mercoledì, aprile 14, 2021

 

Ciao Enzo

 


Enzo Scarton, uno degli autori di comic strip pubblicati su Balloons, è scomparso. Il 27 novembre dello scorso anno, poche settimane dopo la perdita della moglie, compagna di una vita. Ne abbiamo avuto notizia solo ora. Riservato e schivo, lui come la sua famiglia, se n’è andato nel silenzio.
Forse si comincia a morire un po’ prima, un poco, giorno per giorno, di certo si continua a vivere dopo nel ricordo di quanti si sono divertiti con quello che hai creato. Autore di culto dell’epopea Comix, Enzo non avrebbe di certo amato molta retorica in un “coccodrillo” a lui dedicato. E allora abbiamo scelto di far parlare lui per raccontarci qualcosa dei suoi fumetti e della sua vita.
Ma prima una piccola premessa.

Scarton visto da Giuseppe Scapigliati

Scarton


Dovete sapere che uno degli ultimi suoi sogni era pubblicare una raccolta delle sue migliori strisce. Aveva persino ripreso a disegnarne nuove per Balloons. Era un grafico talentuoso, ne costruì una. Perfetta, bellissima. Mi chiese di scrivergli una prefazione. A sue spese ne fece stampare una cinquantina di copie, ovviamente fuori commercio, senza ISBN e distribuzione, non si può neanche parlare di autoproduzione. Con quelle copie cercò senza fortuna un editore. I tempi erano ormai mutati, internet si fuma e divora la carta e ancor più i fumetti che ci vivevano sopra. Però sarebbe bellissimo se un editore rendesse onore al talento di Scarton pubblicando e distribuendo il libro (magari Comix che era la sua casa). È già pronto, con impaginazione, grafica, testi e trovate divertenti. O forse no, ci aggiungerei qualcosa. Sarebbe bello che gli autori che hanno condiviso un pezzo di strada con lui gli dedicassero una striscia tributo. Come ad esempio questa di Ciantini (è noto che Sauro usa mandarsi avanti con il lavoro). E che magari queste strisce tributo si aggiungessero alla fine del libro di Scarton.

Tributo di Ciantini a Scarton

Il libro, oltre alla mia prefazione che leggerete in coda a tutto, contiene un’introduzione nella quale Scarton si racconta un po’. Eccola. Come promesso, passiamo la parola a lui.

FUMETTARI SI NASCE

Quando, alle medie, l’unica volta che mia mamma venne a scuola per sapete come andavo negli studi, chiese speranzosa alla professoressa: Come va mio figlio, bene? Cosa fa? Imbarazzata quella rispose: ecco cosa fa. E ribaltò il registro di classe dal quale piovvero un miliardo di foglietti zeppi di schizzi, disegni, insomma di fumetti.
Mia mamma, santa donna, allora scoppiò a piangere e smise da quel momento di occuparsi del mio rendimento scolastico. Mi fecero comunque studiare, e una volta finito l’istituto Nautico, mio papà, anche lui speranzoso, mi chiese quando avrei incominciato a navigare per portare a casa un po’ di soldi visto che c’era alquanto bisogno (dovete sapere, che in quegli anni lì, chi navigava beccava un sacco di soldi).
Risposi che no, non avrei navigato, perché avevo trovato uno che mi aveva chiesto se facevo cartoni animati con lui; e che non avrei neanche guadagnato un gran che.
Lui, papà, con le manone da idraulico sul tavolo, mi fissò per mezz’ora. Poi disse rassegnato: va bene. Fai quello che vuoi tu.
Fu il più bei regalo di tutta la mia vita.
Così incominciai a disegnare cartoni animati con Romano Scarpa e la sua gang. All’inizio disegnavo solo i fondali, poi disegnavo la scomposizione dei movimenti dei personaggi, poi finalmente, mi inventavo i personaggi. Tutto in stile Disney.
Imparai molto: di carrellate, di primi piani, di montaggio, ecc.
Intanto lo studio di Romano, carissimo amico, si trasformò lentamente in studio pubblicitario. Incominciarono per me nuovi stimoli e nuove esperienze nel campo della grafica, dei marketing, della comunicazione fino a che, nei ‘70, finii alla Stock di Trieste per fare il Direttore creativo dell’Ufficio pubblicità aziendale.
Ho fatto quel mestiere, bellissimo, per quasi trent’anni e i miei genitori si misero il cuore in pace.
Mi guadagnavo da vivere, mi ero sposato, avevo una figlia.
Tutto come Dio comanda.


I MIEI FUMETTI

Di straforo però continuavo a disegnare fumetti perché è un mondo libero: non hanno regole, nessun vincolo di stile, di idee, di linguaggio. Con i fumetti puoi esprimere i tuoi punti di vista su qualsiasi argomento senza dover renderne conto a nessuno. Così, quando pubblicai il mio libro Le Crociate per la Glenat, chiesi all’ editore se ci fossero dei limiti di qualche genere al contenuto che avrei voluto metterci dentro. Disse di no. Magnifico.
Poi collaborai con Comix. Per anni. Una parentesi formidabile, con persone intelligenti, preparate e pure simpatiche. Caso raro. C’eravamo tutti, proprio tutti quanti. Potrei parlarne per ore, di quell’euforia collettiva.
Anche i fumetti, comunque, sono comunicazione. L’importante è avere qualcosa da dire.
Qualsiasi cosa. Sulla politica, sull’amore, sulla giustizia, sull’opportunismo, affetti, scuola: insomma su tutto.
Da pubblicitario direi che un fumetto per avere successo dovrebbe avere al massimo due o tre personaggi protagonisti. Il lettore tende ad affezionarsi rapidamente ad un personaggio protagonista e alle sue storie. Come nelle serie televisive.
Io ho fatto l’esatto contrario. Non so perché. Forse mi sembrava monotono usare sempre gli stessi personaggi e le stesse ambientazioni. Mi stufavo.
Cosi sono nate le serie di Ombre Rosse, Le Crociate, Il Corsaro Nero, Kosmo (giustiziere del), zzZorro, Dottore mi salvi, Viva Venezia e Viva l’Italia, Gothica, Ciak si gira, Advertising,ecc.
Per non dire cazzate però ho dovuto prima studiare a fondo tutti gli aspetti (modi di vivere, arte, costumi, armi, ecc.), della storia americana, delle Crociate, della conquista dello spazio, dei pirati e corsari, della rivoluzione messicana, del mondo del cinema e così via, per poi scombinare il tutto e dare la mia versione delle vicende, inventando e rimescolando i nomi e le date senza un filo di pudore né di logica.
Ho scelto un formato molto sintetico per realizzare i miei fumetti: mediamente una, due o al massimo tre inquadrature con le battute ridotte al minimo, I personaggi sono ripresi sempre di fronte e a mezzo busto.
Chissà perché ho cominciato così e non ho più smesso. Probabilmente condizionato dalla pubblicità, che deve essere assolutamente sintetica, o dalla mia pigrizia. E i personaggi delle mie strisce sono tanti, anche troppi. Mi diverto ad inventarli e poi spesso manco li uso.
Comunque tutto fa brodo. Il calderone dei fumetti deve essere sempre in ebollizione: idee, idee, idee, nate per divertimento e magari anche per strappare un sorriso a chi ha l’occasione di leggerli.

Enzo Scarton




I fumetti di Enzo Scarton - Copertina
I fumetti di Enzo Scarton
Copertina


Enzo Scarton, pubblicitario e fumettaro.

Di Enzo Scarton sino a qualche anno fa non c’erano tracce sul web, avevi voglia a digitare il nome su Google. Noi di Balloons, blog dedicato alle strisce umoristiche, gli davamo la caccia da un bel pezzo. Avevamo rintracciato tutti i suoi compagni di ventura dell’epopea del settimanale Comix. Lui no.
Un giorno si manifestò via mail. Aveva letto in una scheda di presentazione del blog che il desiderio di uno degli autori era di incontrarlo. Così, anche per scaramanzia, decise di farsi vivo.
E in realtà era vegeto anche come disegnatore di comic strip. Già prolifico anche nell’epoca d’oro delle strip, non aveva in verità mai smesso. Persino senza un pubblico di lettori perché, come ci ha raccontato, “disegno prima di tutto per me e poi se le mie cose piacciono anche ad altri, meglio”. Schivo fino all’inverosimile, durante questo tempo non si era curato gran che di tutto questo affannarsi e mostrarsi sul web.
Visto che su Balloons sarebbe stato tra l’altro anche in buona compagnia, decise di esserci anche lui realizzando una nuova serie di strisce (Advertising), ironizzando su un mondo che conosce molto bene.
Parodie storiche e gag studiate meticolosamente nei riferimenti. Specie da quando, dopo aver pubblicato una strip in cui sfotteva i Mormoni (non si divertono, non bevono, non scopano, ecc...), gli scrisse una mormone sicula (non abbiamo mica solo le casalinghe di Voghera), facendogli notare che quelli in realtà sono gli Amish.

È uno stile unico nel mondo delle strip dove in genere vige il dogma del cast ben definito: cento comparse che ti guardano dalla carta dritto negli occhi, satira sociale e politica, disegno semplice ma anche ricco di particolari, battute al vetriolo e cazzatone micidiali sparate senza pudore ad alzo zero.

Dimenticavo: diverse serie e quindi mutazioni di scenario continui, perché guai ad annoiarsi.
Ben tornato Enzo.

Massimo Olla - - Balloons Il blog delle comic strip


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