giovedì, gennaio 04, 2007

 

Il Signor Bonaventura


Chi può essere considerato come "Yellow Kid" italiano (vedi il primo post), la figura per noi equivalente? Ma Il Signor Bonaventura di Sergio Tofano.
Le vicende del personaggio di Sto (così firmava le tavole Sergio Tofano) possono considerarsi una comic strip? Occorre riallacciare il filo storico a quanto detto in un
post precedente sull'esordio delle strisce americane in Italia . Le comic strip sbarcano in Italia in una forma adattata al supposto pubblico infantile, prive di balloon, in una gabbia con sequenze di vignette accompagnate da didascalie nelle quali una voce adulta in rima baciata spiegava e traeva la morale delle vicende illustrate. Su quel modello di comic strip "italica" nasce "Il Signor Bonaventura".

In parallelo a quanto detto a proposito di Yellow Kid, Il Signor Bonaventura non può essere certo considerato in termini cronologici il primo protofumetto italiano *. Fin dal prima uscita del 1908 "Il Corriere dei Piccoli" aveva ospitato storielle autoctone e Bonaventura arrivò solo il 28 ottobre 1917, quando già si era al numero 43 del supplemento. La prima storiella italiana in assoluto sul corrierino era stata Bilbobul di Attilio Mussino che, ispirandosi alla contemporanea epopea della colonizzazione in Africa, raccontava le bizzarre vicende di un negretto. Seguirono molte altre, per la gran parte veri cloni, sia come stile che come soggetti, delle comic strip importate dagli USA **.

Il Signor Bonaventura era diverso. Fu davvero il primo prodotto originale italiano. Eccentrico e rivoluzionario, nei tratti e nello stile è lontanissimo dalle comic strip americane. Potete riconoscerci con facilità l'influenza fortissima di un'importante corrente culturale italiana del periodo: il futurismo. Le figure stilizzate che ritroveremo in tanti manifesti dell'epoca, vestiario, scelte e accostamenti di colori, movenze, tutto sembra uscito da un progetto di moda futurista. Ma anche lo scenario e i comprimari erano singolari e divertenti, ispirati dall'ossessiva ricerca del nuovo, tipica dei futuristi. Il simpatico e onnipresente bassotto giallo, il commissario Sperassai, il goffo ed elegante Cecè, il torvo Barbariccia, "faccia e anima gialliccia".

Le trame delle piccole avventure erano caratterizzate da un ottimismo naif e si dice siano nate in contrapposizione a quelle di un altro personaggio allora molto popolare sul pagine del Corriere, Fortunello, tratto dalla statunitense Happy Hooligan. A differenza di quanto poteva sembrare dal nome, quest'ultimo era uno sfigato perso, tutto comunque gli girava male. Il Signor Bonaventura, invece, era un personaggio onesto e semplice, inconsapevole di quanto gli accadeva intorno, quasi attonito. Aveva quello che oggi nella vulgata popolare si chiama culo. Incappava all'inizio in un episodio avverso e, senza aver mai fatto niente per meritarselo, alla fine si ritrovava in mano un bel bigliettone di banca, fresco e stirato, dove c'era scritto con elegante calligrafia un milione. Tutto su un foglio solo, altro che le corpose e realistiche mazzette del Paperone disneyiano. La banconota delle meraviglie, rimasta nell'immaginario di parecchie generazioni di italiani, in seguito, arrivata l'inflazione, diventerà da un miliardo. Cifre tonde da mondo dei sogni: in un epoca dove la gente cantava "se potessi avere mille lire al mese" Bonaventura, come se niente fosse, intascava una cifra iperbolica e incommensurabile per il lettore. All'inizio della storia successiva - non stiamo a farci troppe domande - ripartiva da zero, spesso più miserabile di prima. Lo schema tipico era: 1) sventura (spesso terrificante, maestosa e esageratamente scalognata), 2) poi beneficio altrui (con una strabiliante conseguenza causa effetto che gli sceneggiatori attuali di soap opera si sognano), 3) premio (non sempre la mega-banconota). Alcuni esempi? Colto da un temporale si rifugia sotto un albero, viene colpito da una saetta, elettrizzato fa elettroterapia a un paralitico. Gli cade un vaso in testa, gli viene uno zuccone enorme con cui inchioda al muro uno scassinatore. Più assurda la storia, più grande il divertimento. Il personaggio di Sto insegnava che c'è sempre una via d'uscita, che dalla sfiga più nera si poteva arrivare alla fortuna più esagerata . Tofano, anche nelle sue opere teatrali, combatteva una propria battaglia contro la leziosità, la melassa, le storie lacrimevoli, le imprese di piccoli eroi, i drammi di orfanelli e trovatelli. Le sue erano storielle surreali e leggere, lontane dalle pedanterie pedagogiche . Un puro sguinzagliare la fantasia. Aggiungeteci delle rime a dir poco funamboliche e un raffinato e atipico disegno: capirete perché è entrato nella leggenda del fumetto italiano.


Sergio Tofano era un attore, non un cartoonist. E non avrebbe potuto essere diversamente, dato che non esistendo i fumetti non esisteva il mestiere. Fu anche commediografo, fotografo, autore di libri illustrati, grafico per la pubblicità e stilista di moda. Come disegnatore fu un autodidatta. Racconta la leggenda che il direttore del Corriere dei Piccoli, erano gli anni d'oro, fosse sempre più preoccupato di avere rifornimenti di storielle americane per le pagine. Si rivolse così a Tofano la cui fama di artista poliedrico era già diffusa. Per una piena immersione nelle opere di questo incredibile talento della prima metà del novecento consigliamo di dirigervi verso http://www.sto-signorbonaventura.it/ , il sito curato da alcuni degli eredi, ricco di immagini e contributi.
"Qui comincia la sventura / del signor Bonaventura". La storia non è mai finita. La pubblicazione sul Corriere continuò sino agli anni '60, con qualche interruzione dopo il 1943. Per un breve periodo sempre sulle stesse pagine negli anni '70 le mirabolanti avventure furono riprese da Carlo Peroni.
Bonaventura fu protagonista anche di alcune commedie teatrali impersonato dallo stesso Tofano e persino di un film del 1941 sempre diretto dallo stesso Sto. Oggi il personaggio ha trovato ulteriore vita in un cartone in animazione 3D.


* Lo stesso Corriere dei Piccoli non fu in assoluto il primo giornale ad ospitare comic strip. Prima ancora, nel 1899, sulle pagine di un piccolo settimanale illustrato, Il Novellino, erano apparse sporadiche tavole di Yellow Kid e The Katzenjammer Kids. Il Corriere fu comunque il primo a prendere l'esclusiva dai syndicate americani e a pubblicare le strisce americane in massa e con una grande tiratura.

** Secondo alcuni il primo proto-cartoonist italiano è forse
Yambo, alias Enrico Novelli

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Commenti:
Solo per dirvi che Bonaventura ha cullato la mia infanzia,popolato i miei sogni: rivedo ancora mio padre

chiamarmi e darmi il Corriere dei Piccoli appena comprato all'edicola.

Ho tre annualita' rilegate del Corriere dei Piccoli, tra il 1954 e il 1957 e ogni tanto rileggo quei testi e rivedo quelle figure:

Bonaventura,il bassotto, barbariccia,il bellissimo Cece'(che sul pino all'erta sta aspettando da Calcutta la Marchesa

Pastasciutta), e altri:Gelsomino ladro buono,alibella,la tordella,l'ispettore,Bibi e Bibo':


Era una Italia piu' povera ma piu' felice,ci si accontentava del poco, si sognava di piu'. La rimpiango.

Ma forse la rimpiango perche' rappresenta la mia fanciullezza che non riesco piu' a trovare e ormai persa.


Un saluto

E.F. Grottaglie Taranto
 
Ciao. Io sono del '70. Non so come, ma riesco a ricordare di aver sfogliato un giornalino (probabilmente il Corriere dei Piccoli) con le avventure di Bonaventura. Forse mio papà e mia mamma avevano conservato dei fumetti e cosi....... Fatto sta che questo Carnevale 2010, mi sono fatta aiutare da mia madre a cercare una maschera, poichè lavoro tutto il giorno. Sicchè mi chiama e mi dice che ha trovato un abitino del "signor Bonaventura". Non so perchè, ma Le ho urlato di comprarlo senza pensarci un attimo. E mi sono mascherata (alla meno peggio) da "Signor Bonaventura". Naturalmente, ovviamente, logicamente, nessuno sapeva da che cosa fossi mascherata ed io...... avevo una velata malinconia perchè...... sapevo di avere addosso un piccolo Grande Capolavoro. Ma nessuno se ne è accorto. Tutti hanno ignorato. Mi sono sentita proprio, come un fanciullo lasciato solo.
Un fanciullo perso.
Deborah
 
Grazie Deb per questa storia malinconica

:-)
 
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