giovedì, febbraio 03, 2011

 

Perché le comic strip sono superiori alla satira per terra per mare e per cielo


Oddio, sì: il titolo dell'articolo è un filo pretenzioso e fazioso. E indisponente. Ma non abbiamo più le maestre, quelle di una volta, che ci danno il tema per bene. Ci piacerebbe essere provocatori e suscitare dibattiti incandescenti ma temiamo sia inutile in questa melma di mille blog, siti, copia e incolla su facebook. Comunque è divertente argomentarlo. E abbiamo voglia di iniziare l'anno con qualcosa di pepato.




(vignetta di Margaret Scott)

Due passi indietro, giusto qualche settimana. Tra le varie gocce di WikiLeaks (nome curioso per un'esondazione di segreti di Pulcinella) una attira l'attenzione e ci serve. Un cablo diplomatico del consolato di Jeddah dal titolo "Letterman, agente di influenza" informa che il famoso comico showman americano e Desperate Housewife (serie TV diffusa anche da noi) raggiungono i sauditi molto più della propaganda USA e li tengono lontani dalla Jihad, la guerra religiosa. Cominciamo a prendere appunti: nella battaglia delle idee l'intrattenimento diffonde valori e manipola le coscienze. Lo sapevamo già ma è un qualcosa che spesso dimentichiamo.



Cinque passi indietro, lunghi cinque anni. Numero di Linus del gennaio 2005. Esce un articolo di Luca Beatrice, un tipetto trasversale, critico d'arte che collabora con Baldini Castoldi come con La Stampa e Il Giornale. Titolo: "Una nuova guerra fredda culturale?". Tra i vari punti toccati nel ragionamento, teso a dimostrare che la battaglia delle idee passa attraverso cinema, musica e tutte le forme artistiche (tutt'altro che neutre), ce n'è uno che ci interessa particolarmente. Lo spettacolo, l'intrattenimento, è uno strumento persuasivo e funziona tanto più quando è un prodotto di consumo e di fantasia. Mentre rimane meno efficace se punta rappresentare la realtà così com'è. L'esempio è il confronto tra il film Fahrenheit 9/11 di Michael Moore e il cartoon natalizio Polar Express di Robert Zemeckis appena usciti allora. Molto documentaristico il primo: furibondo con Bush e con il governo USA, snocciola fatti e cronaca. Ma lo spettatore sa già cosa aspettarsi da Moore. Come dire: lo sceglie prima. L'ottimo film Polar Express, apparentemente delizioso intrattenimento puro, ad un'osservazione più approfondita si rivela quasi un manifesto della destra neo conservatrice. La simbologia del treno che nel cinema western significa l'affermazione della civiltà dominante yankee, l'uso insistito nel linguaggio del film del termine "I believe" tipico della nuova destra, contrapposto al "I care" del democratico Clinton. Credere in Babbo Natale, nella magia, nel sogno, nella nazione e nell'America. Contro lo scetticismo, contro la sottovalutazione del nemico. L'analisi di Beatrice diventa un po' sfiziosa quando addirittura intravede Condoleezza Rice in una bambina di colore che assume un ruolo guida sul treno ma sul risultato impressionante si deve concordare. Fahrenheit 9/11 è cronaca e ha i suoi fan tra chi considera Moore un paladino antigovernativo. Polare Express agisce sulla storia e, come tutti cartoon, è un prodotto universale, picchia su tutti i cervelli. La denuncia funziona meno della poesia e dell'umorismo. Moore non sposta un'idea e forse nemmeno un voto. Zemeckis insinua valori sin nell'immaginario dell'infanzia.
Non vorremmo rovinarvi il gusto dei cartoon e dei fumetti ma è cosi quasi sempre. A volte con modi molto espliciti: nel finale dell'ultimo Toy Story 3 ad un certo punto uno dei giocattoli si lancia in un espresso discorso politico di difesa del modello di società democratico contro le bieche dittature (la vecchia banda dei giocattoli è finita in un asilo governato da un orsetto di peluche tiranno spietato e cinico).


Traslochiamo sul nostro tema. La satira, in particolare le vignette di satira tanto amate dagli schieratissimi quotidiani e periodici italiani e le comic strip, le strisce umoristiche, tanto vituperate e sottovalutate in Italia. Prima carambola di analogie. Ardita. Moore equivale alla satira del potere, Zemeckis e i suoi cartoon sono le comic strip, poesia e umorismo. La satira è legatissima al pastone della scena politica e alla cronaca, invero bruttina e assai noiosa, parte dalla attualità diretta, la distorce (spesso solo in maniera del tutto superficiale come con quel caricaturista che è diventato Forattini), ne prende uno spunto parziale. Ma è cronaca, realtà pura, invecchia e muore con quella. Nel momento in cui individua il suo bersaglio quotidiano ha già impressa la data di scadenza come il latte. Ha i suoi fan ma è schierata. Il lettore sa già dove va a parare, ne è consapevole dal momento che acquista il giornale. Sai già cosa aspettarti da Staino o Ellekappa. Sono sberleffi lanciati dalle trincee. Le vignette di satira, in questa Italia dove la maggioranza dei liberi votanti è totalmente narcotizzata dall'imbonimento televisivo del Biscione, non muovono un'idea, un'opinione, un valore e a giudicare dai risultati delle urne, un voto.

Le comic strip sono universali, parlano di piccoli universi immaginati e di fantasia, il paradigma è il mondo dei piccoli nei Peanuts. Ma non sono affatto slegate dalla società, anzi ne sono uno specchio, dei difetti, dei vezzi, dei vizi e delle virtù. E soprattutto non sono ascetiche e asettiche dal punto di vista politico, dei valori e delle idee. Va sfatato questo grande luogo comune. Non sono gag e umorismo. Penetrano nei meccanismi di consenso, osservano la gente comune.

La satira urlata è spesso partigiana. Per non dire greve e talvolta imbarazzante, come nel caso limite toccato dalla vignetta di Staino sull'incidente aereo nel quale scomparvero 96 membri del governo polacco. Un mare di polemiche, nessuna censura per carità, ma nella battaglia delle idee e dei valori, scusate, non serve a niente (Luca Boschi sembra d'accordo su questa linea e cita un altro notevole esempio di vignetta sgradevole addirittura sull'intoccabile Martin Luther King: a quella pagina rinviamo per alcune osservazioni sui limiti della satira). Certo, a stare dietro all'inflazione di dichiarazioni cazzone del capo del governo (e degli altri politici) la satira può andare in crisi. Ma si è perso di vista che se un governo esiste è espressione della gente comune. Non a caso i disegnatori di satira più raffinati, e ci riferiamo a gente come Altan e Contemori, giocano la partita sul surreale, sull'immaginario, le iperboli, l'onirico, le allegorie, il cittadino o l'operaio comune, evitando il più possibile di tenere il mirino sui politici o i toni di denuncia diretta. Il messaggio, forse, per queste vie arriverà meglio.

Attenzione. Con tutto questo non vogliamo assolutamente dire che gli autori di comic strip potrebbero essere agenti migliori al servizio della rivoluzione bolscevica. Non avrebbero né voglia né consapevolezza. Raccontano una loro visione del mondo, indirettamente e spesso senza piena cognizione e obbiettivi mirati. E attraverso questo anche principi, valori, critiche, idee, aspirazioni, toccando sentimenti e emozioni. Nei piccoli universi paralleli, nel loro piccolo, come avviene con altre forme di intrattenimento, come nella narrativa o nel cinema.

Quel che volevamo dire è molto più semplice: la satira disegnata è sopravalutata, soprattutto nel ruolo d'opinione che i giornali le assegnano, le strisce umoristiche sono invece sottovalutate.

AFFACCIATI ALLA FINESTRA AMORE MIO
(coda allo svolgimento dell'articolo)

Quanto sottovalutate? Molto. Voilà un esempio di striscia con una satira sociale micidiale. Il terribile Pastis con la sua "Pearls before swine" se la prende con la parte più evoluta della società, mica con le solite sciocchezze dei trend, miti, tv o altre fissazioni collettive. Prende di mira quelli che come noi frequentano internet abitualmente e hanno un blog o una pagina su Facebook. E magari per questo siamo convinti di avere un'identità sociale, importanza, relazioni, partecipare.



Nel mondo di "Perle ai porci" Goat la capra in linea di principio fa parte dei buoni. È l'intellettuale, la voce della ragione. Ma Pastis non ha compassione per i propri personaggi e forse per nessuno. Nonostante tutto sembra che il mondo in qualche modo continui. Già.
La tavola è un esempio perfetto di quello che vorremmo in una strip. Così critica ed evoluta, intelligente, ironica, attenta a quel che succede (per non parlare della tecnica umoristica magistrale con un disegno a dir poco elementare). E proseguendo il gioco della metafora, ci verrebbe da dire a uno dei tanti autori di strisce incastrati in tormentoni o schemi umoristici ripetitivi: affacciati alla finestra amore mio, osservaci, facci ridere di noi stessi, raccontaci il mondo in modo diverso.

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Commenti:
Coach?
Chapeau.
 
Posta da Max significa "scritto da Max"? Perchè se il buondì si vede dal mattino, buon 2011!
E poi è scritto semplice chiaro e leggero (ma non vuoto), tanto che ho capito anch'io senza doverlo rileggere più volte.

Aspetto la seconda puntata.
 
Eh, una seconda parte doveva esserci davvero ed era affidata a Grillo. Da apprendista semiologo avrebbe dovuto proseguire la traccia mostrando quali segni e valori si potevano estrarre da esempi di serie di comic strip. Sarebbe stato divertente anche perché avremmo parlato anche di autori contemporanei e presenti in questo blog. Sennonché al buon Grillo è arrivato quello che dalle mie parti chiamano “cagheggio” (farsela addosso). Da scrittura, da foglio bianco, da timore reverenziale per gli autori. Peccato. Magari si sbloccherà. Anche nella sua tesi c’è un bel po’ di materiale interessante al riguardo. Ma far fare qualcosa a un Grillo è difficile.
 
Buon articolo Max. Approvo e critico comunque. Giusto ma donchisciottesco il raffronto fra satira e strisce.
Per la mia decodifica è come dire fra Saviano e Marco Paolini. Ritengo il secondo diecimila volte più interessante e più bravo, ma Saviano è impropriamente molto più valutato anche se è ovvio perchè.
Troppo facile e qui ti tiro le orecchie, anche usare una striscia di Pastis come esempio.
Troppo improponibile il contesto.
Meglio sarebbe dire quale autore passato o presente, italiano, ha avuto o ha le caratteristiche di essere critico, evoluto, intelligente , ironico etc. etc.
Perchè se c'è va detto chi è e va portato ad esempio ( non Pastis) e se non c'è, è giusto che la striscia italiana sia sottovalutata.
Per cui, aspetto la seconda puntata.
Se non la fa Grillo, devi farla tu.
Per forza.
Chi si incastra da solo, deve districarsi da solo.
 
In ogni caso articoli spettacolari. Se ne sono letti tanti di belli, qui. Non se ne leggevano da un po'. Recentemente si è ripresa questa spettacolare abitudine. Continuità. Caratteristica delle strisce che devono avere anche questi articoli. Bello, bello, bello!
 
Ho letto alcuni articoli di Max, sono stati utilissimi per il lavoro che sto svolgendo.
In questo ritrovo il mordente di quelli passati e ne sono contenta.
Mi piace questa provocazione.

Sarei curiosa di leggere un prosieguo del Grillo, a questo punto.
Non si può fermare un treno in partenza, saliamo e vediamo dove ci porta.
 
Eh, ma io mica son scemo. Lo sapevo che Max stava scrivendo un grande articolo quindi ho pensato bene di defilarmi. Aspetto che ve lo dimentichiate, e poi semmai scrivo qualcosa sotto falso nome (Faustino Brambillozzi).
 
Ah, dimenticavo. Bravo Max! :)
 
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