mercoledì, febbraio 04, 2009

 

Il Dilbert della discordia

Articolo a cura di Cius


In un modo o nell'altro quel personaggio di Scott Adams, creatore della strip Dilbert, riesce sempre a far parlare di sè. Sentite cosa si è inventato stavolta e che vespaio ha sollevato una sua stravagante (e, pare, redditizia) idea. Ha aperto a nome della sua famosissima strip, un servizio online di condivisione di file di grandi dimensioni. Dilbertfiles.com, uno di quei siti che permettono di scambiarsi file corposi via internet appoggiandosi ai server di terze parti, in questo caso quelli della società messa su da Adams. Il bello è che questo servizio viene pubblicizzato nelle stesse strip dell'autore che compaiono in migliaia di giornali in tutto il mondo. Questa scelta di auto-sponsorizzarsi ha provocato non poche perplessità e malumori nel mondo dei comics americani.

Alcuni dicono che è una carognata. Adams si difende e dichiara che la gente non ha capito la sua filosofia. Fatto sta che questa bagarre aumenta le visite al sito e la visibilità stessa della striscia (che comunque non ha necessità di ulteriori spinte visto che è una delle più diffuse al mondo). Voi che ne pensate?

Considerazioni personali di coda: ho sempre creduto che la strip di Adams sia una delle più commerciali in circolazione. Segno semplice e non troppo ricercato, battute fulminee, parodie continue sul mondo del lavoro che la fanno entrare di dovere in ogni quotidiano che si rispetti... insomma la strip perfetta per tutte le occasioni. Il fatto è che è dannatamente divertente e riesce con quel suo modo sornione a farsi amare così com'è. Quando si finisce di leggerla si capisce che dietro c'è un lavoro di marketing da paura e non c'è da stupirsi in fondo se nel tempo il sito Dilbert.com sia diventato il massimo dello sfavillio mediatico in fatto di comunicazione: strip a colori, sfondi, giochi, widgets, cartoni animati e ora il servizio di scambio files di cui abbiamo appena detto. Certo un limite a tutto c'è e forse in questo caso il modo irruento in cui la realtà ha preso il sopravvento sulle avventure di Dilbert e ha trasformato il suo mondo surreale in uno spot pubblicitario ha pagato pegno di fronte ad un pubblico che non accetta simili intromissioni.

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