il mastro Ciantini. Nei tuoi laboratori (workshop, come ti piace chiamarli) l’idea base è di andare oltre la tecnica per cogliere quel leggero soffio che dà vitalità a un disegno o un racconto. Ai discepoli premetti che i tuoi corsi hanno finalità diverse dal classico corso di fumetti e predichi che non serve saper disegnare e neanche saper raccontare secondo i canoni se poi non si trasmette un’emozione. Non c’è dubbio sul fatto che Palmiro abbia una vitalità pazzesca. E anche i tuoi oggetti Kandinskiani e i paesaggi alla Herrimann. Bene, come si fa a dare emozione a una sedia o una lampada?
Domanda difficile. Inizio, dopo il rituale colpo di gong, dicendo che la mucca per produrre latte mangia erba e NON latte. Invece tanti autori di fumetti -ma per fortuna non tutti - mangiano fumetti, ingoiano film tratti da fumetti, e alla fine cagano fumetti che hanno l'odore che hanno e spesso anche un cattivo sapore. Specie adesso, dove stampare libri è diventata una strada in discesa che tutti stanno percorrendo a velocità folle. Io preferisco un autore che disegna male - o meglio: non bene - e che ha qualcosa da raccontare alle solite tavole che scimmiottano gli americani o i francesi o i giapponesi.
Si stanno allevando intere generazioni facendole sognare di poter andare un giorno a vendere ghiaccio agli esquimesi. Invece di dar vita a un qualche Italian style. Ma qui il discorso diventa complesso. Chi insegna insegna spesso concetti e regole appartenute ormai al passato. Ai ragazzi serve un Sapere utile al Futuro. Come se nella musica si insegnasse che per avere successo (o dire qualcosa di importante) occorre saper cantare. E Jovanotti? E Vasco Rossi? De André? Sanno e sapevano "tecnicamente" cantare bene?
Ma anche qui è un discorso lungo e articolato.
Si deve ricercare la personalità e svilupparla, non star lì a disegnare corpi umani sproporzionati e donne con tette enormi e gonfie, come piace agli onanisti!
Bella la metafora della mucca, mi piace, rende l’idea. Giusto l’altro giorno ho visto un film sul malessere della scuola (Detachment) e in un bel passaggio un supplente esortava gli allievi a essere creativi e liberarsi così: la sola cosa è leggere, per stimolare l'immaginazione e la libertà di pensiero. E credo che tu, io e altri amiamo le comic strip proprio perché più spesso in genere gli autori si ispirano a fonti esterne, penso alla filosofia dei Peanuts, alla satira sociale di altre serie, alla presa in giro di luoghi comuni. Oppure anche alla semplice osservazione della gente e dei modi di fare.
Raccontavi prima che hai materiale per tre libri. Ma il disegnatore samurai sta ideando nuove strisce di Palmiro? Ho visto qua e la su Facebook tavole singole, come nascono? Ho come l’impressione che il disegnatore stressato di Palmiro per Comix di venti anni fa sia diverso quello attuale e forse stia cercando una formula nuova o nuovi percorsi.
È giusto trovare stimoli andando ad abbeverarsi da altre parti. Chi un tempo faceva cinema guardava sì, i film precedenti della Storia del Cinema fatti dai colleghi, ma soprattutto aveva una forte base letteraria, prima del fare film venivano le letture di grandi o piccoli capolavori della Letteratura. O di libri meno famosi lì sul momento ma che lo sarebbero diventati poi. E ascoltava la musica, la vita che lo circondava, la analizzava, la metabolizzava, filtrandola con le proprie esperienze e le proprie letture formative.
Oggi è tutto più diretto e più semplice. Hai un'idea, scrivi una lesta sceneggiatura, ci fai un fumetto. Per fare una storia di Batman ti basta aver visto tre film di Batman. Per fare una storia Horror ti basta aver visto tre film horror o splatter. E chi giudica le tue cose, ad esempio un editore, spesso ha visto poco di più. Ognuno conosce solo quello che gli piace come un comune lettore e non quello che necessita di sapere al proprio mestiere! Leggo un paio di libri di Fabio Volo, sia che mi piaccia o no, e mi sembra facile farlo anch’io e quindi lo faccio (perché non dovrei?), senza preoccuparsi del perché.
Ho incontrato "oltre i bastioni di Orione" autori di strisce o presunti tali, che non conoscevano Calvin & Hobbes, o confondevano Watterson con Herriman, avevano letto Schulz ma ricordavano solo Snoopy. Oggi consiglio sempre la lettura di un libro per me illuminante: "I barbari", saggi sulla mutazione, di Alessandro Baricco. Spiega il mondo che verrà molto meglio di me! Leggetelo. E comprendetelo bene.
Sulle vignette che faccio su Facebook: le faccio così, mentre si avvia il computer. Le schizzo su un piccolissimo blocco Schizza e strappa, formato A6, poi le scansiono male e le coloro peggio. Le metto come post mattutini, senza nessuna regola o indirizzo. Un allenamento utile a mente e corpo. Poi inizio a lavorare a cose serie, mentre tutti gli altri in casa dormono.
Vorrei tentare di riprendere a disegnare anche le strisce di Palmiro... ma anche le altre, quelle del leprotto o del lupo cattivo, o dei sauri estinti, perchè facendo il libro "Palmiro and Friends", mi sono divertito tantissimo a leggerle e mi è tornata la voglia di farne ancora.
Ma i primi tentativi sono stati faticosi. La formula a 3 vignette è perfetta. Un meccanismo al quale è difficile trovare alternative. Quindi dovrò ripartire proprio dall’inizio. Con disciplina: stessa formula, stesso bianco & nero, stessi retini… E tra mille anni, immaginare una nuova direzione. Fare strisce che siano davvero tali, che diano origine a Universi, è faticoso. C'è tanto scarto. E per una striscia bella ce ne sono almeno 5 che taglio con la Katana e butto nella stufa. Non si tratta solo di fare buone battute che facciano ridere. La striscia è molto, molto di più. Ma sto cercando di preparare un humus utile affinché Palmiro torni a vivere e a lottare contro questa sua fidanzata lontana sempre lontana.
Ma... perchè? Why?
Io devo sempre rispondere a questa grande domanda esistenziale. Se i casini sono maggiori dei benefici, se devo ricominciare ad ammalarmi il fegato, il disegnatore Samurai preferisce fare marchette per pagare l'affitto e camminare in riva al lago in attesa di chissà cosa...
Anche nell’ultima raccolta c’è un raccontino disegnato con Cavezzali. Il soggetto palesemente ispirato dalla sua passione per i temi divini e bagnato da quel suo tipico umorismo “reverse”. Ma, considerato che Massimo fa fatica a collaborare anche con se stesso, come funziona il lavoro con lui? Ha ritmi produttivi diversi dai tuoi, ideando tanto e disegnando semplice al contrario di te. Ad esempio in quelle tavole la papera l’ha disegnata lui dopo che tu hai compiuto la tua parte? So dell’amicizia e della stima reciproca, ma due individualisti così solitari come collaborano?
Il trucco tra me e Cavezzali è semplice: io sto nel mio studio e non lo vedo. Lui sta nel suo, che una volta è situato su una spiaggia lontana di Viareggio, un'altra volta nascosto chissà dove, magari all'estero, oltre il confine francese. Ci sentiamo solo per email. Lettere che lui mi scrive a notte fonda e che io leggo solo al mattino presto.
Lui è quello che ha sempre fretta e ama l'istintività, e il fare le cose di getto (spesso senza neanche riguardarle, vaneggiando di session dei Rolling Stones dove per preservare il feeling giusto, era sempre buona la prima!). Io invece sono un rompicoglioni attento ai dettagli. Quello che al mattino presto va di nascosto in studio di registrazione e reincide tutte le parti di chitarra fatte il giorno prima. Ne regola i volumi, la giusta equalizzazione, toglie lì, mette là. Al pomeriggio -ma non si sa quando-, passa Cavezzali che ascolta la canzone registrata e poi, siccome deve andare non si sa dove a fare chissà cosa, mi sorride sornione e dice: "Hai visto? Le chitarre sono venute benissimo! Avevo ragione io a fare le cose di getto!". E ha sempre quello sguardo sornione che non sai mai se ha capito che sono state aggiustate durante la notte e ti sta prendendo per il culo, oppure gli conviene passare da bischero (come si dice a Firenze) perchè deve già andare, ed è tardi, che poi devo fare qui e poi andare là.
Però è da un po' di tempo che non lavoriamo assieme su qualcosa. Facebook ci ha divisi. Lui dice di aver trovato la formula giusta, una triade magica: faccio, pubblico, raccolgo consensi. Quasi in tempo reale. A zero spese e zero rompimenti di coglioni. E quindi ama cavalcare nel web come un cavaliere solitario.
Però devo ammetterlo: Il tempo gli ha sempre dato ragione. Non si sa come ma ha sempre intuito molto prima quello che un autore avrebbe fare per non diventare vecchio e odorare di baule chiuso!
Nella storia di Natale che c'è sul libro "Palmiro and Friends" non ricordo chi abbia disegnato veramente San Giuseppe e Maria... A vedere il tratto credo che sia stato lui e poi io, magari, ho lavorato di assemblaggio e di ritocco. Niente computer e molta fotocopiatrice, forbici, e colla spray.
Divertente questa storia che viene da un’era antica di forbici e fotocopiatrice senza l’onnipresente Photoshop. L’ho chiesto tempo fa anche a lui: ma è vero che ti rubava pezzi di disegno?
Lo ripeto: Cavezzali precede i tempi. Ha inventato venti anni prima il copia-e-incolla che ora nel web è di uso comune.
Se un ragazzo oggi vuol fare dell'umorismo su facebook che fa? Mica si segna a un corso di disegno e dopo tre anni, quando ha imparato a disegnare, si mette a pubblicare le proprie cose buffe, no, prende una foto dal web, la tagliuzza, ci incolla il testo della battuta con un programmino di scrittura e montaggio, e pubblica.
Cavezzali, ad esempio, nel suo libro su Vasco Rossi, ha bisogno di uno stadio visto dall'alto tutto pieno di gente e che fa? Mica si può mettere a disegnare una cosa simile, che poi saprebbe benissimo disegnare, no, prende un libro: "R'n'R cartoons", fatto insieme con me, Cristian Contini ed Emanuele Zueneli, tagliuzza un mio disegno con uno stadio pieno di gente visto dall'alto, e lo incolla in una sua storia. E quando glielo faccio notare lui ride come un matto! E mi dice: Vedi? A forza di pezzetti ti faccio diventare famoso anche te!
E io che posso fare se non ridere?
Ad esempio c'è una sveglia che ho fatto in stile Disney, sempre tratta da quel libro, che penso lui abbia fotocopiato e incollato nelle sue storie di Ava almeno tre o quattro volte... tanto che quel disegno è più suo che mio!
Sia chiaro: a me la cosa ha sempre divertito! E in gioventù l'ho trovata quasi un "onore" comparire nelle sue storie!
E la storia del falso numero di Tango?
Devono aver aperto gli archivi segreti dell’FB.
Premessa. Il fumetto umoristico ha sempre avuto il proprio spazio sui quotidiani e sulle riviste… fino all’arrivo della satira. Da quel momento c’è stata una folle corsa a fare una pagina di satira in ogni dove, a possedere almeno una vignetta su quello che accade in quel preciso istante all’uomo più amato/odiato del momento. Dimenticandosi dell’umorismo e delle strisce. E siccome la satira ha sempre pagato bene, tutti gli autori sono corsi lì. Come nel Klondike quando iniziò la corsa dell’oro!
In più, in Italia, tutto ciò che profuma di politico ha canali privilegiati. Indipendentemente che si tratti di Satira di serie A, o disegni fatti col culo e con battute mediocri (per essere brevi e coincisi).
A me hanno insegnato che si fa satira solo dopo attenta riflessione e conoscenza della materia, a volte anche a costo della vita anche professionale, ma non capisco cosa ci sia di politico a disegnare vignette mediocri, sempre con i soliti nani con le orecchie a sventola, o altre macchiette.
La sensazione è che la satira ormai sia lasciata vivere indisturbata così tanti sfogano lì, le proprie rabbie, e non rompono davvero le palle.
I Re se ne fottono della satira e quando è davvero fastidiosa, la allontanano con Editti Bulgari. Passata la bufera, anche questa spesso tanto rumorosa quanto inutile, si riprende a fare satira giornaliera. Come si porta fuori a pisciare il cane.
Anch'io ogni tanto ne faccio o meglio: tento di farla ma poi il senso di inutilità mi opprime.
Ho fatto tentativi di roba più saporita (la serie: RISAMARO) toccando anche temi delicati come si dovrebbe, ma è stata ritenuta da tutti: “troppo forte”. Oppure la serie “V.P.d.M” con Silvio Di Giorgio, anche queste ritenute “un po’ troppo forti”. [vedi sotto]
D’accordissimo, su questo tema avevo scritto anch’io un pezzo dal titolo “perché le com
cic strip sono superiori alla satira per terra per cielo e per mare." Veniamo però al finto numero di Tango.
Demmo vita a Fango, milioni d'anni fa. Si narra che fece incazzare un po’ Sergio Staino, perché come si sa gli umoristi e i satiri, sono spesso permalosi e non hanno il senso dell’umorismo.
Facemmo questo numero di Tango (devo dire i nomi? Magari dopo anni si potrebbe... però è meglio che facciano outing loro stessi, perchè chi fa la spia non è figlio di Maria!) e lo chiamammo "Fango", uguale in tutto e per tutto all’originale, e venne distribuito gratuitamente alla Festa dell'Unità qui a Firenze.
Tutti gli autori Classici erano presenti, rifatti a meraviglia, solo che le battute come gli articoli vaneggiavano in modo surreale. Niente di nuovo, avevano già fatto queste cose quelli de Il Male, ma la cosa nacque di getto e di getto la facemmo.
I disegni erano così fatti bene che un mio disegno [vedi sotto], una vignetta fatta da un fantomatico Staino assieme ad Andrea Pazienza, ora è raccolta in un libro -credo- edito da Il Grifo come disegno originale del grande maestro morto (ma non ricordo il titolo di questo libro e non ho voglia di passare un pomeriggio a cercarlo!)
Mi raccontavi prima delle tante lettere femminili per sostenere Palmiro. Tante quante? Torniamo sul punto, cos’è cambiato oggi nel rapporto tra autore e lettori? Ti scrivono su Facebook o con la ormai antica email? Cosa chiedono? Immagino sia tutto molto più svelto, forse inflazionato dalla facilità della tecnologia informatica. Certo che quelle lettere su carta con grafia a mano dovevano essere una delizia e comunque richiedevano un impegno. Ben altro rispetto al mondo dei social network dove tutti sono amiconi di tutti e tutte le cause sono buone.
Noto in questa domanda, nascosta tra le parole, un po' di polemica con i social network. Me l'aspettavo. Ero in attesa che succedesse. E' ovvio che i cambiamenti oggi arrivino più velocemente di qualche decina d’anni fa. Una mattina annusi la carta e l'inchiostro della tua rivista preferita e la vita ti sembra un lungo fiume tranquillo, il giorno dopo scopri che siete rimasti solo in tre a comprare quella rivista e che quindi dal giorno dopo, o chiude, o la trovi unicamente in formato elettronico...
Anche i cambiamenti nei lettori sono altrettanto repentini e appena parte qualche moda, tutti sembrano tuffarsi a capo fitto, come infoiati, dimenticando tutto quel che c’era prima e che sembrava perfetto!
In realtà le cose non sono mai come appaiono a una prima analisi.
Se prima esisteva il bianco e il nero, adesso esiste il bianco e il nero più un numero sempre maggiore di variazioni sul grigio. Frantumazione del marcato credo si chiami. Prima esistevano solo due canali tv della rai e quindi il polo si divideva su quei due soli canali, ma poi, apparso il digitale terrestre, ognuno va dove va, non si sa bene il perché e il percome, se non l’attimo: hai voglia di vedere una cosa e allora la guardi, nel minuto successivo guardi altro. Oppure spegni la tv. Invece capire i lettori da un certo senso di tranquillità. Piace il porno-soft-giapponese? E allora tutti a fare quello. Mentre adesso non si sa mai cosa piacerà nell’attimo successivo. Se cerchi aiuto nel marketing (una specie di astrologia moderna) anche lì cadi male: grafici, tendenze, ipotesi, ma certezze sempre meno. Guarda il successo de “I soliti Idioti”… se qualcuno fosse andato a proporla a chiunque, tutti avrebbero detto di no: “Ma figuriamoci se questo umorismo adolescenziale e da teatrino di scuola media funziona!”
E invece…
E quindi?
E quindi anche gli autori professionisti restano spiazzati. Ragazzetti che col taglia e incolla, diventano umoristi, satiri, raccattano consensi su consensi, impilano montagne di "mi piace" o di "condividi", spesso senza nessuna preparazione e non sapendo disegnare o conoscendo appena la lingua italiana.
Uno passa un pomeriggio a disegnare qualcosa che sia bello, che sia prosecuzione naturale della Storia dell'Arte del Fumetto e della Striscia, che sia sintesi tra cinema visto, libri letti, fumetti a cinque stelle iscritti nel firmamento, e una merdasecca di ragazzino di scuola media, prende la prima foro che gli capita, ci incolla una battuta che uno faceva alle medie e spopola sul web mentre tu, oh povero disegnatore attento e professionale del passato, sei a correggere una prospettiva... continuo?
Prego sig. Ciantini, vada avanti. E poi andiamo al punto, i rapporti con i lettori. E ci racconti come corre ai ripari un autore del retinozoico. Meno male che la mia era “un po’ di polemica”. Tu metteresti Zuckerberg vivo nel forno crematorio.
Lei non mi metta in bocca cosa che NON ho detto. A me Zuckerberg non interessa. I miei miti hanno nomi diversi. Io raccontavo in modo OGGETTIVO la storia dell'autore in lotta contro le novità che lo costringono a reinventarsi, a porsi nuovi dubbi, e non a star lì a borbottare e biascicare come un vecchio. Sognando di sterminare i giovani e annientare questa nuova barbarie.
Quando la fotografia è diventata alla portata di tutti, tutti sono diventati fotografi e oggi, con la grande facilità di poter girare un video, anche piccoli registi di trailer o filmati buffi o scemi.
La creatività, come la figa o il suo corrispettivo maschile che potremmo chiamare cazzo, creano grande curiosità. Naturale ma anche morbosa. Ricordiamo le parole di Andy Warhol sui cinque minuti di popolarità ai quali tutti un giorno avrebbero anelato? Infatti a tutti piace provare a essere creativi, e poi Facebook ti da qualcosa che sembra notorietà, e quindi è ovvio che capiti di perdere la testa.
E poi notorietà qualche volta lo diventa davvero, basta vedere l'esempio di Zerocalcare. Quello che gli è capitato.
Diciamo che, come succede in televisione, per avere successo o molti ascolti, devi "adeguarti" al mezzo. Stare all'interno di regole stilistiche precise, non sempre terribili o degenerate ma, comunque, adottare quel tipo di Comunicazione. Così su Facebook. Solo che in TV ti pagano.
Quindi se fai l'autore di cose buffe da 1000 "Mi piace" al giorno su face book, con cosa mangi?
Essere piacenti su Facebook o su Twitter, matematicamente non ti da il sostentamento... sembra, a volte t'illude, a volte per 3 mesi è così, ma poi?
È una materia complessa.
E il rapporto coi lettori?
In questa nuova era il rapporto coi lettori di Palmiro è ottimo e abbondante. La lettera scritta a mano ha il suo fascino... ma la spontaneità di un post, di un botta e risposta così -a caldo-, in real time, è decisamente superiore. Io amo parlare coi palmiriani, perchè ogni volta mi sembra impossibile che persone davvero diverse in tutto e per tutto, possano amare il paperello. Dalle loro chiacchiere spesso vedo direzioni da seguire. Sono loro che riescono a vedere lucidamente quello che sto facendo, sono loro il mitico “terzo occhio” che ogni autore dovrebbe avere!
Insomma un presente e un futuro di soddisfazioni da questa nuova era di Facebook. Magari senza tanti introiti ma con la passione di tanti lettori. A proposito di nuove tecnologie, com’è andata l’app di Palmiro per iPhone, Ipad ecc? Riprenderai questa forma di pubblicazione ancora?
"Un presente e un futuro di soddisfazioni da questa nuova era di Facebook" lo trovo un po' sarcastico e non corrispondente al reale. È che non sono così attaccato al passato, nel senso che amo leggere i libri su carta ma non credo che avrò problemi a leggerli anche su tablet. Io colleziono alcuni autori su carta, vecchie edizioni, comprate ai mercatini dell'usato, ma questo non significa che non sia attratto all'idea di mettere una colonna sonora a una storia di Palmiro... a inventarmi qualcosa che non sarà fumetto, ma qualcosa in più di sicuro... basta solo stare attenti a non aggiungerci troppa roba e rendere così inutile l'interiorità del lettore.
Mi spiego meglio: se vado a vedere un film di effetti speciali io posso aggiungere a quella visione solo la mia paura o la mia eccitazione... se sono un tipo coraggioso avrò meno paura di uno timoroso... ma tanto di più non potrò metterci non essendo mai stato né su un'astronave né su Alpha Centauri.
Mentre con altre storie, io posso aggiungere del mio, è questo che ti fa sentire vicina una storia o un personaggio.
Se conosci la gelosia o la paura di essere tradito, oppure hai patito una lontananza, allora quando leggi Palmiro sei solidale con lui e ci metti del tuo.
Le nuove tecnologie.
Io amerei sconfinare nelle nuove tecnologie ma ho solo due mani e un'unica testa. E poco tempo per sperimentare. Però amerei farlo.
Con il Presidente della DigiDuck che lei conosce (ti do anch’io del lei perché questo dona più rilevanza all'intervista) stiamo preparando un aggiornamento della App di Palmiro per iPhone. In occasione del San Valentino 2013. Visto che tale Presidente ha usato la mia App -la sua prima App!- per esercitarsi e apprendere il mestiere, diciamo che la mia è venuta costruita a pizza e fichi. Ora invece voglio un'App cazzuta. Saporita. Ricca. Piena di cose sfavillanti!
Intanto però tornerai in edicola con la tradizionale carta in un nuovo periodico umoristico. Si presenta bene, ci sono grossi nomi come Marco Presta dalla popolarissima trasmissione “Il ruggito del coniglio” o Greg.
Sì, a testimonianza che una cosa non ne esclude l'altra e che tutte le tecnologie possono vivere assieme, contemporaneamente, mano nella mano, proprio oggi -in diretta su facebook- ho avuto conferma che le strisce di Palmiro torneranno su carta. Il giovane Roberto Corradi, vecchio innamorato del paperello (credo che lo leggesse quando era all'asilo dalle Suore Normanne) oggi ch’è diventato biondo e bello, e condirettore de Il Ruvido - Settimanale umoristico da poco in edicola - ha detto di: sì. E quindi non so come, non so quando, ma Palmiro tornerà su carta. E non nego di essere emozionato perché tra poco saranno 20 anni esatti dalla sua prima pubblicazione: 1993-2013. E festeggeremo di nuovo su un settimanale umoristico! Ma di tutto questo devo essere grato anche al giovane (anche lui) Silvio Di Giorgio che mesi fa mi costrinse a illustrare le sue cose per Il Ruvido. Sia la serie: "quasi Santi", che trovo bella e che mi diverte disegnare, e le storie autoconclusive di una sola tavola, la serie: "Disgrazie", follia pura, e che si sta rivelando una cosa divertentissima da disegnare perché mi permettono di fare qualsiasi cosa mi passi per la mente! E questa è una gran cura contro la noia di avere una stile proprio. In più, posso disegnarle buttando un occhio al Genio di Gary Larson che mi piace da morire e che sto studiando accuratamente, con la speranza prima dei 90 anni di fare una tavola degna di lui!
Poi, sempre per i giochi del Signor Destino, lì su Il Ruvido ho rincontrato Greg (del famoso duo di cabaret da crociera: Greg & Lillo). Disegnavamo insieme su Animal Comics... 300 anni fa... io sotto il nome collettivo di "Harno" e lui con dei pantaloni neri e delle giacche optical, con scarpe terribilmente appuntite utili a uccidere gli scarafaggi negli angoli!
Un omaggio va anche al Signor Presta che tiene solo uno dei programmi radio più ascoltati e amati della radio, insieme al signor Dose.
Siamo fatti di quel che leggiamo e vediamo, oltre che di quel mangiamo. Saltiamo la parte “buona forchetta” per la quale Lei gode di buona fama anche nell’agitarsi davanti ai fornelli. Qui siamo su Balloons e non alla “Prova del cuoco”. Della tua passione per gli astrattismi di pittori come Wassily Kandinsky e Paul Klee e per lo stile grafico giocoso di Javier Mariscal avevo scritto nella prima recensione di Palmiro qualche anno fa. Li ritroviamo nelle tue prime tavole di Palmiro assieme al gusto per i paesaggi stralunati di Herrimann. Domanda, anzi alcune domandone finale. Se vogliamo capire un po’ più Ciantini ci serve capire cosa legge e quali fumetti ammira davvero. Quale libro c’è sul suo comodino adesso (guai se osa fare spam anche qui con il Palmiro 3). Quali libri ora salverebbe dall’incendio della sua libreria.
Se di fumetto e di strisce si deve parlare, facciamolo. Anche se con grandissima fatica.
Sul comodino ho solo libri non illustrati. Ho appena finito di leggere “Rue Pigalle” di Simenon (Gli Adelphi) ma che ho trovato non esaltante. Ho tentato di leggere per sesta volta “Le onde” di Virginia Wolf (Einaudi) consigliatomi tempo fa da Deco (alias Elisabetta Decontardi) ma proprio non ce la faccio. E’ troppo per la mia povera testolina e quindi l’ho rimesso lì in attesa dell’illuminazione. Ho riletto “Sotto il culo della rana” di Tibor Fischer (Mondadori) che avevo letto anni e anni fa e ho trovato molto piacevole rileggere (ne avevo parlato con Silvio Di Giorgio, mio socio nell’avventura de Il Ruvido). Devo finire di leggere “Considera L’aragosta” di David Foster Wallace (Einaudi) e “Incontri con uomini straordinari” di Georges I. Gurdjieff (gli Adelphi) che appena ho iniziato a leggere ho sentito odore di Franco Battiato (e credo di averci azzeccato!). Ho letto anche Salvatore Niffoi che non avevo mai letto e l’ho trovato grande. Un vero Gabriel Garcia Marquez sardo. E se devo consigliare un libro non posso che consigliare “la vita davanti a sé” di Roman Gary (Neri Pozza). Bellissimo.
Fumetti e strisce? Respiri e vada.
Questa domanda è sicuramente la più difficile perché non sono più un grande lettore né di fumetti né di strisce. Sono fermamente convinto che un autore, una volta individuata una propria strada o varato uno stile proprio, debba accomiatarsi dal piccolo mondo antico fatto dalle solite cose che si amano e ci piacciono (e ci tranquillizzano illudendoci che niente è cambiato e cambierà) e partire per terre lontane. In cerca di cose nuove e buone da mangiare. Per crescere. Rischiando anche la vita o il mal di pancia. Per non creare quel circolo vizioso che porta i componenti di un piccolo villaggio com’è il fumetto, a riprodursi tra di loro. Quando invece esperienze extraconiugali con altre discipline porterebbero solo benefici! So di sembrare pazzo, ma all’interno di questi semplici concetti basilari c’è il segreto della vita. Come ha detto Darwin: Non e’ la specie più intelligente a sopravvivere e nemmeno quella più’ forte ma quella più predisposta ai cambiamenti (anche negativi!). Ma qui rischio di andare fuori tema.
Infatti, il concetto l’abbiamo afferrato e gliene siamo grati. Ma i fumetti, quali sta leggendo e preferisci?
L'ultimo fumetto che ho letto è stato "Purtugal" di Cyril Pedrosa (edito da Bao) e l'ho trovato stupendo e disegnato direttamente dalla mano di Dio. In concomitanza sono riuscito a vedere anche la bellissima mostra di Pedrosa a Lucca Comics ed è stato un autentico godimento! Vorrei tagliare “la mano” di Pedrosa e portarmela via e tentare di farmela cucire al posto della sinistra (la destra ormai è troppo affezionata a Palmiro!). Un altro fumetto che ho letto e che mi è piaciuto è "Il grande male" -prima e seconda parte - di David B. che non conoscevo . Sempre grazie a un suggerimento di Alessio Bilotta presidente di Slowcomix ho letto anche "Le avventure di Jimmy Corrigan (il ragazzo più in gamba della terra)", di Chris Ware, un po' legnoso e faticoso da leggere la sera dopo una giornata in miniera, ma sicuramente un modo interessante di "raccontare". Anche se lo trovo un po’ antico, benché abbia vinto premi e venga proposto come letteratura disegnata “moderna”. Come mi è piaciuto un po’ di tempo fa “Interni”, i tre libri di Francesco Ciampi, alias “Ausonia”, editi dalla Double Shot, che mi sono sembrati un bell’esperimento. Intenso soprattutto dal punto di vista Letterario. Si vede che “il ragazzo” oltreché pitturarsi le unghie di nero e disegnare benissimo, ha letto molti libri in vita sua! Non ho ancora letto ABC il suo ultimo libro per la Coconino, ma spero di farlo presto e lancio un appello a Babbo Natale!
Sui generi, sono di bocca buona. Non mi fa paura nulla. Ritengo che il fumetto sia solo un mezzo di raccontare qualcosa che davvero valga la pena di essere raccontato anche se spesso, specie gli editori, lo dimenticano.
Veniamo al settore “strisce umoristiche” , è il genere a cui appartiene Palmiro, no?
Qui le mie letture sono messe ancora peggio. Dopo "Cul de sac" di Richard Thompson e "Perle ai porci" di Stephan Pastis, mi sono fermato a Liniers col suo Macanudo. Come gli ho detto a Lucca Comics dell’anno precedente (ma lui ha riso pensando che lo stessi prendendo in giro), lui sarebbe l’unico in grado di “osare” di riprendere in mano Krazy Kat. Lui avrebbe quel certo non so che di surreale e intenso, per affrontare questo personaggio, reinterpretarlo, e portarlo qui di nuovo tra di noi, nell’anno tremila! Ammesso che la cosa gli interessi.
Strisce italiane? Faccia parlare il maestro e si dimentichi dei colleghi.
A livello italico (so che ci tieni e vuoi scatenare la rissa) mi è difficile esprimere un giudizio “puro” perché conosco bene gli autori e sono sicuro che mi picchierebbero a sangue. Quindi mi terrò sul vago e non farò nomi. Una striscia che attualmente mi sta piacendo e della quale all’inizio non avevo compresa bene la potenza è “35mq” di Stefano Frassetto. Stefano Frassetto e Roberto Totaro (il padre di “Nirvana” striscia testimonial dell’agenda di Comix), insieme a quel trio che sia chiama “Persichetti Bros” (i padri di Singloids… e direi che il ruolo di mamma tocca sicuramente a Stefano Tartarotti), sono i veri professionisti della striscia italica nel più puro stile “all’americana”. A me fanno paura. Perché il loro professionismo mi fa sentire un improvvisatore. Senza nessuna regola o metodicità. Per questo mi sento più vicino al Modus Operandi di uno come Massimo Cavezzali. Ritengo (ma a chi interessa?) che la striscia di Frassetto sarebbe un’ottima serie tv sia a cartoni animati o con cristiani veri in carne ed ossa, ma siamo in Italia e quindi questo non succederà mai. Ma ora non vorrei andare di nuovo fuori tema. Poi, con il rischio che domani la mia auto bruci per un’improbabile “autocombustione”, tocco l’argomento: Deco, alias Elisabetta Decontardi, dicendo che sto aspettando da tanto che la Mitica Signorina Tutta Trine e Ghirigori, dolce come un bicchiere di rosolio e arsenico, si decida a semplificare il suo segno e a diminuire la verbosità delle sue strisce (sto già tremendo di paura!). Naturalmente “essa” ha il Sacrosanto diritto di fare come più le pare e di mandarmi anche al diavolo, fottendosene delle mie idee, ma sono sicuro che le farebbe bene (semplificare non mandarmi al Diavolo!). Naturalmente le sue cose mi piacciono moltissimo ma, visti i tempi moderni che ci aspettano, sarebbe un tentativo da fare. Che magari ha fatto e io non ne sono a conoscenza. Ma chi sono io per poter dire tutto questo? Coccolino?
Ripeto: ormai leggo pochi fumetti e poche strisce e quindi non sono indicato a emettere giudizi di un qualche valore!
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