mercoledì, settembre 10, 2008

 

Giornata per la prevenzione del suicidio – lo spot di Palmiro

Un papero nero e sfigato e il tema del suicidio. Palmiro in occasione della "Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio", oggi 10 settembre, esce dalle strisce e diventa protagonista di uno spot animato.
Il paperello di
Sauro Ciantini non è del tutto inesperto sull'argomento. Nel suo mondo parallelo su carta aveva tentato tante volte di farsi fuori, afflitto da una sfiga perenne e da un'atroce fidanzata lontana. Per poi ritornare - come tutti gli eroi dei cartoon, lindo e perfetto come prima, nel suo caso, bisogna specificare, brutto e nero - affrontare di nuovo la tragicommedia e riprovarci. Sui fogli di Cuore era apparsa anche una sottoserie intitolata "Io l'ho fatto così (e mi sono trovato bene").


Cuore 1 luglio 1999



Cuore 15 luglio 1999



Un personaggio delle strip tragico e comico, un tema da far tremare i polsi, un argomento delicato e sentito. Per capire meglio ne abbiamo parlato con l'autore. Prima però guardiamo il filmato.





Palmiro aveva familiarità con la depressione e con l'evento morte nelle strisce, come nella serie "Io l'ho fatto…" su Cuore e molte altre tavole sin dall'inizio su Comix. Ma era il proprio suicidio come personaggio da cartoon, in modo ironico, quasi ad esorcizzare il fatto, la sua sfortuna. Ben altra cosa è invece affrontare l'argomento, prestarsi come personaggio al messaggio. Puoi dirci qualcosa su questo passaggio?

Vi mostro un'intera pagina apparsa su Comix, non ricordo più quando, forse proprio un settembre, in occasione della giornata mondiale della prevenzione del suicidio. Quindi tra Comix e Cuore, non sono di primo pelo.


Lavorare per se stessi o per un cliente, nel mio caso, non cambia molto le cose. L'altro me stesso che mi alita sul collo - e non mi da pace - è esigente nello stesso identico modo e, ormai, Palmiro mi è così familiare che potrei metterlo senza alcun problema in una storia di Tex (se questo visivamente non facesse inorridire!) o fargli recitare l' Ubu Re (cosa che mi piacerebbe moltissimo!).
Quando c'è un cliente che dall'alto dei cieli guarda, giudica, suggerisce, e il lavoro impone un messaggio o anche binari da dover rispettare, non mi costa fatica. Prima di tutto lavorare in duo, trio, sestetto o orchestra, mi piace molto. Non ho un Ego così affamato e credo, davvero, che l'occhio altrui sia utile. Molto utile.
E qui dirò una cosa della quale mi pentirò subito: tanti giovani autori se non hanno il successo che pensano di meritarsi è proprio perché incapaci di gestire questa cosa. Credono di saper vedere solo loro la qualità del loro lavoro, invece l'autore - spesso - è quello meno adatto a farlo. Ma non è questa la sede per discorrere di questo.
Un aneddoto: Nel 1300, a Firenze, Massimo Cavezzali con un bel cappello di panno e una piuma di pavone in testa, vedendo alcuni miei fumetti mi disse: - Il tuo problema è che disegni troppo bene...- Io ci ho messo 10 anni a capire questa frase del cazzo che sul momento mi fece andar fuori dai gangheri (ero giovane!). Ma era vero. Tutto vero. Infatti dopo, dopo aver ripreso in mano argomenti come: umiltà, leggibilità, chiarezza del messaggio, ecc ecc, è successo quello che è successo.
Torniamo in tema: sto preparando i materiali su un libro che tratterà anche del suicidio giovanile, ancora non so bene, in questo caso mi apro il petto con un coltello e mi guardo dentro, poi butto giù idee e schizzi (non di sangue!), li lascio lì a decantare una decina di giorni, poi la metà delle cose le butto via. Quello che resta lo passo in lettura a varie persone che esprimono il loro giudizio (ma non amici che fanno gridolini di approvazione o mi dicono: bravo! questa cosa è bellissima! Perché queste cose vanno bene a 8 anni quando si mostrano i disegni al babbo o alla mamma!). Io pretendo critiche serie, circostanziate, professionali, soprattutto da gente che NON LEGGE I FUMETTI!
Quando io ho fatto tutto questo, se c'è un cliente, allora porto il lavoro anche a lui e, in genere, lui, che ti paga perché si fida di te e ti ha prescelto, ti dice lui cosa è bene e cosa è male. Come se tu non capissi un cazzo. io, prima, me ne andavo via bestemmiando (è come andare dal medico, pagarlo, e poi pretendere di fare da soli diagnosi e cura). Ora, che sono maturo, ascolto, medito, integro le sue cose alle mie, e, quando è venuta fuori una cosa che non né più mia, né sua, vedo che la cosa piace a tanti. Bella fregatura.
È che a tutti fa piacere confondere l'essere fumettista con l'essere artista. Ma anche questo è un altro discorso.

Come è nata l'idea dello spot animato?

Sarebbe facile dare tutto il merito di questo spot animato a una cosa chiamata destino. Proprio il giorno dopo che ho pensato: "Mi piacerebbe fare un libro sul suicidio giovanile", accendo la radio e in mezzo a un programma di grande successo e divertimento, incappo nelle parole di un "Professor Maurizio Pompili dell'Ospedale Sant'Andrea di Roma" recatosi lì, in mezzo a frizzi e lazzi, per informare della nascita di un progetto proprio sulla prevenzione del suicidio giovanile. Il resto è stata una piacevole strada in discesa: mi sono segnato l'indirizzo e-mail di questo "Centro per lo studio e la prevenzione dei disturbi del dolore e del suicidio (una delle parole più lunghe dopo: supercalifragilistichespiralidoso)", e ho scritto subito, di getto, senza stare a domandarmi troppe cose. Chiedendo semplicemente se, qualche anima buona, fosse stata disposta a darmi una mano nel supervisionare i materiali per il mio libro. Desideravo semplici consigli, o sonore tirate d'orecchi, nel tentativo di realizzare qualcosa che non fosse l'ennesimo libro inutile con le classiche banalità sui giovani e sui loro tanti problemi. Problemi che, come affermano chiaramente le statistiche, si risolvono in un tentativo di suicidio, molto più spesso di quello che la gente sappia o s'immagini. E non sempre il lieto fine è garantito. Ma queste cose le sappiamo già.

La reazione alla richiesta?

Dopo pochissimi giorni, e uno scambio piacevole e informale di e-mail, ho ricevuto la disponibilità che andavo cercando e centinaia di pagine di documentazione. "Davvero troppo bello per essere vero!" mi son detto. Non fidandomi molto, ho inviato una possibile copertina di questo libro che ancora non esisteva ma che, se conoscevo bene i miei polli, li avrebbe fatti saltare tutti quanti sulla sedia e scappar via come diavoli davanti all'acqua santa. Il titolo era già un programma: "Quasi quasi oggi m'ammazzo!"



Disegni molto colorati e vitali, l'idea di poter far dell'umorismo -anche se garbato- su un tema intoccabile e considerato alla stregua di una patata bollente. Il mio test era semplicemente volto a scoprire se, realmente, ci trovavamo sulla stessa lunghezza d'onda e se avevamo davanti un qualche futuro felice. Una minestra filtrata attraverso mille griglie: timori, piedi di piombo, piccole autocensure, che alla fine riescono a togliere sapore e forza, a qualsiasi idea? Nella loro e-mail di risposta, breve e chiara, ho annusato perfino una traccia di divertimento sia per la copertina che per tutta quanta l'idea.

Di norma editori e redazioni già fanno fatica a pubblicare un fumetto. Esperienze di cartoon per promozioni e pubblicità progresso ne abbiamo avuto ma questa volta la commistione con il tema era molto delicata. Di solito la nostra accademia sanitaria è piuttosto conservatrice, al massimo si accetta un'illustrazione didattica, in funzione servile all'obbiettivo, seriosa e un po' barbogia, sai, quelle riproduzioni realistiche genere manuale esplicativo. Non è sorprendente la risposta?

Sì, onestamente mi hanno sorpreso: piacevolmente sorpreso. Come mi ha sorpreso il loro entusiasmo, la responsabilità - che a volte rende la creatività spontanea come la camminata di un burattino di legno - e una piacevole leggerezza nel trattare questo tema capace di far venire la pelle d'oca. Leggerezza -ovviamente- intesa nella sua accezione più bella, proprio quella che piace a me, sinonimo di: levità, delicatezza, dolcezza,scioltezza, elasticità, ottima digeribilità.


Come hai affrontato il tema?

Ho chiesto una settimana di tempo e mi sono gettato in una full immersion durata quattro giorni, nella quale mi sono letto tutte quante le dispense, e altri materiali raccolti in giro. Poi ho vagato in Internet, digitando su Google sempre e solo un'unica parola: suicidio. Alla quale compaiono "appena" 6.340.000 voci disponibili. E pensiamo che la frase "Campionato di calcio" ne offre - ho provato - circa 386.000.
Ho iniziato a buttare giù schizzi, disegni, e idee, tra la mal celata preoccupazione di chi mi vive intorno, perché mi sono accorto fin da subito quanto la parola "suicidio" metta a disagio, spiazzi, crei imbarazzo o allarme, e faccia comparire sulla testa di chi ne sta parlando un'improvvisa nuvola nera. Proprio come quando si nomina un tabù. E come ho fatto poi succedere al mio personaggio, Palmiro, nella sequenza iniziale dello spot animato.



Perché uno spot?

La mattina che ho conosciuto lo staff del Professor Maurizio Pompili: Diletta, Eleonora, Massimiliano, Claudia, e Susanna, come nelle più belle storie, c'era il sole e un vento che rendeva l'aria di Roma totalmente respirabile. E' stato chiaro fin dall'inizio che qualsiasi cosa avremmo fatto insieme, potevamo contare su due cose che rendono un progetto assolutamente vincente: la povertà di mezzi e l'entusiasmo. Occorreva inoltre far presto, e bene. Tentando di raggiungere il più alto numero di ragazzi possibile, ma con risorse limitate.
Un mix assolutamente irresistibile. Per questo motivo abbiamo abbandonato l'idea di realizzare un semplice opuscolo informativo, puntando direttamente alle stelle: uno spot animato e la scelta quasi obbligata di viaggiare il più possibile su TV e rete Internet.


Hai accennato prima che l'argomento iniziava già a stare tra i tuoi interessi, ci stavi già riflettendo. Non è un territorio facile: perché il suicidio giovanile?

Come autore ho sempre privilegiato i temi giovanili. Trovo questo mondo affascinante e misterioso come quello dei pesci degli abissi. Esistono centinaia di milioni di giovani, come esistono centinaia di milioni di specie di pesci, anche se spesso ci sembrano tutti uguali, perché posseggono due occhi, una pelle squamosa, nuotano muovendo le pinne, e respirano con le branchie.
Se "ogni uomo è un'isola", ogni ragazzo o ragazza è un pianeta diverso che ruota, ognuno con la propria orbita caratteristica, in un complesso sistema solare che gravita però, volenti o nolenti, intorno a unico punto: noi adulti. Anche se molti fanno finta che non sia così.
Se questo loro "sole" vacilla, sfarfalla, modifica il proprio asse di rotazione, inverte continuamente il proprio moto, o all'improvviso addirittura scompare, -o molto più semplicemente si fa gli affari propri-, l'intero sistema diventa instabile fino al collasso.
Come ho sentito dire al prof. Pompili: "
Il suicidio è una soluzione definitiva a un problema temporaneo", e purtroppo, molti di questi problemi "temporanei" siamo proprio noi adulti a crearli. Compresa la recente estinzione del concetto di Futuro, associata a valori positivi come: aspirazioni, sogni, e la bellezza di pensare di poterli un giorno realizzare.
Mentre noi stiamo affannandoci a far quadrare il cerchio, oppure passeggiamo in un Outlet illudendoci che quello sia davvero il mondo reale, in questi giovani alti e forti e con i piedi enormi (ai quali servono sempre scarpe da ginnastica costosissime!), appare una piccola crepa e il loro ecosistema complesso, e quindi fragile, inizia a spezzarsi.
In genere, dopo che il latte è stato versato e i buoi sono già tutti scappati dalla stalla, molti sanno solo rimanere lì a bocca spalancata, come se davvero fossero rimasti sorpresi e interdetti che un fiume, sempre più inquinato, possa un giorno far venire il cancro.


Oltre a una certa riluttanza, apparente perché, come abbiamo detto, l'interesse è tantissimo solo a sfogliare internet con un motore di ricerca, c'è il problema del tabù nel messaggio.


Quando ho affrontato il concetto base di questo spot, per fortuna, nessuno mi ha chiesto di sviluppare la solita idea del divieto, la fissazione inutile del: non lo fare. Come ha scritto Karl Bernard, un sociologo che mi sono inventato in questo istante: "Dire a un giovane di non fare questo o quello è come pretendere che il nostro cane non annusi la cacca di un altro cane. Specie se sconosciuto…".
Con parole molto meno forbite, penso che questo sia uno dei messaggi più inutili e offensivi verso l'intelligenza e la sensibilità dei ragazzi, che sanno benissimo valutare -magari anche solo a uno stadio istintivo-, la gravità e l'importanza di ogni loro gesto, figuriamoci di un evento come il suicidio.
Il concept di questo spot animato, a essere onesti, lo potremmo definire di una semplicità quasi disarmante. Dice: sappiamo che può succedere, sappiamo come succede, sappiamo quanto tutto all'improvviso possa diventare pesante, doloroso e insopportabile. Un buio così fitto da provocarti paura, angoscia e solitudine, da farti perfino desiderare di morire.
Credendola l'unica via di salvezza: l'unico gesto possibile per non soffrire più.
Come te, sappiamo che un attimo prima non vorresti farlo, che ne hai paura, e che avresti bisogno della cosa più semplice e scontata di questo mondo: una mano che ti aiuti. Senza chiederti nulla in cambio.
L'altro messaggio importante era la nascita di un sito, qualcosa che un domani possa diventare una Help line.

Hai avuto esperienze dirette, personali con il problema?

Vorrei dire che in vita mia non mi sono mai suicidato, non ho nessuna attrazione per i buchi neri specie quelli senza fondo, anche se come tutti qualche volta ho pensato di suicidarmi, ma poi, arrivata l'ora della merenda e comparsa la crostata di albicocche, o una fetta di Sacher fatta come Dio comanda, tutto mi è sempre passato, l'allarme è sceso di livello, e subito è ritornato il sereno. Non annovero in famiglia casi di suicidio e per fortuna non ho amici che ne hanno fatto uso.
Forse, proprio per tutta questa fortuna che ho avuto, sentendo un sano senso di colpa, ho partecipato con passione a questo bellissimo progetto.



Parliamo dello stile grafico e del tipo di animazione scelta. Perché Flash?

Evitando di scendere in particolari tecnici, posso dire di aver usato lo stile più semplice e antico del mondo, quello che fu alla base del primo cartone animato realizzato dall'uomo: il disegno fotogramma dopo fotogramma. Seguendo una via, frutto di una scelta fatta professionalmente molti anni fa, che passa attraverso tre punti spesso irraggiungibili: sintesi, semplicità, e chiarezza. Una ricetta semplicissima che in tempi di grandi effetti speciali, può assomigliare a quella di arrivare in calesse, a un grande raduno della Formula Uno.
Il tema del suicidio è un tema difficile da trattare e mi sono posto anch'io il problema di non essere troppo diretto e violento. Oggi è la scelta che in genere viene fatta nella comunicazione: far saltare sulla sedia lo spettatore. Colpirlo, e spesso, atterrarlo. Invece, nessuno di noi, si è mai lasciato andare a simili tentazioni, forse per grande sensibilità, rispetto, o solo per amore della qualità professionale.
Fare uno spot che colpisse come un pugno, con un tema come il suicidio, sarebbe stata la cosa più facile del mondo. Una bomba che avrebbe fatto parlare tutti: scandalizzati e non, ottenendo facilmente quello che cerca sempre uno spot: visibilità ed essere sulla bocca di tutti.
Se proprio dovessi essere costretto a stupire qualcuno, scomoderei allora una cosa che si chiama: "Espressionismo". Capisco bene che l'uso di un termine così importante può apparire del tutto fuori luogo.

Scomodi addirittura la Storia dell'Arte per un oggetto come un cartone animato, di appena un minuto e quaranta secondi?

Infatti non lo farò, dico solo che il linguaggio espressionista si basa sull'uso di colori violenti e innaturali (il nero del tunnel nel quale si trova prigioniero Palmiro, il mare rosso sangue, l'erba velenosa verde marcio che
nasce dalla parola: dolore mentale), le linee dure e spezzate (i graffi, le pennellate, il segno spontaneo e, all'apparenza, casuale). L'assenza di prospettiva classica: la scala che compare e poi si deforma in quella che si chiama "prospettiva esagerata".
Gli spazi immaginari (ancora il tunnel), l'astrazione lirica e fantastica della realtà (ancora la scalinata, lo schizzo che bagna Palmiro e lascia una pozza rossa per terra), i fantasmi (quei piccoli ragni volanti), esseri indefiniti che scorrazzano sempre nell'animo buio e insondabile di chi ha paura. Infine l'uso di suoni semplici quasi primitivi: il terrore del tuono e l'angoscia prodotta dall'ululato del lupo, perché in fondo siamo sì evoluti, ma restiamo sempre uomini delle caverne.
Naturalmente, alla fine, anche noi ci siamo fatti degli scrupoli. Cercando di limare il più possibile gli spigoli acuti del vero autentico "Espressionismo". Non tutti, nel bene o nel male, la pensano esattamente come noi, e potevano restarne feriti o molto più semplicemente disturbati.
Ad esempio il rosso non è mai un rosso vivo, proprio per paura che su tutto quel nero e grigio risaltasse troppo: sfarfallasse -come si dice in gergo- diventando troppo violento. Anche lo schizzo rosso, rosso perché prodotto da un mare color rosso, -metafora del gran numero di persone che perdono la vita con il suicidio-, è la cosa che mi piace di più di tutto lo spot, la cosa di cui vado più fiero.
Non c'è violenza in quell'attimo perché lo schizzo scorre come vera acqua marina sul corpo di Palmiro, e lo spettatore mentre è distratto da tutta quella morbidezza, vede però anche quel colore così inequivocabile che lo costringe a rimanere per un solo microsecondo in attesa.
Se volessi usare parole che non capisco bene anch'io, direi che mentre la parte superficiale dello spettatore dice: quella è acqua perché si muove proprio come l'acqua, il rosso, da dietro le spalle, gli sussurra la verità, anche se ormai è troppo tardi perché siamo già passati nella scena successiva. Se ad esempio togliessimo il rosso a quello schizzo, -poniamo il caso perché a qualcuno desse fastidio-, toglieremmo anche quel pizzico di violenza che un gesto come il suicidio si porta dietro e che sarebbe disonesto nascondere totalmente.
Le persone "normali", quelle che fortunatamente non hanno avuto esperienza diretta con questo problema, hanno diritto di provare quel brivido, glielo dobbiamo se vogliamo che anche loro siano finalmente sensibili a questo grave problema.


Quelle scalinate con le scritte mi hanno ricordato il terrore infuso da certi manifesti modernisti del ventennio.


Infatti parlo di cinema espressionista, di arte che si riappropria del messaggio e lo porge al popolo con un gesto semplice e chiaro (mentre, ad esempio, l'impressionista se ne fotteva di cosa pensasse o capisse il popolo che stava guardando i loro quadri!).
E' esattamente uno spot di propaganda per le masse.
Propaganda chiara semplice netta e inequivocabile, per le masse distratte, e rimbambite da effetti speciali. Per questo sono tornato all'origine:a quello che originò il primo cartone animato umano: disegni fotogramma dopo fotogramma e tanto olio di gomiti.
I datori di lavoro, e anche lo sponsor, sono soddisfatti. Il sangue c'è ma in modo "lirico" trasformato in un mare rosso che schizza Palmiro, le scale sono la discesa all'inferno di Dante: scolastica, banale, un vero topoi, che però anche mia madre capirà. Il tunnel (vuoi immagine più banale del tunnel?) l'hanno voluto loro, gente seria ma che non frequenta la creatività, ma concordo con essi, ed esagero: il tunnel, strani indefiniti animali o ragni volanti che scorrazzano nell'animo buio e insondabile, ululati e tuoni che ci mettono come sempre in stato di allerta (siamo evoluti ma restiamo sempre uomini delle caverne ).


Alla fine del filmato Palmiro torna "tra i suoi oggetti" che lo festeggiano. Non verrebbe da chiedersi perché, in fondo è una soluzione naturale, uno degli esiti possibili, ma so che alcuni ti hanno chiesto la ragione.

Ovviamente quegli oggetti rappresentano le sue cose, il suo mondo, e quindi tutto mi sembra abbia una logica. Dopo però mi si è accesa una lucina in testa: quella domanda mi ha fatto notare non tanto quello che c'è ma quello in realtà manca, esattamente chi manca in quel bel momento di festa ma, come nei migliori gialli che si rispettino - se ne avete tempo e voglia - trovate da voi la giusta risposta.


"10 settembre - Giornata Mondiale per la Prevenzione del suicidio"
Spot animato - realizzato da Sauro Ciantini - durata: 1' 30'' (90 secondi)
Centro per lo Studio e per la Prevenzione dei Disturbi dell'Umore e del Suicidio.
Ospedale S. Andrea - Roma.
www.prevenireilsuicidio.it
© 2008 by Sauro Ciantini - www.palmiro.it






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Commenti:
Davvero molto interessante e ben fatto, complimenti per l'articolo e per il bel lavoro di Ciantini.
 
Complimenti a tutti, dall' autore di Palmiro (ciao Sauro!) ai realizzatori e curatori del cortometraggio, a colui che ha scritto l'articolo (Cia Max!). Mi ha davvero molto affascinato tutto.
Un salutone!
 
Mi ritornano in mente gli anni delle superiori e dell'immancabile Comix... complimentissimi per l'idea, bello il servizio e la delicatezza von cui viene trattato un argomento tanto importante!
Giulia
 
...i bei tempi della comix,davvero!
complimenti anche da parte mia,un lavoro impeccabile sotto ogni punto di vista,il cui tema e' affrontato nella migliore delle maniere.
 
Anche questo oggi è su afnews.info. :-)
Alla prossima!
 
Un retangolino nero, Una mezzaluna arancione e una mezzaluna bianca con due puntini dentro. Concentrare e distillare in così poco così tanto. Giocare con i colori per colpire meglio di un tratto virtuoso (di cui per altro ne è capace). Parlare di un tema doloroso con un pupazzetto che ispira simpatia. Sempre uguaLe a se stesso e sempre così incredibilmente diverso e nuovo. Io sto Sauro lo invidio!...DA ANNI!
 
a me palmiro ricorda la musica blues: sempre uguale, sempre le stesse 12 battute da cento anni, ma sempre nuova e piena di anima!
Saro' matto?
 
E' un lavoro stupendo.
Dissento solo sul medico che aiuta.
Di solito i "medici" che aiutano non sono medici e non aiutano.
Gli psichiatri-psicologi sono poco più che sciamani con il permesso dello Stato di prescrivere droghe...

Per il resto, complimenti davvero. :)
 
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