venerdì, gennaio 12, 2007

 

Il pregiudizio

Fumetto.
Scrivo la parola su un foglio di Word, noto programma Windows per editare i testi. Faccio clic con il tasto destro del mouse sulla parola per cercare sinonimi (è il cosiddetto Thesaurus). “Giornalino, giornaletto, cartone animato, storia banale, banalità”. Storia banale, banalità? Acchiappiamo un Sinonimi e Contrari della Zanichelli e leggiamo: “s. m.(est., spreg.) banalità”. E ci risiamo.
Via, andiamo su qualcosa di più corposo e classico, quel “banalità” non ci va proprio giù. Un bel Oli-Devoto, vocabolario rispettato, con due tomi di attributi. Significato 1: “spazio dal contorno simile a quello di una nuvoletta stilizzata, destinato a contenere le parole…ecc (sono adorabili quando blaterano e si arrampicano sui vetri per definire le cose). Dietro un rombo nero , come un segnale di tristi presagi, seguono le altre accezioni: “simbolo di banalità spec. nella letteratura e nel cinema”.
Oddio.
Che significa questo? Gli addetti ai lavori e gli appassionati se ne dimenticano spesso. Vuol dire che il pregiudizio è semantico (sia consentito anche a noi umili cultori del genere usare questo aggettivo pregevole e dotto), riguarda l’area dei significati percepiti. Il preconcetto è ben radicato nella nostra lingua. In parole povere, quando il nostro edicolante, l’insegnante, il macellaio, l’amico che non sa niente di fumetti (ne abbiamo tutti, sono più diffusi delle mosche), la fidanzata bona che abbiamo scelto per ragioni profondamente diverse dalla passione per i comics, quando tutta questa gente sente la parola fumetto ha un sottile e inconsapevole richiamo mentale a qualcosa, se pur indefinitamente, di categoria inferiore.
Qualcuno magari sottovaluterà tutto questo. Ma la lingua è una cosa seria, c’è dietro la cultura di una nazione e una visione del mondo. E pure i pregiudizi sono roba seria. Ci viviamo immersi tutti i giorni, non sono una cosa negativa in assoluto, anzi spesso ne abbiamo bisogno come l’aria. Senza dovremmo rimettere sempre in discussione tutto. È un pregiudizio pensare che le chiavi, la sedia e lo scalino siano sempre al loro posto. È un pregiudizio pensare che il film natalizio dei Vanzina sia una boiata colossale ma senza saremmo costretti a vederci ogni anno le stesse idiozie.

È anche vero che i fumetti banali esistono, e forse contribuiscono al pregiudizio, ma questo è un altro discorso.

[Il pregiudizio non trova equivalenti nella lingua inglese. Le varie parole usate, “comics”, “comic strips”, “cartoons”, “balloon”, non hanno accezioni spregiative. Al massimo in un dizionario si trova un “usually for children” nella definizione]

Illustrazione di Deco © - www.inkspinster.com -  deco@inkspinster.com

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Commenti:
Il vostro blog per me è sempre uno degli appuntamenti quotidiani...anche se probabilmente ho più futuro come illustratore che come cartoonist...sono proprio contrariato a questi pregiudizi!!!
 
Magari "banali", ma se dici "fumetto", perlomeno la persona con cui parli sa a cosa ti riferisci.
Se poi alla maggior parte della gente dici "striscia", a tutto pensano meno che a una "comic strip".
Se invece gli nomini "comic strip" allora non sanno nemmeno di che cosa stai parlando...
 
Questo post è scritto alla grande, e ho dovuto trattenermi per non scoppiare a ridere in ufficio quando leggevo la parte del Devoto-Oli :D
Concordo su tutto.
Alcuni raccontano però che esiste una landa di pace e prosperità dove questi pregiudizi non ci sono, anzi...mi pare si chiamasse Gallia!
 
“simbolo di banalità spec. nella letteratura e nel cinema”

... e infatti nel cinema poi abbiamo i Vanzina che come esempio per il genere (assieme a tanti altri) mi fanno sentire fiero delle mie banalità. Propongo di chiamare i fumetti "banaletti" d'ora in poi, che sa anche un po' da biscotti dolci se vogliamo...

Vi immaginate? "Scusi mi dia il banaletto di Corto Maltese, grazie", o anche "Grande successo per i banaletti di Gipi...", oppure "Steven Spielberg potrebbe trasformare in film i banaletti di Hergè..."

Tiè, beccatevi questa.
 
In effetti c'è da ritenersi offesi. Anche perché esistono pure film orrendo, romanzi disastrosi, poesie illeggibili e via dicendo, ma nessuno s'è mai sognato di dare alle parole "film", "romanzo" e "poesia" significati spregiativi.
A ogni modo io ho trovato un'altra definizione: "Fumetto: termine che indica una preparazione corposa e saporita ottenuta facendo consumare ritagli di pesce, cipolle, odori ed eventualmente funghi in burro e vino bianco". Ok, è nell'enciclopedia della cucina e non nel dizionario, ma come definizione è più gustosa di "banale e scontato". :-)

Ilaria
 
Perdinci mi indigno!

Distrugere un mezzo di comunicazione nella parola che lo contraddistigue dagli altri.

Ora capisco perchè la gente quando pronuncio la parola FUMETTO storce il naso e mi declassa a deficente semplice.

IO SONO UN DEFICENTE ALTOLOCATO! non c'è altre da dire!

www.plunk.splinder.com
 
Accidenti, questo post mi contraddice alquanto riguardo a ciò che mi capitò di dire altrove nemmeno una settimana fa.

"Forse "videogioco" è un termine troppo ingabbiante. Rimane pur sempre un *gioco*, una futilità. Se vogliamo la situazione è peggiore che per il *fumetto* (la "letteratura disegnata"), che ha un nome buffo e infantile ma che non implica per se pregiudizi particolari sul medium."

E invece... non sapevo di questo pregiudizio addirittura codificato nella lingua :(

(metto anche il link al post sotto cui dissi quanto sopra, perché è interessante anche se parla d'altro... ehm, ci sarebbe un conflitto di interesse perché collaboro a quel blog, ma quel post non è mio ^_^)

(linkerò di là questo articolo, quindi attenti a non entrare in un loop!)
 
E comunque Deco è fenomenale come sempre :D
 
very nice and impressive blog.
..................................
 
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