giovedì, agosto 23, 2007
Flaschko di Nicolas Mahler
[post a cura di Umberto Randoli]
Sul mensile di Repubblica XL viene pubblicata con regolarità la striscia "Flaschko, der Mann in der Heizdecke " (l'uomo con la termocoperta) dell'austriaco Nicolas Mahler (una piccola rassegna di strip sul webcomic magazine austriaco comic.at).
Mahler ci mostra come può essere complesso un mondo molto ristretto. Flaschko trascorre la sua vita, giorno dopo giorno perennemente avvolto nella termocoperta da cui fuoriesce solo l'enorme naso (una caratteristica dei disegni dell'autore). Vive in un salotto dall'arredo essenziale: poltrona, televisore su un tavolino e, in secondo piano, la mamma che tenta di comunicare con lui. Lei è l'unica persona con cui il protagonista interagisce, inutilmente e caparbiamente non si stanca di dargli suggerimenti su come potrebbe impiegare meglio la sua vita. È un'ingombrante spalla comica, utile per la sua sopravvivenza ma comunque un'intrusione nel suo quotidiano. Flaschko farebbe molto volentieri a meno delle sue prediche.
A prima vista sembrerebbe una situazione statica ma Mahler riesce a tirare fuori sempre nuove idee.
Nicolas Mahler è nato a Vienna nel 1969. Oltre questa striscia per il quotidiano viennese "Welt Kompakt", ha creato anche Désir e Le Labyrinthe de Kratochvil (pubblicati in Canada), Lone Racer, Lame Ryder, TNT, Emmanuelle's Last Flight e Kratochvil (pubblicati in Francia). Nel 2006 ha vinto il Max-und-Moritz-Preis.
Ha un disegno essenziale ma molto efficace, un vero peccato che da noi per ora sia arrivata solo questa strip. Molti altri lavori della sua vasta produzione attendono di essere tradotti in italiano.
Di recente Mahler ha tratto da Flaschko una serie animata. Ha realizzato anche altri due corti animati, Der Park e Bad Job. Sul Malher Museum, suo sito ufficiale in rete, trovate un'ampia panoramica dei suoi lavori (in questa pagina alcune strip in lingua originale).
Etichette: strisce e autori
Non digerisco la scelta di XL per alcune ragioni. La prima è che mi sembra abbiano realizzato una zona comic strip quasi per pietà e poi, come fosse un assioma, scelto una striscia minimalista al massimo. Ci vedo dietro il postulato “striscia uguale fumetto necessariamente povero”. Detto che ci sono fumetti molto poveri di mezzi (Nicolas Mahler in qualche passaggio del suo sito dice apertamente che la tecnica di disegno per lui non è importante) e allo stesso tempo molto belli e creativi, c’era in giro molto meglio da scegliere. Almeno una decina di strip migliori in Italia. E senza essere fissati con la difesa del prodotto nazionale anche fuori si poteva pescare meglio.
Comunque la striscia non è malaccio, ha passaggi divertenti. Ha la fortuna di stare dentro un distributore che detta legge nel nostro mercato. E comunque è importante che se ne parli visto che stando su XL in questo periodo è comunque una delle più lette.
Mi piace il tratto con quello stile che ricorda un periodo tra i '50 e i '60. Quello di certi mobili svedesi per intenderci. Una specie di neo-paleolitico.
Tutto sembrava ricavato dalle decorazioni degli aborigeni australiani.
Vavè, per dire.
Riferito al discorso di Max, penso che noi in Italia ci ispiriamo un pò troppo alla vecchia scuola classica (me incluso), ma per amore non per calcolo intendo! Mentre il mercato è curioso di cose più nuove e "trendy".
Eh... vabbè.
M.
Oh, sarà brutto chiederselo. Ma questo è quello che penso.
"...Almeno una decina di strip migliori in Italia...". Si, ma anche di più, ma che vuoi farci non è "essere i migliori" che paga, no, ci deve essere qualche altro meccanismo arcano che fa finire le strip su carta.
Qualcosa che si avvicina molto al Caso, temo.
Che è una pubblicazione "trendy".
(hehehe)
Fan tutti così.
Belli i tempi di quando su Playboy trovavi degli ottimi racconti di fantascienza o noir (assolutamente a sfondo NON sessuale).
Oggi l'editoria è fortemente permeata dalle logiche di marketing.
Sono i dati, gli idici che comandano. Non il mecenate, o quel gruppo illuminato (e autonomo) di redazione che decide secondo il proprio gusto e non secondo uno standard tematico (che guai a spostarsene, i lettori si sentirebbero disorientati! Solo la specializzazione paga.)
Bah... ringrazio Santo Web, almeno così esisto, e quel circoletto di amici che mi dicono "Si, ma parla meno e fai di più!" mi raddrizzano la giornata.
;)
M.
Sarà per questo che le edicole sono piene di amenicoli assurdi che con l'editoria c'entrano poco.
Il marketing s'è mangiato tutto.
Ma se questo fa tendenza o attira i lettori, allora io sono fiero del contrario.
Certo è che i miei soldi vado a darli a qualcun altro se posso.
A prima vista, devo dire che lo stile di Flaschko non mi dispiace affatto ed arrivo anche a condividere il suo punto di vista, quando dice che "il disegno, non è importante".
E' per questo che mi domando, o meglio lo domando a te, con quale accezione citi il termine "minimalismo", dato che nemmeno il minimalismo in sè non mi dispiace affatto! ;-)
Infine, mi complimento per la scelta di pubblicare questo articolo molto ben fatto, perché in questi tempi di vacche magre l'importante è che si parli di strips, a prescindere! :-))
Bye!
Il minimalismo, inteso come dire, descrivere e far ridere molto con poco disegno semplice non mi dispiace affatto. Anzi, la mia comic strip preferita da qualche anno è Pearls before swine, Perle ai porci. Flaschko è iperminimalista anche come scenario, statico sempre quello con il tipo dentro la termocoperta e la mamma. Non solo: si potrebbe dire che l'autore da una scena così ferma fa miracoli a tirare fuori battute. Ripeto quella che è stata una mia impressione: scelgo una striscia così perché quello è il modello, la visione che ho delle mondo delle strisce. E questo mi va meno bene, non coincide con la realtà di uno scenario molto più vispo. E insomma, volendo essere un po' innovativi, questo è il punto, non avrei fatto Flaschko come alfiere di questo genere di fumetto. Mi sembra un lavoro secondario di Nicolas Mahler. C'è di meglio. Di meno tradizionale. Fatte le debite proporzioni è come se venti o dieci anni fa avessero scelto Momma o Andy Capp (strisce per altro deliziose) al posto Calvin & Hobbes, Dilbert o Monty. L'aver ignorato la scena italiana (alla quale, va dato atto, danno per altro ampio spazio in altri generi) rimane poi ai miei occhi un peccato non veniale.
Chiedo scusa, ma sono refusi dettati dall'emergenza. Infatti, essendo in vacanza in zona non coperta da rete telefonica scrivo dal mio portatile con una connessione ballerina tramite cellulare e, se non mi sbrigo, prima o poi salta e addio commenti!
;-)
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