martedì, agosto 25, 2009
Inkspinster
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Io non sono così. Io quando urto un auto parcheggiata lascio sempre il bigliettino col telefono e l'indirizzo del Ciantini.
Cavezzali ho scoperto ieri che vai negli agriturismo snob del Valdarno a fare quello spettacolino di reduci... Guarda che poi le cose si sanno!
Cavezzali ho scoperto ieri che vai negli agriturismo snob del Valdarno a fare quello spettacolino di reduci... Guarda che poi le cose si sanno!
Mi piace il lampione di Deco. E ho letto una bella recensione sull 'ultimo disco dei Club Dogo. Piaccia o no il rap italiano è da seguire.
Cosa abbiamo in comune noi disegnatori di strisce con i rapper?
Analizziamo la cosa:
1) il parlare di vite non facili: beh.. un pò si e un pò no. La vita vissuta la rappresentiamo si, non facile, ma un pò tristanzuola, leopardiana. Non è proprio la vita sbattuta.
2) L'attrazione per le droghe: uhm.. semmai siamo più vicini alle cannette di Patty Pravo. Anche se il lesso che si mangia il Ciantini, qualche effetto psichedelico lo fa. Anche il risotto di Tot. Tutti quei chicchi a spasso per il corpo e che prendono strade impreviste. Ma dalle strisce tutto ciò si vede poco. Forse che qualcosa hanno preso lo trasmette qualche mio personaggio. E anche quelli di Scarton. Cosa non so. E in ogni caso non si dice.
3) La guasconeria: io sono guascone. Anche Deco è guascona secondo me. Anche Tot. Anche Ciantini se riuscisse a slegarsi.
4) La misogenia: ahimè si. La misogenia fuoriesce da ogni quadratino delle strisce. In questo campo siamo uguali ai rapper.
5) L'avversione per la polizia: uhm.. noi no. Anzi, la polizia non c'è mai. Siamo borghesi. Tranquilli.
6) La strafottenza: un pò si e un pò no. Comunque non siamo lontanissimi dai rapper su questo.
7) La teatralizzazione: si... direi che ci siamo anche noi.
8) l'emarginazione: ... non so. Si e no. Un pò si comunque.
Si dice che se uno vuole trovare tracce del presente, nella musica deve ascoltare i rapper. Non certo quelli che escono da X-factor. E nemmeno i cantautori, ormai incapaci di dire qualunque cosa.
Forse anche i disegnatori di strisce dovrebbero mettere più tracce del presente. Meno sogni, meno seghe. Avere la voglia di soffrire. Per capire.
Cosa abbiamo in comune noi disegnatori di strisce con i rapper?
Analizziamo la cosa:
1) il parlare di vite non facili: beh.. un pò si e un pò no. La vita vissuta la rappresentiamo si, non facile, ma un pò tristanzuola, leopardiana. Non è proprio la vita sbattuta.
2) L'attrazione per le droghe: uhm.. semmai siamo più vicini alle cannette di Patty Pravo. Anche se il lesso che si mangia il Ciantini, qualche effetto psichedelico lo fa. Anche il risotto di Tot. Tutti quei chicchi a spasso per il corpo e che prendono strade impreviste. Ma dalle strisce tutto ciò si vede poco. Forse che qualcosa hanno preso lo trasmette qualche mio personaggio. E anche quelli di Scarton. Cosa non so. E in ogni caso non si dice.
3) La guasconeria: io sono guascone. Anche Deco è guascona secondo me. Anche Tot. Anche Ciantini se riuscisse a slegarsi.
4) La misogenia: ahimè si. La misogenia fuoriesce da ogni quadratino delle strisce. In questo campo siamo uguali ai rapper.
5) L'avversione per la polizia: uhm.. noi no. Anzi, la polizia non c'è mai. Siamo borghesi. Tranquilli.
6) La strafottenza: un pò si e un pò no. Comunque non siamo lontanissimi dai rapper su questo.
7) La teatralizzazione: si... direi che ci siamo anche noi.
8) l'emarginazione: ... non so. Si e no. Un pò si comunque.
Si dice che se uno vuole trovare tracce del presente, nella musica deve ascoltare i rapper. Non certo quelli che escono da X-factor. E nemmeno i cantautori, ormai incapaci di dire qualunque cosa.
Forse anche i disegnatori di strisce dovrebbero mettere più tracce del presente. Meno sogni, meno seghe. Avere la voglia di soffrire. Per capire.
Sto leggendo e rileggendo la tavola del ragazzo che va a chiedere in sposa la figlia.Credo di averla capita.E' molto divertente perchè il ragazzo non sa che sta parlando con Groucho Marx,e Groucho Marx non aveva figlie. Non è immediata ma ottima,comunque.
Cavezzali "che ha voglia di soffrire per capire"? Cos'è la barzelletta della settimana enigmistica? Cavezzali è capace di sgattaiolare tra goccia e goccia quando piove, e di diventare trasparente a comando (con l'arcivernice). La musica Rap qui da noi è come il country cantato alle sagre in Veneto. Un assurdo.
Sappiamo solo copiare o cavalcare l'onda travestiti secondo le mode.
Quando il rap italiano lo inventò Celentano (testuali parole di un insospettabile e grande Manu Chao) con quel suo: Prisencolinensonalciusol, qui, lo schifavano. Ora, una volta che ce l'hanno rivenduto dall'america, piace.
Come succede in quesi tutto il terzo mondo.
Sappiamo solo copiare o cavalcare l'onda travestiti secondo le mode.
Quando il rap italiano lo inventò Celentano (testuali parole di un insospettabile e grande Manu Chao) con quel suo: Prisencolinensonalciusol, qui, lo schifavano. Ora, una volta che ce l'hanno rivenduto dall'america, piace.
Come succede in quesi tutto il terzo mondo.
E poi caro Ciantini, io non ho detto che voglio soffrire per capire. Ho detto che VOI dovete soffrire per capire. Io capisco senza soffrire. Son fatto così.
Beh si... può andare. Segnalo una canzone "When i was single" dei Mescaline Smugglers. Difficile trovare il loro cd. Ordinatelo. Bello, pigro, assolato. Molto blues. Un bel banjo. Voglia di libertà. E un pizzico di cotenna di maiale.
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