lunedì, settembre 07, 2009
Sfogliando il Los Angeles Time
Il mito delle origini. Ogni tanto gli umani hanno voglia di rispondere alla domanda "da dove veniamo". Se gli autori italiani di comic strip dovessero cercare il loro uovo cosmico primordiale, l'arca sopravvissuta al diluvio, l'astronave che ha portato i semi, dove, in quale caverna dovrebbero cercare i graffiti? Dove portarli per mano e spiegare loro: ecco, tu disegni e scrivi così perché altri, i tuoi avi, l'hanno fatto prima di te? Già, perché è passato molto tempo e se chiedete loro cos'è una striscia non saprebbero darne una definizione. Non sanno perché disegnano tre o quattro quadretti in quel ristretto spazio rettangolare. Perché in quella forma e non un'altra. Lo fanno e basta.
Le loro navi spaziali girano ancora, in altri mondi e con altre lingue. Sono le pagine di comic strip. Non ne abbiamo memoria perché con qualche eccezione (vedi ad esempio quelle di Paese Sera di tanti anni fa) non sono mai sbarcate dalle nostre parti, sulla carta dei nostri giornali.
E allora vi proponiamo un piccolo viaggio durante queste settimane , su alcuni giornali capitati per caso. Talvolta rimediati dal cestino della carta, non fate caso all'aria stracciona e vissuta dei fogli. Quello è il destino effimero e iniziale delle strip. Il gusto è solo di vedere i nostri disegnatori e i loro lettori spalancare le bocche e fare ohhh.
Prima tappa: una pagina di giornaliere del Los Angeles Times, serio e diffuso quotidiano della west coast americana, fondato nel 1881, quarto negli USA per quantità della distribuzione.
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VEDI LE STRISCE GIORNALIERE NELLE PAGINE DEL L. A. TIMES...
La sezione di comic strip del L. A. Times è impaginata all'interno dell'inserto chiamato Calendar. Cultura, spettacoli, recensioni, sociale.
Come da tradizione classica le strisce appaiono in bianco e nero, tutti i giorni feriali (la domenica arriva la spettacolare sezione a colori, con le strip in altro formato, la vedremo in un prossimo post). Proprio per questo vengono chiamate daily strip, strisce giornaliere. Ci sarà anche la crisi, nel 2008 il L. A. Times ha perso il 5,2% delle copie rispetto all'anno precedente, però le due pagine sono fitte, grandiose, ben 24 serie di strip per tutti i gusti e 7 vignette. Accatastate, niente cura particolare per il layout. Quello che interessa alle redazioni dei grossi quotidiani è la sostanza, tenere agganciati più lettori possibili, abituati a questa tradizione di intrattenimento giornalistico. Diversificando. Quelli più conservativi ameranno ritrovarsi strip familiari come Blondie e Baby Blues, i più politicizzati non possono fare a meno di Doonesbury, gli amanti delle saghe seguono con fede roba come Rex Morgan (continuity strip, senza gag conclusiva, confessiamo di non aver mai capito bene il gusto), i più innovativi si buttano su Lio e la velenifera Pearls Before Swine. Non mancano le strip eterne e popolarissime (e riciclate) come i Peanuts.
Siamo al 28 luglio di quest'anno. Qualche autore è in vacanza e non ha provveduto a fornire abbastanza scorta al syndicate. Gli spazi sono prefissati. Curioso: osservate che fanno ad esempio nella striscia Cathy. La Guisewhite "is on vacation", "this is a reprint", avvisano, questa è una ristampa. Molto corretto, del resto i lettori non glielo perdonerebbero, è usanza metterci poco a scrivere per protestare.
Dimensioni. Molto anomalo per i lettori italiani il formato dei fogli del L.A. Times, lunghi e stretti, 30 cm per 58 cm. Le strisce stanno tutte (devono) in un rettangolo di 13,7 cm di largehezza. Corrispondono allo spazio di tre colonne. Eppure, malgrado il frequente lamentarsi, sono perfettamente leggibili e nitide, nonostante la carta da giornale. E il grande talento sta nell'agire in quel piccolo spazio, raccontare molto con poco. Ma questo, lo sapevamo già, è l'artigianato eccellente delle strip. Lo sguardo alle pagine ci dà anche un'idea delle strip che attualmente hanno più successo.
Etichette: articoli, pagine di comic strip
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